"È scattato il più grande salvataggio pubblico nella storia americana: la nazionalizzazione dei colossi bancari Fannie Mae e Freddie Mac, due istituti che controllano metà di tutti i mutui immobiliari negli Stati Uniti.
I due giganti finanziari erano ormai sull'orlo della bancarotta. Un loro fallimento, secondo il ministro del Tesoro Henry Paulson, avrebbe «precipitato nell'instabilità l'intera economia mondiale». Lo stesso Paulson ha ammonito che «non ci sarà ripresa economica finché non si esce dalla crisi immobiliare»: una previsione sconfortante, visto che il mercato della casa continua a degradarsi". Così scrive Federico Rampini su la Repubblica di ieri.
Come ha dichiarato il segretario al Tesoro (ex Goldman Sachs) Henry Paulson, le due istituzioni, nate per finanziare l'edilizia attraverso l'acquisto dei mutui in mano ai prestatori, sono cosi grandi ed interconnesse nel sistema finanziario globale che solo il fallimento di una delle due creerebbe un grave sconvolgimento nel mercato finanziario non solo USA ma anche mondiale. Il costo per i contribuenti, come ha ammesso lo stesso Paulson in un'intervista all'emittente CNBC, è sconosciuto. Il governo USA inietterà tutto il denaro di cui Fannie e Freddie avranno bisogno. Secondo le prime e parziali stime, l'intervento del governo costerebbe ai contribuenti statunitensi 200 miliardi di dollari circa, necessari per acquistare le azioni delle due istituzioni finanziarie in mano a banche d'affari USA ma anche altri istituti come la Banca centrale cinese. E questo è solo l'inizio. Ben più significativo è il fatto che "Fannie" e "Freddie" hanno emesso titoli obbligazionari rappresentativi di mutui per la casa per la 'modica' cifra di 5.200 miliardi di dollari! Una somma, rileva sempre Rampini, pari al 58% dell´intero debito pubblico statunitense e che secondo alcuni analisti rappresenterebbe un qualcosa come 65 volte il patrimonio delle due entità aggregate insieme. "Anche se si deve sperare che solo una parte di quei mutui si rivelino insolventi", scrive Rampini, "resta il fatto che la dimensione della perdita potenziale è sconvolgente".
Via libera dunque alla più imponente "socializzazione delle perdite" della storia dei mercati finanziari! Il conto delle teorie monetariste e neoliberiste viene scaricato ancora una volta sulle spalle del "popolo bue". Un luminare esempio di "libero mercato", che comunque anche noi in Italia conosciamo bene. Ultima trovata, la "bad company" per far pagare ai contribuenti di casa nostra le perdite e gli esuberi di Alitalia. L'azienda ristrutturata e "pulita" viene invece affidata ad una decina di "imprenditori" a cui si dà la "sicurezza" di raddoppiare il capitale in poco tempo! Intanto Air France sta alla finestra...scrive il quotidiano francese La Tribune che la compagnia aerea francese potrebbe diventare azionista di maggioranza della nuova Alitalia nel 2013...alla faccia dell'"italianità" da salvaguardare...