|
| La Cina incrementa l'innovazione tecnologica e i salari | |
| | Autore | Messaggio |
---|
Angelo Ruggeri
Numero di messaggi : 5 Data d'iscrizione : 03.08.09
| Titolo: La Cina incrementa l'innovazione tecnologica e i salari Mar Ago 17 2010, 11:12 | |
| Eurocentrismo miope. Si guarda al superamento sul Giappone. Ma in Cina - dove la prima agenzia di rating cinese declassa gli USA - c'è un movimento di crescita degli investimenti di innovazione tecnologica, crescita salariale e miglioramento delle condizioni di lavoro, opposto a quello in atto in Italia ed Europa. A Pomigliano si è rilevato "solo" la messa in discussione del diritto di sciopero dei lavoratori e non del diritto a determinare il Piano d'impresa. La vera "sconfitta" di Pomigliano - che incide sull'intero sistema produttivo e panorama economico, politico e sociale -, è stata la mancata risposta del sindacato sulla politica industriale e l'organizzazione del lavoro che ha messo in luce la mancanza di una strategia alternativa del sindacato considerato ormai o come complice o non più inteso come soggetto di potere sociale. Mentre in Italia si parla di caduta della domanda di automobili quando in Asia questa sta crescendo a ritmi veritiginosi; mentre il "modello di sviluppo Fiat" si balocca sulla bassa produttività addebitandola ai lavoratori anziché agli insufficienti investimenti in ricerca e tecnologia e trovando la soluzione a "tutti" i problemi nell'ulteriore abbattimento del potere di controllo dei Piani d'impresa e del potere contrattuale e dei salari (così comprimendo la domanda interna e quindi aggravando la crisi di sovraproduzione), si concentra l'attenzione sul cosiddetto superamento del Pil cinese su quello giapponese. Come spesso succede si rischia di perdere di vista decisioni e tendenze ben più sostanziali e che ci rigurdano. Ad. es. l'ultima Direttiva del governo cinese rivolta alle imprese del Paese che impone di incrementare la qualità e la tecnologià (che già non è bassa come si crede: visto che in vari campi i prodotti informatici più sofistificati delle imprese americane e occidentali - che si limitano a marchiare il "desaign" - sono prodotte e assemblate in Cina) sia dei prodotti che del processo, e incremento quindi degli investimenti in innovazione tecnologica e in particolare quelli di processo. Parallelamente e non solo nelle ultime settimana, in Cina è stata aperta la strada alle rivendicazioni salariali, gli scioperi che si sono moltiplicati non sono stati più repressi né passati sotto silenzio e i lavoratori hanno ottenuto rilevanti aumenti pari al 25% e in alcune fabbriche sono stati eletti i delegati di fabbrica. Sono linee di tendenza singnificative che si annunciano per tutti i paesi emergenti (basti vedere la straordinaria crescita salariale della Corea), anche se resterà complessivamente confermata la tendenza del sistema capitalistico a precipitare i salari per massimizzare i profitti, ovvero la tesi marxiana del progressivo impoverimento della forza lavoro (impoverimento che può essere anche solo relativo e non sempre e tutto assoluto, cosa che per un certo periodo ha fatto nascere gli equivoci sulla bontà della tesi) . Per altro è stato di recente ricordato che il giorno della sua presentazione come Amministratore delegato Fiat, Marchionni invitò a "non più concentrarsi sul costo del lavoro che riguarda solo il 7% dei costi di produzione di automobili" (Panorama in uscita). Posizione esattamente rovesciata a quella della Fiat di oggi, perché si vuole usare la crisi come occasione giustificata di ristrutturazioni industriali, di ridimensionamenti produttivi, e sopratutto per puntare ad una nuova e più sofisticata soglia di comando politico sulla forza lavoro con il dichiarato obiettivo di svalorizzarla al massimo, con la passivizzazione e l'inanità dei lavoratori rispetto non solo i diritti, sia di sciopero che il diritto dei lavoratori al sindacato, ma sopratutto rispetto ai poteri, cioè rispetto al diritto di concorrere alla strategia d'impresa, ovvero il potere sul piano d'impresa e sull'organizzazione del lavoro dei lavoratori oltre che del sindacato. Di fronte a questa controffensiva c'è stato un No debole perché manca e non non c'è un antagonismo vero da parte, anche, del sindacato, considerato ormai o come complice o non più inteso come soggetto di potere sociale. Avendo rinunciato ad attaccare il profitto e il potere d'impresa per fare solo difesa senza alcun progetto di "offesa" e di controffensiva sui contenuti, come si faceva quando con una complessiva strategia alternativa ci si determinava a dire noi "a te impresa cosa devi fare" sull'organizzazione del lavoro, la politica industriale, ecc. "perché la Costituzione vuole questo". Non limitandosi quindi a dire "non ci trattate male" o a dire "è sbagliato" e a proporre "un'alternativa secondaria", come ha fatto la Cgil: cioè sullo stesso terreno e per gli stessi fini "produttivi" proposti da Marchionne, da ottenere con mezzi e forme diverse in nome della dignità e dei diritti, anziché del potere sociale di cui i diritti sono una conseguenza. La vera "sconfitta" dei lavoratori di Pomigliano è stata la mancata risposta sulla politica industriale e l'organizzazione del lavoro, che sono state una forza e un cavallo di battaglia vincente dei lavoratori e del sindacato determinati ad imporre con la lotta i principi e il potere sociale delineato dalla Costituzione fondata sul lavoro. Tale mancanza mette in luce il rischio di una difesa dei No destinata alla sconfitta, mancando una capacità di "offesa" e di attacco al potere d'impresa della quale urge recuperare il bagaglio storico e teorico.
Angelo Ruggeri
| |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: probabili cause Mer Ago 18 2010, 09:16 | |
| i problemi per l'occupazione e, quindi, per l'economia, non derivano dalla globalizzazione, ne' dalla Cina, ma dal trovarci nell'era post-industriale ovvero dall'abbinamento delle macchine semoventi, che si muovono senza bisogno di forza animale o dell'uomo, e sono guidate dai software dei computer, senza l'intervento dell'operatore umano. Quindi il problema sta nella proprieta' dei mezzi di produzione. 2000snlp | |
| | | kamo
Numero di messaggi : 271 Data d'iscrizione : 10.05.07
| Titolo: La Cina declassa gli USA Mer Ago 18 2010, 10:02 | |
| Secondo me bisognerebbe discutere della natura politica e sociale della Cina e valutarne anche il peso che sta acquisendo nei rapporti geopolitici. C'è chi parla di un paese socialista, chi la vede come una potenza capitalista in ascesa, possibile antagonista degli Stati Uniti. Leggevo su "Indipendenza" le modalità con cui le "agenzie di rating" interferiscono nelle vite finanziarie degli Stati (e delle imprese), con tutte le conseguenze sul piano politico e sociale che anche questo strumento determina nel condizionare, direzionare. Da questo punto di vista l'articolo che vi posto di seguito mi sembra faccia emergere una Cina ambiziosa, sempre più lanciata nell'agone internazionale, che lancia un guanto di sfida agli Stati Uniti. La Cina declassa gli USA - La prima agenzia di rating cinese spezza il monopolio delle 'tre sorelle' e toglie agli Stati Uniti la 'tripla A' - di Enrico Piovesana 16/07/2010 Molto si è scritto e discusso negli ultimi tempi sullo strapotere, l'affidabilità e la neutralità delle agenzie di rating statunitensi. Standard&Poors, Moody's e Fitch, detengono il monopolio del giudizio sullo stato di salute economica degli Stati. Sono loro a decidere quali economie sono forti e quali sono deboli, determinando di fatto i destini delle nazioni. Una 'A' in più o in meno nelle loro valutazioni (tutt'altro che oggettive e disinteressate) può significare la salvezza o la bancarotta di un Paese. Ma ora le cose potrebbero cambiare. Nei giorni scorsi ha debuttato la prima agenzia di rating cinese, la Dagong, creata da Pechino proprio per rompere il monopolio Usa in questo settore e fornire un punto di vista alternativo rispetto a quello delle 'tre sorelle' americane. Il primo rapporto Dagong, pubblicato il 10 luglio, ha suscitato molto scalpore e interesse. Per valutare la solvenza degli Stati, l'agenzia cinese si basa su criteri diversi da quelli tradizionali, tenendo maggiormente da conto l'effettiva capacità di creare ricchezza e l'ammontare delle riserve. Il risultato è stato che gli Stati Uniti perdono la mitica 'tripla A' e vengono declassati a livello 'AA', Gran Bretagna e Francia scendono ad 'AA-' e Italia, Spagna e Belgio addirittura ad 'A-'. E' andata meglio a Canada, Germania e Olanda, giudicate 'AA+': la stessa classe di valutazione a cui sale la Cina. A parte le scontate critiche sull'autorivalutazione della Cina, la classifica di Dagong è stata giudicata da molti esperti occidentali molto più ''realistica'' di quelle di Standard&Poors, Moody's e Fitch, soprattutto per quanto riguarda il declassamento degli Stati Uniti. Da tempo gli economisti, anche americani, ritengono che la 'tripla A' agli Usa mascheri una realtà molto più negativa. Un numero crescente di esperti ritiene che gli Stati Uniti siano addirittura sull'orlo dell'insolvenza e della bancarotta, visto il debito pubblico ormai fuori controllo (13 mila miliardi di dollari, pari al prodotto interno lordo nazionale) e il rischio di una nuova crisi dei mutui immobiliari (un recente rapporto del Tesoro Usa parla di una nuova enorme bolla pronta a scoppiare) che rischia di produrre nuovi fallimenti bancari a catena. A rafforzare i dubbi sul reale stato di salute dell'economia statunitense (e quindi mondiale) giunge anche la clamorosa notizia delle Nazioni Unite che, per la prima volta, propongono ufficialmente di abbandonare il dollaro come valuta di riserva globale poiché ''a rischio di instabilità''. Il rapporto Onu 2010 sullo stato economico e sociale del mondo, pubblicato a fine giugno, evidenzia la necessità di creare una un nuovo sistema di riserva globale non più basato sul dollaro, bensì su una moneta unica mondiale sviluppabile sulla base dei già esistenti Diritti speciali di prelievo (Sdr) del Fondo monetario internazionale. Primo passo verso un nuovo ordine economico e politico mondiale (un governo globale federale non necessariamente democratico) che, secondo un recente articolo dell'Economist, molti economisti vedono come unica amara medicina per far fronte in maniera efficace a un futuro economico di stagnazione o, peggio, di recessione. | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: governo mondiale Mer Ago 18 2010, 14:58 | |
| Piovesana scrive ---Primo passo verso un nuovo ordine economico e politico mondiale (un governo globale federale non necessariamente democratico) che, secondo un recente articolo dell'Economist, molti economisti vedono come unica amara medicina per far fronte in maniera efficace a un futuro economico di stagnazione o, peggio, di recessione. ...
Sono convinto anch'io che ci voglia un governo globale non necessariamente democratico e non tanto per evitare la recessione, che ci sarebbe lo stesso, ma per l'ordine pubblico planetario, per evitare il caos. La recessione sara' evitata solo con un governo globale democratico, ma la democrazia bisogna conquistarsela. La democrazia c'e' quando i cittadini partcipano alla vita pubblica leggendo le notizie, scrivendo ai giornali, denunciando gli abusi, rimproverando coloro che sporcano le strade ecc. Allora i cittadini rivendicherebbero anche la proprieta' pubblica dei mezzi di produzione e i prodotti, con il controllo dei cittadini, sarebbero equamente distribuiti. 2000snlp | |
| | | iskra
Numero di messaggi : 224 Data d'iscrizione : 22.08.09
| Titolo: Re: La Cina incrementa l'innovazione tecnologica e i salari Mer Ago 18 2010, 20:07 | |
| - tadiottof ha scritto:
- Piovesana scrive
---Primo passo verso un nuovo ordine economico e politico mondiale (un governo globale federale non necessariamente democratico) che, secondo un recente articolo dell'Economist, molti economisti vedono come unica amara medicina per far fronte in maniera efficace a un futuro economico di stagnazione o, peggio, di recessione. ...
Sono convinto anch'io che ci voglia un governo globale non necessariamente democratico e non tanto per evitare la recessione, che ci sarebbe lo stesso, ma per l'ordine pubblico planetario, per evitare il caos. La recessione sara' evitata solo con un governo globale democratico, ma la democrazia bisogna conquistarsela. La democrazia c'e' quando i cittadini partcipano alla vita pubblica leggendo le notizie, scrivendo ai giornali, denunciando gli abusi, rimproverando coloro che sporcano le strade ecc. Allora i cittadini rivendicherebbero anche la proprieta' pubblica dei mezzi di produzione e i prodotti, con il controllo dei cittadini, sarebbero equamente distribuiti. 2000snlp Gli USA ci stanno provando da circa 70 anni a costituire il 'loro' governo globale, ma incontrano (ed è un bene per gran parte dell'umanità che sia così) molte difficoltà e sempre più estese resistenze. Ci sono Stati emergenti (alcuni interessanti) e lotte di liberazione nazionali. La "democrazia" a stelle e strisce va in tutt'altra direzione rispetto a quella che auspichi. Quella partecipata, che vagheggi, è da conquistare. Ma non la si otterrà senza sovranità, come sostiene "Indipendenza". Sovranità popolare, reale, e democrazia effettiva, partecipata, vanno a braccetto. Da qui, ben diversamente si porrebbe e si affronterebbe il problema della recessione. | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Re: La Cina incrementa l'innovazione tecnologica e i salari Mer Ago 18 2010, 22:27 | |
| - iskra ha scritto:
- La "democrazia" a stelle e strisce va in tutt'altra direzione rispetto a quella che auspichi. Quella partecipata, che vagheggi, è da conquistare. Ma non la si otterrà senza sovranità, come sostiene "Indipendenza". Sovranità popolare, reale, e democrazia effettiva, partecipata, vanno a braccetto.
Da qui, ben diversamente si porrebbe e si affronterebbe il problema della recessione. Se sovranita' e democrazia vanno braccetto siamo a cavallo. Le lotte di liberazione nazionale sono finite da decenni e hanno portato al governo despoti come Idi Amin, Bokassa, Yomo Keniatta, Boumedienne, Suharto in Indonesia, i Kmer rossi e altri eguali in America Latina. Sei infarcita di sogni. 2000snlp | |
| | | kamo
Numero di messaggi : 271 Data d'iscrizione : 10.05.07
| Titolo: Re: La Cina incrementa l'innovazione tecnologica e i salari Gio Ago 19 2010, 22:02 | |
| - tadiottof ha scritto:
- Le lotte di liberazione nazionale sono finite da decenni
Basta volgere uno sguardo nel mondo per constatare che ad oggi le lotte sociali di emancipazione continuano ad attivarsi e a proseguire in nome e a partire dalla liberazione nazionale. Quelle (le lotte) senza questa (la liberazione nazionale) sono destinate alla sconfitta o ad avere un parziale 'successo'. E' un concetto base che pone "Indipendenza" e che ho fatto convintamente mio. - tadiottof ha scritto:
- Le lotte di liberazione nazionale (...) hanno portato al governo despoti come Idi Amin, Bokassa, Yomo Keniatta, Boumedienne, Suharto in Indonesia, i Kmer rossi e altri eguali in America Latina.
A parte che indichi figure molto discutibili, talune nemmeno si sono richiamate alla lotta di liberazione nazionale (ad es. Suharto, Idi Amin, Bokassa), assumi liberazione nazionale e dispotismo come una concatenazione dogmatica, come una relazione meccanica. Il dispotismo è la negazione della liberazione nazionale. E' così difficile capirlo? | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: dispotismo e lotte di liberazione Gio Ago 19 2010, 22:11 | |
| Ma no!! Voglio mettere in rilievo che i giochi non sono nelle mani degli insorti. Gli Algerini di oggi non si ricordano nemmeno chi era Ben Bella, scalzato da Boumedienne. Non e' possibile per la popolazione restare sempre all'erta e chi arriva a governare dispone dell'esercito e della polizia contro i suoi stessi sostenitori. Ci vorrebbe gente onesta al governo e contemporaneamente la popolazione non deve pretendere da loro la luna. 2000snlp | |
| | | sankara
Numero di messaggi : 416 Data d'iscrizione : 14.04.07
| Titolo: Re: La Cina incrementa l'innovazione tecnologica e i salari Lun Ott 11 2010, 11:52 | |
| - iskra ha scritto:
- tadiottof ha scritto:
- Piovesana scrive
---Primo passo verso un nuovo ordine economico e politico mondiale (un governo globale federale non necessariamente democratico) che, secondo un recente articolo dell'Economist, molti economisti vedono come unica amara medicina per far fronte in maniera efficace a un futuro economico di stagnazione o, peggio, di recessione. ...
Sono convinto anch'io che ci voglia un governo globale non necessariamente democratico e non tanto per evitare la recessione, che ci sarebbe lo stesso, ma per l'ordine pubblico planetario, per evitare il caos. La recessione sara' evitata solo con un governo globale democratico, ma la democrazia bisogna conquistarsela. La democrazia c'e' quando i cittadini partcipano alla vita pubblica leggendo le notizie, scrivendo ai giornali, denunciando gli abusi, rimproverando coloro che sporcano le strade ecc. Allora i cittadini rivendicherebbero anche la proprieta' pubblica dei mezzi di produzione e i prodotti, con il controllo dei cittadini, sarebbero equamente distribuiti. 2000snlp Gli USA ci stanno provando da circa 70 anni a costituire il 'loro' governo globale, ma incontrano (ed è un bene per gran parte dell'umanità che sia così) molte difficoltà e sempre più estese resistenze. Ci sono Stati emergenti (alcuni interessanti) e lotte di liberazione nazionali.
La "democrazia" a stelle e strisce va in tutt'altra direzione rispetto a quella che auspichi. Quella partecipata, che vagheggi, è da conquistare. Ma non la si otterrà senza sovranità, come sostiene "Indipendenza". Sovranità popolare, reale, e democrazia effettiva, partecipata, vanno a braccetto. Da qui, ben diversamente si porrebbe e si affronterebbe il problema della recessione. C'è chi vede la Cina non solo come un contraltare geopolitico degli Stati Uniti, ma anche come un modello sociale alternativo. Non privo di contraddizioni, necessitante quindi di aggiustamenti, comunque avviato verso un nuovo modo di concepire e strutturare il socialismo. Tu ti sei fatto un'idea in tal senso? Vedi una Cina socialista in formazione? | |
| | | iskra
Numero di messaggi : 224 Data d'iscrizione : 22.08.09
| Titolo: Re: La Cina incrementa l'innovazione tecnologica e i salari Gio Ott 21 2010, 10:30 | |
| - sankara ha scritto:
- iskra ha scritto:
- tadiottof ha scritto:
- Piovesana scrive
---Primo passo verso un nuovo ordine economico e politico mondiale (un governo globale federale non necessariamente democratico) che, secondo un recente articolo dell'Economist, molti economisti vedono come unica amara medicina per far fronte in maniera efficace a un futuro economico di stagnazione o, peggio, di recessione. ...
Sono convinto anch'io che ci voglia un governo globale non necessariamente democratico e non tanto per evitare la recessione, che ci sarebbe lo stesso, ma per l'ordine pubblico planetario, per evitare il caos. La recessione sara' evitata solo con un governo globale democratico, ma la democrazia bisogna conquistarsela. La democrazia c'e' quando i cittadini partcipano alla vita pubblica leggendo le notizie, scrivendo ai giornali, denunciando gli abusi, rimproverando coloro che sporcano le strade ecc. Allora i cittadini rivendicherebbero anche la proprieta' pubblica dei mezzi di produzione e i prodotti, con il controllo dei cittadini, sarebbero equamente distribuiti. 2000snlp Gli USA ci stanno provando da circa 70 anni a costituire il 'loro' governo globale, ma incontrano (ed è un bene per gran parte dell'umanità che sia così) molte difficoltà e sempre più estese resistenze. Ci sono Stati emergenti (alcuni interessanti) e lotte di liberazione nazionali.
La "democrazia" a stelle e strisce va in tutt'altra direzione rispetto a quella che auspichi. Quella partecipata, che vagheggi, è da conquistare. Ma non la si otterrà senza sovranità, come sostiene "Indipendenza". Sovranità popolare, reale, e democrazia effettiva, partecipata, vanno a braccetto. Da qui, ben diversamente si porrebbe e si affronterebbe il problema della recessione. C'è chi vede la Cina non solo come un contraltare geopolitico degli Stati Uniti, ma anche come un modello sociale alternativo. Non privo di contraddizioni, necessitante quindi di aggiustamenti, comunque avviato verso un nuovo modo di concepire e strutturare il socialismo. Tu ti sei fatto un'idea in tal senso? Vedi una Cina socialista in formazione? Dovremmo conoscere meglio la Cina. Le informazioni che giungono da lì non sono tante e comunque non ci giungono chiaramente dai canali ufficiali. A sinistra se ne sa e se ne parla molto poco. Io stesso sento di doverne sapere di più. Alla tua domanda, Sankara, sono in grado di rispondere solo in termini di impressioni. E' in atto da tempo una fortissima accelerazione industriale/capitalistica gestita in buona parte dal PCC, al cui interno, minoritarie come rappresentanza, ma significative come presenze e come ruolo occupato, vi sono personaggi di queste oligarchie rampanti che vedo "comuniste" per opportunità e necessità. Ho la sensazione che questo accelerato grado di crescita stia avvenendo grazie ad un numerosissimo "esercito industriale di riserva" molto a buon mercato, in condizioni sociali e ambientali che decenni di "socialismo" avrebbero dovuto porre in ben diverse condizioni. Mi sembra che la Cina stia conoscendo e percorrendo a tappe forzate quella " accumulazione primitiva di capitale" ben nota in "Occidente", con tutte le disuguaglianze e differenze di classe conseguenti. C'è poi da considerare la cultura e la mentalità cinese, il versante culturale insomma, che è fondamentale per capire la specificità di questo processo cinese e delle sue dinamiche sociali. Non voglio dilungarmi con altre osservazioni. Dico solo, nei limiti di quanto scrivevo all'inizio, che sarei molto prudente nell'entusiasmarmi per il "socialismo cinese". So che non è il caso di "Indipendenza", ma ad esempio di un Domenico Losurdo. Se penso al "socialismo bolivariano" del Venezuela emergono fortissime le differenze. Questo può essere indicativo. Ma, ripeto, servono più informazioni. Resta, infine, la evidente conflittualità geopolitica tra Stati Uniti e Cina che è da seguire con attenzione per le sue ripercussioni mondiali. La politica estera cinese mi pare stia procedendo e penetrando in diversi contesti geografici con molta discrezione ed efficacia. Leggendo resoconti qua e là, mi sembra che non lo stia facendo con modalità "socialiste" ma, se non ancora pienamente con una mentalità imperialistica, certo con quella di una grande potenza. | |
| | | Contenuto sponsorizzato
| Titolo: Re: La Cina incrementa l'innovazione tecnologica e i salari | |
| |
| | | | La Cina incrementa l'innovazione tecnologica e i salari | |
|
Argomenti simili | |
|
| Permessi in questa sezione del forum: | Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
| |
| |
| |