Il presidente siriano Bashar al-Assad ha giurato oggi a Damasco per il nuovo incarico presidenziale di sette anni. Ha poi tenuto un discorso ai membri dell'Assemblea del Popolo sottolineando l’importanza delle elezioni, «la nostra battaglia per difendere la sovranità, la legittimità, la decisione nazionale e la dignità del popolo ... Sono state un referendum a favore della sovranità contro il terrorismo in tutte le sue forme ... In questo contesto i siriani all’estero hanno dimostrato che sono anima e corpo con la loro patria e che la ragione principale della loro partenza all'estero è stata il terrorismo [alle elezioni dello scorso giugno, ha sorpreso molti cosiddetti osservatori internazionali l’alta percentuale di consensi tra i profughi in Libano e in Giordania, che invece erano dati dalla propaganda euroatlantica come vittime sfuggite alla repressione baathista, ndr]».
Dopo aver criticato l'uso dell’espressione «guerra civile» per descrivere la guerra d’aggressione in Siria perdurante da oltre tre anni (perché così si mira a dare legittimità ai terroristi come parte di una lotta tra i siriani stessi, e non come uno strumento nelle mani straniere), Assad ha detto che «hanno fallito, ma questo non significa che abbiano rinunciato alla possibilità di massacrare la Siria grazie anche ai siriani che si sono purtroppo venduti».
Significativo il passaggio sulla Palestina: «La causa palestinese resterà la causa principale per la Siria (...) Non si facciano illusioni coloro che credono che possiamo vivere tranquillamente, se ci allontaniamo dalla causa palestinese». Gli accadimenti in corso a Gaza, ha proseguito, sono parte dell'occupazione stessa della Palestina, dell’attacco alla Siria, dell'invasione dell'Iraq, della frammentazione del Sudan, della «catena di piani elaborati da Israele e dall'Occidente e sempre eseguiti da Paesi oscurantisti che praticano l'oppressione e la tirannia [riferimento alla dirigenza dei Paesi del Golfo, ndr]» e dalla Lega araba «diventata un'entità che invoca l'aiuto della NATO, assedia gli Stati ed i popoli arabi che rifiutano di piegarsi».
Il Presidente si è quindi soffermato sui recenti, decisivi, progressi militari contro il terrorismo, ha ringraziato Russia, Iran e Cina per il rispetto manifestato nei confronti della volontà del popolo siriano ed ha sottolineato che una delle priorità del governo sarà la lotta contro la corruzione in tutti i settori e la ricostruzione dell'economia del paese, che si terrà in concomitanza con la ripresa degli altri settori.
Concludendo il suo discorso, ha ringraziato il popolo siriano con queste parole: «Con voi la Siria resterà forte, orgogliosa e resistente».
Le elezioni dello scorso 3 giugno in Siria sono state definite «una farsa» dalla compagnia di giro –politica e massmediatica– euroatlantica. Si è detto che molti non avrebbero potuto votare, che i numeri sarebbero stati esigui, che non era sensato indire consultazioni in un paese in guerra (contrariamente a quanto sostenuto, interessatamente per ragioni strumentali, per Afghanistan e Ucraina). Hanno continuato a sostenerlo anche a spoglio effettuato.
Bashar al-Assad ha vinto, staccando nettamente gli altri candidati, con l'88,7% delle preferenze, a fronte di un'affluenza alle urne del 73,42% degli aventi diritto.
Per inciso: percentuali molto, molto più basse hanno connotato, senza andare più indietro nel tempo, le elezioni per il parlamento europeo del 25 maggio scorso. Solo in cinque Stati della UE ha votato la maggioranza degli elettori. In tutti gli altri, meno della metà degli aventi diritto con le percentuali più basse in Slovenia (20,95%), Repubblica Ceca (19,50%) e Slovacchia (13%).
Quel voto siriano ha smascherato e rovesciato il castello di alterazioni e menzogne massmediatiche euroatlantiche. La tesi di un regime dittatoriale, oppressivo del suo popolo, prima che con il voto, è stata smentita dalla lotta di resistenza. La Coalizione Nazionale Siriana (la cui bandiera a strisce verdi, bianche e nere e tre stelle è la bandiera della colonizzazione francese imposta ai siriani tra le due guerre mondiali), che si voleva «unica rappresentante del popolo siriano», ha mostrato di rappresentare solo una parte minoritaria del popolo siriano. Il suo appello al boicottaggio ha raccolto solo il 26.58% degli elettori registrati, che corrisponde pressoché esattamente al numero di elettori che non hanno potuto votare per l’occupazione di una parte del territorio dei miliziani ribelli.