Premessa doverosa. Sono un ex militante PCI degli anni 70 e un attivista dal '99 del PRC ad Empoli; aderisco dal 2005, come meno peggio, alla componente Essere Comunisti, Grassi per intendersi; sono comunque critico anche sulle prassi interne di quella mozione. Sono un antimperialista pacifista. Dal punto di vista strategico militare l'impero dominante, di gran lunga più aggressivo e violento siamo noi i, noi Alleanza Atlantica (lascio perdere i distinguo per celerità) e penso che una sinistra politica, non solo culturale come ora, in Italia ed in Europa, si possa ricostruire esclusivamente non su una identità qualsivoglia o intorno ad un nome o ad un metodo, o tantomeno a "Princìpi", riti, simboli, canzoni o belle bandiere, ma su un minimo comune politico ossia l'opposizione netta alla NATO in quanto essa è la nostra costituzione materiale e reale, quella stessa costituzione materiale che fa carta straccia della Costituzione della Repubblica. Nella NATO c'è il cuore e la testa della globalizzazione americana contro cui si battono, spesso senza una visione realistica, secondo me, i movimenti no global, i movimenti contro la mercificazione del lavoro e la sua precarizzazione, contro la privatizzazione e l' alienazione dei beni comuni sociali ed ambientali, contro il razzismo ed il securitarismo dilagante. contro la regressione della scuola e della sanità pubblica.
Questa premessa per dire perché sono andato alla manifestazione e le mie impressioni che assomigliano ad altre lette sopra.
Speravo, barando con me stesso, in una manifestazione come quella del 20 ottobre 2007; non è stato così e non poteva esserlo: il messaggio eccezionalmente chiaro del 20 ottobre e di altre imprortanti del 2007 (NO TAV e NO VAT, ma anche V-Day ma questo richiede un discorso a parte) non è stato colto minimamente da nessuna delle 4 "forze quasi politiche" che si contendevano allora la rappresentanza della sinistra. Forse quel messaggio non poteva essere colto da quelle forze per limiti costitutivi strutturali e per dipendenze materiali, forse per errori teorici di chi ha più smantellato o viceversa imbalsamato, piuttosto che arricchire il pensiero e l'esperienza operaia del 20° secolo, sta di fatto che non è stato colto ed è successa la catastrofe che è successa. La manifestazione mi è parsa lo specchio di questo stato di cose: voglia di rivincita, richiamo alle identità, partecipazione significativa, ma non all'altezza del 20 ottobre e poca capacità di centrare i temi propositivi centrali per la ricostruzione di una sinistra politica.
Concordo quindi con molti commenti precedenti, ma vedo un bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno; c'è la sostanza per una nuova forza politica che nasca non dalla liquidazione dei partiti e delle idee, ma dalla loro progressiva convergenza e "ricreditazione" non trovo altro termine, ma non vedo ancora una capacità dei gruppi dirigenti di affrancarsi da dipendenze materiali ed errori teorici (particolarmente evidenti in Bertinotti) che li rendono incapaci di farsi carico collettivamente di questo grande potenziale di cambiamento che per il 90 % è rimasto a casa l'11 ottobre.
La mia impressione da anni e tutt'ora è di gruppi dirigenti che inseguono i movimenti, il consenso immediato ed effimero, spesso con una malcelata strumentalità di cui non si accorgono i protagonisti professionali della sinistra (anche del PdLC e di Sinistra Critica), ma di cui si accorge benissimo chi vive d'altro. I gruppi dirigenti professionali, che in una forza politica (non culturale) sono indispensabili, dovrebbero viceversa con coraggio mettersi alla testa dei movimenti non per comandarli, tantomeno per usarli per propria promozione competitiva, ma per dare loro una prospettiva più ampia poiché nell'immediato, leviamocelo dalla testa che la sinistra possa risolvere i nostri problemi materiali di precari, di talenti spercati, di beni comuni espropriati ecc.
La direzione del PRC ha approvato a stretta maggioranza, nella prima sua riunione a settembre un documento che segna una svolta sulle questioni internazionali ed una netta presa di posizione contro la NATO. la inserirò in questo forum nella sezione internazionale. Io la prenderei sul serio, mi rivolgo a tutti coloro che per sacrosanti motivi sono usciti o non sono mai entrati in questo mio partito. E' vero che le ricadute di quel documento, non le ho viste l'11 ottobre e nella politica quotidiana del PRC, ma penso che ciò sia dovuto allo stato di prostrazione in cui ancora si trova questo partito. Ai molti compagni che danno ormai come inutilizzabile il PRC vorrei far osservare che il processo di cambiamento in atto è profondo, anche se la sua dipendenza dalle istituzioni locali e regionali è un fatto reale e concreto che non sparisce con l'esclusione dal parlamento e con l'esito del congresso. Vorei che da parte di tutti ci fosse una attenzione ai processi in atto nel PRC.
Ecco, cosa penso della manifestazione: mi pare l'ultimo resistente appello ai partiti della sinistra tutti dal più grosso PRC ai più minuscoli come il PCL, alle formazioni tematiche di nicchia a trovare una convergenza ed a trovare una visione unitaria e concreta della politica, che a mio parere non può che partire da una analisi non mistificata della realtà militare internazionale e quandi da una netta opposizione alla NATO come colonna portante della globalizzazione "americana" e dell'oppressione dei popoli , delle lavoratrici e lavoratori di tutto il mondo.