L'euro ha chiuso oggi a 1,06 dollari, dopo aver toccato un nuovo minimo da 12 anni a 1,0494 dollari. In pochi mesi si sta raggiungendo una parità tra euro e dollaro, senza che questo stia sollevando interrogativi e riflessioni.
Vincoli di bilancio, politiche di austerità e supervalutazione dell'euro rispetto al dollaro hanno prostrato dove più dove meno tutti gli Stati inglobati nell'Unione Europea e consentito l'invasività economico-finanziaria esterna.
Ora si sta arrivando alla parità monetaria. A concorrere a ciò in modo decisivo è il Quantitative Easing (acquisto dei titoli di Stato sul mercato secondario) lanciato dalla Banca Centrale Europea che ha innescato il deprezzamento dell'euro. Gli effetti negativi di ciò si stanno vedendo anche nel nord Europa, con Danimarca e Svezia in difficoltà nel controllare l'oscillazione delle proprie valute.
Un interrogativo sorge spontaneo: se consideriamo le forti spinte deflazioniste transatlantiche (USA-UE), l'accentuarsi delle tensioni a diverso livello tra USA e Stati non allineati (Russia, Cina, India, Sudafrica, Brasile), con -ad esempio- la dedollarizzazione degli scambi tra Cina e Russia, non sarà che si sta preparando il terreno da un lato all'annuncio in grande stile, che sarà salutato come salvifico, del TTIP (il -devastante- Trattato Transtlantico in corso di negoziazioni, secretato, tra USA e UE) fortemente e spasmodicamente voluto da Washington e dall'altro compiendo un primo passo verso una moneta unica transatlantica?