Un fine umorista di origine egiziana ha di recente pubblicato un libro in cui, partendo dalla propria esperienza autobiografica, arriva a maturare il convincimento che “la difesa della sacralità della vita coincide con la difesa del diritto all’esistenza da parte di Israele”.
Peccato che di questa equivalenza non fossero informati i soldati israeliani, e in particolare quelli posizionati nei pressi dell’ex insediamento colonico di Dugit, che per difendere in concreto il diritto di Israele ad esistere e a proteggersi non hanno esitato a uccidere due ragazzini incolpevoli ed innocenti.
O forse, per meglio dire, peccato che il valore e la “sacralità” della vita non vengano in considerazione quando le vite in questione sono quelle di qualche arabo cencioso.
Secondo la ricostruzione dell’Ong palestinese Pchr, venerdì 1 giugno, intorno a mezzogiorno, quattro ragazzini palestinesi stavano tranquillamente giocando con i loro aquiloni vicino alla spiaggia; ad un certo punto, uno degli aquiloni è caduto vicino alla zona in cui era posizionata una unità di fanteria di Tsahal, i cui soldati non hanno esitato ad aprire il fuoco contro un così ghiotto bersaglio.
In questa maniera assurda hanno trovato la morte Ahmad Abu Zubeida e Zaher al-Majdalawi, entrambi 14enni ed entrambi provenienti dal vicino campo profughi di Jabalya, mentre il terzo componente del gruppo, il 16enne Mohammed al-Atawna, è rimasto lievemente ferito alla schiena ed il quarto è riuscito a scappare.
Ma si muore anche lontano dalla barriera di "sicurezza".
Così ieri mattina - verso le prime luci dell’alba – alcuni soldati israeliani, nel corso di un’operazione di arresto, hanno fatto irruzione in una casa di Hebron sparando all’impazzata, uccidendo il 67enne Yehia al-Jabari e ferendo altri sette componenti della sua famiglia, compresa la moglie 65enne che versa in gravi condizioni in ospedale per una ferita alla testa.
Naturalmente, anche qui, le versioni delle due parti divergono lievemente, con i Palestinesi che sostengono che i soldati israeliani hanno aperto il fuoco senza motivo, mentre fonti di Tsahal affermano, invece, che i soldati hanno aperto il fuoco solo dopo essere stati attaccati dai padroni di casa con lanci di oggetti (persino di una bombola di gas) e a seguito del tentativo di un familiare di al-Jabari di strappare il fucile ad un israeliano.
E già, sembra di vederla la scena, un anziano 67enne che si scaglia contro i soldati israeliani brandendo sopra il capo una bombola di gas, mentre la moglie, più giovane ed arzilla, cerca di strappare il fucile dalle mani del soldato che glielo punta contro.
Voi ci credereste? Io non penso proprio (naturalmente la domanda non è rivolta né agli amici di Israele né alla cricca di informazione corretta e similari).
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