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| Gabbia europea ed imbroglio elettorale. Parliamone | |
| | Autore | Messaggio |
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alekos18
Numero di messaggi : 1117 Data d'iscrizione : 04.04.07
| Titolo: Gabbia europea ed imbroglio elettorale. Parliamone Sab Mag 02 2009, 15:46 | |
| Il 6 e 7 giugno prossimi si vota per il parlamento europeo, un organo che conta veramente molto poco, la cui principale funzione consiste nel dare un'aurea di democraticità all'Unione Europea (la UE).
La UE si riduce a due sostanziali funzioni.
Primo: essere per gli Stati Uniti (la UE del resto è una sua creatura) uno spazio di colonizzazione per il proprio capitalismo. Un blocco euro-americano, integrato a livelli politico, economico e militare, ovviamente dominato da Washington, è la prospettiva a medio termine dell’Unione Europea. L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, sostanziale riproposizione di quella "Costituzione Europea" respinto nel 2005 dai cittadini francesi ed olandesi, fornirebbe ulteriore cornice giuridica a questo processo (come mostrano gli articoli sulla subordinazione della "Difesa europea" alla NATO, cioè gli USA).
Secondo: scardinare progressivamente in nome del "necessario" adeguamento alle direttive europee (l'attività parlamentare all'interno dei singoli Stati UE è sostanziale recepimento delle direttive della Commissione Europea) quelle pur parziali conquiste giuridiche e sociali frutto di decenni di lotte. Uno smantellamento/svuotamento lento e inesorabile per "essere in Europa".
Il Parlamento europeo è un organismo di questo sistema. E' molto più arretrato per funzioni e significato dei parlamenti ancora esistenti negli Stati in Europa (il che è tutto dire). Non ha alcun potere di iniziativa legislativa perché questo spetta alla Commissione Europea (CE). Può solo inoltrare alla CE raccomandazioni ed in pratica solamente approvare ciò che propone la Commissione Europea. Può istituire "commissioni d'inchiesta temporanee" per "un controllo democratico sull'attività comunitaria" (cioè aria fritta).
Altre funzioni? Può "nominare un mediatore che ha il compito di ricevere i reclami dei cittadini dell'Unione" (grandioso!!) e financo "proporre interrogazioni scritte e orali"...
Vogliamo parlare seriamente di tutto ciò, di cosa questo significhi? Vogliamo prendere coscienza su cosa c'è dietro l'operazione chiamata "Europa"? | |
| | | lina arena
Numero di messaggi : 8 Data d'iscrizione : 16.08.08
| Titolo: non incide per caso anche la qualità della classe politica? Sab Mag 02 2009, 16:47 | |
| Credo che l'Unione europea abbia aiutato l'Italia ad uscire dalle secche di un sistema economico-giuridico arretrato grazie all'introduzione di principi e metodi amministrativi più snelli ed evoluti. Condivido le perplessità esposte nell'articolo, tuttavia vorrei segnalare che la qualità e cioè il livello culturale della classe politica che inviamo nel Parlamento europeo è molto scadente per cui i benefici vengono diluiti o non compresi nè sollecitati. Dovremmo gettare le basi di una vera e propria rivoluzione fatta con mezzi pacifici al fine di svecchiare i nostri parlamenti ed introdure forze nuove e capaci di capire la modernità ed il progresso. Non occorre che le nuove leve siano profumate e ben vestite. Debbono avere una dose di cultura e di capacità molto elevate. Il chè è molto difficile e raro. dati i tempi che corrono. | |
| | | Admin Admin
Numero di messaggi : 438 Data d'iscrizione : 21.03.07
| Titolo: Re: Gabbia europea ed imbroglio elettorale. Parliamone Dom Mag 03 2009, 01:56 | |
| La "nota" politica, di cui sopra, è uscita anche sulla pagina di "Indipendenza" su facebook, accompagnata da una foto che raffigura un cartello con la scritta: "Vendesi nazione italiana, completa di popolazione, alloggi da ristrutturare. Prezzo modico". I commenti finora giunti li riportiamo di seguito. Diverse anche le lettere che "Indipendenza" ha ricevuto in privato e che ci riserviamo di pubblicare (almeno alcune). Intanto i commenti su fb.
Antonio Chirigoni alle 14.20 del 02 maggio prendo in prestito
Tina Esposito alle 14.30 del 02 maggio anch'io, geniale!
Lucio Malandra alle 14.31 del 02 maggio Troooppo bella, la rubo! xD
Antonio Mercogliano alle 14.35 del 02 maggio ho condiviso
Ciro della Porta alle 14.35 del 02 maggio LA PUBBLICO
Davide Sponton alle 14.59 del 02 maggio Da anni, nel più completo isolamento, anche rispetto a molti amici nell'ambito della sinistra radicale, vado parlando dell'euroimbroglio. I cittadini europei si vedono piovere addosso decisioni senza un minimo di discussione democratica. A mio avviso occorre riprendere in mano la nostra sovranità a partire da quella monetaria se non verranno modificati i parametri di Maastricht che ci stanno condannando ad una subordinazione via via maggiore. Purtroppo in Italia tutto ciò che si fa a Bruxelles è visto come segno di modernità, ma tutto ciò è inganno allo stato puro. Con queste istituzioni l'Europa non sarà mai sociale, ma amica delle oligarchie finanziarie.
Ignazio Giulio Paolo Altese alle 15.01 del 02 maggio la pubblico anch'io, grazie
Lurtz Sarumanovic alle 15.15 del 02 maggio Scippo effettuato...
Mario Cecere alle 15.19 del 02 maggio anche per il provincialismo di questo Paese qualsiasi imposizione 'europe' è vista come positiva e modernizzatrice..mentre al contrario passatiista e antistorico sarebbe l'appelllo alla sovranità energetica, monetaria, economica e politica. occorre ribaltare questa dialettica falsata dagli interessi antinazionali delle oligarchie finanziarie e dei loro lacchè 'istituzionali'.
Nicoletta Forcheri alle 15.38 del 02 maggio tutte le decisioni dell'Europa vanno nel senso della bancarizzazione delle risorse fondamentali dall'acqua ai servizi pubblici, della bancarizzazione dello Stato stesso e svuotamento del suo ruolo, e della soppressione della possibilità di autosostentamento con appropriazione perisno dei semi perimporci i tossici OGM, tossici nel senso che danno dipendenza.
La Commissione essendo un mega sportello della BCE, lo fa in combutta con alcune banche canaglia con lo strumento del DEBITO (vedi derivati ai comuni e altri strumenti canaglia), e lo scopo è farci diventare tutti indebitati schiavi e loro dipendenti a buon mercato.
Non dopo averci tolto la terra i borghi e le nostre case.
In questa azione di schiavizzazione paesi come l'Italia hanno molto piu da perdere che non paesi come la piatta Olanda dai cui circoli di affari provengono le direttive alla globalizzazione (Sponsor di Doha, conflitti di interessi con la monarchia britannica olandese e alcune banche ecc ecc)..
Claudio Fedi alle 15.40 del 02 maggio Bene, allora forse sarebbe il caso di proporsi concretamente per modernizzarla questa Europa, anziché demolirla.
Nicoletta Forcheri alle 15.42 del 02 maggio BISOGNEREBBE SMASCHERARE LA TRUFFA E SMANTELLARE LA BCE CHI DEI NOSTRI DEPUTATI SI PROPONE QUESTO OBIETTIVO POLITICO CHE IO SAPPIA NESSUNO A PARTE L'ESTREMA DESTRA E ALLORA IO DICO GLI ESTREMI DEVONO RIUNIRSI DARSI UN ASPETTO NON ESTREMO E SCHIERARE TUTTI I CITTADINI DELLO SPETTRO POLITICO fino a quando faranno il gioco degli estremi saranno strumentali al sistema
Andrea Bottiglieri alle 16.30 del 02 maggio W W W . S I G N O R A G G I O . I T
Roberta Papalini alle 16.38 del 02 maggio Europa più Berlusconi più democrazia cristiana sono stati il flagello del nostro paese. E continuano pure. La santissima trinità al contrario.
Tommaso Pedio alle 20.05 del 02 maggio Davide, a tuo avviso cosa si dovrebbe fare per avviare un percorso di conquista dell'indipendenza in questo Paese, a partire da quella monetaria?
Tommaso Pedio alle 20.17 del 02 maggio Claudio, questa Europa è un cappio al collo sia per l'Italia che per gli abitanti degli altri Stati e nazioni. Magari si arrivasse ad una fine dell'Unione Europea, ne beneficerebbe la gran parte degli abitanti di questa parte di mondo! Puntualizzo che auspicare l'implosione dell'Europa non significa promuovere forme di isolamento autarchico o rigettare progetti di cooperazione con altre nazioni (non solo) in Europa, ma semplicemente porre al centro dell'agenda politica la tutela degli interessi comuni delle classi dominate (dai disoccupati alle piccole imprese) di questo Paese, assolutamente penalizzate da questa iattura di nome Europa...
Tommaso Pedio alle 20.19 del 02 maggio Mario, parli (anche) di sovranità energetica. Hai qualche idea in merito?
Roberta Papalini alle 21.28 del 02 maggio sì ma come al solito dei partiti o sigle taggati non ne risponde neppure uno. Dormono. Come sempre. Ronf. Almeno mettete la mano davanti alla bocca che si vedono le carie.
Davide Sponton alle 22.46 del 02 maggio La mia speranza è giungere ad una riscrittura dei termini dell'Unione, con una messa sotto controllo della BCE. Nel caso non fosse possibile uno sganciamento dall'euro non significa certo l'autarchia. A mio avviso l'italia deve avere la sua sovranità per svolgere politiche macroeconomiche che Bruxelles non le consentirebbe, massicci investimenti a lungo termine con quindi sforamento del famoso parametro del 3% sul deficit per un certo periodo, nazionalizzazione anche indiretta (cioè diventando azionista maggioritario senza controllo politico diretto) di buona parte del sistema bancario, a cominciare da Bankitalia, per potere poi indirizzare il tipo di investimenti che si vogliono fare, e soprattutto opporsi a direttive demenziali che hanno prodotto lo smembramento delle aziende municipalizzate che erogano gas acqua e così via. Entriamo in un mondo policentrico e quindi ci sono le opportunità per orientare in maniera differente gli scambi commerciali, a partire dal mondo arabo...
Tommaso Pedio alle 23.54 del 02 maggio Stimolante la tua proposta di "nazionalizzazione indiretta" del sistema bancario. È chiaro che attualmente un controllo politico diretto, considerando il servile e mangione ceto politico attualmente dominante in Italia, non è auspicabile. Ciò non di meno sarebbero da pensare forme politiche e giuridiche atte a consentire quella destinazione sociale dei fondi bancari che anch'io auspico, che non credo verrebbe affatto cercata dai Profumo e Bazoli odierni
Tommaso Pedio alle 0.06 del 03 maggio Una riscrittura dei termini dell'Unione mi sembra impossibile da realizzare. Dove vedi le forze politiche e sociali che la dovrebbero sostenere? Per me è già sufficiente rilevare l'insistenza, a Bruxelles e negli stessi Stati membri, per arrivare all'approvazione del Trattato di Lisbona bocciato dagli irlandesi e, tenuto conto che di fatto è una riproposizione della "Costituzione Europea", respinto nel 2005 anche dai cittadini francesi ed olandesi. A Bruxelles si lavora già per il "mercato unico transatlantico". Altro che riscrittura, ritengo sia anche più realistico puntare ad una fuoriuscita dall'Unione Europea (come prospettiva finale, intendo, fermo restando il problema delle tappe intermedie attraverso cui arrivarvi, con il necessario sostegno popolare). Su questa prospettiva sono convinto che riscuoteremo la solidarietà inter-nazionale degli altri popoli del Continente, che non stanno di certo facendo salti di gioia sotto l'asfissiante cappa europea...
Tommaso Pedio alle 0.07 del 03 maggio Come giudichi infine il ruolo della Banca Centrale Europea?
Davide Sponton alle 0.19 del 03 maggio Sì, sono pessimista sulla possibilità di un reale cambiamento istituzionale nell'Unione Europea. Se la crisi continuerà, molta gente comincerà a porsi la questione a che serve un'Unione Europea così. Fra l'altro è possibile mantenere accordi commerciali tipo Efta, così come Norvegia o Svizzera fanno, ma tenendosi le mani libere rispetto alle scelte politiche strategiche che debbono essere fatte, cioè tenendo ferma la propria sovranità. Sulla BCE non posso parlare tecnicamente non essendo un esperto di questioni finanziare; va da sé che o si esce dall'euro, e allora si risprende la nostra sovranita monetaria, o, anche se molto improbabile, venga posta sotto il controllo del parlamento europeo, che in questo caso diventa l'organo piu importante dell'UE, e quindi si procede ad una democratizzazione della vita politica europea. Ma le premesse non mi consentono di essere ottimista.
Tommaso Pedio alle 0.56 del 03 maggio Spero anch'io che, crisi prescindendo, ci si ponga il problema delle finalità reali del processo d'integrazione Europea. Nutro perplessità però sul come la nostra sovranità monetaria verrebbe garantita da un ipotetico controllo affidato al Parlamento europeo. Genesi e dinamica del progetto europeo mi sembra che mostrino come si sia proceduto prescindendo da esigenze di "democraticità", fatto salvo, inconsapevolezza popolare permettendo, l'indizione di qualche referendum "plebiscitario", anche questi rimossi per l'approvazione del Trattato di Lisbona. Nota a riguardo le maggioranze bulgare registrate per l'approvazione del nuovo Trattato Europeo nei vari Parlamenti degli Stati membri. Ed è proprio nel Parlamento Europeo che sono state approvate risoluzioni per l'avanzamento delll'integrazione euro-statunitense. Va insomma registrato e tenuto conto del profondo distacco tra parlamenti ed interessi popolari. Alessandra Lorusso alle 1.15 del 03 maggio metto in bacheca | |
| | | vedraivedrai
Numero di messaggi : 12 Data d'iscrizione : 03.08.08
| Titolo: Re: Gabbia europea ed imbroglio elettorale. Parliamone Dom Mag 03 2009, 17:33 | |
| Sono intimamente convinto che il parlamentarismo sia sicuramente depotenziato da anni ormai. Quasi ogni forma di rappresentanza elettiva subisce questo destino, anche se, partendo dai Consigli Comunali fino al parlamento europeo, gli spazi per decidere delle cose non mancano. Saranno sacrificati e limitati, ma non mancano. Estraniarsene e lasciare lo spazio ad altri serve solo a rinchiuderci in una riserva un pò elitaria. Per questi motivi ho deciso che voterò la lista unitaria dei comunisti e all'interno della stessa, per mia fortuna (sono del collegio Nord-ovest), darò preferenza ad un operaio. Ciao | |
| | | vedraivedrai
Numero di messaggi : 12 Data d'iscrizione : 03.08.08
| Titolo: Parlamento europeo 2009. Io voto Operaio Lun Mag 18 2009, 01:14 | |
| Ciao. Io sono uno di quelli che ha già deciso. Voterò la lista unitaria dei Comunisti (PRC+PdCI+altri) ed essendo elettore nel nord-est darò la mia preferenza a Ciro Argentino (operaio ThyssenKrupp). Pochi elementi solo per aprire la discussione.
Lo scenario complessivo vede una lenta ma inesorabile transizione verso un modello politico-sociale-culturale intriso di conformismo e pensiero unico. Le diverse culture comuniste sono le uniche in grado, a parer mio, di produrre proposte e dialettica per riformare realmente il sistema di cose presenti. La crisi della sinistra sta nell'incapacità a rappresentare il mondo del lavoro (diversamente) dipendente. L'esperienza di governo che ci ha resi inutili a tale funzione. Non saper più essere vertenzieri per quelle istanze. Alla sinistra più che ad altri è chiesto di essere colei che tiene la barra su questi punti. In assenza di essa rimane solo l'adesione formale o silente alla cacciata dello straniero. E la sinistra questa assenza la dimostra quando non cerca l'autonomia dal resto del mondo politico e partorisce solo formule politiche che aspirano al banale sottogoverno. Votare Comunista e votare Operaio (invertendo gli addendi il risultato non cambia) è la migliore risposta che si possa dare a chi dice che entrambi non esistono più, neanche "riaggiornati" ai tempi attuali. Chi dice che non esistono più lo fa perchè così può completare un processo di normalizzazione nella coscienza collettiva dell'Italia e nel suo sistema democratico. Queste e molte altre sono le ragioni della mia scelta.
Se interessa discutiamone, qui e sul mio blog (www.vedraivedrai.splinder.com). Ciao | |
| | | kamo
Numero di messaggi : 271 Data d'iscrizione : 10.05.07
| Titolo: Re: Gabbia europea ed imbroglio elettorale. Parliamone Mar Mag 19 2009, 03:29 | |
| Capisco e sento anch'io la voglia di farsi sentire, di agire, di utilizzare tutti gli spazi possibili, anche minimi. Non mi pare di vederne al parlamento europeo. Se poi le cose stanno come scrive alekos18, forse bisognerebbe non votare. Non per principio, ma proprio per la presa in giro cui ci sottopongono. Lì come pensi si possa incidere? E per che cosa, poi? Una presenza in un parlamento o, come scrivi tu, vedraivedrai, in qualsiasi luogo della "rappresentanza elettiva" quantomeno deve collegarsi ad un seguito, nella società, che sia attivo. Ripeto un'espressione che altri hanno usato, e che a me pare molto bella: usare le aule della rappresentanza come cassa di risonanza delle lotte di fuori e forse anche come luogo dove attingere informazioni da utilizzare. La mia impressione è che negli anni si sia persa questa motivazione, ed anche i rappresentanti delle classi subalterne siano finiti per essere irrilevanti o complici di politiche antioperaie ed antipopolari. Che ne pensi, vedraivedrai? Comunque capisco la tua scelta e la rispetto. | |
| | | Danilo Di Mambro
Numero di messaggi : 14 Data d'iscrizione : 26.08.08
| Titolo: Cambiamento Gio Mag 21 2009, 00:01 | |
| Vedo molti manifesti per le campagne elettorali, europea e amministrative, promettere il cambiamento. Probabilmente i candidati percepiscono tale desiderio nell'elettorato e tentano coi loro slogan di farsene portabandiera così da catturare il consenso di chi desidera situazioni politiche e di gestione della cosa pubblica diverse dalle attuali. Colpisce il fatto che molti di questi candidati sono sulla breccia da tanti anni ed è veramente incomprensibile e fa anche sorridere la loro pretesa di modificare le cose quando, stando spesse volte al governo delle istituzioni, hanno loro stessi prodotto la situazione attuale che dichiarano di voler modificare. Ma al di là di questo penso che si debbano fare delle considerazioni generali. Prima di tutto dobbiamo metterci d'accordo sui termini. Per cambiamento intendo lo spostamento del potere dai soggetti che usualmente lo detengono a soggetti diversi. Ciò non per sognare rivoluzioni ma perchè non si può logicamente operare cambiamenti se chi detiene il potere rimane identico ed inamovibile in eterno. Nemmeno l'alternanza al governo risolve il problema se i gruppi di potere stanno al di sopra delle coalizioni e/o dei partiti politici e compongono o scompongono alleanze con chi meglio difende i loro interessi. In definitiva penso si possa dire che grandi guppi di potere economico e finanziario appoggiano chi uno chi l'altro schieramento e si scambiano senza troppe difficoltà di ruolo secondo convenienza. Quale cambiamento possiamo sperare da siffatta situazione? E' assurdo pretenderlo e si giustifica in questo sistema chi si fa portatore delle istanze di protesta perché qualche miglioramento venga concesso a coloro che si trovano fuori dalla gestione del potere. Perché oggi solo questo si può sperare. Ai tempi in cui avevano valore le ideologie il desiderio di cambiamento diventava progetto di un mondo pensato migliore e la lotta politica era azione in virtù di quel progetto. Oggi non c'è più un progetto, nemmeno sbagliato e la lotta politica è diventata strumento per il tentativo personale di partecipazione alla mensa esclusiva dei potenti. Non voglio dire che questo elemento prima era assente anzi, però molti potevano credere ad un mondo migliore, alla realizzazione del quale si poteva contribuire anche col proprio voto. Oggi nessuno ci crede più e il reperimento del voto si persegue con un sistema a rete multilivello come quello usato per vendere prodotti. I gruppi e le reti si spostano da una parte all'altra con logiche di interesse personale e basta. Abbiamo penso due alternative, visto il quadro. Fingere ancora che esiste una destra e una sinistra, che esistono ancora i liberali, i repubblicani, i socialisti, i democrisctiani, ecc. con visioni diverse del mondo e intanto sgomitare per conquistare spazi e potere in un gioco in cui tutti fingiamo, come in una grande commedia in cui siamo tutti attori. Praticamente una giungla dove chi detiene il potere sta sempre meglio e chi non ce l'ha sta sempre peggio in un equilibrio instabile mantenuto dalle "concessioni" dei primi ai secondi. Oppure dare voce all'unico elemento rimasto che può far legittimamente pensare ad un reale cambiamento perchè lega tutti gli uomini di buona volontà: il desiderio di legalità. Le regole ed il loro rispetto sono l'unica speranza. Allora spogliamoci delle false magliette delle vecchie ideologie, puntiamo sul bipolarismo o bipartitismo che dir si voglia e formuliamo proposte che siano di governo e che perciò vadano oltre la semplice rivendicazione. Proposte di governo che abbiano come effetto, se condivise dagli elettori, un vero e reale spostamento del potere verso soggetti diversi dai soliti. | |
| | | vedraivedrai
Numero di messaggi : 12 Data d'iscrizione : 03.08.08
| Titolo: Re: Gabbia europea ed imbroglio elettorale. Parliamone Gio Mag 21 2009, 00:13 | |
| Kamo carissimo, Solo un "militonto" potrebbe dirti che sbagli, che non capisci (sempre colpa degli altri), ecc... Non è il mio caso. Condivido quello che dici e penso che quando dici "l'eletto si colleghi ad un seguito", intendi un rapporto circolare persone, sentimenti, battaglie, rappresentanza. Io la giudico l'unica formula per esercitare la rappresentanza con coerenza. Penso semplicemente, come ho altre volte cercato di dire, che le moderne società, tenute in ostaggio dal conformismo e da una vera dittatura mediatica e degli opinionisti tutti uguali, vengono perfettamente decifrate nelle nostre riflessioni, ma, mi pare di constatare, facciamo sempre più fatica a trovare le frequenze giuste per comunicare. La fine di un grande ed egemone partito a sinistra (non entro nel merito delle posizioni politiche) ha prodotto, di fatto, la fine di una comunità per tutti, operai, casalinghe, studenti, intellettuali, burocrati... vien da se che ogni virgola, a quel punto diventa linea e la linea diventa partito. Quello cui ambisco è la ricostruzione di una comunità politica dialettica (leggi plurale), operosa (leggi battagliera) e coerente (leggici tutto, dal marxismo all'etica). Per fare questo necessitano due condizioni: 1) L'autocritica, che è stata fatta accompagnata dalla corretta interpretazione della sconfitta dello scorso anno e, non volendo fare processi alle intenzioni, ritengo sia anche sincera. 2) Esserci nelle istituzioni, come in TV, come nelle fabbriche, nelle università, nei quartieri... e sono intimamente convinto che o si sta in tutti questi luoghi, o di fatto si compie un lavoro incompleto e fallimentare.
Un'ultima nota anche esemplificativa: Come sapete, negli USA, Ralph Nader candida sempre una nativa americana alla vice presidenza. A fronte dello zero virgola che prende a livello nazionale, regista un 30% e più in diverse riserve indiane. Ecco. Io nelle riserve preferirei non finirci, perchè da lì, molto difficilmente, se ne può uscire. Ciao | |
| | | Admin Admin
Numero di messaggi : 438 Data d'iscrizione : 21.03.07
| Titolo: Re: Gabbia europea ed imbroglio elettorale. Parliamone Sab Giu 06 2009, 18:26 | |
| Unione Europea e Libano. Tornanti elettorali, non di poco conto Scenari diversi ma, in chiave più ampia, analoga rilevanza. In Libano ci sono seriamente le condizioni per un'affermazione elettorale del fronte guidato dal movimento di resistenza nazionale Hezbollah e per un suo accesso al governo, non rifiutabile se non con un'azione di forza nel paese. Ci sono le basi sociali e politiche per una svolta, in tal senso storica, nel paese dei Cedri. Niente di sorprendente per chi segue le vicende libanesi e sa del lungo lavoro politico e sociale dispiegato nel paese da Hezbollah. Un lavoro straordinario ed interessante, un vero e proprio laboratorio sociale e politico che meriterebbe di esser conosciuto in Italia. Una svolta che "Indipendenza" augura vivamente e che significherebbe moltissimo sia per la riscrittura degli assetti interni al paese, sia per gli effetti geopolitici che ci sarebbero nell'area. Non a caso lo scorso 22 maggio, il vice presidente statunitense Joseph Biden, di fatto in Libano per campagna elettorale, aveva dichiarato che le « forme del programma di assistenza» al paese dei Cedri sarebbero state « valutate» dagli Stati Uniti « sulla base della composizione del nuovo governo e sulle sue scelte politiche». Da tempo Washington e Tel Aviv stanno operando per scongiurare un esito del genere. Non a caso, a pochissime ore dal voto, Jeffrey Feltman, vice sottosegretario di Stato USA per il Medio Oriente, riflettendo con le sue parole l'apprensione che suscita in molte cancellerie, è minacciosamente tornato rilasciando dichiarazioni ai giornali libanesi e dicendo che il risultato delle legislative di domani « influenzerà» le scelte politiche di Washington e, parole sue, « l'atteggiamento mondiale», a conferma dell'arroganza e dell'intendimento egemonico di orientare le scelte non solo degli alleati/subalterni, e della partita che si sta giocando in queste ore in quel paese arabo. « Sarebbe ingenuo pensare il contrario», ha affermato l'alto responsabile di Washington. Confidiamo che dalle urne arrivi forte e chiara la risposta che questa arroganza merita. L'incubo si chiama appunto, e principalmente, Hezbollah. Per due motivi. Innanzitutto perché da anni rappresenta un baluardo, un ostacolo non rimosso (né socialmente, né politicamente, né militarmente), a fronte degli interessi espansionistici regionali d'Israele ed egemonici degli Stati Uniti su scala mondiale (quindi anche nel mondo arabo e, per una serie di 'filamenti' geopolitici, con immediati effetti nell'area centroasiatica: dall'Iran all'Afghanistan, al Pakistan, eccetera). E poi perché il progetto di società fortemente avanzato di cui l'organizzazione della resistenza, pur non al governo, è portatrice da tempo, attraverso fatti ed istituzioni sociali, rischia ad esempio di 'terremotare' dall'interno i regimi arabi filo-'occidentali'. Si vota anche in Italia, per le amministrative e per il parlamento europeo. Sulle prime rileviamo solo che, nell'insieme, si presentano come un viluppo di interessi localistici largamente dominati da particolarismi personalistici, di frazione e di lobby che riflette nel piccolo ciò che si vede su scala "nazionale". Il voto europeo merita, invece, un'attenzione particolare. Partiamo da un assunto: sulla base di una serie di (f)atti, oltre che per le sue stesse dinamiche di formazione, l'entità geopolitica chiamata Unione Europea è una creatura degli Stati Uniti, uno spazio di colonizzazione e d'espansionismo per il proprio capitalismo. L'obiettivo di un blocco euro-statunitense, integrato a livelli politico, economico e militare, ovviamente dominato da Washington, è la ragione strategica dell'operazione "Unione Europea". Chi sostiene che ci vuole più Europa, una voce unica europea a tutto campo, usa il linguaggio di chi ha interesse a quest'integrazione avviata nei primi anni del dopoguerra, ma con basi già pensate ed in parte predisposte a Washington ancor prima che finisse il secondo conflitto mondiale. Queste elezioni si inscrivono quindi in una logica di legittimazione formale di questa istituzione, attraverso un organo -il Parlamento- che conta molto, molto relativamente e le cui funzioni sono molto più arretrate dei parlamenti ancora esistenti negli Stati in Europa. Una facile e veloce ricognizione tecnica sul web illuminerebbe al riguardo. Ciò detto, nel corso della più insulsa (e non solo perché "gossippara") campagna elettorale che si ricordi della storia repubblicana di questo paese, il tema dell'Europa è stato pressoché assente. Non ci si è interrogati su cosa sia, sul senso di questa entità, sul suo funzionamento, tantomeno su cosa si pensa di poter fare una volta eletti in quel consesso d'immagine che è il parlamento europeo. Probabilmente sarebbe emerso e si sarebbe compreso, quantomeno all'ingrosso, di cosa effettivamente si tratti. Non hanno fatto eccezione, pur distinguendosi, neanche i vari partiti comunisti e 'di sinistra' che sostengono di voler portare su scala continentale istanze sociali avanzate. Il limite di fondo, che li accomuna, sta nell'aver concorso ad alimentare l'assolutamente infondata idea che dal parlamento europeo si possa se non cambiare, almeno condizionare in modo significativo. Rimuovendo così l'evidenza di un'entità europea che funge da grimaldello per scardinare sia conquiste frutto di lotte politico/sociali, sia costituzioni che, sulla carta (si veda il caso italiano), contengono principi (quantunque inapplicati o molto parzialmente applicati) di civiltà giuridica e sociale, oltre che svolgere compiti di supporto alle politiche imperiali statunitensi. In questo quadro, il parlamento europeo si palesa, in sostanza, come una colossale mistificazione, funzionale ad accreditare l'idea di una legittimazione proveniente dal basso, dai popoli. Di per sé, quindi, l'astensionismo, soprattutto se consapevole, è una scelta politica. Che può avere effetti concreti, costruttivi. Può risultare un indicatore molto importante per forze che riescano ad interpretarne le ragioni. Comunque lascia aperta la valenza di dare forma politica se non a tutto, a parti significative delle ragioni di questo rifiuto. "Si alza la testa" anche astenendosi, quindi, laddove non ci sia scelta migliore da operare su questo terreno. Il recente terremoto politico, che ha spazzato via, dalla rappresentanza nazionale, partiti comunisti e forze della sinistra più o meno radicale, è stato l'atto conclusivo di un'involuzione dalle origini e dalle ragioni alquanto lontane nel tempo. La risposta dell'identitarismo, del richiamo simbolico, in sé è scelta consolatoria e potenzialmente controproducente per l'illusorietà che ingenera in assenza di sostanza che dia serietà di significato. Gratifica umori ma può risultare peggiore dei problemi che si vorrebbero affrontare e risolvere. Le classi dirigenti di questi partiti sono sostanzialmente le stesse che hanno portato ad esiti noti. Con tutto il rispetto per le sensibilità e le intelligenze che si riconoscono e che immaginiamo/sappiamo intenzionati a votare questo o quel partito comunista o 'di sinistra', consapevoli della posta in gioco di questo voto (più alta di quanto s'immagini), invitiamo all'astensionismo per due ragioni: 1. per delegittimare un'entità, quella europea, che non rappresenta affatto gli interessi delle nazioni e delle classi dominate; 2. perché non c'è nessuna forza (la nostra sensibilità ci porta a considerare forze anti-capitaliste ed anti-imperialiste, quel che un tempo si sarebbe potuto dire: 'di sinistra', fortemente di sinistra) che abbia una benché minima idea del significato 'tattico' da attribuire alla propria presenza nel parlamento europeo. Questo vuoto, che vediamo in tutte le formazioni comuniste e di 'sinistra' italiane, riflette un sostanziale vuoto di progetto di società e di quale politica di liberazione dispiegare, non colmabile con l'autoreferenzialità tautologica e quindi nulla del cosiddetto "voto utile". Non manca la condivisibilità su questa o quella posizione analitico/critica, manca una visione d'insieme, è carente (a nostro avviso) una lettura di fondo del reale, sia di fase sia del come starci dentro, in funzione di un progetto 'altro' da perseguire. Astensionismo, quindi. La lotta (anche per noi, e con i nostri mezzi/forze) continua. "Indipendenza" | |
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