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 Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza

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Hoffa

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MessaggioTitolo: Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza   Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza Icon_minitimeLun Ott 11 2010, 01:16

Altre quattro vite spezzate in Afghanistan, altri quattro giovani (guarda caso del Sud) che vanno ad aumentare l'elenco dei caduti che di per se è pesante per un paese come l'Italia. E tutto questo perché nel Sud la disoccupazione è una costante e l'economia viene strangolata dal Nord industrializzato e dalla criminalità organizzata e come possibilità non ce ne sono molte e tra gli eserciti della Camorra, della Mafia, della Ndrangheta e l'esercito italiano non ci sono molte scelte tanto o muori nei vicoli di Scampia o in Afghanistan. Io mi chiedo come è possibile che in un paese il cui debito pubblico ha raggiunto dimensioni preoccupanti, c'è una disoccupazione giovanile che colpisce tutte le regioni e le famiglie non arrivano alla fine del mese come si possa permettere al ministro La Russa di continuare a giocare a Risiko affrontando spese militari che in termini economici ci costano miliardi e non solo ma anche in termini di vite umane italiane, afghane e fino a qualche anno fa anche irakene. E a peggiorare la situazione ci si è messo anche il ministro Gelmini che ancora non ho capito che senso ha questa mininaia che prevede l'insegnamento di tattiche militari e campi di addestramento. E il prossimo passo quale sarà? La creazione del ministero della guerra? L'abrogazione dell'articolo 3 della Costituzione?
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MessaggioTitolo: Afghanistan un laboratorio o una tomba per la democrazia   Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza Icon_minitimeMar Ott 12 2010, 08:46

da "politica internazionale Obama premio nobel" del 14/4/2010
Obama e' una speranza.
Lo dissi dai primi giorni della sua elezione.
Scrissi (cercate nel forum) anche che avrei preferito Hillary e Obama, nominandola Segretario di Stato, confermo' questo mio giudizio.
In America e' una carica seconda solo a quella del Presidente.
A Obama hanno conferito il premio Nobel per la Pace.
Non e' possibile che non abbiate capito la novita' della sua elezione.
Non e' solo "abbronzato", e' una rivoluzione per il futuro mondo.
Bisognerebbe coltivarlo, appoggiarlo e proteggerlo dal "fuoco amico".
Mi ripetero': l'America e' l'unica potenza che puo' portare la bomba atomica in giro per il mondo e lo fara', se ne fosse costretta dalla petulanza degli Alleati occidentali, di Musharraf, di Ahmadinejad e compagnia.
Un gigante sarebbe lo zimbello dello scemo del paese se si lasciasse pestare i piedi da un nanerottolo (Berlusconi?).
Dopo la scomparsa dell'URSS nessun altro ha i mezzi per contrastare gli USA militarmente.
Del crollo dell'URSS hanno gioito tutti, anche i miracolati del marxismo: penso ai popoli liberati dal colonialismo.
Credo che Obama sia sinceramente per la Pacificazione del pianeta senza abdicare alla sua posizione dominante (la Polizia ci vuole in citta').
E' anche vero che saremmo stati in pace fin dal tempo di Gorbaciov, se Europa e America avessero finanziato la perestroika.
Spero di essere capito, che non sono filoamericano.
Il resto si aggiustera' quando avremo compreso cosa significa eta' post-industriale (che i beni prodotti dalle fabbriche non sono di proprieta' dell'industriale, ma dell'industria , che sono conquiste dell'uomo, dell'umanita'. Di conseguenza bisogna procedere a riforme economiche "strutturali".
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MessaggioTitolo: Afghanistan, storia di un’invasione di Massimo Fini    Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza Icon_minitimeMar Ott 12 2010, 12:22

Sarà pur lecito a un popolo esercitare il legittimo diritto di resistere a un'occupazione straniera, comunque motivata.

L'Afghanistan non ha mai aggredito nessuno.

Non c'era un solo afghano nei commando che abbatterono le Torri gemelle. Non un solo afghano è stato trovato nelle cellule, vere o presunte, di al Qaeda

Ogni volta che muore un soldato italiano in Afghanistan ci chiediamo “Che cosa ci stiamo a fare lì?”.

Ma c'è un'altra domanda da farsi: cosa abbiamo fatto in Afghanistan e all'Afghanistan?

Altro che peace keeping


DISMESSE le pelose giustificazioni che siamo in Afghanistan per regalare le caramelle ai bambini, per "ricostruire quel disgraziato Paese", per imporre alle donne di liberarsi del burqa, perché, con tutta evidenza, quella in Afghanistan, dopo dieci anni di occupazione violenta, non può essere gabellata per un'operazione di "peace keeping", ma è una guerra agli afghani, l'unica motivazione rimasta agli Stati Uniti e ai loro alleati occidentali, per legittimare il massacro agli occhi delle proprie opinioni pubbliche e anche a quelli dei propri soldati, demotivati perché a loro volta non capiscono “che cosa ci stiamo a fare quì”, è che noi in Afghanistan ci battiamo "per la nostra sicurezza" per contrastare il "terrorismo internazionale". È una menzogna colossale.

Gli afghani e quindi anche i talebani, non sono mai stati terroristi. Non c'era un solo afghano nei commando che abbatterono le Torri gemelle. Non un solo afghano è stato trovato nelle cellule, vere o presunte, di al Qaeda. Nei dieci, durissimi, anni di conflitto contro gli invasori sovietici non c'è stato un solo atto di terrorismo, tantomeno kamikaze, né dentro né fuori il Paese. E se dal 2006, dopo cinque anni di occupazione si sono decisi ad adottare contro gli invasori anche metodi terroristici è perché mentre i sovietici avevano almeno la decenza di stare sul campo, gli occidentali combattono quasi esclusivamente con i bombardieri, spesso Dardo e Predator senza equipaggio, ma comandati da Nellis nel Nevada.

Contro un nemico invisibile che cosa resta a una resistenza?

Bin Laden non c’è più

NEL 2001 in Afghanistan c'era Bin Laden. Ma Osama costituiva un problema anche per il governo talebano, tanto è vero che quando nel 1998 Clinton propose ai talebani di farlo fuori, il Mullah Omar si disse d'accordo purché la responsabilità dell'assassinio del Califfo saudita se la prendessero gli americani. Ma Clinton all'ultimo momento si tirò indietro (documento del Dipartimento di Stato dell'agosto 2005). Comunque sia oggi Bin Laden non c'è più e in Afghanistan non ci sono più nemmeno i suoi uomini. La Cia ha calcolato che su 50 mila guerriglieri solo 359 sono stranieri. Ma sono ubzechi, ceceni, turchi, cioè non arabi, non waabiti, non appartenenti a quel jihad internazionale che odia gli americani, gli occidentali, gli "infedeli" e vuole vederli scomparire dalla faccia della terra. Agli afghani e quindi ai talebani, interessa solo il loro Paese. E sarà pur lecito a un popolo o a una parte di esso esercitare il legittimo diritto di resistere a un'occupazione straniera, comunque motivata. L'Afghanistan, nella sua storia, non ha mai aggredito nessuno e armato rudimentalmente com'è non può costituire un pericolo per nessuno.

La guerra civile

PER AVERE un'idea delle devastazioni di cui siamo responsabili in Afghanistan bisogna capire perché i talebani vi si sono affermati agli inizi degli anni ‘90. Sconfitti i sovietici i leggendari comandanti militari che li avevano combattuti (i "signori della guerra"), gli Ismail Khan, gli Heckmatjar, i Dostum, i Massud, diedero vita a una sanguinosa guerra civile e, per armare le loro milizie, si trasformarono con i loro uomini in bande di taglieggiatori, di borseggiatori, di assassini, di stupratori che agivano nel più pieno arbitrio e vessavano in ogni modo la popolazione. I talebani furono la reazione a questo stato di cose. Con l'appoggio della popolazione, che non ne poteva più, sconfissero i "signori della guerra", li cacciarono dal Paese e riportarono l'ordine e la legge. Sia pur un duro ordine e una dura legge, quella coranica, che peraltro non è estranea alla cultura di quella gente.

a) Nell'Afghanistan talebano c'era sicurezza. Vi si poteva viaggiare tranquillamente anche di notte come mi ha raccontato Gino Strada che vi ha vissuto e vi ha potuto operare con i suoi ospedali. Gli occidentali gli ospedali li chiudono come è avvenuto a Lashkar Gah. b) In quell'Afghanistan non c'era corruzione. Per la semplice ragione che la spiccia ma efficace giustizia talebana tagliava le mani ai corrotti. Ancora oggi, nella vastissima realtà rurale dell'Afghanistan, la gente, per avere giustizia, preferisce rivolgersi ai talebani piuttosto che alla corrotta magistratura del Quisling Karzai dove basta pagare per avere una sentenza favorevole. c)

Nel 1998 e nel 1999 il Mullah Omar aveva proposto alle Nazioni Unite il blocco della coltivazione del papavero, da cui si ricava l'oppio, in cambio del riconoscimento internazionale del suo governo. Nonostante quella di boicottare la coltivazione del papavero fosse un'annosa richiesta dell'Agenzia contro il narcotraffico dell'Onu la risposta, sotto la pressione degli Stati Uniti, fu negativa. All'inizio del 2001 il Mullah Omar prese autonomamente la decisione di bloccare la coltivazione del papavero. Decisione difficilissima non solo perché su questa coltivazione vivevano moltissimi contadini afghani, a cui andava peraltro un misero 1% del ricavato, ma perché il traffico di stupefacenti serviva anche al governo talebano per comprare grano dal Pakistan. Ma per Omar il Corano, che vieta la produzione e il consumo di stupefacenti, era più importante dell'economia. Aveva l'autorità e il prestigio per prendere una decisione del genere che fu così efficace da far crollare la produzione dell'oppio quasi a zero (prospetto del Corriere della Sera 17/6/2006).

Insomma il talebanismo era la soluzione che gli afghani avevano trovato, almeno momentaneamente, per i propri problemi. Noi abbiamo preteso di sostituire a una storia afghana una storia occidentale. Con i seguenti risultati.

Il Paese più insicuro

OGGI l'Afghanistan è il Paese più insicuro del mondo. E, con tutta evidenza, è la presenza delle truppe straniere a renderlo tale. Incalcolabili sono le vittime civili provocate, direttamente o indirettamente dalla presenza delle truppe occidentali. Vorrei anche rammentare, in queste ore di pianto per i nostri caduti, che anche gli afghani e persino i guerriglieri talebani hanno madri, padri, mogli e figli che non sono diversi dai nostri. Inoltre in Afghanistan sono tornati a spadroneggiare i "signori della guerra" alcuni dei quali siedono nel governo del Quisling Karzai.

La corruzione, nel governo, nell'esercito, nella polizia, nelle autorità amministrative è endemica. Ha detto Ashraf Ghani, un medico, terzo candidato alle elezioni farsa di agosto e il più filoccidentale di tutti: “Nel 2001 eravamo poveri ma avevamo una nostra moralità. Questo profluvio di dollari che si è riversato sull'Afghanistan ha distrutto la nostra integrità”. Infine oggi l'Afghanistan "liberato" produce il 93% dell'oppio mondiale. Ma c'è di peggio. Armando e addestrando l'esercito e la polizia del governo fantoccio di Karzai, noi abbiamo posto le premesse, quando le truppe occidentali se ne saranno andate, per una nuova guerra civile. La sola speranza è il buon senso degli afghani prevalga. Qualche segnale c'è. Shukri Barakazai, una parlamentare che si batte per i diritti delle donne afghane, ha detto: “I talebani sono nostri connazionali. Hanno idee diverse dalle nostre, ma se siamo democratici dobbiamo accettarle”. Da un anno, in Arabia Saudita sotto il patrocinio del principe Abdullah, sono in corso colloqui fra emissari del Mullah Omar e del governo Karzai. Ma prima di iniziare una seria trattativa ufficiale Omar, di fatto vincitore sul campo, pretende che tutte le truppe straniere sloggino. Non ha impiegato trenta dei suoi 48 anni di vita a combattere per vedersi imporre una "pax americana".

E allora perché rimaniamo in Afghanistan e anzi il ministro della Difesa Ignazio La Russa, un ripugnante prototipo dell'"armiamoci e partite", vuole dotare i nostri aerei di bombe? Lo ha spiegato, senza vergognarsi, Sergio Romano sul Corriere del 10/10: perché la lealtà all'"amico americano" ci darà un prestigio che potremo in futuro sfruttare nei confronti degli altri Paesi occidentali. Gli olandesi e i canadesi se ne sono già andati, stufi di farsi ammazzare e di ammazzare, per questioni di prestigio, gli spagnoli se ne andranno fra poco. Rimaniamo noi, sleali, perché fino a poco tempo fa abbiamo pagato i talebani perché ci lasciassero in pace, ma fedeli come solo i cani lo sono. Gli Stati Uniti spendono 100 miliardi di dollari l'anno per questa guerra insensata, ingiusta e vigliacchissima (robot contro uomini).

L'Italia spende 68 milioni di euro al mese, circa 800 milioni l'anno. Denaro che potrebbe essere utilizzato per risolvere molte situazioni, fra cui quelle di disoccupazione o di sottoccupazione che affliggono alcune regioni da cui partono molti dei nostri ragazzi per guadagnare qualche dollaro in più e farsi ammazzare e ammazzare senza sapere nemmeno perché.

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MessaggioTitolo: Re: Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza   Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza Icon_minitimeMar Ott 12 2010, 12:23

Per quanto riguarda i nostri caduti nutro un profondo rispetto per loro e per le loro famiglie uccisi. Ma per chi li ha mandati li nutro un profondo disprezzo, da anni siamo impantanati in una terra straniera per sostenere gli interessi americani.

Sono nove anni che il più potente esercito del mondo non riesce ad avere la meglio su quattro "straccioni".

Forse i cosiddetti "straccioni" sono patrioti e il popolo afghano è con loro che non vogliono saperne di modello di sviluppo occidentale, di democrazia e altre cazzate. Gli afghani lo sanno che le nostre truppe non sono diverse da quelle sovietiche o inglesi, dopo le bombe e i blindati arriveranno le multinazionali, l'alta finanza, i centri commerciali e il nostro stile di vita e allora ai palestrati senza arte ne parte stile tronista di Maria De Filippi preferisco il talebano che almeno ha una sua coerenza e alla velina in minigonna preferisco la donna col burqa che sa stare al suo posto e apre la bocca quando il cervello è collegato.

Prendiamo esempio dall'Afghanistan e liberiamo la nostra patria dalla casta e dalle infrastrutture militari americane che occupano e ammorbano il nostro paese.

Il nemico non è Bin Laden, Saddam Hussein, Chavez, Ahmadinejad o Milosevic. Il vero nemico sono gli americani che sono i maggiori produttori di armi: non dimentichiamo chi ha utilizzato il Napalm in Vietnam, chi ha utilizzato l'uranio impoverito nei Balcani e in Irak.
I nemici sono l'America e Israele non dimenticatelo, sono loro che controllano il nostro destino imponendoci il loro modello di civiltà.
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MessaggioTitolo: Re: Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza   Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza Icon_minitimeMar Ott 12 2010, 18:00

tadiottof ha scritto:
da "politica internazionale Obama premio nobel" del 14/4/2010
Obama e' una speranza.
Lo dissi dai primi giorni della sua elezione.
Scrissi (cercate nel forum) anche che avrei preferito Hillary e Obama, nominandola Segretario di Stato, confermo' questo mio giudizio.
In America e' una carica seconda solo a quella del Presidente.
A Obama hanno conferito il premio Nobel per la Pace.
Non e' possibile che non abbiate capito la novita' della sua elezione.
Non e' solo "abbronzato", e' una rivoluzione per il futuro mondo.
Bisognerebbe coltivarlo, appoggiarlo e proteggerlo dal "fuoco amico".
Mi ripetero': l'America e' l'unica potenza che puo' portare la bomba atomica in giro per il mondo e lo fara', se ne fosse costretta dalla petulanza degli Alleati occidentali, di Musharraf, di Ahmadinejad e compagnia.
Un gigante sarebbe lo zimbello dello scemo del paese se si lasciasse pestare i piedi da un nanerottolo (Berlusconi?).
Dopo la scomparsa dell'URSS nessun altro ha i mezzi per contrastare gli USA militarmente.
Del crollo dell'URSS hanno gioito tutti, anche i miracolati del marxismo: penso ai popoli liberati dal colonialismo.
Credo che Obama sia sinceramente per la Pacificazione del pianeta senza abdicare alla sua posizione dominante (la Polizia ci vuole in citta').
E' anche vero che saremmo stati in pace fin dal tempo di Gorbaciov, se Europa e America avessero finanziato la perestroika.
Spero di essere capito, che non sono filoamericano.
Il resto si aggiustera' quando avremo compreso cosa significa eta' post-industriale (che i beni prodotti dalle fabbriche non sono di proprieta' dell'industriale, ma dell'industria , che sono conquiste dell'uomo, dell'umanita'. Di conseguenza bisogna procedere a riforme economiche "strutturali".
2000snlp
- L'idea di una pacificazione definitiva del pianeta è fuori dalla realtà, in quanto la dimensione del conflitto è parte strutturale della natura dell'uomo. Come diceva Clausewitz la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. I conflitti (e le guerre) possono essere auspicabilmente limitati, canalizzati, controllati, ma non potranno mai essere eliminati del tutto. Storicamente i sogni di pacificazione e fine della storia (e dei conflitti) sono stati i sogni dei vari imperialismi, ma nessuno di essi è mai durato all'infinito. Non ci riuscì la pax romana, non ci sta riuscendo e non ci riuscirà la pax americana.
- L'idea di pace sotto il controllo dell'impero USA non solo è illusoria, ma non è nemmeno una prospettiva attraente. Non c'è pace senza giustizia, e non ci può essere giustizia sotto nessun imperialismo. Senza contare che la pax americana (obamiana, kennedyana, bushiana, reaganiana... non fa nessuna differenza) non solo non sarebbe giusta in quanto imperialista, ma anche in quanto presupporrebbe l'estensione del modello capitalista su scala globale in maniera totale e definitiva. Resto stupito ogni volta, Tadiottof... ti atteggi a marxista duro e puro ma poi ti mancano i fondamentali: anticapitalismo e antimperialismo.
- Il pacifismo radicale (e finto) di cui ti fai portatore finisce col condannare le resistenze legittime dei popoli sottomessi e col giustificare invece le guerre umanitarie e civilizzatrici degli USA e dei suoi ascari. Senza giri di parole ti dico che per quanto mi riguarda è una posizione vomitevole.
- Quanto scritto da me è condiviso dai compagni di Indipendenza, per cui risparmiati le invettive, gli insulti, le battute ecc., lamentandoti poi qualora venissi (giustamente) censurato. Sei l'utente col maggior numero di postati, ma pare che tu non abbia capito ancora dove stai scrivendo. Il tuo reiterare determinate posizioni in politica estera (degne di un forum del pd o dei radicali, quando non addirittura del pdl) su queste pagine sta diventando francamente incomprensibile: sai di non trovare appoggi, né ci sono le basi per un approccio minimamente condiviso su questi temi. A che pro allora? Provocazione? Bah...

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MessaggioTitolo: Re: Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza   Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza Icon_minitimeMar Ott 12 2010, 18:15

gorritxo ha scritto:
tadiottof ha scritto:
da "politica internazionale Obama premio nobel" del 14/4/2010
Obama e' una speranza.
Lo dissi dai primi giorni della sua elezione.
Scrissi (cercate nel forum) anche che avrei preferito Hillary e Obama, nominandola Segretario di Stato, confermo' questo mio giudizio.
In America e' una carica seconda solo a quella del Presidente.
A Obama hanno conferito il premio Nobel per la Pace.
Non e' possibile che non abbiate capito la novita' della sua elezione.
Non e' solo "abbronzato", e' una rivoluzione per il futuro mondo.
Bisognerebbe coltivarlo, appoggiarlo e proteggerlo dal "fuoco amico".
Mi ripetero': l'America e' l'unica potenza che puo' portare la bomba atomica in giro per il mondo e lo fara', se ne fosse costretta dalla petulanza degli Alleati occidentali, di Musharraf, di Ahmadinejad e compagnia.
Un gigante sarebbe lo zimbello dello scemo del paese se si lasciasse pestare i piedi da un nanerottolo (Berlusconi?).
Dopo la scomparsa dell'URSS nessun altro ha i mezzi per contrastare gli USA militarmente.
Del crollo dell'URSS hanno gioito tutti, anche i miracolati del marxismo: penso ai popoli liberati dal colonialismo.
Credo che Obama sia sinceramente per la Pacificazione del pianeta senza abdicare alla sua posizione dominante (la Polizia ci vuole in citta').
E' anche vero che saremmo stati in pace fin dal tempo di Gorbaciov, se Europa e America avessero finanziato la perestroika.
Spero di essere capito, che non sono filoamericano.
Il resto si aggiustera' quando avremo compreso cosa significa eta' post-industriale (che i beni prodotti dalle fabbriche non sono di proprieta' dell'industriale, ma dell'industria , che sono conquiste dell'uomo, dell'umanita'. Di conseguenza bisogna procedere a riforme economiche "strutturali".
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- L'idea di una pacificazione definitiva del pianeta è fuori dalla realtà, in quanto la dimensione del conflitto è parte strutturale della natura dell'uomo. Come diceva Clausewitz la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. I conflitti (e le guerre) possono essere auspicabilmente limitati, canalizzati, controllati, ma non potranno mai essere eliminati del tutto. Storicamente i sogni di pacificazione e fine della storia (e dei conflitti) sono stati i sogni dei vari imperialismi, ma nessuno di essi è mai durato all'infinito. Non ci riuscì la pax romana, non ci sta riuscendo e non ci riuscirà la pax americana.
- L'idea di pace sotto il controllo dell'impero USA non solo è illusoria, ma non è nemmeno una prospettiva attraente. Non c'è pace senza giustizia, e non ci può essere giustizia sotto nessun imperialismo. Senza contare che la pax americana (obamiana, kennedyana, bushiana, reaganiana... non fa nessuna differenza) non solo non sarebbe giusta in quanto imperialista, ma anche in quanto presupporrebbe l'estensione del modello capitalista su scala globale in maniera totale e definitiva. Resto stupito ogni volta, Tadiottof... ti atteggi a marxista duro e puro ma poi ti mancano i fondamentali: anticapitalismo e antimperialismo.
- Il pacifismo radicale (e finto) di cui ti fai portatore finisce col condannare le resistenze legittime dei popoli sottomessi e col giustificare invece le guerre umanitarie e civilizzatrici degli USA e dei suoi ascari. Senza giri di parole ti dico che per quanto mi riguarda è una posizione vomitevole.
- Quanto scritto da me è condiviso dai compagni di Indipendenza, per cui risparmiati le invettive, gli insulti, le battute ecc., lamentandoti poi qualora venissi (giustamente) censurato. Sei l'utente col maggior numero di postati, ma pare che tu non abbia capito ancora dove stai scrivendo. Il tuo reiterare determinate posizioni in politica estera (degne di un forum del pd o dei radicali, quando non addirittura del pdl) su queste pagine sta diventando francamente incomprensibile: sai di non trovare appoggi, né ci sono le basi per un approccio minimamente condiviso su questi temi. A che pro allora? Provocazione? Bah...

Dimenticavo: ma quando affermi che il crollo dell'URSS fu salutato con gioia dai popoli liberati dal colonialismo ti rendi conto di cosa stai dicendo? Le lotte per le liberazioni nazionali furono condotte spesso da movimenti marxisti, i quali in molti casi ebbero anche l'appoggio (interessato certo) dell'URSS. Vallo a chiedere ai cubani (un esempio tra i tanti) se sono stati contenti del crollo dell'URSS. Per non parlare dell'area islamica: la mancanza di appoggio dell'URSS a tanti paesi arabi ha sancito il fallimento di ogni prospettiva socialista perseguita dai partiti baathisti, e favorito l'ascesa del fondamentalismo islamico che tanto deplori.
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MessaggioTitolo: Re: Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza   Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza Icon_minitimeMar Ott 12 2010, 19:44

Gorritxo scrive ...Le lotte per le liberazioni nazionali furono condotte spesso da movimenti marxisti, i quali in molti casi ebbero anche l'appoggio (interessato certo) dell'URSS....
Tadiottof ha scritto .....Del crollo dell'URSS hanno gioito tutti, anche i miracolati del marxismo....(che vuole essere un rimprovero)
Non diciamo la stessa cosa?
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MessaggioTitolo: Re: Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza   Afghanistan, tra invasione e diritto di resistenza Icon_minitimeMar Ott 12 2010, 20:50

tadiottof ha scritto:
Gorritxo scrive ...Le lotte per le liberazioni nazionali furono condotte spesso da movimenti marxisti, i quali in molti casi ebbero anche l'appoggio (interessato certo) dell'URSS....
Tadiottof ha scritto .....Del crollo dell'URSS hanno gioito tutti, anche i miracolati del marxismo....(che vuole essere un rimprovero)
Non diciamo la stessa cosa?
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Tadiottof ha scritto: Del crollo dell'URSS hanno gioito tutti, anche i miracolati del marxismo: penso ai popoli liberati dal colonialismo.
In italiano vuol dire che tra coloro che sono definiti da te "miracolati del marxismo" e che avrebbero gioito del crollo dell'URSS, figurano i popoli liberati dal colonialismo. Se scrivi in italiano quindi no, non diciamo la stessa cosa.
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