Fiat a stelle e strisce

Fiat Group Automobiles disdice, dal primo gennaio 2012, tutti gli accordi sindacali vigenti e "ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto" in tutti gli stabilimenti automobilistici italiani. Questa la sostanza della lettera inviata dall'azienda ai sindacati. Con il vento in poppa dello spadroneggiamento euroatlantico, l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, affonda il coltello nella carne sociale di questo paese, in assoluta sintonia con la riscrittura radicale dei rapporti (anche) di lavoro su cui il governo Monti –come ha già dichiarato– metterà mano a brevissimo, nel privato come nel pubblico.

Non è dunque vero che ci vuole più Europa per fronteggiare i mercati; anzi, sono proprio le "regole" imposte dall'Europa a veicolare, da tempo e progressivamente, lo scardinamento del sistema di protezioni e di diritti che pure vigeva, con tutti i suoi limiti 'di sistema', in uno Stato capitalistico come l'Italia di qualche decennio fa. Tutto questo ad uso e sfruttamento del modello anglosassone di capitalismo totalitario che sta liquidando le residue forme del sistema social-capitalistico cosiddetto euroccidentale ed imponendo le sue dinamiche predatorie e spoliatrici.

Le rivendicazioni dei diritti, non solo sociali, o si legano al recupero della sovranità nazionale e statuale, all'introduzione di misure protezioniste (contro lo spadroneggiamento di affaristi, sfruttatori e speculatori, interni o esteri che siano), a nuovi rapporti e assetti sociali, o sono condannate a continue sconfitte.