La pelosa indignazione dell’Eliseo sulla vicenda “Aquarius”
Sulla vicenda dell’Aquarius, la nave carica di emigranti alla deriva nel Mediterraneo, Parigi (e non è la sola) bacchetta l’Italia e tuona bollando di «
irresponsabilità e cinismo» l’Italia. Si potrebbe anche convenire, quantunque non nella direzione che si aspetterebbe l’Eliseo, ma certo viene spontaneo dire da che pulpito viene la predica.
Parigi è la stessa che si è distinta, anche sotto la presidenza di Macron, aVentimiglia nel respingere a manganellate gli emigranti, a Bardonecchia nel blitz del marzo scorso e nel chiudere i porti francesi ad altre navi cariche di disperati. Parigi è la stessa che impone il franco coloniale CFA a 14 Stati dell’Africa maghrebina e sub-sahariana, che continua ad esercitare, anche in queste aree, politiche neocoloniali che concorrono allo sfruttamento e ai flussi emigratori da questi Paesi. Parigi è corresponsabile del caos emigratorio che ha fatto seguito al rovesciamento della Jamāhīriyya Araba Libica, all’assassinio di Gheddafi e al caos attuale della Libia ed è co-partecipe dell’aggressione militare (causa anche di flussi emigratori) alla Siria e alle sue legittime autorità, colpevoli tra l’altro di non riportare il Paese allo status coloniale di un tempo.
Macron dovrebbe prendere lezione, in termini di mentalità e di atteggiamento, da un Paese, la Corsica, che tiene ancora sotto il suo dominio coloniale.
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Dalla Corsica proposta d’accoglienza d’emergenza solidale per l’Aquarius
In nottata il presidente dell’Assemblea di Corsica, il nazionalista indipendentista Ghjuvan Guidu (Jean-Guy) Talamoni, ha proposto di fornire all’Aquarius l’accoglienza di uno dei porti dell’isola per «
affrontare la questione umanitaria in modo solidale. Tenuto conto della localizzazione della nave e dell’emergenza, la mia opinione è che sarebbe naturale aprire un porto còrso per dare soccorso a queste persone in difficoltà».
L’Assemblea di Corsica, da cui emana il Consiglio Esecutivo, il governo locale, è stata una delle prime vittorie dei nazionalisti ed indipendentisti còrsi, trentacinque anni fa. La vittoria nelle urne li ha proiettati alla guida della nuova “Collectivité de Corse”. Dal 2 gennaio 2018 quell’obiettivo, inseguito per decenni con la lotta armata, la mobilitazione sociale e la battaglia nelle urne, si è fatto realtà. Adesso «la fase della clandestinità è finita, ci confrontiamo con l’esercizio del potere». Di referendum o dichiarazione di indipendenza ora non si parla. La fase attuale è quella di un «
percorso di autodeterminazione» che veda interventi sociali ed economici a beneficio di una collettività prostrata da decenni di ‘colonialismo esterno’, l’inversione del processo indotto da Parigi dell’emigrazione còrsa (per ragioni economiche e di studio) a fronte della colonizzazione di popolamento dei funzionari francesi, il còrso insegnato in tutte le scuole, la lotta contro la speculazione immobiliare, la valorizzazione delle produzioni agricole ed artigiane locali, un turismo anche culturale sostenibile nel corso dell’anno e non solo, come finora, concentrato e ‘selvaggio’ nei mesi estivi (il «
bronzodromo»), eccetera.
Jean-Guy Talamoni, nel suo ufficio di presidente dell’Assemblea di Corsica, ha fatto rimuovere le bandiere francesi e predilige parlare in còrso. È autore di un dizionario commentato dei proverbi còrsi e delle espressioni in lingua nativa con approccio comparativo con altre lingue neolatine. Alle cerimonie ufficiali non canta la Marsigliese ma si alza in piedi, «
per rispetto». Durante gli anni di piombo sull’isola, era dirigente politico di primo piano ed avvocato di molti combattenti del FLNC (“Fronte di Liberazione Naziunale di a Corsica”). La vittoria di Gilles Simeoni alla carica di sindaco di Bastia, nel 2014 ha funto da battistrada alla svolta politica perseguita da anni, con le lotte, da coloro che sull’isola si definiscono orgogliosamente «nazionalisti», senza avere nulla da spartire con partiti come il Front national (ora Rassemblement National) della Le Pen, che ha sempre avuto difficoltà a sbarcare sull’isola. C’è un ben diverso ed antitetico orizzonte (“Progetto”) di società che li separa.
Qualche mese dopo la vittoria a Bastia, il FLNC annunciò la cessazione della lotta armata. L’alleanza tra gli autonomisti di Simeoni ed i nazionalisti indipendentisti di Talamoni (Corsica Libera) ha portato alla vittoria alle regionali nel 2015 e poi alle politiche del giugno scorso. Comizi straripanti, la bandiera con la Testa Mora ovunque, numerosissimi i ragazzi che intonano quei canti tradizionali, culturali e di lotta, che un pullulare di gruppi musicali ripropone e innova ogni anno con concerti in ogni dove dell’isola.
Anche quest’anno, ad agosto, a Corti, capitale storica della Corsica, si terranno le Ghjurnate Internaziunale. Un appuntamento fisso dal 1981.