Effetti euroatlantici (in questo caso) "by EuroMaidan".
Fuori legge idee e partiti comunisti in Ucraina. Il governo post golpista di Kiev, con una legge che equipara comunismo e nazismo, ha bandito anche il solo richiamarsi al nome, tant'è che il ministro della giustizia, Pavlo Petrenko, ha siglato tre decreti di illegalizzazione per altrettante formazioni comuniste. Lo stesso utilizzo del simbolo è divenuto reato. In aperta sfida al bando, Petro Simonenko, dirigente del partito comunista ucraino, ha detto che il suo partito parteciperà comunque alle elezioni locali fissate per il 25 ottobre.
Non considerando le ultime elezioni parlamentari tenutesi dopo il golpe in un clima di arresti, violenze, impedimenti, esclusioni dal voto, eccetera, ma quelle dell'ottobre 2012, il partito comunista d'Ucraina (la più consistente delle tre formazioni illegalizzate) aveva ottenuto il 13,18% dei voti. Allora lo votarono 2.687.269 persone; oggi sono politicamente fuori legge.
Il paradosso -si fa per dire- di questa legge è che partiti e milizie neonaziste sono nel governo e nell'esercito. Ad esempio, significativa, ad aprile scorso, la nomina alla carica di Consigliere del Capo di Stato Maggiore del capo di Pravyi Sektor, Dmytro Yarosh, che nell'occasione annunciava di avere trovato con il ministro della difesa un «soddisfacente accordo» in base al quale la sua struttura, pur rimanendo separata, dipenderà dal Comando militare delle Forze Armate ucraine.