Ora basta, aprite gli archivi: chi ha assassinato Sankara?
A quando la verità sul brutale omicidio politico di Thomas Sankara, rivoluzionario presidente del Burkina Faso e apostolo del riscatto dell’Africa? «Se il Burkina Faso sarà solo nel chiedere l’annullamento del debito – disse nell’estate 1987 al vertice africano di Addis Abeba – io l’anno prossimo non sarò più qui a questa conferenza». Meno di tre mesi dopo, fu trucidato mentre era al lavoro nel suo ufficio. Un nuovo appello internazionale ora chiede l’apertura di un’inchiesta indipendente su quello che fu un assassinio annunciato: fu lo stesso Sankara a paventare l’eliminazione fisica dei leader africani decisi a rompere le catene neo-coloniali della schiavitù finanziaria.
Dopo che nel 2008, malgrado esplicita richiesta al governo del Burkina, si è chiuso senza inchieste il fascicolo aperto dal comitato dell’Onu per i diritti umani a cui si erano rivolti i familiari di Sankara e il collettivo giuridico della Cijs (campagna internazionale “giustizia per Thomas Sankara”), sono ora emerse «recenti testimonianze» che «indicano implicati nell’assassinio di Thomas Sankara» svariati soggetti: dal “signore della guerra” Charles Taylor, liberiano, all’ex braccio destro di Sankara, Blaise Compaoré, attuale presidente del Burkina Faso, nonché «la Francia, la Cia ed altre personalità africane».
A rilanciare le accuse, il comitato internazionale indipendente composto da giuristi, scrittori e associazioni di solidarietà e impegno civile. L’organizzazione, sorta per chiedere giustizia per Sankara, annovera sostenitori in tutto il mondo. L’ultimo appello, forte di 3.200 firme, è stato sottoscritto da personalità e organismi a livello mondiale, dall’antropologo Jean Ziegler ad Eric Touissant, da scrittori come Eduardo Gaelano a musicisti come Didier Awadi. Folta la pattuglia degli italiani: Alex Zanotelli, don Luigi Ciotti, Sabina Guzzanti, Luigi De Magistris, Giulietto Chiesa. Importante il sostegno della sinistra, in Italia e in Francia ma anche in Senegal, Cameroun, Burkina Faso e Mali.
«Si chiede l’apertura degli archivi dei paesi indicati come implicati: la Francia, gli Usa, la Costa d’Avorio, il Togo e la Libia», ribadisce l’appello, ricordando che inoltre «si invita la comunità internazionale a non fingere più di vedere in Blaise Compaoré un uomo di pace mentre è notoriamente implicato nei conflitti in Liberia, in Sierra Leone, nei traffici d’armi e di diamanti per l’“Unita” e nel conflitto in Costa d’Avorio». Thomas Sankara, prosegue l’appello, «è stato assassinato perché seguiva una politica orientata verso la soddisfazione dei bisogni del suo popolo e denunciava il debito e i diktat delle potenze occidentali».
Il suo essere leader integro e coraggioso rappresenta sempre più un punto di riferimento nella gioventù africana e nel mondo: «Conoscere la verità sul suo assassinio è un diritto della famiglia ed un’esigenza di tutti, le implicazioni straniere devono essere attivamente ricercate e i responsabili giudicati». Per sottoscrivere l’appello, nei giorni scorsi pubblicato sulle pagine del “Manifesto”, basta visitare il sito dedicato al presidente assassinato:
Fonte: www.thomassankara.net