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| Difendersi da libri/editori/distributori: Rodolfo Loffredo | |
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Rodolfo Loffredo
Numero di messaggi : 34 Data d'iscrizione : 31.08.07
| Titolo: Difendersi da libri/editori/distributori: Rodolfo Loffredo Lun Ott 27 2008, 09:04 | |
| Difendersi dai libri, con forza. Da editori e dai distributori. Libri sgamati nei cento trucchi/ scacciati da casa/ scavati/ scolpiti/ irrisi/ nel secchio dell’immondizia: il senso che ha. Rodolfo Loffredo 1 Sono in tanti quelli che praticano la biblioclastìa selettiva scolpendo libri «da colpire/ scolpire». Senza i consueti riguardi per gli autori. Senza la tradizionale reverenza per l’oggetto-feticcio non totemico più rispettato dagli occidentali colti ed ac-Kultur-ati. Oggetto rispettato — per suggestione ed ‘effetto alone’ — anche da chi dalla vita e dalla divisione in classi non sono mai toccati libri nei propri percorsi esistenziali di vendita del proprio pluslavoro. Alla biblioclastìa selettiva arriverò alla fine del mio discorso. Intanto impariamo a difendercene — dai libri. Cautions. Stare attenti a cosa si compra — sospettosi. Non abbassare le difese. E comprare raramente. Anche se siamo bravi e navigati, scaltriti da lunga palestra. («Tanto», ho sentito dire a Clementina libraia di riferimento, viviamo «un nulla riempito di parole».) Un vasto tot di ciò che si pubblica è monnezza od ha modi monnezzari. Anche larga parte dei testi sacri sempre nominati lo è. In più editori-e-distributori truccano rimpolpettandoli testi che voi già avete a casa o conoscete; li sdoppiano, li moltiplicano, e li offrono come novità. Tre esempiucci da ragazzi, giusto per dirlo: «Il fuochista», ripetizione del primo capitolo di altro libro di Kafka — Amerika, od America —, è presentato falsamente e venduto come opera a solo. / Ed Hannah Arendt non ha mai scritto un libro intitolato «La banalità del male»: è solo una furbata dell’editore italiano. Il titolo originale, in americano, copyright Hannah Arendt 1963-64, è «Eichchmann in Jerusalem»: ma dalla notorietà che ebbe la definizione della “banalità del male” l’editore cava l’operazione commerciale fin dal 1964: ed è tutt’ora sull’espositore. / Ancora: il vecchio Marcuse scrisse tre cose fondamentali — così parve —, e stop. Ma andate a vedere quanti titoli e non-libri sono usciti da tutti i “fondi” del cestino delle cartacce di casa sua, conferenze incluse. Editori & distributori lanciano anche novità e nuovi autori: in centinaia premono dietro la loro porta. Esistono esperti buttafuori per questo: in voce al telefono e vis a vis, per email e per posta. Una parte passa, ma non è che ripetizione-riscrittura di cose note, analisi già fatte e percorsi già trafficati da folle di colleghi. L’importante è carpire l’idea nascosta nel testo di un altro, svilupparla se è il caso ma senza sciuparla, e rimpannucciarla con abiti recenti. È l’abilità spadaccina nel copia-e-incolla — da più libri e non da uno solo e non dai soliti. Poi cambiare le parole riconoscibili — e non farsi sgamare dai filtri-lettori di ‘manoscritti’; alla fine metterci qualcosa di proprio, saperne cucire i patchy quinterni con sartoriale credibilità. Se intanto non è intervenuto il buttafuori la «novità» è pronta per il pandettista. In other words: il nuovo Galileo dovrà attendere. Intanto serve chi si porti a casa tutta questa roba. Noi. C'è una macchina che ci vuole lettori. Compratori del prodotto. Non gl’importa che lo leggiamo. Ho letto del mito popolare che vorrebbe che la trasmissione spingi-libri in radio3 «fahrenheit» duri da 16 anni. No, dal settembre del 1999. Pare, ché non mi occupo di “pubblicità redazionale”. Ma è già tanto. Oltre al mito del prodotto pubblicizzato nasce il mito dell’organizzazione che fabbrica il «rumour» per sostenere l’«advertisement». E tutti a sintonizzarsi persuasi di ascoltare una preziosa radio Londra che fornisce dritte indispensabili alla propria personale cultura. A “spargere la notizia”, il «rumour», sono pressati dalle relative aziende radiofoniche anche i musicologi che commentano concerti ecc. — ne rammento il nome di uno, Zaccagnini. Non fanno che presentar libri fino a tarda notte, e non di musica ma di qualsiasi altra mercanzia (= di architetti, di esperti di design di moda, perfino di un’«esperta e docente di scarpe femminili» — il design delle — lo giuro). Ed anche la pallida televisiùn ha i suoi programmi spingi-libri. La gente [chiamiamoli pure «il target»] attende settimanalmente, in crisi ipoglicemica seria, le pagine letterarie di prestigiosi — e ricchi — quotidiani: da esse compulsate a dovere sapranno come esattamente orientare la spesa della settimana. Intanto sullo sfondo un mai zitto coro muto, fatto di mille cantori interessati, piagnucola la sua lamentazione «in Italia si legge poco/ l’Italia è il paese che legge meno in Europa, Balcani compresi/ solo un italiano su tot compra un libro all’anno e legge un quotidiano ogni semestre ad onta delle cronache particolareggiate di ogni assassinio/ ahhhh noi paese di miseri che legge solo la pagina sportiva, e per di più passandosela da mano in mano!». Così il coro mai muto. Dalla parte opposta del muro. Chi si trova dalla parte opposta del muro, gli acquirenti di libri e giornali, a volte pensa e si accorge, più spesso di quanto si creda ha competenze. Non sono tonni da tonnara, come può succedere di credere al «think group» chiuso nelle redazioni ed assemblee di promozione commerciale. Una solida percentuale di acquirenti di merce a stampa non è per nulla «fidelizzata». Ed a nulla vale che i divi Distributori invadano scaffali di librai e colonne di quotidiani di spiritosiiissimi libri costruiti in laboratorio per ricordare/ rafforzare nell’abituale acquirente quanto è bello il piacere della lettura: visto Firmino? visto La sovrana lettrice? Libri esca per innescare processi a catena in chi forse si stava stancando. Ri-fidelizziamolo dunque. — (segue/ Rodolfo Loffredo) | |
| | | Rodolfo Loffredo
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| Titolo: Difendersi da libri/editori/distributori: Rodolfo Loffredo 2 Lun Ott 27 2008, 16:09 | |
| Difendersi dai libri, con ironia e cattiveria. Da editori e dai distributori: il senso che ha. Rodolfo Loffredo 2 L’anda è questa: vendere. Quando è uscito il film (dei Taviani? dei Taviani, dignitosi cineasti direi, tutt'ora, spero...) sulla strage degli armeni — «classico argomento di micro nicchia e di scarsissimo interesse mediatico»: leggi ‘non frega a nessuno’ — allora ogni cantuccio in ogni libreria era pieno di libri sugli armeni e il loro strazio. È noto da tempo il tradimento compiuto versus Simone Weil, di quel mostruoso «PICCOLA CARA…, lettere alle allieve» che la Weil non ha mai concepito e ri-morirebbe a vedere un montaggio mercantile della sua corrispondenza. Eppure il non-libro non è mai stato ritirato dal commercio: non esiste un tribunale etico a difesa del consumo dei libri truccati. (Sul libro italiano non c’è il titolo originale ma ti vengono forniti cinque copyrights francesi: 1991 e 1994 «Cahiers Simone Weil»; 1973 Librairie Arthème Fayard, Paris; 1951 e 1968 Éditions Gallimard, Paris. Più il Casa Ed. Marietti SpA – Genova del 1998. Che ne direbbe S. Pétrement? O che? — forse anche lei?) Già finita la 2a guerra mondiale su Simone Weil si gettano anche le amiche. Spolpato il possibile da altri nel ‘46 la Librairie Plon mette le mani su un po’ di carte, le affida a Gustave Thibon e ne combina un componimento mistico, titolo La Pesanteur et la grâce, «testo integrale» ben’inteso, © 1947. (Oggi in Bompiani © RCS libri, con una vecchia traduzione ahimè di Franco Fortini.) E la presenta come «una raccolta di pensieri, aforismi, sentenze, meditazioni tratte (!) dalle pagine del diario intimo che l’autrice tenne dal 1940 ed il 1942 e che ancor oggi rappresentano una delle più brucianti [...]» e bla bla. Ma non da tutti gli appunti si ricavano i Grundrisse. O il volume di «Aforismi» che Oscar Wilde non si è mai sognato di compilare: insomma, non è come i Minima moralia… (Gli esempi di queste operazioni editoriali sono infiniti. Tutti ricordiamo Una frase, un rigo appena che smise d’imperio di essere titolo di un libro di Manuel Puig e divenne il nome di una triste collanina-palestra-concorso per aspiranti scrittori e poeti, oggi alla settima edizione. Insomma: è la fine che ha fatto the Big Brother di «1984» — «Nineteen Eighty-Four» — nelle tv europee e Usa.) Occhio alle date. Il problema delle date mancanti in libri (a rigore «non libri») composti con un mix di conferenze, interventi, articoli e piccoli saggi incollati spesso senza troppo rispetto del lettore e dell’autore non è nuovo. È esistita una collana diretta da Stefano Chiarini per Gamberetti nella quale – vedi: N. Chomsky, Il Club dei Ricchi –le date sono state accuratamente espunte. Leggendo ti arrovelli per trovare già al primo capitolo, il “trainante”, una collocazione temporale. Sono esigenze puramente commerciali: un libro senza date è più difficilmente datato, invecchia meno rapidamente sugli scaffali del libraio. Editori 1. Un libro tutto nero-dark stile, elegante come tutte le copertine, annuncia: «Roth». Mi dico quale Roth? Guardo dentro. Philip. Ah, dico, Portnoy. A leggere le pandette/risvolti/sguardie c'è una sleale presentazione: intanto per loro Il lamento di Portnoy è un libro del 2000 — perché loro pare lo abbiano [acquistato da altri] e stampato in quella data;— e poi, attraverso la citazione di una serie di records [non significativi per niente] conquistati da Ph Roth il pandettista cerca di non dirti nulla/ ciò che vorresti sapere/ sul libro che hai in mano. E ciò che ti chiedi sempre ormai è “Sarà un non-libro?” “Sarà una ripresentazione di qualcosa di noto-e/o-marginale offerto come “la novità”? Editori 2. Un libro grigetto, opachi grigi vigogna chiaro sfumati, montaggio grafico sapiente, annunciano «Jean Cocteau». Risvolti: ti colpisce la frase portata come dichiarazione estensiva a tutta l'opera in cui il Cocteau dichiara/pare abbia scritto una volta, dove chissà/ che tutto ciò che ha scritto l'ha scritto con il suo sangue per inchiostro — più o meno: allora debbo comprarlo, non discuto, un'occasione unica. Poi rifletto che può essere un montaggio di tutti i rimasugli delle cose di casa Cocteau con qualche chicca a far da trainante. Lo poso. Penso di essere stato il solito prevenuto. Ci tornerò, certo, chissà. Editori 3. Nella fretta di buttar fuori troppi libri e troppo in fretta di Loretta Napoleoni hanno affidato la 4a pagina di copertina di Economia Canaglia ad un pandettista ed il risvolto ad un altro. La 4a pagina di copertina mi ha fatto formulare il pensiero che non avrei mai letto una stronzata del genere. Poi ho letto il «risvolto di copertina» di Economia canaglia: è completamente diverso. Scritto sicuramente da un altro. Ma da un'altra “testa”: un pezzo diverso di paratesto. Un altro taglio, un altro punta di vista. Bestiale la differenza! Frettolose fameliche distributrici. Editori 4. Ecco a noi un citatorio prolisso e megalomane: 30 libri a 46 anni [forse nemmeno Mozart, né Bach], fonda un’Università. Infarcisce le sue tesine di notizie pleonastiche e note fotocopiate da libri, non-libri, e garzantine; più informazioni su tutti i viaggi che ha fatto e/o i depliant turistici che ha sfogliato. Ok, Trattato di ateologia: in troppi i gatti e le volpi che si aggirano per l'Europa.Un mio dotto amico che l’ha sentito a fahrenheit è corso a comprarlo ed è rimasto affascinato dalla “storia dello sciacallo” narrata dall’autore. Ma l'autore non ha mai incontrato — nel deserto poi! — nessun viandante che gli ha raccontato la storia: manca il viandante e manca “quello” sciacallo. Ha solo ripresentato come accaduta a sé una vecchia leggenda edificante che si racconta nel triangolo tra il maghreb ed il sahel ed il Sinai, dove ognuno la racconta uguale rivoltando solo l'appartenenza dell'uomo-attore del misfatto e la tipologia dei paradisi possibili. Ma non c'è bisogno di andarci nel triangolo, né leggersi i rotoli di Timbuctu: io l'ebbi raccontata intorno al '975 da un informato e disoccupato architetto milanese che stava montando una guida della Tunisia per un noto editore di guide turistiche. La parabola è assai antica e solo l'inserimento dell’automobile - semmai - è da attribuire all'autore. — (segue / Rodolfo Loffredo) | |
| | | Rodolfo Loffredo
Numero di messaggi : 34 Data d'iscrizione : 31.08.07
| Titolo: Mi difendo da libri,editori ed admin: Rodolfo Loffredo 3 Mar Ott 28 2008, 06:46 | |
| Difendersi dai libri con l’humour che manca ad editori e distributori. Voglia di scalpellare un grosso artistico buco al centro dei testi di Heidegger, Nietzsche, Alberoni, Pansa, Riotta, Brunetta e Veltroni e del Deaglio de «La meglio gioventù», più certo Lenin ormai bolso burocrate di Partito, quello di «Estremismo malattia infantile del comunismo» e seguenti. Rodolfo Loffredo 3 /(seguirà sulla «Biblioclastìa selettiva» se vi interesserà — e se nessuno interverrà ad unificare i pezzi) Radio e televisione. Sarebbe utile istituire un Premio Speciale per quella trasmissione che non fa promozione libraria. Da tempo anche il pregevole Fazio mostra un libro e zoom sulla copertina. Lo avvertiamo dal ghigno: non è di suo che lo fa a trasformare in promozione libraria le sue trasmissioni. Raggiante invece il pregevole Augias — ad ogni ora — zoomma sulla copertina di qualcosa. Così fan tutti. D'accordo, è il mercato che spinge, non è colpa di redattori e conduttori. Salvo casi, la ben finanziata Fahrenheit, «ubiqua ai casi, onnipresente su gli affari» editoriali, presente e stipulante. Sono sempre libri appena usciti od in via di uscita. E' raro che si “spinga” un libro che non sia acquistabile sul tavolo del libraio, un fuori catalogo. Non è proibito citare un libro di tanto in tanto quando serve: ma questa è altra storia. Siamo al vu-cumprà radiofonico vestito di cultura. E frammiste ci sono bufale pazzesche: ne abbiamo parlato e ne parleremo. Il mezzo persuasorio è quella cosa che decenni addietro si chiamava terrorismo culturale: qui l'ascoltatore deve sentirsi un verme — in colpa per non essersi messo al corrente da prima — e correre a riparare in libreria. «Fahre con l'acca al centro». Di tre cose gli ascoltatori farebbero a meno: 1) di Mozart (= nel 2006 ce lo hanno fatto odiare); 2) di ricever pressioni a comprare due libri al giorno; 3) dei blabla-collages finto-improvvisati, finto-spontanei e finto-disinvolti, tesine pre-preparate zeppe di citazioni e ritagli. Si comincia alle 6 di mattina con improbabili accostamenti tra musica pittura e letteratura. (Tanto Federico Zeri è morto e non può protestare.) Ma quella del copia-e-incolla — l'istituzione universitaria ne è Maestra — non è forse la stessa tecnica usata per la maggior parte dei libri promossi? Non è quella che in altri campi si chiama "architettura karaoke", secondo la definizione di Enzo Mari? Vedi, il cerchio si chiude. Se fate l’errore di comprare un libraccio, e ve ne accorgete subito, correte dal libraio a restituirglielo. Se ve ne accorgerete dopo non abbiate timore a gettarlo nell’immondizia di casa, in cucina: senza rimpianti per i soldi che vi hanno scippato. Non perdete mai tempo a catalogarlo, a metterlo lì in fila e spolverarlo periodicamente. Qualcuno ne conserva un tot illudendosi che “serviranno per consultarli, non si sa mai, un domani…”. Ma così vi riempirete di Schopenhauer, Heidegger, Vattimo, Alberoni e Pasini, Nietzsche, Vauro, Vespa, D’Alema, Tremonti, Galimberti, Kùndera, Cossiga, Riotta, Brunetta, Veltroni,Wojtyla… ed ogni carta edita piaccia ai tycoons e convenga ai mercanti. Così poi un sabato vi ritroverete dal presunto libr’antiquario a comprarvi le “prime edizioni” dei testi sul corporativismo del giovane Amintore Fanfani convinti di fare collezionismo bibliofilo. Vi sentirete come Eco; e come il ritrovato Dell’Utri. Convinti che un giorno riceverete i due volumi della Hypnerotomachia direttamente da Aldo Manuzio il vecchio. (Non tutti, ma nemmeno nelle nostre proiezioni desideranti, possiamo raggiungere Umberto Eco: trentamila volumi circa solo nella sua casa milanese [tra il 2000 ed il 2001] — senza contare quelli all’Università —, come egli stesso racconta in Riflessioni sulla bibliofilia, pubblicato come volumetto in edizione numerata dalle Edizioni Rovello nel 2001. (Le Biblioteche non casalinghe ne hanno milioni.) Dell’Utri poi! Chi vuol essere come lui?) «Comprare se serve» è la regola per salvarsi. Se serve per svagarsi è ok anche La Settimana Enigmistica: ma non cadete nell’imperativo obbligato del c.d. “piacere della lettura”. Compralo, ma che ti serva: che abbia un’utilità, un valore-utilità accertato. Il «valore d’uso» se vuoi: non «merce», non «prodotto». Non fascino di copertina e suono di titolo trappola. Sono così, quindi timeo danaos sempre. E getta via quelli che si sono insinuati. Un’alternativa a gettarli nella spazzatura, almeno i più efferati, può essere scolpirli. Sgorbie e scalpelli, sgarzini e bisturi, seghetto e cannello al plasma che ricama di fino. (Qualcuno li ha inchiodati — ma di notte, sul pavimento di una chiesa — e non è bello dare fumi diabolici e profumi cerimoniali al semplice ‘vaffanculo’ ad un libro inutile.) Finalino: se non sei d’accordo convinciti almeno del fatto che puoi anche amare una bambola gonfiabile — ti è concesso, e che sia pago il tuo desìo! — ma non puoi amare 500, 1000, 3000 bambole gonfiabili. Un imprevisto. Eh già: ad un giornalista scafato da una professione attenta e ad un critico levigato il mio discorso non può andare a genio subito: può invece provocare in loro quella cosa che tecnicamente si chiama «dissonanza cognitiva». Il giornalista, lo studioso o lo scrittore intelligenti avvertiranno un vuoto allo stomaco ed un disagio iniziali: nella potente macchina inferenziale della loro mente non l’avevano mai vista sotto questo aspetto «la cosa» che è a fondamento del loro lavoro. (Se mai dovessero esistere un giornalista scemo adagiato sui suoi protocolli indolenti ed uno studioso ingessato, abitudinario ed intollerante — a loro non pensiamo.) Penso di più al professionista dello scrivere ancora giovane — che avrà una vita tutta da dipanare in confronti diretti e relationship con Editori e Giornali e Distributori, poteri che schiacciano o promuovono. Avrebbe qualche difficoltà ad appoggiare la mia impostazione. Ché, anche a far finta di nulla, il mio testo la mette giù dura con i suoi Interlocutori. Non è che non sarebbe capace di affrontare la faccenda, ma forse non sarebbe ‘carino’ da parte nostra pretenderlo. Come ad un Capitano far inaugurare una mostra antimilitarista! Eppure nessuno però, compresa Clementina — libraia di riferimento e di scuola ed esperienza;— nessuno, nemmeno l’amministratore delegato delle Messaggerie;— nessuno ha creduto che stessimo per proporre una seconda distruzione della biblioteca di Alessandria o la caccia ai librai, né i falò del romanzo-film FAHRENHEIT 451; né quelli reali nazipromossi all’epoca gloriosa dell’Asse Roma Tokio Berlino. Né la libraia [né l’a.d., via!] ha mai pensato 1 ad un possibile danno alla sua attività commerciale, né 2 una diminutio della “decenza” del suo piccolo sacrario di cultura; né 3 ha temuto sconvolgimenti nel pubblico variegato che lo frequenta. Al contrario ha colto subito che la “dichiarata negazione” non può che far bene al mercato malaticcio. (fine / Rodolfo Loffredo) | |
| | | Rodolfo Loffredo
Numero di messaggi : 34 Data d'iscrizione : 31.08.07
| Titolo: Difendersi da libri ed editori- Rodolfo loffredo 4 Dom Nov 02 2008, 11:22 | |
| Editori 5. Penso a tutte quelle piccole case editrici — questa elegante di Macerata poi! (molte cose minori direi) — che campano (in parte, puoi dire) sul «riproporre». Cioè sul pubblicare qualcosa i cui diritti hanno comprato a poco, a pochissimo, a niente. E dal pandettista e dal prefatore (si dice? direi prefazionista) si aspettano una robusta giustificazione, che ridìa — dia — dignità all'operazione. Allora?: leggo la prefazione. All'inizio fresco intelligente spregiudicato e chiaro che potrebbe finirla lì; a metà si fa in quattro e capitombola per rinzaffare e puntellare ciò che ha già detto ma in termini più impomatati e guadagnare un tot minimo di cartelle, che sennò...; nelle ultime pagine — me stremato — come dovesse presentare una tesina al suo prof, ci mette tutti, li cita e li collega, non si scorda nessuno, ma nessuno nessuno. Crea un reticolo di relazioni e contrasti inesistente. Li ha collegati tutti con un laccetto come le oche del barone di Münchhausen. Direi che diè nel castello avito il suo gran saggio di toscan, di francese e di latino. (Detto questo alla mia amica-libraia — ma lo direi a loro se li conoscessi — ora potrò cominciare il Quodlibet -pànphlet di Brandi del 1949.) Penso a minimum-fax che dice di aver comprato l'opera omnia (!) di un autore del ‘900 quando ha di fatto comprato i diritti di ripetizione di un autore sì dignitosissimo e amato [da ciò che propone ho pensato a Malamud] ma che non tira più; e ne hanno comprato in blocco anche i rottami le frattaglie gli zoccoli la coda e i rimasugli. “Opera omnia” come se si trattasse di: non so, hai capito. Lo dice in un libretto di confessioni personali — Laterza "contromano" ed. — uno dei padroncini del minimum-fax. Dove racconta che ad uno squattrinato e sconosciuto ragazzo-editore — così si lascia intendere — la sera prima del primo viaggio a New York «[...] mi ero provvidenzialmente fatto dettare da Fernanda Pivano, la sera prima di partire, la sua intera, preziosissima, rubrica newyorkese [...]». E, col solo aiuto di quella rubrica — preziosissima: non ho difficoltà a crederci dato il livello superlativo della padrona —viene accolto da una selezione dei nomi top della letteratura americana vivente nel 1996: chi se lo porta a casa per una settimana, chi gli cede il suo divano, chi gli offre un acido… Insomma ragazzi dai campi e dalle officine alzate il telefonino e Fernanda Pivano come niente si metterà a disposizione. Senza nemmeno bisogno di chiederle prima un appuntamento, senza far scegliere a lei quando e dove andare a trovarla. O forse c’è qualcosa che il pupo non ci racconta. Rodolfo Loffredo | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: complimeti a Loffredo Dom Nov 02 2008, 13:14 | |
| Da tempo, da anni, cerco di convincere la gente a rileggere (di solito e' per la prima volta) giornali vecchi. Personalmente ne compro uno o due alla settimana; del secondo riesco a leggere solo qualche pagina, ma lo conservo per un po', il primo lo leggo per intero, compreso lo sport, i gossip, la cronaca ecc. (si trovano notizie fondamentali anche li') Mi sembra che i tuoi consigli vadano nella stessa direzione. 2000snlp PS per piacere, se non l'hai gia fatto, vai a leggere il post El Pais Semanal qui sopra o sotto. | |
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| Titolo: Re: Difendersi da libri/editori/distributori: Rodolfo Loffredo | |
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| | | | Difendersi da libri/editori/distributori: Rodolfo Loffredo | |
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