Il Montenegro è, secondo me, un esempio di come un'indipendenza possa risultare formale e perché una rivendicazione politica di questo tipo debba essere sempre necessariamente a tutto campo, se vuol essere effettiva.
Proprio ai primi di maggio, il presidente Vujanovic, a nome di un paese privo addirittura di una legge di difesa che abbia istituito un esercito, ha firmato con Washington un trattato militare «bilaterale». Gli USA puntano ad allargare il dispositivo di basi che già hanno nell'area balcanica. In Montenegro (più piccolo della Puglia) ci sono, infatti, gli aeroporti strategici di Podgorica e Tivt, nonché il porto di Bar, che si appresta a diventare La Maddalena dell'Adriatico. Non a caso dalla Sardegna si dà per certo lo spostamento dei sottomarini nucleari. Il Pentagono ha già aperto basi in Bosnia e in Kosovo con l'immenso complesso militare di Camp Bondsteel. Lo status da colonia è condensato simbolicamente, come da sua prassi, nella preventiva assicurazione che Washington pretende di impunità per qualsiasi atto compiuto dai suoi militari in territorio montenegrino.
Chiedi del Kosovo. Sul n. 6 di "Indipendenza" (rivista cartacea) è stata affrontata una disamina complessiva, anche storica, sulle motivazioni che hanno portato alla guerra del Kosovo del 1999 (parlammo di «autodeterminazione ambigua»), uno dei capitoli dell'opera bellica attivata nell'area proprio all'indomani della caduta del Muro e poco prima dell'implosione dell'URSS. La Germania cercò di giocare in anticipo per estendere la sua influenza innanzitutto economico/commerciale in Slovenia ed in subordine in Croazia, tentativo poi risucchiato dall'interventismo militare statunitense che iniziò uno smantellamento progressivo della Jugoslavia per arrivare all'incorporazione nella NATO, cioè nel proprio dispositivo militare, dei vari Stati sorti. Incorporazione che probabilmente si concluderà con l'ingresso anche della Serbia. Il Kosovo, con modalità diverse, si appresta a diventare un protettorato para-mafioso a stelle e strisce. E con valenze geopolitiche non secondarie. Non a caso Mosca, per ragioni peraltro di opportunismo geopolitico e per difendere le sue aspirazioni da revanscismo imperiale, si oppone.