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Rodolfo Loffredo




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MessaggioTitolo: Vie ed altro   Vie ed altro Icon_minitimeSab Set 08 2007, 09:46

[Alla redazione di Indipendenza che ritengo — come anche loro si ritengono — responsabile di ogni rigo sulla rivista. Questo non è un contributo (?) al forum, ma è un pezzo tutto per voi. Fatene ciò che volete. (Le note mettetele voi: Giorgiana Masi, svolta di Salerno, magliette a strisce, ‘73 e ‘77, teorema Calogero, l’Esquela e la Turco-Napolitano, e tutte le altre — se volete.)]
07/09/07
Mi era piaciuto — mi piace tuttora, si, con qualche mumble mumble — il vostro articolo su Comunismo e comunismi e poi chissà, tanto che me ne son fatto spedire copia in email giorni addietro.
Ma ora è d’altro che voglio parlarvi. Almeno per iniziare.
Quando i miei genitori si sposarono trovarono casa in via Martiri Fascisti. Presto il vento cambiò: continuarono ad abitare lì, ma il loro indirizzo diventò via Bruno Buozzi. Il morfema «Via Martiri Fascisti» corrispondeva al sentire comune? E corrispose poi l’altro — «Via Bruno Buozzi» — al sentire comune? Certo l’uno e l’altro corrispondevano ad una piccola parte, un tot mai interpellato, del sentire della gente minuta. Ma.
Ma ambedue riproducevano il «sentire» — via! — il volere di chi teneva potere in quella fase. E non riflettevano per nulla «valori fondativi della nostra collettività»[sic]. Ugualmente tutti i «valori fondanti» ed i «sentire comuni» del vostro pezzo. A meno che: ma vediamolo dopo. A meno che per «fondanti» e «comuni» non si intenda «istituzionali», «ufficiali», «statuali» o «governativi».
Immaginiamo per ora i vincitori — un’accozzaglia — patteggiare sul futuro dei nomi delle decine di vie del tipo Martiri fascisti. Tre nuclei. Se da una parte c’erano gli oscuri ‘uomini’ delle meritorie Prefetture, dall’altra maggiorenti e burocrati epurati, recuperati, togliatt’amnistiati, transfughi e redenti. Sul terzo corno ogni ex resistente bianco, rosso, o di giustizia-e-libertà — subpertiniano o sottosturziano o neovaliano, o,.. — in comprensibile cagnesco. Così, per semplificare: ché — (ed erano in tanti) ognuno avrà avuto le sue«Vie» e le sue «Piazze» da promuovere. E mentre restavano i vari “Vittorii Emanueli” i reggiborsa del gabinetto — metti — degasperiano patteggiavano con i portamoccolo— metti — di quell’Odioso che disarmò operai, popolo e partigiani ed ideò & firmò infamie del formato “svolta di Salerno”. Mentre intanto sottovoce, di sponda, qualcuno suggeriva il parere comunque rispettabile di qualche residuato ‘Sua Eccellenza’. Saranno stati anni di tiro alla fune per politicanti e maggiorenti, e di lavoro per scalpellini e muratori, mentre prendevano forma i due grandi partiti cattolici italiani: la DC ed il PCI.
Quella delle strade e delle lapidi è una partita che non è mai finita. Vedi i lievi distinguo che videro le piccole modifiche alla lapide per Giorgiana Masi, all’ingresso sul ponte. Via via fino al caso di un sindaco di tutta periferìa che tolse il nome ad una piazza della sua città indifferente e ‘felicissima’ per rinominarla «Piazza John Lennon»: era sentire comune? Od era il sentire privato e “creativo” di un paio di sciacquini del timorato sindaco? Un “direttore creativo”, un “consulente all’immagine”, un braccio destro “afferente alla persona” del sindaco? Mancavano i «valori fondativi della nostra collettività».
Vittime ed eroi. Le piazze non si intitolano solo a loro. Ma l’analisi puntuale — e chiarissima, fino al superfluo — solo di Loro si occupa; e lambicca se ad Uno tocca ed all’Altro no. Eppure è incompleta. Vittime: ce ne sono di altre, ancorché in vita. I giovani “autonomi” interrogati a lungo e personalmente da un depositario del terzo potere (non scemo e già allora di grido) con infiniti-reiterati colpi di manganello sul ginocchio a produrre il massimo del dolore che — scoperti infine innocenti e liberati — girano oggi sessantenni con la gamba rigida-per-sempre dignitosamente dissimulata sotto l’impermeabile. Gli spetta un vicolo padovano o bolognese, una fontanella romana? Avranno una via, un vicoletto, le vittime del teorema Calogero, di Gallucci e di quell’oggi Altissimo Depositario allora manganellante?
Altra «forma» di vittima: Sofri sr. Scoppiettante ragazzetto del P.O. pisano e poi geniale movimentista ed acuto leader di Lotta Continua — smessa questa, lotta continua dico — per almeno venticinque anni inciuciò ed impastrocchiò e si sruffianò con l’ex-detestata L’Unità (quella vera, l’«organo» del Pci) e con il ‘sempre verde' Martelli socialista d’ogni intrapresa, già apprenti sorcier di Craxi prima e poi di tutto il CAF. Alla fine Qualcuno si è vendicato duro: sbattuto senza alcun senso in galera — assassino: ma mi faccia il piacere! — e chiave in fondo al mare. Da furbacchiotto a vittima: avrà una strada tutta per sé? Dallo Stato no di certo. Dai suoi amici un boulevard.
Avranno una via le vittime dei cento Guantanamos del mondo, i superbombardati e gli incarcerati di piccoli D’Alema e Prodi, di più grossi Negroponte, Quintanillas, Frey e del generale Swarzpork? Le vittime della «ragion di Stato» e della «Esquela de las Americas»? Ed i 'rinchiusi non rinchiusi' della legge «Turco-Napolitano»? E le vittime incruente ma viaggianti del creso Cimoli? Per il nostro comune sentire dovrebbero.
La guardia privata Quattrocchi. Il redattore si contorce a spiegare la differenza. Sarebbe bastato ricordarsi che tutte le televisioni ed in giornali di lui dicevano che «si occupava di intelligence, prendere informazioni, interrogare». E ad interrogare, a cavare informazioni da uno in tuo potere, non si può essere delle dame. Sia che tu sia un «privato» in Iraq sia che tu sia un «Istituzionale» in divisa e tesserino in Italia. Avete idea di cosa può capitarvi in ambedue i casi se vi mettono sotto? Forma e tecniche della crudeltà variano solo, e di poco, a seconda del ‘dove’ hanno ricevuto l’addestramento: al resto sopperisce la fantasia. Solo dopo i politici e la stampa parleranno “inaccettabili efferatezze” e di “deviati”. Fingendo di ignorare che deviare è nell’essenza — nei compiti istituzionali — di chi non fa un mestiere facile.
Il ragazzo Giuliani. Chiara l’antipatia del redattore — vedi sotto — per quelli che con disprezzo chiama «mediatici» (come se non fosse proprio quello il fine: mostrarsi inermi e risoluti a tutta Europa almeno). Netta la disapprovazione versus un pischelletto che invece di restare a casa a preparare esami e guardare Valentino Rossi se ne va ad improvvisare una rivolta senza nemmeno sapere come si fa, va a «cercare lo scontro di piazza in situazioni come questa» senza aver fatto un campo in Sardegna e chiesto un budge a chi — anantagonista per ruolo, tecnica e scelta politica — distribuisce violenza legale e socialmente approvata.
Sulla valutazione generale di quel G8 tutti voi di Indipendenza — scusate — tramite un vostro redattore azzardate un giudizio largamente prematuro. Vorrei mettermi dalla parte delle mani bianche, ma non lo faccio. Dico solo che è presto per sparare sul ragazzaccio con l’estintore ed i suoi compagni e compagne esibizionisti e con la testa montata. E’ troppo presto per dire che valore storico, che peso politico, che senso di classe abbiano avuto / ed avranno / i «fatti» di «quel» G8. Oggi che qualcuno discute ancora su quanto abbiano contato ‘le quattro giornate di Napoli’, il vostro non Vi risparmia arroganza nel condannare senza appello un intero movimento.
Ah, già, ‘il movimento’. Ma non è quello che gli “sta sul culo”? Non preferisce la «forma Partito» forse, e le cose fatte comme il faut, Ufficiali ed Istituzionali? Andate allora a rileggere alcune vibrazioni oscure che venano il [complessivamente] bell’articolo «Sul comunismo, oltre il comunismo». Già, fratture capillari al fluire del testo lasciano avvertire la fretta a liquidarli, attori e teorie, maxime se eretici od eterodossi.
Il redattore sembra simpatizzare con l’Istituzione purché Ufficiale. Ortodossa. Fornita di tesserino uso cuoio e timbro a secco. Con ogni «forma» approvata ed approvante. [Quindi “autoapprovante”, necessariamente.] Potrebbe essere lui stesso interno ad una delle istituzioni, totalizzanti se non necessariamente totali: Esercito, Università, Partito, Industria; ed all’interno di una di questa giurerei occupi una posizione di comando — almeno intermedio. Può decidere su gli altri, de gli altri. Certo intelligente forse illuminato, un Ufficiale — o Professore, Dirigente, Manager — insolitamente avanzato, di buoni studi e di educazione cattolica, gli stanno sulle scatole i ragazzi che tirano sampietrini, i ragazzi con le magliette a strisce; e quelli/quelle che dal ‘973 [= anni di femministe toste, studenti “ex gruppi” e studentini “che mai prima” erano stati ad una manif, quelli del «rifiuto»] fino al duro e luminoso «77» scrissero, gli piaccia o no, un pezzetto minimo di storia… Gli danno fumo agli occhiali gli studenti ed i giovani operai non sindacal-diretti, da quelli di piazza Statuto a quelli del “proletariato giovanile” o dell’“illegalità diffusa”, “autonoma”, i napoletani organizati fino alle «mani bianche» ed al terribilissimo detestato irsuto Casarini. Gli sta su i bal l’indisciplina e l’Orda d’oro. Su i «comunisti eretici» — altrove sulla rivista — perde le staffe. Lo immagino, il redattore, parlare rotondo di senso dello Stato.
Ve salüdi.
rodolfo loffredo


Ultima modifica di il Lun Set 10 2007, 07:51 - modificato 4 volte.
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sankara

sankara


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MessaggioTitolo: Re: Vie ed altro   Vie ed altro Icon_minitimeLun Set 10 2007, 01:11

Benvenuto, intanto, anche a te. Una premessa, caro Rodolfo. Chi cura la redazione di "Indipendenza" non si ritiene "responsabile di ogni rigo sulla rivista". Ci sono senz'altro dei criteri di fondo che vengono considerati nel redigere, richiedere e anche nell'accettare interventi di collaboratori come Marino Badiale, estensore dello scritto oggetto delle tue considerazioni. Da qui a vagliare ogni rigo ce ne corre. E ce ne correrebbe. Anche l'ultimo numero, che contiene detto scritto, ha più punti indicativi di un confronto in corso, che è anima permanente del nostro approccio e del nostro spirito. Nell'insieme "Indipendenza" è portatrice della necessità di discutere e dialettizzare (cioè mettere a confronto) -dentro e fuori di sé- nodi, tesi e prospettive possibili.

Sul merito dello scritto. Ci è sembrato interessante accoglierlo, in relazione alla critica del conferimento, nel marzo 2006, della medaglia d'oro al valor civile a Fabrizio Quattrocchi (il "mercenario" italiano morto in Iraq nell'aprile 2004).
Ci ha interessato il punto di vista dell'autore che, interrogandosi sulla nozione di eroismo in relazione al suddetto conferimento, ha espresso delle riflessioni sugli elementi costitutivi di un'azione che possa essere definita "eroica": libera scelta e riferimento a valori condivisi nella nazione. Sulla vicenda di Carlo Giuliani esageri, a mio avviso, nel dipingere con negatività e a ben vedere inquietudine l'interpretazione del significato di senso di quello specifico paragrafo. Così come trovo infondato quel "tutti voi di Indipendenza, eccetera, eccetera" e qualche altra tua affermazione collaterale. Il senso di quel paragrafo, che ricostruisce le circostanze della morte di Giuliani, pone un nodo più significativo, ed è quello, testuale: "la violenza è sempre un male, ma talvolta è un male necessario. E quando è tale, l'azione di chi usa violenza deve esprimere valori fondativi e comuni". Da qui una messa in relazione e relative riflessioni sulla violenza espressa dalla Resistenza antifascista, dalla Resistenza irachena e da alcune forze "antagoniste" al G8 di Genova 2001.

Tutto discutibile, peraltro, ma non proprio rispondente alla lettura che ne dai tu, perlomeno stando alla mia lettura. Una piazza a nome "Carlo Giuliani" è sensatamente da titolare, ma non perché sia stato un "eroe", ma come ricordo, come memoria storica della repressione poliziesca -forse quasi senza precedenti, in questo paese, per brutalità e modalità- di una manifestazione politica.
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Rodolfo Loffredo




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MessaggioTitolo: Re: Vie ed altro   Vie ed altro Icon_minitimeVen Set 21 2007, 05:12

Sankara, d'accordo in tutto ma: tu dici [riportando, mi pare, ma non è essenziale], tu dici: [...] un nodo più significativo, ed è quello, testuale: "la violenza è sempre un male, ma talvolta è un male necessario. E quando è tale, l'azione di chi usa violenza deve esprimere valori fondativi e comuni". DEVE è un bel dire! Noterei che questa violenza a volte ahimé necessaria (e nel giusto), fondativa lo diviene dopo o nel momento stesso in cui si determina [=non prima], e ne sarà rilevato/riconosciuto il valore fondativo a posteriori; mentre il valore comune come elemento "culturale" o "del sentire" è cosa che prenderà forma in un momento ancora successivo (ancorché breve, se vuoi; più spesso lungo).
Solo in casi del tutto teorici si può immaginare (p. es.) un proletariato che - nell'appropriarsi dei mezzi di produzione (=non solo delle macchine, ecc.) - usa lo strumento-violenza come strumento già fornito in anticipo di valori fondativi, comuni in certi casi. Rsvp. A proposito del ragazzo Giuliani il tuo redattore anticipa presumendo (= praticando la presunzione). Ciao
rodolfo
note: 1-dove tu scrivi "l'azione di chi usa violenza" io sintetizzo "la violenza".
2-l'azione di chi usa violenza non "esprime" ; ottiene scopi - quando li ottiene.
te salüdi r.l.
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Rodolfo Loffredo




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MessaggioTitolo: Nomi, vie, Proff e "sindrome di Gad Lerner"-Rodolfo Loffredo   Vie ed altro Icon_minitimeDom Gen 25 2009, 12:10

Era l'agosto del 2007 quando vi contestai la bacchettoneria di un "pezzo" sulla vostra Indipendenza. Siamo a gennaio del 2009. Mai - salvo una blanda rispostina di un admin, solo nel forum però, che si toglieva di responsabilità - né la gente di Indipendenza né quel Badiali - hanno sentito di dover rispondere. Al vostro Ospite, ora Redattore stabile, nun glie ne può ffregà dde meno. Allora io senza conoscerlo lo descrissi così: Il redattore sembra simpatizzare con l’Istituzione purché Ufficiale. Ortodossa. Fornita di tesserino uso cuoio e timbro a secco. Con ogni «forma» approvata ed approvante. [Quindi “autoapprovante”, necessariamente.] Potrebbe essere lui stesso interno ad una delle istituzioni, totalizzanti se non necessariamente totali: Esercito, Università, Partito, Industria; ed all’interno di una di questa giurerei occupi una posizione di comando — almeno intermedio. Può decidere su gli altri, de gli altri. Certo intelligente forse illuminato, un Ufficiale — o Professore, Dirigente, Manager — insolitamente avanzato, di buoni studi e di educazione cattolica, gli stanno sulle scatole i ragazzi che tirano sampietrini, i ragazzi con le magliette a strisce; e quelli/quelle che dal ‘973 [= anni di femministe toste, studenti “ex gruppi” e studentini “che mai prima” erano stati ad una manif, quelli del «rifiuto»] fino al «77» scrissero, gli piaccia o no, un pezzetto minimo di storia… Gli danno fumo agli occhiali gli studenti ed i giovani operai non sindacal-diretti, da quelli di piazza Statuto a quelli del “proletariato giovanile” o dell’“illegalità diffusa”, “autonoma”, i napoletani organizati fino alle «mani bianche» ed al terribilissimo detestato irsuto Casarini. Gli sta su i bal l’indisciplina e l’Orda d’oro. Su i «comunisti eretici» — altrove sulla rivista — perde le staffe. Lo immagino, il redattore, parlare rotondo di senso dello Stato.
Bene. E' bastato trovarsi sfaccendati e smanettare mezzo minuto e abbiamo avuto la conferma che ci avevo azzeccato. Fa il Proff., ben piazzato ed embedded. Ma non è di lui che ci importa. Siamo in tanti a leggere criticamente Indipendenza e le siamo sempre meno affezionati. Ci piace essere abbonati ma non la aspettiamo più, e alcuni la lasciano nella busta mentre altri la sfogliano senza slancio. C'è un'aria strana - almeno in certi pezzi. (Altri no, sono perfetti: ok. Splendida una analisi del libro di Tremonti, acuta completa e con sense of humour - ingrediente raro. [Peccato non firmarla. Ma questo è un vezzo che gli esperti psichiatri del mondo giornalistico chiamano "Sindrome di Fortebraccio": non divagherò.] Però Bontempelli no, per carità!)
Critiche ne abbiamo ma via certi contatti, magari un email, abbiamo capito che Indipendenza non gradisce. Né, poi, lavoriamo e studiamo per fare le bucce ad "Indy": è il loro giocattolo. Ma ci ha divertito da matti scoprire che quelli di Indipendenza hanno la Sindrome di Gad Lerner. Cos'è? Avrete notato come Lerner nelle sue trasmissioni privilegia i Proff, li blandisce e li coccola e con loro fa il ragazzo educato, prono all'onore accademico. Mentre con gli altri ospiti è sbrigativo, villano, li interrompe e li manda affaculo, si permette arroganze che mai rivolgerebbe ai Proff schierati sui sedili più comodi. Insomma: mai rendersi invisi ad un Proff! Ecco: scoprire questo ci ha divertiti tanto. Mentre lentissimamente ci allontaniamo dalla rivista. E pazienza se ci perdiamo dei pezzi ottimi. Saluti a voi del forum-palestra dei lettori, e saluti a voi, Redattori. Con amore e squallore, Rodolfo Loffredo.
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tadiottof




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MessaggioTitolo: fiuggi fiuggi   Vie ed altro Icon_minitimeDom Gen 25 2009, 16:25

il commento di Loffredo esprime con chiarezza lo stato d'animo di lettori come me.
E' in atto una restaurazione e non c'e' un 48 in vista, ma non si puo' escludere.
Tempo fa ho sentito dire da Dino Cofrancesco, che ricorreva il 150 anno dalla rivoluzione borghese.
Ho capito che i borghesi chiamano rivoluzione la disorganizzata rivolta transnazionale degli ex bonapartisti, borghesi che avevano perso il comando.
Oggi questo ruolo tocca a quelli che erano la sinistra.
2000snlp
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MessaggioTitolo: Re: Vie ed altro   Vie ed altro Icon_minitime

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