- tiberio ha scritto:
- Mi permetto di proporre la lettura del documento approvato dalla direzione del PRC nella prima seduta tenutasi a Settembre. Ne ho fatto cenno su un commento nella sezione politica.
Il documento l'ho preso dal sito:
http://viceversa.megablog.it/item/per-la-pace-ed-il-disarmo-per-un-europa-autonoma-e-senza-nato
Sorvolo sui passaggi sui quali mi trovo in sintonia e affronto brevemente quelli che, peraltro centrali, mi lasciano perplesso. Procederò per punti:
1. Nella prima parte si parla di un generico e, a ben analizzare, del tutto infondato "
capitalismo globalizzato, attraverso una governance fatta dagli organismi ademocratici quali Fmi, Wto, Banca mondiale e G8, (e sul piano militare la Nato)". In questo modo ci si sottrae dall'indicare chi sta in cabina di regìa, cioè gli Stati Uniti, anche se poi, nel prosieguo, li si chiama in causa –direi che i fatti costringono a farlo– senza però pronunciare quella paroletta blasfema ("imperialismo") su cui si dovrebbe tornare a ragionare e che consentirebbe una più pertinente illustrazione delle modalità del dominio statunitense che passano anche e soprattutto per quegli organismi citati.
2. All'inizio e alla fine, il documento pone al centro dell'iniziativa politica di Rifondazione "
il tema della lotta per la pace e per il disarmo" e il "
rilancio della sua idea di un’Europa autonoma, della pace e del disarmo". Sullo sfondo, un timido auspicio al recupero dei principi dell'ONU. Scusa la franchezza, ma mi sembrano frasi buttate lì, aria fritta. Non parlerei nemmeno di velleitarismo o di sana utopia. E' solo fumo agli occhi. Non me ne volere: preferisco parlar chiaro, anche se il contenuto di ciò che ci si dice può, per ragioni d'appartenenza, creare suscettibilità. Resto convinto che, se vogliamo determinare le condizioni per cambiare lo stato di cose dominante, ci sia bisogno di coraggio nell'analisi, di una volontà di conoscere e capire, di un'esigenza (anche morale, etica) di chiarezza e di consequenzialità nella comunicazione e nell'azione politica. Ora, anche su questo terreno della geopolitica ritengo che si debba fare ricorso ad un metodo d'indagine, come dire,
materialistico, attento alle cose, ai fatti, alle dinamiche d'interessi per come si concretano nello scenario mondiale. Forse "
pace" e "
disarmo" potevano avere un senso all'epoca del duopolio globale USA / URSS. Forse allora c'erano margini di manovra. Forse, anche se personalmente ritengo che così non fosse anche allora. Oggi, comunque, mi sembra veramente un assoluto non senso. Mi dà l'impressione del classico parlare ecumenico, buonista, che si pensa utile per tutte le stagioni, ma che ho la sensazione che sia ormai usurato dall'abuso e dalla sua assoluta incapacità di incidere. Prova ne sia che, negli ultimi anni, nemmeno
tirano granché più i cortei per la pace. E non è che manchino le guerre o i bombardamenti indiscriminati (con relativi massacri) sui villaggi da parte dell'aviazione NATO / USA, che so, tipo in Afghanistan. Volendocela dire tutta, trovo surreale, poi, leggere che il PRC deve "
sostenere in Italia il Referendum sulla base di Vicenza" o che "
va posta all’ordine del giorno la richiesta di ritiro delle nostre truppe dall’Afghanistan". Parole ben diverse si sentivano al tempo del governo Prodi di cui Rifondazione era parte con tanto di ministri (lo stesso Ferrero). Si era a Vicenza per manifestare contro la base e allo stesso tempo PRC, e anche PdCI e Verdi che protestavano, non aprivano una crisi (anche) su questa questione con quel governo. Di fatto si finiva con il sostenere la "pratica" aperta da Prodi di nuove concessioni di basi agli USA (Vicenza e Sigonella in primis). E poi ricorderai la scelta di Rifondazione di votare i rifinanziamenti della
missione di guerra (per conto di Washington) in Afghanistan. Com'è, al governo si vota per il rifinanziamento e quando si è all'opposizione si chiede il ritiro?
3. L'
Europa che si evoca, poi, non solo è un non-senso culturale, ma è anche –non casualmente– un'inesistenza sul piano politico. Mi pare che venga del tutto elusa una disamina del perché sia nata l'Unione Europea, un progetto
americano sin dall'immediato secondo dopoguerra. Il Trattato di Lisbona, che condivisibilmente PRC denuncia, non è l'anomalia, ma una logica tappa interna a questo progetto che viene da lontano e vuole andare lontano. Il contenitore "Europa" è una scatola vuota che si può riempire di buone intenzioni ma che alla fine avvantaggia, sol perché ne legittima l'idea, la sola forma d'Europa esistente, cioè quella atlantica,
americana. Altra Europa non esiste, se non nei desiderata (concorrenzialmente imperialisti) di eurasiatisti o genìa affine. Nel documento leggo: "
l’Europa politica rischia di essere sempre più ininfluente di fronte alla super potenza militare statunitense". Ma quando mai si è posto un problema, anche minimo, di influenza o anche di autonomia dall'alleato/padrone di questo "ente" chiamato "Europa"? Nel documento si parla di "
abdicazione dell’Europa ad agire come attore indipendente sul nuovo scenario globale". Abdicare significa rinunciare ad un'autorità sovrana o ad altro potere legittimo, ma quando mai è esistita una cosa del genere? Mi astengo dal chiosare altri passaggi...
4. A questo punto ti chiedo una cosa: perché non delineare una piattaforma politica che parli di concetti e contenuti concreti come "sovranità" ed "indipendenza"? Perché non aprire (anche) dentro Rifondazione, negli spazi e nei modi in cui sia possibile, una discussione politica sulla pertinenza di questi obiettivi strategici, sulla decisività politica di questi passaggi per concretare "
altri mondi possibili"? Non ti sembra che sarebbe questo un modo più adeguato per incorporare effettivi scenari di pace e di disarmo? Foss'altro sottarrre l'Italia a questa (sub)connivenza all'imperialismo statunitense. Potrebbe essere un primo passo con inevitabili effetti a 360° che a mio avviso non siamo neanche in grado di immaginare. Nel documento di Rifondazione si parla di America Latina, di Venezuela. Questo paese vent'anni fa era una
dependance a stelle e strisce. Una dipendenza a tutto campo analoga a quella pluridecennale dell'Italia. Il richiamo ad idee forza come "sovranità", "libertà", "indipendenza" e la loro concretazione hanno attivato, in quel paese, un processo di sperimentazione per tappe di un socialismo endogeno che, con le sue contraddizioni e anche battute d'arresto, purtuttavia ha un significato ed una portata politica e sociale enorme non solo per quel paese, ma per gran parte dell'America Latina. Perché non perseguire in Italia una strada analoga, perché non costruire una politica simile nelle stesse idee forza? Perché non attivare, mettere in moto anche qui, in Italia, su un percorso di liberazione nazionale, dinamiche conflittive ed emancipative che, laddove quel percorso è seriamente assunto, finiscono con il determinare grande impatto e rilevanza?
5. Scriverò anche in relazione all'altro tuo scritto su "Dopo il corteo a Roma dell'11 ottobre...". Quel neretto che poni lì è di una importanza decisiva. Da lì, secondo me, è necessario irradiare una messa a punto di ciò che
si passa in Italia. E su quel terreno si possono costruire convergenze. Mi farà piacere ritrovarti nel forum.