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 Iraq e teoria della "guerra per il petrolio"

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MessaggioTitolo: Iraq e teoria della "guerra per il petrolio"   Iraq e teoria della "guerra per il petrolio" Icon_minitimeLun Lug 13 2009, 15:50

IRAQ, FINALMENTE SMENTITA LA FANTATEORIA DELLA “GUERRA PER IL PETROLIO”.

La vulgata che per anni ha riempito la bocca ai pacifinti, ossia ai pacifisti a senso unico (solo contro gli Usa ma mai contro i veri regimi guerrafondai), constava dell’assioma che Bush invadesse l’Iraq per depredarlo del suo petrolio. Ora questa analisi insensata viene finalmente a cadere una volta per tutte, e il motivo è il suo essere stata totalmente falsa fin dall’inizio.

Leggi tutto qui:

http://www.loccidentale.it/articolo/iraq%2C+finalmente+smentita+la+fantateoria+della+%E2%80%9Cguerra+per+il+petrolio%E2%80%9D.0074791#comment-70120

Se l’articolo ti sembra interessante ti sarei molto grato qualora, con la tua mailing-list, vorrai darne massima risonanza. Ti ringrazio molto.


Gentile amico,
sono Andrea B. Nardi. Se il mio articolo qui sopra ti sembra interessante ti sarei molto grato qualora, con la tua mailing-list, vorrai darne massima risonanza. Ti ringrazio molto.
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MessaggioTitolo: Re: Iraq e teoria della "guerra per il petrolio"   Iraq e teoria della "guerra per il petrolio" Icon_minitimeMar Lug 14 2009, 14:20

Ros ha scritto:
IRAQ, FINALMENTE SMENTITA LA FANTATEORIA DELLA “GUERRA PER IL PETROLIO”.

La vulgata che per anni ha riempito la bocca ai pacifinti, ossia ai pacifisti a senso unico (solo contro gli Usa ma mai contro i veri regimi guerrafondai), constava dell’assioma che Bush invadesse l’Iraq per depredarlo del suo petrolio. Ora questa analisi insensata viene finalmente a cadere una volta per tutte, e il motivo è il suo essere stata totalmente falsa fin dall’inizio.

Leggi tutto qui:

http://www.loccidentale.it/articolo/iraq%2C+finalmente+smentita+la+fantateoria+della+%E2%80%9Cguerra+per+il+petrolio%E2%80%9D.0074791#comment-70120
L'analisi, che Ros segnala, mi sembra davvero semplicistica. Come qualcuno ha fatto notare lì, nei commenti, pare veramente tutta improntata ad una difesa d'ufficio dell'amministrazione Bush. Con in più l'idea, tra le righe, che siano stati fattori 'nobili' (i principi democratici? Il diritto internazionale? O che?) a motivare aggressione, invasione ed occupazione dell'Iraq. Occupazione che continua, al di là di una formale restituzione di sovranità al governo locale.

Purtuttavia c'è un passaggio di quell'analisi che merita attenzione, ed è la critica ad un approccio solo ed esclusivamente economicistico alla natura di guerre imperiali come quella in Iraq, approccio che nella fattispecie ha centralizzato il petrolio come ragione principale del conflitto. Al di là di un'analisi d'insieme da fare anche su questa specifica questione (sulla risorsa-petrolio nel paese, che non si esaurisce affatto nella notizia da cui muove quell'analisi), è un fondamento-'nodo' di ordine generale che si rinnova acriticamente ad ogni aggressione imperial/imperialista. Ci pare assolutamente decisivo provare a scioglierlo per orientare al meglio le lotte contro le guerre e l'imperialismo.

Come contributo a questo dibattito, propongo stralci di un paio di articoli usciti su "Indipendenza" (la rivista cartacea) in tempi non sospetti, nel 1990, prima che a metà gennaio del 1991 iniziasse su larga scala la prima fase aggressiva imperialista statunitense in Iraq con finalità geopoliche di ben più ampio raggio. Il primo articolo "Est. Nuovi scenari strategici" è del febbraio 1990; il secondo "Golfo Persico: crisi imposta e nuova strategia USA" è del settembre 1990.

La prima parte di "Est. Nuovi scenari strategici" consisteva in una messa a punto delle «valenze epocali, di svolta storica, pur se per ragioni diverse da quelle solitamente indagate ed enfatizzate, cioè 'fine del comunismo' reale, pace e distensione in Europa». E si aggiungeva: «La caduta del modello alternativo al capitalismo per antonomasia, peraltro, non costituisce un passaggio verso una definitiva 'normalizzazione', un assestarsi pacifico e sempre più planetario del modello capitalistico, perché non risolve né elimina le insanabili contraddizioni di questo modello. Ma certo crea un vuoto –innanzitutto politico– che dovrà in qualche modo colmarsi». A seguire si rilevavano tutta una serie di conseguenze anche geopolitiche di quel vuoto 'di fase' e poi: «...Se questo è lo scenario generale, ci sembra possibile avanzare qualche ipotesi sui suoi sviluppi. Il sistema capitalistico è basato su un meccanismo cui ben si adatta il detto mussoliniano "chi si ferma è perduto"; perdere spinta propulsiva non significa semplicemente fermarsi (il che comunque comporta il sorpasso da parte di chi non si ferma), ma crollare. Gli USA hanno dunque la necessità vitale di riprendere la propria spinta propulsiva, se non vogliono essere 'colonizzati' dal capitalismo europeo e nipponico. L'elemento su cui gli USA hanno fondato la propria egemonia sul mondo capitalistico (e sul mondo in senso lato) è la funzione militare, cioè avere assicurato la necessaria 'copertura' armata dell'economia capitalistica di tutti i paesi. La presenza di questo stesso elemento alla lunga ha 'logorato' l'economia di pace americana, mentre la sua sostanziale assenza ha consentito all'Europa e al Giappone di rimontare il gap economico con gli Stati Uniti. Agli USA, dunque, non resta che inventarsi drammaticamente un nuovo nemico, e portarlo alla guerra. Perché l'economia di guerra, cui gli USA sono strutturalmente agevolati, farà da volàno ad una ripresa economica generale del paese, e perché questa unita alla mobilitazione militare fornirà una 'valvola' diretta o indiretta ai 34 milioni di poveri che le statistiche individuano negli States. Inoltre la guerra avrà funzioni strategiche nei confronti degli 'alleati/concorrenti': ribadirà lo scambio egemonia politica/copertura militare e, attraverso un parziale coinvolgimento diretto, incatenerà lo sviluppo economico europeo e giapponese alle spese militari. Entro il prossimo decennio, gli USA potrebbero scatenare un paio di conflitti convenzionali (2, per poter gestire diversamente il coinvolgimento dell'Europa e del Giappone), presumibilmente in Asia e nell'area compresa tra medio-oriente ed Oceano Indiano. Conflitti in cui il 'nemico' abbia anche caratteristiche 'oggettive' di 'inimicizia': anti-occidentalismo, diversità etno/culturale marcata, 'primitivismo' bellico ed ideologico. E non saranno guerre-lampo (ricordiamoci del Vietnam). Anche perché, se lo fossero, non servirebbero agli scopi. Dal canto loro, i paesi europei, per quanto coinvolti obtorto collo, cercheranno di sfruttare se non altro la situazione per liquidare le insorgenze nazionalitarie e sociali di casa propria, o con le buone (richiami all'unità patriottica) o con le cattive (repressione delle 'quinte colonne' del nemico)...». Quindi seguiva la conclusione.

Adesso il secondo articolo. La prima parte 'smontava' una serie di argomentazioni invocate dall'amministrazione USA per giustificare l'intervento armato in Iraq. Stante il tema qui in oggetto, riporto la parte relativa alla questione petrolio: «...La posta in gioco, quindi, è ancora una volta il controllo del polmone petrolifero? Questa è la tesi che sembra trasparire dietro la cortina fumogena propagandistica. Ma non è meno falsa di questa. Tutti i paesi occidentali, Stati Uniti compresi, hanno sempre fatto ottimi affari con i paesi produttori di petrolio, Iraq compreso. L'ultima petroliera ha scaricato il greggio iracheno in USA già dopo che era stato decretato il blocco... Inoltre i rapporti USA/Iraq, prima della crisi, erano buoni, quindi anche l'acquisizione a Baghdad del petrolio kuwaitiano non modificava il mercato dell'oro nero. Del resto, l'arma del petrolio è spuntata, da tempo; la crisi energetica del 1973, determinata dall'OPEC (sotto la spinta decisiva dell'Arabia Saudita!) è ben noto che fu ampiamente gonfiata dalle 'sette sorelle' per una colossale manovra speculativa, e comunque già sul medio periodo furono i paesi produttori a dover cedere. Né, d'altra parte, lo schierarsi su posizioni estranee al campo 'occidentale' di paesi petroliferi (es. Libia, Iran, Algeria) ha fatto venir meno le forniture di greggio. Ed inoltre, sono soprattutto i paesi europei ed il Giappone, che vantano migliori relazioni con i produttori arabi, a dipendere dal petrolio del Golfo. Sostenere, come fanno alcuni opinionisti americani ed i loro stolti epigoni indigeni, che gli USA fronteggiano Saddam Hussein soprattutto per proteggere gli interessi dei pavidi alleati, è assolutamente ridicolo: il nobile disinteresse non ha mai mosso la politica statunitense (...) Dunque, se l'obiettivo non è la difesa della democrazia e del diritto internazionale, non la necessità di bloccare l'aggressività irachena, non l'esigenza di rafforzare la presenza politico-militare nell'area del Golfo [tutti punti 'smontati' nella prima parte dell'articolo qui omessa per non allungare il postato, ndr], non mantenere il controllo sui pozzi di petrolio preziosi per l'economia 'occidentale', qual è? E siamo proprio sicuri che il nemico di Washington è a Baghdad?
Di là dal grande battage propagandistico mondiale, la crisi irachena è un colossale pretesto, montato da tempo. L'obiettivo è il ripristino e la riaffermazione della leadership statunitense sull'Occidente. Il nemico è a Tokyo, Bonn, Parigi, Roma
».
Sull'obiettivo, scrivevamo: «...L'obiettivo della Casa Bianca è ottenere i maggiori risultati possibili, al costo più basso, sui seguenti terreni: saggiare la propria capacità di mobilitare i governi del mondo, dopo il crollo del condominio con l'URSS; saggiare qualità e quantità dell'impegno ottenibile dagli alleati, ed i tempi e i modi più opportuni per ottenerlo; creare a breve termine delle difficoltà economiche all'Europa e al Giappone (energeticamente 'golfodipendenti') e dei vantaggi per la propria economia (ripresa della produzione industriale connessa alle commesse belliche, profitti per le 'sette sorelle' –tutte USA, tranne la BP inglese e la Shell olandese– derivanti dal lievitare del costo del petrolio, certa impennata del dollaro dopo la crisi, ecc.); saggiare le proprie capacità di intervento bellico nello scacchiere mediorientale; aiutare il proprio alleato strategico nell'area, soffocando l'Intifada attraverso la saturazione dei media; mantenere la divisione del mondo arabo (...)». L'articolo proseguiva sulle ragioni per le quali a nostro avviso quella prima guerra d'aggressione all'Iraq fosse una 'prova generale'.

Sono trascorsi diversi anni, ma ci si ritrova ricorrentemente a dover affrontare questioni analoghe. Per le ragioni all'inizio poste, non sarebbe il caso di ragionarci su, insieme?
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MessaggioTitolo: Guerra per il Petrolio?   Iraq e teoria della "guerra per il petrolio" Icon_minitimeMar Lug 14 2009, 15:28

Sono d'accordo con lei Ros gli americani secondo me non hanno fatto certamente la guerra per il petrolio, come opina un certo economicismo superficiale. La vera motivazione è Israele. Quando fu chiesto a Tarek Aziz Ministro degli Esteri e Vice-Primo Ministro iracheno per quale motivo venisse perseguita la guerra contro il suo paese lui rispose laconicamente : "Oil and Israel." Io credo che sia stato molto più per Israele che per Oil sinceramente. Nel suo libro "Usa: padroni o servi del sionismo?" edito da Zambon editore James Petras sostiene che Gli Usa conducano una guerra in medioriente che addirittura in contrasto con i loro stessi interessi imperiali. Essa è motivata solamente dall'asservimento degli yankee al sionismo. Ovviamente ritengo una panzana il fatto che gli Usa abbiano fatto la geurra in Iraq per "la liberazione d’un paese soggiogato da un tiranno" o addirittura per "la destituzione di un governo colpevole di decenni di guerre, milioni di morti". Sin dalla presidenza Roosevelt gli Stati Uniti hanno appoggiato le peggiori dittature del pianeta come Somoza in Nicaragua (Roosevelt disse di lui che era "un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana"), Suharto in Indonesia, Mobutu in Congo, Pinochet in Cile, Videla in Argentina, Marcos nelle Filippine ecc... Dunque non credo che gli Usa si siano magicamente convertiti alla causa dell'esportazione della democrazia, visti i loro precedenti storici.
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MessaggioTitolo: Iraq e teoria della "guerra per il petrolio"   Iraq e teoria della "guerra per il petrolio" Icon_minitimeMar Lug 14 2009, 18:44

Sottoscrivo l'intervento a nome Admin e l'utile rincalzo di Gabrepa. Non perderei tempo a fare le bucce a tutto ciò che sta sotto la nuvolaglia della teleologia - del finalismo, via - di chi milita di intelletto e di tastiera sotto i gagliardetti dell' Occidente. Ma se tuttavia Indipendenza lo crede importante, allora gettiamoci nella mischia. Compagni dai campi e dalle officine, dai call centers e dalle scuole ad alta dispersione, dalle neo-liste di collocamento e dalle strade della precarietà, sapete quali sono gli attrezzi culturali che avete: usateli. Namaste. rodolfo
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MessaggioTitolo: my god   Iraq e teoria della "guerra per il petrolio" Icon_minitimeMar Lug 14 2009, 21:07

....persino dagli archivi del Penagono risulta che la guerra in Irak è stata fatta da Dick Cheney e che Bush era un pagliaccio, ma per favore! che negli appalti ci sia di mezzo la Gran Bretagna mi stupisce poco...che ci siao i cinesi, ancora meno....se un link basta a smentire la "teoria" dei "pacifinti" , termine usato da sionisti di destra, fan di macellai come Sharon e Olmert, allora chiunque può riscrivere la storia e la cronaca....a proposito di pacifinti....ma i teocon non erano passati di moda?
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masilich

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MessaggioTitolo: tra l'altro....   Iraq e teoria della "guerra per il petrolio" Icon_minitimeMar Lug 14 2009, 21:19

...controllare come fu subappaltato l'Irak...appena"terminata" la guerra...e delle ami di distruzione di massa, che ne facciamo? le ha la Corea del Nord? quando Saddam massacrava kurdi, sciiti irkeni e iraniani, con le armi di distruzione di massa, alleato dell'America, nessuno si scandalizzava, da queste parti....chi vendette le armi al boia irakeno? certo, se volete credere alle favole, la guerra si fa per la giustizia e per la libertà...specie se la guerra la fa l'America....sempre più relisti del re, i filodemocratisti part time.....non ti metto i link chepotrebbero contraddirti un po', perchè ce ne sono troppi di siti seri che analizzano la questione in maniera un po'più approfondita....guarda caso, non utti pacifinti, non tutti di sinistra....l'esportazione di democrazia porta a gravi effetti collaterali...si rischia i rimanere senza democrazia per sè stessi....le guerre costano molto....davvero guerrafondai sono dei beneffatori?
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milla




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MessaggioTitolo: La teoria dello scontro civiltà e la storia   Iraq e teoria della "guerra per il petrolio" Icon_minitimeMar Lug 14 2009, 22:24

Anzitutto l'idea dello scontro di civiltà non è una idea innata: ha una origine, ed essendo una teoria è esposta a critiche e invecchiamento.
Ma se ne è voluto fare merce politica, confondendo le acque in modo improprio ed epistemologicamente sbagliato.
Sarebbe come applicare le teorie di Adam Smith sulla demografia alla prassi del controllo delle nascite o dei decessi.

http://pensierisullacarta.blogspot.com/2008/03/mille-anni-dopo-torna-il-mito-della.html

Questa è l'origine dell'idea dello scontro di civiltà di Samuel Huntington

http://www.repubblica.it/online/mondo/idee/said/said.html

Chi era Samuel Huntington:

http://it.wikipedia.org/wiki/Samuel_P._Huntington

E poi ecco qualche cosa da leggere a chi interessato a studiare prima di sbilanciarsi.

Il primo libro è gratis, omaggio della casa:

www.fondazioneadrianolivetti.it/quaderno%2053.pdf

Il secondo no, ma si può leggere online:

http://books.google.it/books?id=NmgsArAmWBsC&pg=PA8&lpg=PA8&dq=%22scontro+di+civilt%C3%A0%22+%22Samuel+Huntington%22+vanoli&source=bl&ots=p8qCvVKSwW&sig=vYjgaUDtSvpGy69kqxDHXTq5x2s&hl=it&ei=LqRcSo2ZEJPKmgOVz5nkAQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1

La teoria dello scontro di civiltà è una formulazione che nel tempo ha avuto parecchie confutazioni, tant'è che oggi gli storici – a prescindere dalle appartenenze politiche – non vi fanno più ricorso.
Non per le implicazioni politiche ma perché semplicemente Samuel Huntington partiva da presupposti errati e ignorava una parte consistente della storia dei rapporti tra Oriente e Occidente. Nel frattempo la storia ha acquisito nuove consapevolezze. La ricerca, nonostante tutto, è un qualcosa in continuo progresso. Cosicché quella di Huntington è diventata una lettura sorpassata, superata da altri studi meno sensazionalistici ma più stringenti e più documentati. Oggi il problema chiave – per chi ne se fosse reso conto – è la discussione sull'identità, Zigmunt Baumann, Irad Malkin, Patrick Geary e via discorrendo.
Chi si appiglia alla vecchia teoria dello scontro è il politico, non lo storico, ovvero colui che ha l'interesse a manipolare la storia ai fini della propria ideologia o dei propri interessi.
La storia non si fa così, non si parte da un assunto e si cercano pezze d'appoggio per dimostrarlo. La storia si fa partendo dall'osservazione e traendone una interpretazione.
Checché se ne dica non si può pretendere di fare un discorso scientifico a prescindere dal metodo.
Perché mai dovremmo riconoscere dignità di storia a quello che non rispetta il metodo storico?
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milla




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MessaggioTitolo: Re: Iraq e teoria della "guerra per il petrolio"   Iraq e teoria della "guerra per il petrolio" Icon_minitimeMar Lug 14 2009, 22:37

Già, perché alla base di tutta la concezione moderna c'è sempre lui, il sempiterno mito della crociata: lo scontro di civiltà!!
Comunque per chi fosse interessato a una analisi storica ho ancora diversi titoli interessanti.
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Mokuso




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MessaggioTitolo: Re: Iraq e teoria della "guerra per il petrolio"   Iraq e teoria della "guerra per il petrolio" Icon_minitimeMer Lug 15 2009, 21:50

Chi ha scritto quell'articolo sebra dimenticare completamente che poco prima dell'invasione dell Iraq, Saddam aveva deciso che avrebbe scambiato il petrolio non più in dollari ma in euro. Credo che più che ad impossessarsi materialmente del petroloo gli americani puntassero e puntino a far si che quest'ultimo continui ad essere scambiato in dollari. Altrimenti non si capirebbe perchè nel 1991 abbiano lasciato li Saddam avendo la possibilità di abbatterlo
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noname

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MessaggioTitolo: Re: Iraq e teoria della "guerra per il petrolio"   Iraq e teoria della "guerra per il petrolio" Icon_minitimeGio Lug 16 2009, 02:35

La Guerra in Iraq ????
Per parlare della Guerra in Iraq,bisognerebbe prima parlare della Guerra Fredda e cosa
ha significato nel suo essere,poi forse potremmo arrivare nell'individuare il perche della Guerra in Iraq
visto che non mi cimenterò nel portare motivazioni a difesa dei pacifinti..
La Guerra Fredda,la mitica guerra fredda altro non era che la continuazione di quello
che accade per la prima volta agl'inizi del 1900 e cioè la possibilità concreta da parte di un qualcuno
di conquistare il Pianeta Terra,erano infatti le due superpotenze di allora che altro non
stavano facendo che giocarsi la possibilità di essere il primo conquistatore assoluto
del Pianeta Terra.
Sappiamo come finì,la Russia perse e l'America vinse ma a sua volta l'America perse
con se stessa, in quanto il Capitalismo consumista tanto profuso da lei con l'intento
di ammaliare e sconfiggere la Russia,iniziava nel divorare se stesso.
In Italia benche essa sia cosi piccolina,comunque abbiamo sotto gl'occhi
cosa avvenne dopo la fine della Guerra fredda,la vittoria del Capitalismo consumista generò
personaggi come Berlusconi che appunto con tanti soldi prima ed ancora di più dopo si
comprò l'Italia tutta. Oggi Berlusconi è il capo di Governo,un Governo che non ha euguali
in Occidente,in Teoria Berlusconi è un po come Saddam,fin quando farà zozzate
che porteranno acqua al mulino capitalista consumista tutto andrà bene
ma il giorno che alzerà il tiro potrebbe scomparire,scomparire dalla scena politica si intende.
Dunque è questo che è accaduto con la vittoria degli united states of America,ogni singolo
cittadino come recita la sua Democrazia può diventare il numero uno,può diventare il numero uno
solo grazie ai soldi. È diventato quindi di vitale importanza per le strutture arcaiche
che compongono la civiltà, dare una forte stretta di vite alla possibilità che un
Berlusconi di turno cerchi di impadronirsi del Pianeta Terra, perche oggi è possibile .
La Guerra in Iraq dunque per me,è stato il primo esperimento fallito di accentrare tutto
l'Occcidente su di un fronte economico con ruoli ben stabiliti,esperimento che è stato ripetuto poi con le
Torri Gemelle,esperimento perfettamente riuscito,la società tutta,la civiltà attuale è riuscita
nel creare un evento collettivo che risincronizzasse tutti gl'individui verso un tempo preciso e specificato.
Se qualcuno ha detto che non basta un link per chiarire o smentire una cosa,cosi il mio dire
non vuole avere chissà quale pretesa ma è pur vero che dopo la Guerra Fredda,dopo la Guerra in Iraq
dopo la guerriciola in Afghanistan,negl'ultimi mesi si è giocata l'ultima battaglia importante sul fronte
proposto da me in questo scritto,tutto un sistema finanziario è crollato,cioè la famosa crisi economica attuale.
La famosa crisi economica attuale altro non ha fatto che punire gl'indipendenti,cioè quei tanti minacciosi Berlusconi
che solo perche con i soldini.. pronti a tutto fino ad arrivare nel contare troppo,avere cioè troppo potere.
Non si tratta dunque di scontri di civiltà o di religioni o di oli e petroli ma di capitalismo
consumista che ha generato la possibilità che un pazzo pieno di soldi come un Berlusconi X
si metta in testa di comprarsi il Mondo,cosi come l'originale Berlusconi ha fatto con l'Italia.
Se oggi persino in Italia si cerca di far valere più l'autorità che il soldo,questo può
solo che confermare quanto detto da me,quel certo potere arcaico cioè ha fatto di tutto e sta facendo di tutto
affinche nessuno arrivi al suo livello,livello in cui il capitalismno consumista stesso aveva aperto una falla.
Dunque l'America non ha mosso Guerra all'Iraq perche era terrorista o perche mirava al Petrolio del suo sottosuolo ma mirava nello gestire quelle risorse affinche non arrivassero appunto nelle mani sbagliate.
Saddam era diventato troppo ricco e con esso rischiava l'Iraq stesso di diventare troppo ricco e fuori controllo dall'Occidente,cosi come chiunque pieno di soldi è immune da qualsiasi regola e controllo, in Occidente.
saluti
noname
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MessaggioTitolo: Re: Iraq e teoria della "guerra per il petrolio"   Iraq e teoria della "guerra per il petrolio" Icon_minitimeGio Lug 16 2009, 10:45

Per quanto mi riguarda frasi come " lo sanno tutti che Bush è un burattino" presuppongono una certezza che sinceramente non mi esalta.
Anche perché, a ragionar così, è un gran torto ritenere un Bush burattino ed il resto delle varie classi politiche no; oltre la certezza che ne si può stabilire da qui oltretutto, con i dati "impareggiabili" di qui.
Si rischia di far del tifo.

Per il resto le analisi mi sembrano ben integrabili tra loro, soprattutto sulla base della prima fatta da Indipendenza.

Sullo scontro di Civiltà un appunto. La teoria della crociata o dello scontro di Civiltà è ben postuma agli scontri cristiano-islamici in quel di Palestina e dintorni.
E' sempre utile, a posteriori, appioppare l'etichetta giusta...ed in tempi così rapidi la confezione già pronta può già ricicciare fuori, per così dire, al momento opportuno.

L'analisi dell'Occidentale è innanzitutto puerile, con qualche vena sentimentalista.
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