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 Ucraina

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MessaggioTitolo: Ucraina   Ucraina Icon_minitimeGio Mar 06 2014, 03:22

I cecchini che sparavano nelle scorse settimane in piazza Nezalezhnosti, a Kiev, non erano governativi come strombazzato dalla grancassa massmediatica euroatlantica, ma della coalizione filo UE-USA e sparavano su entrambi i fronti.

È quanto emerge da una telefonata del 25 febbraio scorso, intercettata dai servizi ucraini, tra il ministro degli Esteri estone Urmas Paet e l'alto commissario per gli Affari Esteri della UE Catherine Ashton. Paet, di ritorno da Kiev, riferisce tra l’altro la testimonianza di Olga Bogomolets, medico e fisico vicina ai manifestanti di piazza Nezalezhnosti: le ferite sui cadaveri di poliziotti e manifestanti portano le impronte "della stessa mano, gli stessi proiettili".

Poche ore fa il ministero degli Esteri estone ha confermato l'autenticità della conversazione telefonica affermando che "è spiacevole che sia stata fatta questa intercettazione" e astenendosi da ulteriori commenti.
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sankara

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Numero di messaggi : 416
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MessaggioTitolo: Re: Ucraina   Ucraina Icon_minitimeMar Mar 11 2014, 02:52

Il 16 marzo si terrà il referendum sullo status della Crimea, repubblica autonoma dell’Ucraina. I cittadini della Crimea, a maggioranza russa, sono chiamati a scegliere tra due opzioni: entrare a far parte della Federazione russa oppure restare parte integrante dell’Ucraina, ma sulla base della Costituzione della Crimea del 1992, che prevede di regolare i rapporti con Kiev in base a specifici accordi.

Referendum “illegittimo”, sbraitano a Washington e nelle cancellerie servili della UE.

Mah! Una posizione assolutamente strumentale: questi stessi sollecitarono, favorirono, sostennero e riconobbero la secessione unilaterale del Kosovo dalla Serbia nel 2008. Addirittura, il 22 luglio 2010, la Corte internazionale di giustizia de L'Aia, massimo organo giudiziario delle Nazioni Unite, dichiarò che l’atto non aveva violato il diritto internazionale.
Perché per il Kosovo “sì” e per la Crimea “no”?
La risposta è ovvia.
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alekos18

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MessaggioTitolo: Ucraina. Referendum in Crimea   Ucraina Icon_minitimeLun Mar 17 2014, 02:07

La notizia è di un paio di settimane fa (il 28 febbraio): la Jewish News Agency (JTA) informava che un’unità delle Forze Speciali israeliane aveva operato a Kiev nelle sommosse di Maidan, sotto comando dei neonazisti di Svoboda (http://www.jta.org/2014/02/28/news-opinion/world/in-kiev-an-israeli-militia-commander-fights-in-the-streets-and-saves-lives#ixzz2uvYcMBEl).
Una presenza israeliana era stata segnalata pochi giorni prima da “la Stampa” che riferiva dell’invio, da parte di Israele, di “un team in soccorso degli ebrei minacciati in Ucraina”, minaccia però –a giustificazione dell’operazione presentata come “assistenza di emergenza”– ricondotta ai neonazisti di Svoboda e di altre formazioni di estrema destra in generale (http://www.lastampa.it/2014/02/25/esteri/e-israele-invia-un-team-in-soccorso-degli-ebrei-7ZzDvJrX2G9wHmPpy2t7gL/pagina.html).

Certo è che l’attuale governo autonominato (“golpista”) di Kiev, sostenuto in modo sfacciato da Washington e dai suoi alleati/subalterni della NATO, vede al governo liberali, neonazisti e anche oligarchi. Tra questi c’è Igor Kolomoisky, presidente del Congresso Ebraico ucraino, co-fondatore di PrivatBank, la più grande banca commerciale Ucraina e uno dei maggiori gruppi bancari dell'Europa orientale, sostenitore di Yulia Tymoshenko e del suo partito e precedentemente anche di un altro politico atlantista, quale Victor Yushchenko, il super corrotto uomo di Washington cacciato alle elezioni del 2010 (ottenne poco più del 5% dei voti). Ebbene l’attuale presidente golpista Oleksandr Turchynov ha nominato Igor Kolomoisky governatore della provincia di Dnepropetrovsk (Ucraina centrale), la più importante area industriale del Paese. Un sistema di potere, quello che va dai liberali, ai neonazisti, agli oligarchi, sionisti inclusi, che è un significativo assemblaggio di referenza delle forze euroatlantiche che non da oggi sono attive (anche) in Ucraina per destabilizzare.

La crisi ucraina ha indubbie cause interne: una situazione economica disastrosa derivata per tanti versi da una classe politica corrotta sostanzialmente controllata dagli oligarchi formatisi e arricchitisi con le aperture all’economia di mercato e all’invasività dei capitali occidentali negli anni '90 ed una spaccatura interna, culturale e di mentalità, particolarmente tra la componente filo-russa nel sud e nella parte centro-orientale e quella filo-euroatlantica nella parte centro-occidentale.
In questo contesto di criticità, per propri interessi, Washington è andata esercitando, con intensità crescente, una pesante ingerenza negli affari interni del Paese, avendo in scia interessi differenziati (in primis quelli tedeschi) ovviamente scontrandosi con la difesa dei contrapposti (alla penetrazione atlantica) interessi russi, per i quali l’Ucraina ha una rilevanza per più ragioni strategica.

La crisi è determinata dall’accelerazione e dall’innalzamento dello scontro platealmente foraggiato e voluto dagli USA. Quanto si determinerà con il referendum di oggi in Crimea (il ritorno alla Russia da cui era stata staccata da Krusciov nel 1954, che l’aveva regalata alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina) è assolutamente scontato. Tanto più che il blocco di potere liberal-nazista, sostenuto da USA e UE, tra i suoi primi atti (25 febbraio) ha abolito il bilinguismo, spingendo per la marginalizzazione culturale e da taluni anche richiesta espulsione dei russi.
Ora, alcuni interrogativi: è sensato ritenere che a Washington questo esito sia giunto inatteso, che non fosse anzi previsto e messo nel conto? Mosca non ha dovuto sparare un colpo per la Crimea che a larga maggioranza, per ragioni storiche, culturali, economiche ed ora anche politiche, vuole ritornare alla Russia. Cosa accadrà dopo? Rottura delle relazioni tra USA (e UE) e Russia? Lo sfaldamento di quel che resta dell’Ucraina dove permangono componenti russe significativamente numerose? Una prospettiva di guerra civile? Se prestiamo attenzione, cogliamo similari operazioni di destabilizzazione nella fascia di Paesi che da occidente alla parte sud-occidentale è a ridosso della Russia, pensiamo alla Georgia o anche alla Moldavia, con attenzioni neanche poi tanto nascoste in Bielorussia.
Se escludiamo come avventuristica l’invasività di Washington in Ucraina, la sensazione è che si voglia erigere un nuovo muro tra Est e Ovest, sì in funzione anti-russa, ma anche di contenimento della concorrente Germania con le sue immutate ambizioni di potenza intanto regionale, obbligandola a schierarsi al di qua nella nuova guerra fredda (e calda) che pare prossima ventura e così tarpandole velleità di espansionismo commerciale nell’est Europa, possibile in un quadro di amichevoli relazioni e negoziazioni con la Russia.
Se teniamo presente questa confliggenza di fondo tra USA e Germania (con pregressi evidenti atti) e che negli ultimi anni la spinta tedesca verso est si è fatta più insistente, proprio per sopperire alla caduta della domanda dei paesi del sud Europa che si ha interesse a mantenere in una condizione di prostrazione economica per eliminare possibili concorrenti, abbiamo forse una chiave di lettura del senso geopolitico della strategia dell’amministrazione Obama, interessata a contenere la Russia e riaffermare la sua egemonia anche sulla Germania impedendone un’intesa con la Russia. Una guerra, insomma, alla non disponibilità della Germania a farsi ingabbiare nella UE e nel TTIP (l'accordo transatlantico di libero scambio al centro dei negoziati tra USA ed Unione Europea). L’intensità e le forme che questa prenderà non è possibile indicarle con certezza oggi. Certo è che quanto accade all’est si ripercuoterà su tutti gli Stati europei già prostrati dal fallimento (prevedibile e perseguito) delle politiche della UE e dell’euro.

16 marzo 2014
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alekos18

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MessaggioTitolo: Re: Ucraina   Ucraina Icon_minitimeSab Mag 03 2014, 05:15

E’ durato pochi giorni l’accordo tra USA, UE, Russia e Ucraina firmato a Ginevra il 17 aprile scorso, per trovare una soluzione pacifica alla crisi ucraina. L’attacco militare su larga scala con invio di aviazione ed esercito ordinato dalle autorità golpiste di Kiev nell'est del Paese e partito poche ore fa, all’alba del 2 maggio, lo ha stracciato. I morti sono già diverse decine e si profila un bagno di sangue.
Si tratta di una provocazione evidente nei confronti di Mosca, di una decisione costruita, perseguita e platealmente incoraggiata da Washington sul piano politico e finanziario.

Limitiamoci agli ultimi giorni.
Sul piano politico, il 21 aprile, il vicepresidente USA Joe Biden sbarca a Kiev, a poche ore dalla sparatoria di Pasqua ad un posto di blocco di filo-russi vicino a Slaviansk (regione orientale di Donetsk), con diversi morti, nel bel mezzo della tregua, sparatoria che di fatto vìola gli accordi di Ginevra. Biden dichiara il sostegno degli Stati Uniti, peraltro già operativo, ed alza il livello della tensione con Mosca con dichiarazioni -ad essere eufemistici- al vetriolo.
Sul piano finanziario, poche ore prima dell’avvio delle operazioni militari nell’est del Paese (all’alba del 2 maggio, appunto), il Fondo Monetario Internazionale (FMI) approva un prestito da 17 miliardi di dollari, per evitare la bancarotta dell’Ucraina. Un prestito vincolato, che ha cioè, come contropartita, l’applicazione di un rigido piano di rigore economico. Tanto per essere sicuri che sia applicato, il prestito è spalmato su due anni con l’invio immediato di soli 3,2 miliardi di dollari; il secondo e terzo versamento condizionati al rispetto dei criteri stabiliti e a prevedibili revisioni, come già preannunciato dalla presidentessa del FMI, Christine Lagarde, più dure. Già il primo ministro ad interim, Arseny Yatsenyuk, ha parlato di un aumento del 50% del costo del gas per le famiglie (un’autentica mazzata sociale), di tagli, di privatizzazioni...
Ora, le regioni più ricche del Paese si trovano ad est e, in caso Kiev ne perdesse il controllo, il FMI già ha detto che rivedrà in senso ancora più restrittivo le condizioni per lo sblocco delle ulteriori quote del prestito.
Insomma, il buon giorno si vede dal mattino. La Washington politica (Casa Bianca) e finanziaria (FMI) ha così indotto le autorità golpiste a recedere dalla disponibilità negoziale mostrata con Mosca per necessarie ragioni economiche e di relazioni commerciali, a stracciare l'accordo (che sarebbe dovuto essere iniziale) di Ginevra e ad alzare il livello dello scontro.

Nell’est è in corso una sollevazione popolare di vaste dimensioni che si oppone decisamente alle autorità golpiste di Kiev e che a Kiev bollano come “terrorista”, loro che hanno preso il potere con la forza nel febbraio scorso. La differenza è che contro i golpisti di Euro-Maidan, le autorità legittime ucraine -poi esautorate- non inviarono mai l’esercito e l’aviazione. Non solo. C’è un’altra significativa differenza nell’ulteriore peggioramento di questa fase della crisi: mentre politici statunitensi ed europei a decine sfilarono a Kiev sostenendo la rivolta, non si vede nessun politico russo fare altrettanto nelle regioni orientali russe e russofone dell’Ucraina. Semplicemente qui non se ne vuole sapere di stare con i neoliberisti ed i neonazisti di Kiev, sostenuti da USA e UE. Non si vuole avere niente a che fare con autorità golpiste che non fanno mistero della loro russofobia e della loro volontà di portare l’Ucraina nella UE e nella NATO. Non si ha nessuna intenzione di ritrovarsi con basi USA e un possibile scenario di guerra con i “vicini fratelli” russi e si inorridisce al pensiero di entrare nella UE, con il relativo corollario di privatizzazioni, chiusure di fabbriche, drastico peggioramento delle condizioni di vita, che i vincoli euroatlantici pongono già, sfacciatamente, all’ordine del giorno.

p.s. a completamento di questa nota, si legga qui: https://indipendenza.forumattivo.it/t1216-marcegaglia-ttip-ucraina
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