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| Obama: cambiamento o continuità? | |
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+7Admin tadiottof alekos18 padegre noname AgrimensoreK altrestorie 11 partecipanti | Autore | Messaggio |
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altrestorie
Numero di messaggi : 24 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Obama: cambiamento o continuità? Mer Nov 05 2008, 17:15 | |
| Osservo che la vittoria di Obama si sta caricando di tale aspettative che sembra che il mondo debba cambiare davvero. Che gli americani la smettano di fare guerre ogni cinque anni, che i poveri non saranno più poveri e i ricchi non potranno più indulgere ai soprusi. E tutti vivemmo felici e contenti. Io credo invece che la vittoria di Obama comunque sia una buona cosa, visto che Bush ha ridotto il mondo come peggio non si poteva, ma che la politica americana muterà di poco. In primo luogo Obama sarà in grado di cambiare la dottrina per cui gli interessi americani vengono prima del resto del pianeta e non sono negoziabili? Inoltre c'è un fattore che non penso Obama riesca a cambiare. L'economia Americana è un 'economia di rapina e di guerra. Senza guerra quel sistema crolla. Ci vorrebbero decenni di cambiamento vero per convertire l'economia americana. Credo che molti rimarranno delusi e che Obama presto sarà molto odiato perchè le aspettative sono esagerate, irrealistiche. pg | |
| | | AgrimensoreK
Numero di messaggi : 22 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Re: Obama: cambiamento o continuità? Mer Nov 05 2008, 17:32 | |
| Credo che la differenza essenziale tra Mc Cain e Obama, cioè tra repubblicani e democratici, è sostanzialmente che i primi sono legati al consorzio Bp-Amoco, dove la famiglia Bush esercita i propri interessi, mentre i secondi sono più vicini al gruppo Chevron-Texaco, che ha avuto tra gli sponsors l’ambientalista Al Gore. Ho semplificato oltre modo il contesto per dire che il sistema ‘democratico’ statunitense porta inevitabilmente ai massimi livelli istituzionali persone che sono l’espressione diretta di lobbies potentissime, le quali legano i propri uomini ad interessi ben definiti. Obama ha giocato tutte le sue carte per farsi eleggere, ora dovrà fare ciò che gli chiedono coloro che gli hanno consentito di giocare le sue carte. Ma è pur vero che Obama si è caricato, per la propria capacità comunicativa e sensibilità politica, di un bagaglio di attese enorme, che vanno ben oltre i confini USA. Credo che i suoi sponsors potrebbero ritenere utile non sperperare questo capitale e quindi dare forma a politiche estere (Aleikos direbbe imperialiste) meno rudi di quelle che Bush, fantoccio privo di spiccate capacità proprie, poteva dipanare. Questa è la sola speranza di cambiamento che ripongo nel presidente Obama. | |
| | | altrestorie
Numero di messaggi : 24 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Re: Obama: cambiamento o continuità? Mer Nov 05 2008, 20:14 | |
| Mi accontenterei che mantenesse gli impegni sul protocollo di Kyoto e sgli investimenti in energie alternative. Questo servirebbe anche da traino per gli altri paesi. Minchia come è dura la realtà. | |
| | | noname
Numero di messaggi : 121 Data d'iscrizione : 02.08.08
| Titolo: Obama nero ?? Gio Nov 06 2008, 00:39 | |
| Obama nero ??? Si,in foto !!!!!! (hahaheheheheh) saluti noname | |
| | | padegre
Numero di messaggi : 40 Data d'iscrizione : 17.08.08
| Titolo: le ultime parole famose Dom Nov 09 2008, 18:54 | |
| - le ultime parole famose - a cura di Paolo De Gregorio, 6 novembre 2008
-Bush: l’America è comunque nella Storia (anche Hitler) -Bush ha difeso la dignità umana e ha dimostrato compassione per la gente che soffre (tesi sostenute dai torturatori di Abu Graib e dagli alluvionati di New Orleans -Mc Cain eroe di guerra (per gli americani chi viene abbattuto mentre vigliaccamente bombarda contadini, è fatto prigioniero, e perde la guerra, è un eroe) Obama: qui niente è impossibile (infatti dobbiamo ancora capire come si faccia a definire democratica una nazione che basa la sua politica estera sulla forza militare con 900 basi fuori dai confini nazionali, flotte di portaerei e sottomarini armati di bombe nucleari -dal discorso di Obama a Chicago dopo la vittoria: “mentre ci troviamo qui riuniti sappiamo che ci sono americani coraggiosi che si svegliano nei deserti dell’Iraq e tra le montagne dell’Afghanistan per rischiare la vita per noi” (sembrano le parole di un repubblicano di destra), dovrebbe parlare di mercenari ignoranti, tali sono i soldati americani, che sono lì a fare guerre preventive basate su presupposti falsi fabbricati dalla CIA, non sono coraggiosi perché se ne stanno rintanati blindati con copertura aerea, che si risolve sempre con massacri di civili e rituali smentite. Prima o dopo saranno sconfitti. -sempre dal discorso dopo la vittoria, Obama si rivolge al mondo: “il nostro destino è comune e da oggi inizia un nuovo giorno della leadership americana”. Non si può affermare che si cambierà l’America se non si cambia l’idea fondamentale che il mondo non vuole più leadership, non più protettorati, non più alleanze militari, e non vi è nessun destino comune, ogni nazione deve raccogliere quello che ha seminato.
Gli Usa sono il 5% della popolazione mondiale e consumano il 40% di tutte le risorse alimentari ed energetiche. Se avessimo un destino comune al loro il pianeta sarebbe già desertificato. L’America è un paese che vuole vivere al di sopra delle sue possibilità, è a questo che deve rinunciare. Ha il debito pubblico più alto del mondo, spende per armamenti più di tutti gli altri paesi del mondo messi insieme, ma lascia 40 milioni di americani (tra cui 10 milioni di bambini) senza assistenza sanitaria. Non è un esempio, né può essere guida per nessuno. Quando gli Usa parlano di “sicurezza” sono dei mentitori di professione, poiché se volessero essere sicuri all’interno del proprio territorio non avrebbero alcun problema perché oggi nel mondo nessun paese è in grado di attaccare l’America e se la smettessero di ingerirsi nei fatti degli altri e chiudessero Nato e le loro basi, non ci sarebbe nessuno sano di mente si sognerebbe di attaccare gli Usa.
Caro Obama, l’unico cambiamento che serve al mondo è la rinuncia all’uso della forza per affermare quella famosa leadership, l’America non ha alcuna missione di diffondere democrazia e giustizia, perché non è in grado di praticarle nemmeno a casa sua. Non credo che tu voglia questo e in fondo forse sei più mezzo bianco che mezzo nero. Comunque nel tuo paese, in cui secondo te qualunque cosa è possibile, è anche possibile che se provi a cambiare politica estera ti becchi un pezzo di piombo o qualche più raffinato trattamento sionista (il Mossad già ti studia). Paolo De Gregorio
ps Obama ha "scelto" il Capo dello staff della Casa Bianca: è Rahm Emanuel (ebreo, ex consigliere di Clinton). Non mi sembra un cambiamento | |
| | | altrestorie
Numero di messaggi : 24 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Re: Obama: cambiamento o continuità? Lun Nov 10 2008, 23:12 | |
| Credo che sia un fatto di aspettative. Chi pensava che Obama fosse Che Guevara, ha commesso un errore. In America un socialdemocratico passa per un terrorista. Nessuno, anche il più radicale si sognerebbe di mettere in discussione il mercato. Men che meno qualcuno può pensare che gli interessi americani per Obama verranno dopo gli interessi collettivi. Pure l’elezione di Obama ha un valore simbolico. Perché è un nero, perché la destra oltranzista di Bush viene messa all’angolo. Perché Obama almeno sul tema dell’ambiente sembra disposto a fare dei passi avanti. Bush ha sempre rifiutato il protocollo di Kyoto. Obama sembra deciso ad investire nell’energia pulita. Si è detto disposto a trattare con Hezbollah e Hamas che non è tanto poco visti i precedenti. Insomma questi piccoli aggiustamenti sono le uniche cose che ci si può attendere. Possono essere poco o tanto a seconda dei punti di vista. | |
| | | alekos18
Numero di messaggi : 1117 Data d'iscrizione : 04.04.07
| Titolo: Re: Obama: cambiamento o continuità? Mar Nov 11 2008, 15:26 | |
| Le manifestazioni di giubilo per l'elezione di Obama diffuse soprattutto a sinistra, anche in partiti e formazioni comuniste, mi lasciano perplesso. Mi sembra che ci si lasci condizionare da suggestioni emotive, letteralmente a pelle, senza vedere un po' più a fondo. Se alla Casa Bianca c'è un Democratico e per giunta un afro-americano pare indice di chissà che cosa. Immagino che la novità di un afro-americano alla Casa Bianca possa colpire l'immaginario ed occupare le pagine dei giornali per qualche giorno, dentro gli States e fuori (soprattutto nei suoi paesi satellitari...). Immagino pure che questa elezione possa aver caricato di aspettative strati sociali (milioni di persone) che se la passano male negli Stati Uniti, ed includo anche gli impoveriti dalla crisi finanziaria in atto con le sue ripercussioni sull'economia reale e sulle condizioni di vita generali. Non ne farei però una questione di colore della pelle. Figure come Colin Powell e Condoleezza Rice, di origine "afro", in un dipartimento importante come quello di Stato, cioè gli Esteri, non sono stati portatori di chissà che di "alternativo". E non sarebbe potuto essere altrimenti. Perché non si tratta di un problema di persona in carne ossa e pelle, ma di strutture in cui si è inseriti e di funzioni sociali che si ricoprono anche nell'esposizione politica. Dirlo mi sembra banale, ma vedo che spesso ci si dimentica di questa elementare presa d'atto. Nemmeno l'essere Democratico secondo me significa granché. Basta ripercorrere la storia americana per rendersene conto. Premesso sempre che vanno visti come condensazione simbolica di interessi e strategie di ben più ampia portata e non certo personali, ricordo che i presidenti democratici USA non sono stati da meno dei presidenti repubblicani, ad esempio, sul piano delle aggressioni militari. Il presidente Wilson portò gli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale e Roosevelt nella Seconda. Truman ordinò che venissero sganciate le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, un olocausto nucleare il cui significato non era affatto congiunturalmente militare, ma di monito, di avvertimento, innanzittutto all'URSS e in genere a chiunque avesse inteso contrastare l'egemonia USA. Kennedy attaccò Cuba alla Baia dei Porci e fu lui, poi, ad avviare l'attacco USA al Vietnam che poi divenne guerra aperta, con il suo successore, Johnson, sotto la cui presidenza fu fabbricato il cosiddetto "incidente del Golfo del Tonchino" che fu il pretesto dell'escalation. E poi Clinton...
Con il che non voglio dire che sia assolutamente indifferente la vittoria degli uni o degli altri. Essendo il campo dei dominanti non uno spazio occupato da un gruppo monolitico, compatto, ma costellato di frazioni e lobby di riferimento, vien da sé che uno scontro, anche senza esclusione di colpi, sia nella logica delle cose consustanziale al sistema di potere capitalistico/imperialistico. Così come vien da sé che ne discendano anche indirizzi e strategie differenti che arrivano pure a surclassare, se necessario, gli interessi immediati o a breve termine delle frazioni e lobby di riferimento per guardare alla salvaguardia del sistema nel suo complesso, che ha nel motto mussoliniano "Chi si ferma è perduto" il suo imperativo categorico. Così come infine, ultimo ma non ultimo, vien da sé che possano discendere effetti anche sociali differenti a partire già all'interno dello Stato imperiale stesso. Resta che la dizione "democratico", come quella di "repubblicano", da moltissimo tempo ormai si rivelano nella pratica effettuale come delle imposture concettuali.
Per capire quale sarà la fisionomia, la forma, dell'indirizzo imperiale di Barack Obama possono servire certe sue dichiarazioni e prese di posizioni ancora in campagna elettorale, o anche il prestare attenzione ai suoi consiglieri (lo staff), a partire dal vice che si è scelto, cioè Joe Biden, promotore delle guerre balcaniche, dell’invasione dell’Iraq e della sua suddivisione comunitaria-religiosa. Seguirne d'ora in avanti lo sviluppo effettivo dovrebbe valere in funzione delle opportunità loro malgrado, ad esempio, che si possono aprire in termini di liberazione dalla subalternità a tutto campo cui (anche) il nostro paese è sottoposto. Certo, di fronte allo sfaldamento teorico e politico della sinistra (anche comunista) nostrana, nella sua pressoché assoluta totalità, che non ha mancato di manifestarsi pure in occasione di queste presidenziali USA, c'è poco da stare allegri. Ma non è la fine della Storia... | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: dream team Sab Nov 15 2008, 10:15 | |
| USA: OBAMA-HILLARY, PER IL DOPO RICE RISPUNTA IL DREAM TEAM Il presidente eletto potrebbe affidare all'ex avversaria uno dei posti più importanti nella sua futura amministrazione: quello di segretario di Stato. Nel "toto nomine" anche Caroline Kennedy e Al Gore. Obama, messaggio via You Tube
Mi sembra veramente la squadra dei sogni. Il segretario di Stato, cioe' il ministro degli Esteri, nel governo americano e' la seconda carica dopo il Presidente, piu' importante del vicepresidente. Non so chi sia Caroline Kennedy (i Kennedy non mi sono simpatici. John ha inventato un incidente nel mar Cinese meridionale per portare guerra al Vietnam), ma se Obama l'ha messa insieme a Hillary e Al Gore, dovrebbe essere a posto. Sono gli USA che governano il mondo: se Obama costituisce un governo di persone intelligenti e sagge, siamo sulla buona strada. Ciao. papa'. 15/11/2008 2000snlp | |
| | | alekos18
Numero di messaggi : 1117 Data d'iscrizione : 04.04.07
| Titolo: Re: Obama: cambiamento o continuità? Lun Dic 01 2008, 18:47 | |
| Con l'ufficializzazione delle nomine, soprattutto per i posti chiave nell'amministrazione, ritengo che si chiarirà molto meglio l'indirizzo del neo-eletto Obama. Per comodità comunicativa personalizzo così l'indirizzo del 'nuovo' corso della Casa Bianca, ma sappiamo bene che figure e personalità, anche di spicco, sono solo la condensazione simbolica di dinamiche, interessi e processi ben più che individuali. La stessa scelta dei simboli diventa essa stessa indicativa del 'contenuto'. Il rilievo che in larga parte della 'sinistra' italiana si è dato all'elezione di un afro-americano, la carica suggestiva ed il carico di aspettative (peraltro storicamente infondato, anche alla luce di quanto scrivevo nel precedente postato) che si fa derivare -e non da oggi- dall'ingresso alla Casa Bianca di un esponente del Partito Democratico, per gli inauditi e sconcertanti toni di queste settimane è indice (l'ennesimo) del profondo degrado del colonialismo (anche) politico e culturale in cui versa il paese. In relazione a tutto questo, invito a prestare attenzione ai nomi della futura amministrazione che circolano con molta insistenza. Si tratta del secondo importante passaggio da considerare in situazioni analoghe, essendo il primo relativo alle diverse dichiarazioni e prese di posizione che nella fattispecie Barak Obama ha rilasciato ripetutamente ed in modo molto chiaro, in campagna elettorale, per i più significativi ambiti. Il terzo passaggio sarà costituito dai (consequenziali) fatti.
A gestire la diplomazia statunitense si dà per certa la nomina di Hillary Clinton. Si tratta della carica politica più importante dell'amministrazione dopo quella del presidente e del vicepresidente. Se confermata, vedrà l'espressione 'democratica' più muscolare che si potesse mettere in campo. Una figura insomma che può incarnare l'assunto che, se ci si congeda dalla supponente ed arrogante era bushita della guerra preventiva unilaterale con servitù al seguito, sarebbe comunque una iattura per la leadership USA nel mondo se il concetto fosse abbandonato del tutto. Meglio rinverdirla in una brodaglia democratico liberal multilaterale. Suo probabile vice dovrebbe essere James B. Steinberg, ex membro del Consiglio di Sicurezza di Bill Clinton, favorevole alla guerra in Iraq. Spulciando qua e là, leggo da un suo articolo di un paio d’anni fa sul Los Angeles Times: "Quando gli Stati non agiscono in modo responsabile, la comunità internazionale deve intervenire. Le pressioni economiche e diplomatiche molto spesso sono sufficienti a risolvere i problemi, ma ci saranno sempre situazioni in cui le azioni militari limitate rappresenteranno l’unica via efficace per eliminare una minaccia imminente, per esempio prima che uno stato produca materiale fissile sufficiente a farsi un’arma nucleare o prima che i terroristi siano pienamente in grado di escogitare i loro piani. Un problema della dottrina Bush, quindi, non è che si basi apertamente sulla forza preventiva, ma che concepisca il suo uso in modo troppo stretto, principalmente contro i terroristi e per rimuovere i regimi che pongono minacce". Del resto, non è lo stesso vice di Obama, Joe Biden, un altro "falco liberal" dell’era clintoniana degli anni Novanta?
Sempre nel quadro di una politica di sicurezza (per la continuità dell'egemonia statunitense) pragmatica, di stampo realista, più che aggressivamente neoconservatrice, e comunque di destra più che di sinistra (ammesso che di sinistra ci sia mai stato qualcosa alla Casa Bianca), mi paiono significativi i nomi che circolano per il Pentagono e per la Sicurezza Nazionale. Si parla (a conferma del "nuovo" che avanza...) della riconferma dell'attuale ministro bushita, Robert Gates, almeno per un altro anno, per la prima carica e per la seconda dell'ex comandante supremo della NATO, il generale Jim Jones. Questo generale dei marine, nemmeno appartenente al Partito Democratico, è amico da una vita del candidato repubblicano uscito sconfitto, John McCain, oltre che consigliere informale di Hillary. Osservatori rilevano che Gates e Jones sarebbero stati gli stessi pilastri nell'amministrazione repubblicana di un John McCain vincente. Ciliegina sulla torta -leggetela come una segnalazione in relazione ai prevedibili passaggi cui assisteremo nella politica estera USA- è la figura 'esterna' dell’ottantatreenne consigliere per la Sicurezza nazionale di Bush senior, il repubblicano Brent Scowcroft, cui Obama si ispira. Scowcroft fu l'ispiratore (da buon realista di destra) della politica estera di George W. Bush senior e poi, nel 2000, dell’attuale presidente Bush contro l’allora interventista democratico Al Gore, politica estera poi messa da parte dopo i fatti dell’11 settembre...
Sul fronte interno, per chi vagheggiava riforme sociali di sinistra a cominciare dalla sanità, tanto più per questa crisi finanziaria sempre più pervasiva in ambito economico-sociale, ci si aspettava un cambio deciso. Allo stato Obama si è circondato di esperti dell’ala liberista del partito ed i nomi che si fanno, per l'amministrazione, sono tutto un programma. Sul mensile The Nation si legge (ed è significativo): "Nemmeno un singolo, solitario, vero progressista è stato soltanto menzionato per un posto nell’Amministrazione. Nemmeno uno".
Aspettiamo queste nomine. Se tutto questo troverà conferma, chi parlava di discontinuità nell'indirizzo politico dell'afro-americano e democratico Obama si vedrà già servito l'antipasto. | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: delusione Mar Dic 16 2008, 16:29 | |
| Hillary potrebbe essere sostituita, al Senato, da Caroline Kennedy; di Al Gore non si sente più parlare come possibile membro dello staff di Obama. Le aspettative sono state tradite. 2000snlp | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: audizione Mer Gen 14 2009, 10:48 | |
| Ora sono piu' ottimista: se ho capito bene Hillary ha superato l'audizione per essere Segretario di Stato. Vedremo se la sua azione politica dara' qualche risultato per la pace e, conseguentemente, per il bene dell'umanita'. 2000snlp | |
| | | Admin Admin
Numero di messaggi : 438 Data d'iscrizione : 21.03.07
| Titolo: Re: Obama: cambiamento o continuità? Gio Gen 22 2009, 03:03 | |
| Per proseguire anche qui uno scambio di idee...
Su facebook, Rivista Indipendenza alle ore 14.42 del 21 gennaio Obama-nia. Aspettative, per un'immagine. Oltre, ci sono i fatti. Anche e soprattutto per gli Imperi, gli uomini incarnano funzioni, interessi, strategie...
Ada Salerno alle ore 15.03 del 21 gennaio Non ricordo con chi ne parlavo l'altro giorno ma, da Obama mi aspetto solo qualche piccolo cambiamento a livello interno. Da punto di vista internazionalesarà comunque il presedente degli States e non credo ci saranno grossi cambiamenti. Beh, la Clinton ha già preso posizione mi pare!
Elena Caracozza alle ore 15.17 del 21 gennaio George non c'è più, per ora conta questo, tutto il resto si vedrà con il tempo, ci sono presidenti e presidenti, imperi e imperi, rivoluzioni e rivoluzioni...
Cino Di Fede alle ore 15.24 del 21 gennaio si elena, ma l'imperialismo americano e' sempre quello. io ho fiducia zero
Ada Salerno alle ore 15.25 del 21 gennaio beh...concordo con Cino ma credo si fosse capito!
Emy Emy Emy alle ore 15.26 del 21 gennaio io spero di dovermi ricredere...ma per ora non mi aspetto molto. perche?...anche lui dovra sottostare a tutta una serie di logiche di potere e mercato....che son proprie americane
Cino Di Fede alle ore 15.27 del 21 gennaio e' sopratutto alle multinazionali che lo hanno spinto alla presidenza.
Emy Emy Emy alle ore 15.28 del 21 gennaio esatto cino.....
Emy Emy Emy alle ore 15.29 del 21 gennaio esultiamo che bush è andato......questo si.....era ora ! ma occhio a non cadere nei sentimentalismi con obama
Cino Di Fede alle ore 15.35 del 21 gennaio con j. f. kennedy (democratico) si e' esaltata la new frontiers. da wilkipedia: La sua breve presidenza, in epoca di guerra fredda, fu segnata da alcuni eventi molto rilevanti: lo sbarco nella Baia dei Porci, la Crisi dei missili di Cuba, la costruzione del Muro di Berlino, la conquista dello spazio, gli antefatti della Guerra del Vietnam e l'affermarsi del movimento per i diritti civili degli afroamericani. r. nixon era repubblicano e' ha portato la pace in vietnam. e allora?
Ada Salerno alle ore 15.43 del 21 gennaio Ottimo Cino! Stavo per postare a proposito di Kennedy ma mi hai piacevolmente preceduto.
Elena Caracozza alle ore 15.53 del 21 gennaio ...sono d'accodo che l'imperialismo americano è sempre lo stesso, ma allora cosa dovevano fare questi benedetti americani? votare in clone di Bush? ci provano, nel loro piccolo/grande...poi tutto quello che ci sta dietro l'elezione di un presidente americano e non, le logiche, le lobbies è ovvio...niente sentimentalismi, io sto a vedere per ora...
Cino Di Fede alle ore 15.59 del 21 gennaio probabilmente loro hanno scelto quello che ritengono il male minore... | |
| | | Admin Admin
Numero di messaggi : 438 Data d'iscrizione : 21.03.07
| Titolo: Re: Obama: cambiamento o continuità? Ven Gen 23 2009, 02:10 | |
| Rivista Indipendenza alle ore 13.21 del 22 gennaio Da Gaza, Pagliara manda servizi sui tg RAI con alle spalle banchi del mercato carichi di frutta. Israele ha fretta ed interesse a normalizzare i suoi crimini...
Anna Meddis alle ore 13.39 del 22 gennaio si commenta da sola...
Elena Caracozza alle ore 13.42 del 22 gennaio ...giusto per non dimenticare...
Ada Salerno alle ore 13.45 del 22 gennaio E non solo Israele. Sarò sempre malpensante ma, secondo me, a qualcuno giova pure alla propria immagine...
Rivista Indipendenza alle ore 13.47 del 22 gennaio A chi pensi, Ada?
Ada Salerno alle ore 13.49 del 22 gennaio A chi ormai viene definito il salvatore! Il grande Obama...augh! Mi girano le palle!
Rivista Indipendenza alle ore 14.06 del 22 gennaio Avevo intuito bene, allora... Certo, c'è una componente d'immagine, ma questa è e sarà funzionale al necessario aggiustamento di rotta della politica USA a livello globale, anche nell'area mediorientale. Un Israele che continuasse la mattanza impunemente, come è stato, creerebbe problemi al neoinsediato Obama ed alle aspettative che, comprensibilmente, da L'Avana a Teheran, da Caracas al mondo arabo, ecc., è legittimo che ci siano. Nessuno pensa ad uno stravolgimento della politica imperialista USA, ma si tratta di vedere, nel cambiamento, quali margini di manovra sono possibili.
Rivista Indipendenza alle ore 14.07 del 22 gennaio Del resto, per Washington, c'è l'impasse militare in Iraq ed Afghanistan, c'è una crisi finanziaria nata e determinatasi in casa loro che gli sponsor e finanziatori di Obama alla City intendono metabolizzare ed i cui costi scaricare su 'altri'. L'afro-americano Obama può rappresentare con la sua immagine di "novità", ampiamente massmediatizzata, una carta da giocare per l'acquisizione di posizioni di vantaggio perlomeno in una fase iniziale... La solita alternanza dell'unilateralismo e del multilateralismo attivata dalla Casa Bianca a seconda delle congiunture. I nodi poi verranno al pettine e cadranno le maschere. Ma intanto...
Ada Salerno alle ore 14.08 del 22 gennaio Concordo pienamente! | |
| | | padegre
Numero di messaggi : 40 Data d'iscrizione : 17.08.08
| Titolo: Obama ad un bivio Dom Feb 01 2009, 11:39 | |
| - Obama ad un bivio - a cura di Paolo De Gregorio, 31 gennaio 2009
Obama ci comunica: un disastro il PIL americano (-3,8 rispetto all’anno precedente)). Caro Obama, qualunque persona sana di mente, di fronte ad un paese, l’America, che è il paese più indebitato del mondo (strano a dirsi ma è proprio la Cina il principale creditore), farebbe due conti semplici semplici, e comunicherebbe agli americani che la guerra in Iraq (l’aggressione all’Iraq) è costata oltre 3.000 miliardi di dollari, senza contare i costi sanitari per i reduci mutilati, ammalati e le relative pensioni, nonché i risarcimenti alle famiglie dei 4.000 soldati morti, che le spese ordinarie per mantenere l’esercito e le 900 basi militari in tutto il mondo ammontano a 560 miliardi di dollari l’anno, e i risultati prodotti da queste spese imperiali sono che gli USA sono in crisi e sono il paese più odiato da 1 miliardo e 300milioni di musulmani, e forse è ora di scegliere di investire questo denaro in patria. Nessuna democrazia è possibile nel mondo se il risultato si ottiene solo se sei forte militarmente, e gli USA sono responsabili morali e materiali di questa cultura perché sono il solo paese al mondo che è presente in tutti gli scenari internazionali con enormi apparati militari che usano per fare politica. Spero proprio che la crisi americana sia più profonda e grave del previsto e costringa Obama a tagliare drasticamente tutte le spese militari, chiudendo tutte le basi fuori dai confini americani, per prime quelle europee che rappresentano un inaccettabile tutela di un grande fratello che teme lo sviluppo della Europa e la forte concorrenza dell’Euro. Questa sarebbe una svolta, non mi accontento di niente di meno. Gli USA oggi non sono un modello per nessuno, consumano più di quanto producono, sono i più grandi inquinatori del mondo, hanno fabbricato il terrorismo (giova sempre ricordare che gli Usa usarono Bin Laden come terrorista contro i russi in Afghanistan), hanno impestato il mondo di titoli finanziari tossici prodotti dai truffatori delle loro banche, e hanno innescato una crisi mondiale per la quale dobbiamo ringraziare proprio loro. Vedremo presto se comanda Obama e il buon senso o se le decisioni in America continuano a prenderle il Pentagono e i sionisti. Paolo De Gregorio | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: potere di interdizione e Obama Mer Feb 04 2009, 20:16 | |
| Storiella. 15 o 20 anni fa un primo ministro giapponese, che era in carica da molte legislature, un monumento della politica come Andreotti, dopo un ennesimo scandalo, abbandonato dagli "amici", fu costretto a dimettersi. Venne eletto un successore che duro' poche settimane, poi fu travolto da uno scandalo. Tento' di resistere. Duro' poco. Si dimise anche lui. Qualche mese piu' tardi mi capito' di leggere l'articolo di un inviato speciale italiano a Tokio. Scriveva che lo scandalo era una montatura e che il sucessore del "monumento" era una brava persona. Dovette dimettersi perche' aveva dimostrato di non possedere nessun "potere di intedizione"; quindi che era una figura debole e un politico inutile per gli "amici". Aveva dimostrato di non avere controllo dei giornali e dei media, ne' influenza sui "poteri forti". Mi sembra che Obama sia in difficolta', visto che il senato ha bocciato 4 dei suoi ministri. Sembra che anche lui non abbia "potere di interdizione", potere di inibire gli avversari. Sara' una battaglia dura. Speriamo che la superi, altrimenti addio sogni di cambiamento e di pace. Una mezza vittoria non sara' sufficiente: non sono tempi di compromessi. 2000snlp | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: primato degli Stati Uniti Mer Feb 04 2009, 23:55 | |
| - padegre ha scritto:
- - Obama ad un bivio -
a cura di Paolo De Gregorio, 31 gennaio 2009
Spero proprio che la crisi americana sia più profonda e grave del previsto e costringa Obama a tagliare drasticamente tutte le spese militari, chiudendo tutte le basi fuori dai confini americani, per prime quelle europee che rappresentano un inaccettabile tutela di un grande fratello che teme lo sviluppo della Europa e la forte concorrenza dell’Euro.
Paolo De Gregorio non sono per niente d'accordo. Con chi sostituiremo gli Stati Uniti? con l'Europa? ma i paesi europei sono sempre in lite tra di loro. Senza gli Stati Uniti il mondo sarebbe destabilizzato. E poi gli Stati Uniti non rinunceranno alla loro supremazia. Sono gli unici che possono gestire la bomba atomica senza timore oggi di ritorsioni: hanno il controllo dei mari e dei cieli. Era diverso al tempo della guerra fredda: allora mollare un'atomica nel Vietnam non era ammissibile, ma oggi solo considerazioni umanitarie e diplomatiche sconsigliano di sganciare un'atomica su Kabul o su Bagdad. Gli Stati Uniti puttosto, hanno bisogno di alleati saggi, invece di leccapiedi. Alleati che li consiglino per il meglio, sia dal punto di vista economico che militare. Stati Uniti e alleati devono cessare di finanziare Israele. Vedrei con favore un accordo Stati Uniti, Russia e Cina che metterebbe all'angolo gli alleati tradizionali, inaffidabili e spocchiosi: Europa, Giappone e India. Tutti gli altri paesi, secondo me, non sono importanti (Pakistan, Indonesia ecc.) o non lo sono ancora (Brasile ecc.). Certo che Obama avrebbe bisogno di consiglieri saggi anche in patria. Mi chiedo se conosca il capitolo "Ripetenti" nel "Gioco delle perle di vetro" di Hermann Hesse: gli sarebbe senz'altro di aiuto per gestire la situazione con gli avversari domestici. 2000snlp | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Robin Hood Dom Mar 01 2009, 20:00 | |
| Su Repubblica di oggi Scalfari osserva che Obama si e' tagliato i ponti alle spalle. Minaccia di tassare i ricchi per dare ai poveri. Ma i ricchi, osserva Scalfari, anche se sono pochi, sono tuttavia potenti; faranno di tutto per contrastare i piani di Obama. Cercheranno una sponda nella vecchia Europa. Secondo me l'unica speranza per Obama, sara' l'alleanza con la Russia e con la Cina, anche se non sono piu' comunisti, che hanno interessi in contrasto con la vecchia Europa. Capiranno i Russi, i Cinesi? Capiranno che dovrebbero lasciare da parte egoismi e disegni di superiorita' per unirsi agli Stati Uniti contro la crisi globale? Se gli Stati Uniti di Reagan avessero appoggiato Gorbaciov, ci sarebbero state 2 guerre in meno, l'economia mondiale sarebbe cresciuta senza eccessi speculativi, 20 anni di pace in piu' senza tensioni in Afganistan, in Iraq e anche in Israele. Giust'appunto; credo che il banco di prova per la leadership di Obama, sia un accordo definitivo tra Israele e i Palestinesi. 2000snlp | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: contrasti interni Lun Mar 02 2009, 11:14 | |
| Lo Stato Maggiore sostiene che l'Iran ha uranio sufficiente per una bomba atomica (piu' di 1000 kg); per quanto ne so, bastano 20 kg di uranio arricchito o plutonio. E' chiaro che si gioca all'equivoco, come per le armi di distruzione di massa dell'Iraq. E' certo che Obama non avra' vita facile e neanche noi. 2000snlp | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Apertura di Obama all'Iran Ven Mar 20 2009, 13:44 | |
| Previsioni sulla scorta del materialismo storico, partendo dal presupposto che gli USA sono oggi l'unica superpotenza sulla Terra e che non sono fuori di testa: difendono solo i loro interessi, tentando di conciliarli con l'ambiente e con le irrazionali paure degli alleati laici e religiosi. L'America, o meglio Obama, ha aperto alla trattativa con l'Iran, l'ho sentito questa mattina alla radio. La prossima mossa, lo vedremo, sara' un accordo con la Russia e, successivamente, un ridimensionamento della NATO, per ridurre le pretese dell’Europa. Con la Cina sara' piu' complicato, ma dovra' esserci, altrimenti la Russia avrebbe meno forza contrattuale. Giappone, India, Israele, con organizzazione sociale e religiosa peculiari, dovranno adeguarsi. E' in gioco il futuro del pianeta. Speriamo che lo capiscano anche gli avversari americani di Obama. La disponibilita' di energia non sara' un problema: ci sono altre fonti oltre al petrolio e al gas; per esempio, senza cercare la pietra filosofale, i biocarburanti. Il pianeta ha 150 milioni di kmq (cioe' 15.000 milioni di ha) di terre emerse: 30, di questi milioni di kmq, sono di superficie agraria e 5, di questi, sono terreni incolti, sufficienti per produrre etanolo e biodiesel, 10 o 100 volte superiore alla quantita' di petrolio consumato annualmente. Per l'avvenire il problema sara' di gestire tanta ricchezza, senza invidie ed egoismi. 2000snlp | |
| | | sankara
Numero di messaggi : 416 Data d'iscrizione : 14.04.07
| Titolo: Re: Obama: cambiamento o continuità? Sab Mar 28 2009, 03:21 | |
| L'ex vice di Bush, il vicepresidente statunitense Dick Cheney, aveva una sua squadra personale per esecuzioni all'estero (prosegue) Si tratta dello Joint Special Operations Command, un'unità omicida operativa che ha compiuto assassinii all'estero.
E' il noto e più volte premiato giornalista investigativo Seymour Hersh a denunciarlo durante un incontro all'Università del Minnesota: "Dopo l'11/9 non avevo ancora scritto di ciò, ma la Central Intelligence Agency era fortemente coinvolta in attività domestiche contro persone che ritenevano nemici dello stato. Senza alcuna autorità legale per fare ciò. Non sono ancora stati chiamati a renderne conto".
Ha proseguito Hersh: "E' un ramo particolare, gestito indipendentemente, della nostra comunità per le operazioni speciali [...] Non riferivano a nessuno [all'esterno della CIA ndr], ma direttamente all'ufficio di Cheney.... Il Congresso non aveva alcuna supervisione su di essi [...]. E' essenzialmente un gruppo esecutivo per assassinii, e la cosa è andata avanti e ancora avanti. Sotto l'autorità del Presidente Bush sono entrati in altri paesi, senza conferire con l'ambasciatore o il capo-stazione CIA, per trovare persone di una lista, giustiziarle e andarsene".
Obama, finora, non ha detto alcunché sullo scioglimento dello Joint Special Operations Command, che è parte integrante delle incursioni e dei bombardamenti in continua espansione nel Pakistan. | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: atto di fede Lun Apr 06 2009, 09:24 | |
| Dall'Ansa "Obama: un mondo senza armi nucleari" ma non possiamo chiedere agli Usa di rinunciare alle proprie, sarebbe un caos planetario. Lasciamo lavorare Obama; deve tenere a bada anche la sua classe dirigente. Credo che la volonta' di pace sia sincera. Dobbiamo concentrarci sulla richiesta di riforme strutturali dell'economia. 2000snlp | |
| | | alekos18
Numero di messaggi : 1117 Data d'iscrizione : 04.04.07
| Titolo: Re: Obama: cambiamento o continuità? Dom Apr 19 2009, 15:04 | |
| Dal Molin, continuità Prodi-Berlusconi, scelte di politica estera di Obama. Sunto un'interessante intervista di qualche giorno fa, il 16 aprile, della vicepresidente della commissione Sicurezza nazionale (USA), Loretta Sanchez, a "Il Giornale di Vicenza".
«Stiamo mettendo a punto un piano per consolidare la presenza delle nostre truppe nel mondo, per essere pronti a intervenire in aree delicate come l`Africa, il Medioriente, la repubbliche ex sovietiche in Asia. Per questo è indispensabile consolidare le nostre truppe in Italia. Il Dal Molin ci serve per le guerre in Africa». Così la vicepresidente della commissione "Sicurezza nazionale", Loretta Sanchez, intervistata oggi da "Il Giornale di Vicenza", che aggiunge: «Non ci saranno ripensamenti. Tutte le decisioni sono state prese da parte dei due governi. Il piano e lo stanziamento del budget sono stati votati collegialmente dal Congresso. Ecco perché la linea degli USA non è cambiata nel passaggio tra George W. Bush e Barack Obama. Non a caso Obama ha confermato il segretario della Difesa nominato già ai tempi di Bush, vale a dire Robert Gates». La deputata democratica eletta in California, esponente di spicco della commissione parlamentare per le strategie militari delle forze armate, ha incontrato ieri a Venezia il commissario straordinario per il Dal Molin, Paolo Costa. Ufficialmente la Sanchez sta trascorrendo in Laguna un periodo di vacanza, anche se non è la prima volta che vede Costa e non è la prima volta che l`europarlamentare la aggiorna sullo stato del maxi cantiere a stelle e strisce.
Del caso Dal Molin si parlerà anche al G8 che sarà ospitato alla Maddalena la prossima estate: è un tema di primo piano, «ma tutte le decisioni sono già state prese». Il presidente USA Obama, come speravano gli oppositori del progetto Dal Molin, non ha fatto alcuna marcia indietro. La Sanchez spiega quindi il perché l`Italia rivesta un ruolo così importante, per gli Stati Uniti, nello scacchiere internazionale: «Innanzitutto perché geograficamente è collocata vicino alle aree più a rischio, tra Africa e Medioriente. E poi perché l`Italia è un nostro alleato da moltissimo tempo, condivide con gli USA il medesimo sistema di valori e lo stile di vita. Noi possiamo contare sull`opinione dei governi italiani, che da Prodi a Berlusconi hanno fatto tutto ciò che era necessario per favorire l`alleanza e il piano di consolidamento delle nostre truppe al Dal Molin». | |
| | | Ros
Numero di messaggi : 41 Data d'iscrizione : 05.12.08
| Titolo: Ma Obama lo sa che sta collaborando coi terroristi? Sab Lug 25 2009, 11:30 | |
| MA OBAMA LO SA CHE STA COLLABORANDO COI TERRORISTI?
Perché mai il Dipartimento di Giustizia USA e l’amministrazione Obama si ostinano ad aiutare i Fratelli Musulmani a propagandare le loro idee filo-terroristiche proprio all’interno degli Stati Uniti?
Leggi tutto qui:
http://www.loccidentale.it/articolo/a.0075619 | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Ros e' un cretino Sab Lug 25 2009, 12:57 | |
| non solo e' anti Obama ma soprattutto antiamericano. Ho gia' scritto, e Ros deve aver letto, che gli USA sono oggi, dopo il dissolvimento dell'URSS, l'unica potenza mondiale, gli unici che possono oggi portare una bomba atomica in ogni punto del pianeta senza essere intercettati. Non sono certo gli Iraniani a far loro paura e nemmeno la Russia o la Cina. Gli Americani pero' sono pochi, solo 300 milioni circa, di conseguenza hanno un piccolo esercito e dovrebbero controllare il mondo intero. Quindi o fanno ricorso alle atomiche oppure devono contare sugli alleati. Tra gli alleati tuttavia c'e' gente come Ros che li critica perche' vorrebbe che gli Americani sterminassero gli Arabi. La strada scelta da Obama e' la migliore e ci sono segnali che e' capita anche da Cina e Russia. Segnali opposti sono da parte degli alleati europei, dove c'e' gente come Ros. | |
| | | Ros
Numero di messaggi : 41 Data d'iscrizione : 05.12.08
| Titolo: Obama ha i terroristi in casa: qualcuno glielo spieghi Sab Ago 01 2009, 13:36 | |
| OBAMA HAI I TERRORISTI IN CASA: QUALCUNO GLIELO SPIEGHI, PER CORTESIA.
Una congrega di gentiluomini islamici si è liberamente riunita nella grande sala dell’hotel Hilton di Chicago: in una conferenza fra speaker, aderenti, sostenitori e imam esaltati, ne è risultata una continua apologia del jihad e dell’islamizzazione forzata dell’Occidente, a cui è sottesa la lotta armata, il terrorismo, il razzismo, il totalitarismo, la teocrazia. Questo sarebbe l’islam “moderato” che prospera proprio in casa di mr. Obama: non sarà il caso d’avvisarlo?
Leggi tutto qui:
http://www.loccidentale.it/articolo/o.0076057 | |
| | | kamo
Numero di messaggi : 271 Data d'iscrizione : 10.05.07
| Titolo: Re: Obama: cambiamento o continuità? Sab Ago 01 2009, 21:48 | |
| Ros è diventato oramai un aficionados del forum con i suoi linkaggi a "L'occidentale". Una testata che sul proprio blog Gennaro Carotenuto rileva essere "il quotidiano online della Fondazione Magna Carta, la destra ultraliberale, filostatunitense a oltranza e partigiana dello scontro di civiltà e delle guerre infinite, il presidente onorario della quale è l’ex-presidente del Senato Marcello Pera e il presidente della quale è il senatore di Forza Italia Gaetano Quagliariello".
Piuttosto che dedicare righe all'articolo segnalato, voglio evidenziare una notizia pubblicata sulla testata stessa, che per i lettori dei notiziari dal mondo di "Indipendenza" non rappresenta comunque una novità: "Hamas dice sì a uno Stato palestinese entro i confini del 1967 e ad un'iniziativa di pace internazionale, regionale o statunitense per la soluzione al conflitto arabo-isralieano. Lo ha detto in un'intervista al quotidiano statunitense The Wall Street Journal Khaled Meshaal, leader del movimento radicale islamico palestinese, lasciando intedere un implicito riconoscimento di Israele. Non è la prima volta che Meshaal fa una dichiarazione del genere. Lo scorso maggio, infatti, aveva detto che Hamas avrebbe respinto la soluzione dei due Stati come mezzo per porre fine al conflitto, ma che avrebbe accettato di far parte di un governo di unità nazionale se lo Stato palestinese fosse stato definito a precise condizioni: confini del 1967, Gerusalemme Est, smantellamento delle colonie e diritto di ritorno per i palestinesi. Già allora alcuni analisti concordarono nel considerare le affermazioni come un implicito riconoscimento di Israele". | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: gorbaciov Gio Ago 20 2009, 14:56 | |
| purtroppo Obama da solo non potra' nulla. In Afganistan niente e' cambiato rispetto all'inizio dell'occupazione. In Iraq eguale. Era meglio, come ho gia' scritto, sostenere a suo tempo Gorbaciov, che avrebbe comunque chiuso con la guerra fredda. Allora si', ma oggi un rapporto paritetico USA-Russia non e' immaginabile. Mi chiedo fino a quando gli Americani rinunceranno a usare la bomba atomica, visto che gli alleati non sono affidabili. 2000.snlp | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Obama all'ONU Gio Set 24 2009, 22:37 | |
| Obama auspica un'unita' di intenti per salvare l'ambiente. Obama si dice convinto che la crisi sara' superata. E' in contraddizione. L'inquinamento ambientale si ridurra' se i consumi si ridurranno e la riduzione dei consumi comportera' un peggioramento della crisi. Al contrario se la crisi economica fosse debellata, non si potra' contare sulla diminuzione dell'inquinamento. Mi sembra che Obama sia circondato da consiglieri che lo vogliono perdente. Obama ha vinto perche' ha parlato alla gente con sincerita': non puo' e non deve fare discorsi fumosi su questi temi. E' meglio essere chiari anche a costo di verita' sgradevoli. 2000snlp | |
| | | amaryllide
Numero di messaggi : 7 Data d'iscrizione : 20.06.09
| Titolo: Re: Obama: cambiamento o continuità? Lun Ott 05 2009, 00:49 | |
| - tadiottof ha scritto:
- Obama auspica un'unita' di intenti per salvare l'ambiente.
Obama si dice convinto che la crisi sara' superata. E' in contraddizione. L'inquinamento ambientale si ridurra' se i consumi si ridurranno e la riduzione dei consumi comportera' un peggioramento della crisi. non necessariamente. Si può avere meno inquinamento con maggiori consumi, sostituendo ovunque sia possibile prodotti energivori con prodotti molto meno inefficienti energicamente | |
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| Titolo: Re: Obama: cambiamento o continuità? | |
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| | | | Obama: cambiamento o continuità? | |
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