- isola dei famosi: vincono i comunisti … -
a cura di Paolo de Gregorio, 25 novembre 2008 -
Storica tappa nella via italiana al socialismo, che ha visto i militanti di Rifondazione impegnati nella campagna elettorale volta a far vincere la loro compagna Luxuria nella competizione sado-masochista denominata “isola dei famosi”.
Fa veramente pena l’esultanza di una parte di Rifondazione che considera positiva qualche frase che la “transgender” ha pronunciato in questa trasmissione, dimenticando che il contesto e la specificità culturale del programma vogliono dimostrare che, quando ci sono di mezzo soldi e notorietà, tutti sono contro tutti, tutte le astuzie e le denigrazioni sono valide, la competizione è feroce.
Queste tesi passano nella convinzione delle persone con la potenza dei fatti e delle immagini, spettacolo concepito da menti raffinate che sanno cosa serve per creare e mantenere il pensiero unico, la divisione tra le persone, il miraggio del successo e dei soldi, lo scetticismo sulla possibilità che gli uomini collaborino tra loro.
Ormai i comunisti italiani si contentano di poco. Sono fuori dal Parlamento, hanno tra i piedi ancora gente come Bertinotti che racconta in giro la vecchia barzelletta che il comunismo si conquista con la buona educazione presentandosi ben vestiti. Invece di buttare fuori tutta la vecchia classe dirigente responsabile della loro scomparsa e marginalità, sono lì a dividersi sul fatto se la partecipazione di Luxuria all’isola dei famosi sia o non sia un fattore positivo, incapaci di cogliere la cultura di fondo che trasmissioni del genere vanno ad alimentare.
Come segno di ulteriore decadenza, ho assistito alla celebrazione del funerale del rifondarolo Curzi, ricordato come una persona che aveva un grande rispetto per gli avversari, un innamorato del servizio pubblico RAI.
Quando qualcuno muore è tradizione ricordare le cose buone compiute, ma in politica, se si vuole andare avanti, bisogna essere spietati nella autocritica, e andava ricordato che Curzi fu uno dei protagonisti della spartizione fra i partiti dei 3 canali televisivi, scelta che ha fatto della RAI il maggior centro di potere partitico e ha fatto tramontare per sempre il ruolo di “servizio pubblico”. Essa doveva rappresentare la tutela degli interessi dei cittadini, fare da contraltare al potere dei privati e respingere la lottizzazione partitica.
Le scelte di Curzi, i madornali errori di Rifondazione e la sua mancanza di strategia per l’editoria, non hanno nulla che può essere celebrato. Ci hanno consegnato una Italia dominata dalla destra confindustriale, dal potere mediatico privato, non si vede la nascita di un movimento di sinistra antagonista che butti al cesso vecchi dirigenti, vecchi linguaggi, e per quanto riguarda la RAI, il problema non è l’elezione di un funzionario di controllo, ma occorre farla fallire, non pagare più il canone, perché essa è contro i cittadini. Va sostituita da una “public company” dove gli azionisti siano i cittadini che possano eleggere democraticamente un presidente con tutti i poteri.
Altro che la visibilità alle parole di Luxuria, l’unico contropotere che si può opporre alla dittatura mediatica privata è una struttura con i mezzi della RAI, che però venga guidata da un presidente eletto da chi paga il canone.
Paolo De Gregorio