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| L'euro anti Germania | |
| | Autore | Messaggio |
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alekos18
Numero di messaggi : 1117 Data d'iscrizione : 04.04.07
| Titolo: L'euro anti Germania Sab Giu 30 2012, 01:17 | |
| L'euro anti Germania Debito tedesco peggiore di quello italiano: 2.042 miliardi nel primo trimestre del 2012. Al massimo storico. Lo dice l'Ufficio federale tedesco di statistica Destatis che avverte: le casse statali non potranno far fronte ad un aumento degli interessi derivanti dagli eurobond. Tutto l'apparato pubblico (dai comuni ai land allo Stato federale) soffre dell'indebitamento, che graverà quest'anno, per 35 miliardi di interessi, sui suoi cittadini. Ben al di sopra di quello italiano, quindi, con il nostro paese maggiormente penalizzato rispetto alla Germania per il peggioramento costante e progressivo del costo della vita, i salari bassi, una tassazione eccessiva delle imprese che si sta ripercuotendo molto negativamente sull'economia reale. Secondo il quotidiano tedesco Bild, i tedeschi non è che non vogliono gli eurobond, semplicemente non se li possono permettere. Considerando che i principali mercati d'esportazione delle merci tedesche sono in Europa, non è peregrino prevedere che il Pil tedesco, sinora in attivo grazie alle esportazioni sostenute dalla moneta unica e da un'economia forte, risentirà delle contrazioni e del calo dei consumi interni nei paesi soggetti alle mannaie fondomonetariste euroatlantiche. L'alto tenore di vita tedesco, peraltro in questi anni in decrescita, rischia di essere fortemente ridimensionato. Altro che i 100 milioni di Volkswagen Golf da vendere per ripianare il debito. Insomma, il meccanismo euro si sta profilando tutt'altro che profittevole nel medio periodo pure per la Germania. Con buona pace di chi vuol farci credere che la causa anche dei "nostri" mali derivi proprio da lei, dalla Germania. Per l'amministrazione Obama e per gli interessi strategici USA in regìa, la posta in gioco in Europa, in questa fase, per un pieno rilancio della propria supremazia mondiale, è quello di mettere in riga la Germania. Dopo averle consentito, per un ventennio, di acquisire dei vantaggi grande imprenditoriali in cambio dell'accettazione dell'euro e dei Trattati che l'hanno preceduto, ora si tratta di ingabbiarla, di imbrigliarla. L'europeismo degli Stati Uniti, che spingono decisamente per l'unificazione fiscale, bancaria e di bilancio, in vista di quella politica, si sta scontrando con gli interessi tedeschi che vorrebbero continuare a godere della rendita di posizione fin qui concessa/ottenuta, interessi che comunque, a meno di un cambio strategico qualitativo degli indirizzi strategici della politica estera tedesca, sono comunque messi a rischio proprio dalle dinamiche non casualmente stagnanti e recessive inscritte nelle politiche sociali ed economiche dell'euro disegnate a Washington. In questo quadro la volontà atlantica di una maggiore subordinazione dell'Italia, con un più accentuato ridisegno della colonizzazione interna, ed il connesso varo del governo dei sedicenti "tecnici" capitanato da Monti grazie all'apporto decisivo dell'“uomo del Colle”, assegna al nostro paese il ruolo di pedina importante nella partita confliggente in corso tra Stati Uniti e Germania. Insomma, ci si vuole interrogare seriamente su chi ha voluto l'euro e per quali finalità ed interessi? Si vuole partire da qui per trarne conseguenti scelte d'indirizzo politico? | |
| | | gorritxo
Numero di messaggi : 148 Data d'iscrizione : 15.10.09
| Titolo: Re: L'euro anti Germania Ven Lug 06 2012, 19:30 | |
| Discussione su facebook in merito
Jacopo Fabrizi Non mi convince. Le esportazioni tedesche risentiranno del calo dei consumi nei paesi periferici, e fin qui ok. Ma le politiche rigoriste in questi paesi sono sponsorizzate (diciamo imposte) proprio dalla Germania. Mi pare evidente che i tedeschi stiano utilizzando lo spread come strumento per distruggere il sistema produttivo dell'euromeridione e accentrare capitali. Questa può essere una scelta suicida ma è la scelta che evidentemente ritengono favorevole per lo meno nel medio periodo. A partire da questi presupposti, non riesco a comprendere quali sarebbero gli indirizzi politici suggeriti e mi pare si cada in contraddizione: applicare il rigore alla lunga distruggerà la capacità di esportazione della Germania favorando gli interessi "atlantici"; allo stesso tempo non applicarlo a favore di misure "alla Soros" rientra chiramente negli interessi "europeisti" dell'amministrazione Obama. C'è qualcosa che non torna per me. E poi in tutto questo i popoli greco, italiano e altri che ruolo hanno? quello di farsi massacrare? 29 giugno alle ore 22.15 · Mi piace · 3
Alberto Tarozzi tutto molto logico, ma forse non è del tutto logico quello che sta avvenendo. il ''partito'' della merkel non ha strategie di lungo periodo ma punta solo a presentarsi alle elezioni del 2013 per vincerle quando la crisi europea non avra' ancora fatto sentire i suoi effetti boomerang sulla germania. è un segnale della crisi della democrazia rappresentativa. la sola soluzione è quella di un governo di tecnocrati che non deve rendere conto ai cittadini alle elezioni prossime venture. naturalmente se non punta alla rielezione la tecnocrazia deve comunque accettare una penalizzazione se fallira' nei suoi scopi. la tradizione vuole che i detentori di un potere non legittimati da un voto elettorale (tipo la camera dei lord) , se falliscono, incorrono nella pena di morte 29 giugno alle ore 22.58 · Mi piace
Enrico Campanelli è un po' lunghetto ma lo trovo abbastanza chiarificatore https://youtu.be/t_ssGy0LXo0 IL FUNZIONARIO OSCURO che fece paura a Helmut Kohl e si oppose alla svendita italiana www.youtube.com http://www.byoblu.com/post/2012/06/09/Il-funzionario-oscuro-che-faceva-paura-a-K...Visualizza altro 29 giugno alle ore 23.11 · Mi piace · 1
Circolo Indipendenza Roma @Jacopo. Il rigore tedesco è figlio dei parametri di Maastricht, cioè di Washington. La centralizzazione delle politiche fiscali e di bilancio, vecchio punto focale dell'americana ACUE ed attuale obiettivo "europeista" dell'amministrazione Obama, comporta l'accollarsi del debito altrui sul bilancio (intanto) tedesco. Su questo il "nein" tedesco (di socialdemocratico e CDU, condiviso dagli elettorati di riferimento) è assolutamente conseguente. L'aspirazione tedesca è quella di reiterare i profitti da rendita di posizione contrattata con Washington con l'introduzione dell'euro (e relativi Trattati) e con le politiche di rigore incorporate che comprimono le capacità competitive degli apparati industriali altrui (taluni in via di smantellamento come quello italiano). Ma la trippa per il gatto tedesco era 'a tempo'. La cosa, infatti, potrebbe reggere solo in una costruzione imperiale dell'Europa a guida tedesca. Cioè se fosse davvero Berlino a dettare tempi e musica. Ma si fanno i conti senza l'oste. Chi detta tempi e musica, lo stesso che ha voluto la liberalizzazione dei movimenti di capitale e l'unificazione valutaria per dominare in Europa, sta oltre Oceano. Ora vuole la centralizzazione delle politiche economiche e di bilancio. Da qui il 'cul de sac' in cui si trova Berlino. Che pensa di uscirne puntando i piedi. Ma cederà, dovrà cedere. Cioè quantomeno ridimensionarsi. La voce del padrone, Obama, ha già parlato. E chiaramente. E il braccio di ferro tra Germania e Stati Uniti poggia su basi impari. Per Berlino l'unica strada sarebbe uscire dall'euro e tornare al marco. Quindi uscire dalla NATO. Tutto questo solo per cominciare. Ma non se ne vedono le condizioni politiche. I fatti quindi parleranno a breve. E, ad esempio, la bolla del debito tedesco emergerà in tutta la sua pienezza. Unitamente –che so– ai trucchi contabili del bilancio federale. Berlino come Atene? Vedremo. I popoli greco, italiano, ecc.? Quello di pedine sacrificali, nel mentre il loro status di colonia a stelle e strisce si accentua sempre più. La posta in gioco della sovranità e di un riorientamento gestaltico della lotta politica (anche per la nostra Patria) è un fatto tremendamente serio ed assolutamente necessario. 29 giugno alle ore 23.15 · Mi piace · 3
Jacopo Fabrizi Sta bene. Quello che mi domando è: nella fase attuale, cioè in una fase in cui non mi pare di vedere dietro l'angolo un uscita dei paesi europei dalla stretta dipendenza atlantica, come dovremmo interpretare un eventuale passo indietro di Berlino? Positivamente in quanto darebbe respiro ai paesi dell'europa mediterranea oppure negativamente in quanto rafforzerebbe il vincolo di dipendenza stesso? Io non sono un economista, so di stare banalizzando al massimo, ma vorrei capire se la strada può essere davvero quella che si inizia a sentire in certi ambienti, ovvero sostenere il tentativo tedesco sebbene questo significhi abbastanza chiramente il definitivo smantellamento del nostro sistema produttivo, con le conseguenze del caso. All'interno della competizione inter-imperialistica Usa-Germania (perché di questo si tratta, aldilà della posizione di chiara debolezza dei tedeschi) non capisco quale dovrebbe essere la nostra stella polare, in termini di interessi non solo nazionali, ma delle classi popolari. 30 giugno alle ore 0.32 · Mi piace
Alberto Tarozzi che piaccia o che non piaccia oggi c'è una questione tattica da risolvere. come evitare che l'opportunismo elettoralistico suicida dell'attuale governo tedesco ci conduca al di la' di un punto di non ritorno. passate le elezioni tedesche del 2013 con l'auspicabile sconfitta dell'attuale governo tedesco potremo rivolgerci agli Usa e alle sue contraddizioni, per ora chiunque destabilizzi il governo tedesco fa il nostro gioco sul lungo periodo, anche se ci fa pagare prezzi di cui poi ci dovra' rendere conto (sia che si tratti di eurotecnocrati che di bocconiani) 30 giugno alle ore 8.49 · Mi piace
Circolo Indipendenza Roma @Alberto. L'analisi che facciamo della situazione non ci porta, per dirla in sintesi, a vedere un passaggio opportunistico elettoralistico dell'attuale governo tedesco. Si entra su piani più sistemici, strutturali, dell'attuale apparato di produzione unitamente alle relazione sociali proprie del capitalismo renano, ben al di là di congiunture elettorali. Non a caso vi è una simiglianza trasversale di posizioni tra socialdemocratici e CDU. Lo scarto d'utilità tra la posizione USA e quella peraltro subalterna tedesca è comunque meno significativa di quel che vien fatto apparire (duttilità ed europeismo USA vs rigore tedesco). Il neo Piano Marshall statunitense ha una valenza di merito dominante che non casualmente richiama l'omonimo Piano da secondo dopo guerra, solo che questo lo si vuole materializzare in assenza di forti sinistre e di un quadro geopolitico in buona parte favorevole a certe istanze rivendicative di giustizia sociale. Ergo, siamo ad una confliggenza tra dominanti (USA) e sub/dominanti in fattiva scia (Germania).
@Jacopo. Un passo indietro tedesco significa quantomeno un passo avanti degli Stati Uniti. Quantomeno. Nell'un caso o nell'altro, nessun respiro positivo: l'euro non è stato pensato né strutturato per rafforzare i vari Stati europei ma per renderli più proni, più dipendenti a partire dallo smantellamento dei settori strategici di ciascun paese (cosiddetti Piigs in primis), e men che meno è stato pensato e strutturato a beneficio dello status economico delle classi subalterne, da riportare anzi a condizioni ottocentesche, se non medievali. Per le classi subalterne italiane la stella polare (gli interessi di liberazione della nazione sono gli interessi d'emancipazione delle classi dominate) non vi è altra strada dalla rivendicazione sovranista e, quindi, socialista (rivoluzionaria). Altro è solo fuffa. 30 giugno alle ore 14.48 · Mi piace · 1
Jacopo Fabrizi Questo ci porta su una prospettiva di lunghissimo termine, non è incoraggiante. 30 giugno alle ore 15.06 · Mi piace
Luca Campanelli il debito va proporzionato al pil non considerato in valore assoluto 30 giugno alle ore 18.17 · Mi piace · 1
Circolo Indipendenza Roma Luca, sul concetto e la natura del debito bisogna distinguere tra quello pubblico e quello estero, distinzione assolutamente decisiva, prima ancora di porsi il problema del suo essere proporzionato o meno al Pil. Negli USA, ad es., sotto questo profilo sono incomparabilmente 'fuori'... 30 giugno alle ore 23.46 · Mi piace
Alberto Tarozzi questo punto è sicuramente decisivo. se il nostro debito fosse stato ''internazionale'' piu' che estero agli inizi degli anni 90 avremmo finito col fare la fine della jugoslavia (la lega era pronta a svolgere il ruolo della croazia). il paradosso è che oggi la nostra crisi si è accentuata grazie all'internazionalizzazione del nostro debito, ma il fatto che negli ultimi mesi si sia ''reitalianizzato'' (grazie alla liquidita' sub condicione concessa alle banche dalla bce) non ci è molto utile perche nel frattempo il sistema bancario italiano su cui si appoggia è maggiormente coinvolto da bolle di vario tipo, pur essendone meno responsabile di altri. per il resto condivido diversi punti dell'analisi ''sistemica'' (per esempio l'appuntamento con gli eurobond l'abbiamo forse definitivamente perso un anno fa), ma mi sembra abbastanza ''piatta'' la lettura di quanto avviene negli usa, come se non ci fossero contraddizioni su cui giocare. parliamoci chiaro, se la finanza usa avesse un interesse univoco ad affossare l'euro questo sarebbe gia a quota 70 (lo è gia stato negli anni 90). solo che in questo modo il commercio estero usa ne uscirebbe massacrato. se è vero che a furia di tattiche si finisce con stalin è anche vero che a furia di strategie si finisce con bordiga...e io sto con togliatti. primum sopravvivere... e se per sopravvivere si ottiene l'appoggio di qualche potentato usa (ma chi? soros? baffet? la clinton? perche' rappresenta forse un potentato obama?) non se ne risolvono certo le contraddizioni che rimandano all'oceano pacifico ancor piu che a quello atlantico. se è vero che nel lungo periodo saremo tutti morti oggi mi sembra prioritario arrivare almeno al medio periodo e per questo non credo che nessun compromesso con l'attuale governo tedesco sia possibile 1 luglio alle ore 10.37 · Mi piace
Circolo Indipendenza Roma E' importante, ripeto, interrogarsi sulla natura del debito. Non si tratta solo di questione 'tecnica' o economica, ma è punto essenzialmente politico. 1 luglio alle ore 13.22 · Mi piace
Gianpaolo Caputo dovremmo fare come i giapponesi, che posseggono tutto il loro debito 1 luglio alle ore 17.37 · Mi piace
Tullio Marra Affermava il prof. di economia alla Sapienza di Roma, che per le analisi sullo stato dell'economia, gli studiosi sono molto bravi nel farlo per il passato, mentre per il presente la casalinga di Voghera è insuperabile. Per inciso allora non sapevo chi fosse 'sta casalinga........... 2 luglio alle ore 10.38 · Mi piace
Alberto Tarozzi dimenticava di precisare che gli studiosi sono bravissimi a fare previsioni anche per il remoto futuro, quando la maggior parte dei loro lettori non avranno modo di verificare 2 luglio alle ore 12.19 · Mi piace · 1
Tullio Marra Alberto Tarozzi: Più materia per i sociologi futuristi. 2 luglio alle ore 12.31 · Mi piace | |
| | | alekos18
Numero di messaggi : 1117 Data d'iscrizione : 04.04.07
| Titolo: Re: L'euro anti Germania Mar Lug 24 2012, 14:10 | |
| L'euro contro la Germania? Da ieri, in modo eclatante, anche la Germania è esplicitamente sotto attacco. La valutazione negativa dell'agenzia di rating statunitense Moody's sulle prospettive economiche della Germania viene legata all'incertezza sugli esiti della crisi del debito dei vari Stati europei e sui suoi costi, che potrebbero salire. Moody's ritiene che ci sia bisogno di ulteriori aiuti per i paesi di "Euroland", soprattutto per Italia e Spagna. A prescindere, quindi, che Atene esca dall'euro, per Moody's è necessario più sostegno finanziario all'eurozona e il peso dovrebbe cadere sui paesi più forti a massimo rating, la Germania in primo luogo.
E, quindi, perché colpire la Germania? Per condizionare la decisione della Corte Costituzionale tedesca che ha preso tempo fino a settembre per esprimersi sulla costituzionalità dell'ESM (MES, Meccanismo di Stabilità Europeo) e per l'impantanamento delle risultanze al vertice di Bruxelles dello scorso fine giugno. E' l'ineffabile Mario Monti, espressione ragionieristica italofona dell'euroatlantismo imperiale, a spiegare le ragioni dell'ennesimo tonfo della borsa e dell'ulteriore impennata nello "spread" di "bond" italiani e "bonos" spagnoli: troppi tentennamenti in Europa e poche risorse per lo scudo anti-spread. Aggiunge –l'Ineffabile– che non avrebbe senso tornare a riunire i leader europei intorno al tavolo, perlomeno fino a quando la Corte costituzionale tedesca non avrà sciolto il nodo gordiano che rende zoppo il fondo salva-Stati. Il vertice a Bruxelles di fine giugno, sottolinea, aveva fatto sulla carta «passi avanti» per risolvere la crisi dei debiti sovrani, salvo poi che i principi non si sono tradotti in fatti. Il nervosismo sui mercati dipende da «notizie e indiscrezioni» sull'applicazione di quelle decisioni prese a Bruxelles che –Monti dice– vanno attuate «in tempi brevi e senza rumore». Lo scudo così come ipotizzato –precisa– non basta. Maggiori risorse per l'attuale EFSF e il futuro ESM (i due fondi salva-Stato che dovrebbero, su richiesta, comprare titoli dei Paesi 'virtuosi' in difficoltà) farebbero «ovviamente» comodo, ma «non credo sia molto facile ottenerle nel breve periodo». Ancora più utile sarebbe la concessione della «licenza bancaria» al Fondo permanente, in modo da consentire all'ESM di attingere alle munizioni della BCE. Per questo, senza però citare la Germania, parla di «resistenze». Ciò vuol dire, infatti, frenare la locomotiva tedesca. Monti sa bene che per i tedeschi (ma anche finlandesi e olandesi) quel messaggio è irricevibile. Pronunciamento della Corte tedesca sulla costituzionalità dell'ESM e resistenza politicamente trasversale in Germania all'allargamento dei cordoni della borsa per accollarsi il debito altrui sono i fattori di impantamento. Monti, megafono dell'euroatlantismo più servile, lo dice chiaro. Berlino non ci vuol sentire? E allora è scesa in campo Moody's a farglielo capire.
Insomma, Berlino come Dublino, Atene, Lisbona, Parigi, Roma, Madrid. La bocciatura di Moody's della Germania mira, a breve, ad esercitare pressioni sulla Corte costituzionale tedesca perché approvi l'ESM e perché poi il potenziale competitivo tedesco (temuto dagli Stati Uniti) venga imbrigliato nella partita di giro sovranazionale della spirale dei debiti e dei suoi interessi. Un ridimensionamento forte della Germania sullo scenario internazionale è obiettivo preventivamente perseguito dagli Stati Uniti sin dal secondo dopoguerra. La fase che stiamo vivendo riguarda questo e cioè l'attacco deciso al sistema politico ed economico tedesco che deve ora essere ridimensionato. Solo per riferirci a tempi recenti, lo scritto di circa un mese "L'euro anti Germania" ( http://www.rivistaindipendenza.org/Teoria%20nazionalitaria/Euro%20anti%20germania.htm ) ben si integra nella lettura che diamo non solo di questa fase ma delle finalità strategiche complessive che oltre Atlantico hanno visto e vedono forte e decisa la sponsorizzazione ed imposizione dell'euro, come da antico progetto statunitense dell'ACUE (Comitato Americano per l'Europa Unita) del 1948. | |
| | | sankara
Numero di messaggi : 416 Data d'iscrizione : 14.04.07
| Titolo: Re: L'euro anti Germania Gio Apr 18 2013, 23:11 | |
| Una piccola agenzia USA di rating (valutazione della solvibilità dei crediti), l’Egan Jones, ha “declassato” (da A+ ad A) il debito tedesco, puntando il dito sul suo sistema bancario, in precario stato di salute anche per l’eccessiva esposizione verso le economie degli Stati dell’eurozona in crisi. Il punto è però la tempistica. Che il sistema bancario tedesco sia in serissima crisi è notizia conosciuta dagli “addetti ai lavori” da svariati anni. Che il rapporto debito / PIL, nonostante trucchi contabili vari, cresca costantemente anche per ripianare le perdite delle banche tedesche, è evidente ad una semplice lettura delle pur taroccate statistiche di Eurostat. Accettando la logica del rating, il declassamento della Germania sarebbe quindi dovuto avvenire ben prima e sarebbe dovuto essere ben più cospicuo.
Se quanto detto corrisponde al vero, allora perché adesso? Si tratta forse di un avvertimento a Berlino a intraprendere dei passi in tema di integrazione europea, verso cui da parte tedesca si oppongono esili resistenze non più gradite? Nel report sui conti pubblici tedeschi, Egan Jones “consiglia” infatti Merkel ad accettare la soluzione degli Eurobond. Nei giorni scorsi analoghi “suggerimenti” erano stati espressi dal finanziere USA in odor di CIA George Soros. L’integrazione euro-atlantica deve procedere senza se e senza ma, questo sembra il messaggio che Washington inoltra al suo cane da guardia in Europa.
La ben più famosa agenzia di rating USA Moody’s, che nel confermare il rating della Germania segnala prospettive (“outlook”) negative, potrebbe altrimenti dare il via a vendite e manipolazioni sul debito teutonico. Dalle conseguenze dolorose anche per quella Germania che, a ben vedere, non è così potente come ci presenta la “grande stampa” di casa nostra, intenta a fare delle politiche di Berlino l’esclusivo capro espiatorio di una dittatura euro-atlantica sempre più asfissiante, i cui effettivi mandanti risiedono oltre Oceano...
http://www.investireoggi.it/economia/germania-in-crisi-declassato-il-rating/ http://www.investireoggi.it/economia/germania-moodys-conferma-aaa-con-outlook-negativo/ http://en.wikipedia.org/wiki/Nationally_recognized_statistical_rating_organization
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