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| Ossezia del Sud | |
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+8tadiottof garrulus AgrimensoreK kamo rifo88 alekos18 sankara philus 12 partecipanti | Autore | Messaggio |
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philus
Numero di messaggi : 21 Data d'iscrizione : 05.05.07
| Titolo: Ossezia del Sud Ven Ago 08 2008, 19:32 | |
| Ragazzi, mi sembra stia accadendo qualcosa di estremamente significativo in Ossezia del Sud. Io ammetto la mia ignoranza dicendo che non conosco bene la situazione; se qualcuno riesce a fare un quadro generale gliene sarei molto grato. A prima vista mi sembra una situazione da non sottovalutare, dato che la Russia si è schierata apertamente con il proprio esercito a sostegno del popolo dell'Ossezia del Sud; d'altro canto gli Stati Uniti parrebbero molto preoccupati per la situazione, in quanto sono il primo sponsor per l'annessione della Georgia alla Nato. Gli interessi geopolitici sono evidenti, bisogna cercare di capire come si evolverà la situazione. | |
| | | sankara
Numero di messaggi : 416 Data d'iscrizione : 14.04.07
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Sab Ago 09 2008, 11:50 | |
| Da quando Mikhail Saakashvili, beniamino degli Stati Uniti, è diventato presidente della Georgia, i rapporti tra Tbilisi e le autoproclamate repubbliche dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, sostenute da Mosca, si sono considerevolmente inaspriti.
Dopo le guerre dei primi anni Novanta, l’Ossezia è diventata di fatto indipendente da Tbilisi (seppur il territorio risulti de iure ancora georgiano) grazie all’appoggio finanziario e militare di Mosca, che nella repubblica osseta è già presente con una cosiddetta “forza internazionale di interposizione” composta da 3.000 soldati dell’Armata rossa. Dalla sua elezione a presidente, Mikhail Saakashvili ha operato palesemente per modificare lo stato di cose esistenti, con continue provocazioni e tensioni culminate nell’offensiva sulla capitale osseta Tskhinvali dell’8 agosto, che ha provocato la ferma reazione di Mosca. Certo rimane per me misteriosa a cosa miri strategicamente la Georgia con tale attacco.
Dietro le quinte, si tratta comunque di una partita tra Washington e Mosca per il controllo geopolitico del Caucaso, regione attraversata dalle rotte del petrolio e del gas del Mar Caspio ed a ridosso dell’Iran. Non casualmente, ad esempio, i bombardamenti russi di ieri hanno completamente devastato il porto georgiano di Poti sul Mar Nero, che si trova nei pressi dell'oleodotto Baku-Supsa e del terminale petrolifero di Supsa, tutti siti di primo piano nei progetti USA di trasporto delle risorse energetiche del Mar Caspio.
Concludo semplicemente rilevando che anche il nostro Paese si troverebbe attualmente in guerra con la Russia se la Georgia, così come nelle intenzioni di Washington, fosse già nella NATO. | |
| | | alekos18
Numero di messaggi : 1117 Data d'iscrizione : 04.04.07
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Sab Ago 09 2008, 13:50 | |
| Aggiungo qualcosa a quanto dici, Sankara. Ritengo che il ventilato ingresso della Georgia nella NATO abbia giocato un ruolo nello scatenamento degli scontri in corso, nel senso che ha fatto sentire con le spalle coperte il presidente georgiano Saakashvili, primo responsabile a mio avviso della crisi. Il discorso delle provocazioni è un rimpallo che denota evidenti ed ovviamente contrastanti interessi tra Mosca e Tbilisi. A mio avviso è improbabile che Tbilisi abbia condotto l’offensiva su committenza di Washington, che non ha al momento interesse ad inasprire la tensione nell’area. E' palese che, per il controllo del Caucaso, vi è un conflitto neanche troppo sordo e di fondo tra Stati Uniti e Russia, ma nello specifico mi pare si tratti di una spinta autonoma di Saakashvili. Questi ha aperto le ostilità, contando di avere il sostegno di Washington e della NATO a fronte della prevedibile reazione russa, e richiedendolo apertamente poche ore dopo l'inizio delle ostilità.
Mosca sta rispondendo duramente. Mi pare che voglia approfittare della sconsiderata ed azzardata mossa di Saakashvili per raggiungere due obiettivi: (1) assumere il pieno controllo dell’Ossezia (obiettivo da riaggiungere nel più breve tempo possibile, per non prolungare una crisi che potrebbe vedere, su pressione statunitense, l'intervento di organismi internazionali di cosiddetta interposizione, in realtà longa manus degli interessi di Washington); (2) impartire una lezione politica alla spinta aggressiva dell'esecutivo georgiano e possibilmente determinare una crisi politica interna di destabilizzazione che dia fiato all'opposizione e porti possibilmente all'esautoramento dello stesso Saakashvili. Vi è anche un terzo messaggio che ritengo Mosca voglia mandare ai paesi dell'area attraverso quella che, anche per questo scopo, potrebbe rivelarsi una durissima risposta militare: entrare nella NATO non conviene.
L’entrata in scena di mezzi pesanti e dell’aviazione russi evidenzia la determinazione di Mosca a spazzare via le forze georgiane dall’Ossezia del Sud. Segnalo il non irrilevante fatto che l’aviazione russa non ha esitato a bombardare anche la base aerea georgiana di Vaziani (vicino Tbilisi), usata dagli Stati Uniti per addestrare le forze armate georgiane, con la possibilità che a morire ci potessero essere anche militari ed istruttori statunitensi ed un possibile precipitare della crisi. Ho visto la scelta come espressione di una determinazione di Mosca di non limitarsi ad una risposta di facciata per le ragioni che segnalavo sopra. Fin dove arriverà l’offensiva di Mosca? Potrebbe puntare ad espellere qualsiasi presenza georgiana dall’Ossezia del Sud e sancire il pieno controllo del Cremlino? Sarebbe questa la risposta (piena indipendenza per l'Ossezia) per quanto accaduto con la "indipendenza" del Kosovo? Questo è ancora presto per dirlo. Quel che vedo è che l'operazione d'aggressione di Saakashvili gli si sta ritorcendo contro come un boomerang. Così proseguendo le cose, si renderà necessario per Washington quantomeno un intervento diplomatico (diretto o ispirato) per frenare la spinta russa e mantenere in sella il proprio protetto. Non a caso la Casa Bianca ha già chiesto a Mosca, inutilmente per ora, di fermarsi. La posizione di Saakashvili la vedo traballante: al costante calo di popolarità interna, per la disastrosa situazione economica causata dalla sua politica liberista e filo-USA, si aggiungerebbe l'umiliazione che subirebbe da Mosca. Tutto questo potrebbe innescare una resa dei conti interna quando taceranno le armi. Senza contare, poi, il non irrilevante fatto che una affermazione russa, accompagnata da una sostanziale incapacità di risposta NATO/USA, si riverberebbe nell'area mettendo sul chi-va-là sia quei paesi ad imminente ingresso nella NATO sia quelli che accarezzano l'idea. | |
| | | rifo88
Numero di messaggi : 10 Data d'iscrizione : 06.08.08
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Dom Ago 10 2008, 18:03 | |
| Ah, queste tanto ventilate missioni di pace.. Quando la pace viene portata con le bombe e i caccia non è pace.. Ma del resto, se gli USA lo possono fare in Iraq perché la Russia non potrebbe in Georgia che è pure più vicina... Quando si deroga una volta si deroga per sempre.. | |
| | | kamo
Numero di messaggi : 271 Data d'iscrizione : 10.05.07
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Lun Ago 11 2008, 10:51 | |
| Certo, rifo88, gli USA non hanno proprio ritegno. Loro che non hanno esitato a bombardare città e villaggi, facendo massacri tra la popolazione (senza andare troppo lontano nel tempo ricordo la ex Jugoslavia, l'Afghanistan, l'Iraq), continuandoli a fare ancora adesso, come in Afghanistan di cui leggo di continue stragi di civili, beh, sono proprio loro a parlare di "risposta sproporzionata" russa nei confronti della Georgia. I russi non è che in passato siano stati da meno degli statunitensi (ricordo ad esempio la Cecenia) però un po' di pudore !!! Penso che l'arroganza imperiale si veda anche in questo.
La cosa che poi mi colpisce è l'irreggimentazione dei massmedia nostrani, ed anche di quelli che dicono di essere "antagonisti", "comunisti", come "il Manifesto". Ripeto, la Russia non è certo un agnellino né apprezzo le sue velleità imperiali (mi pare per ora solo regionali), però sono tutti schierati in un ribaltamento della realtà e della verità fin troppo scoperto. E' stata la Georgia ad aggredire l'Ossezia, a sferrare bombardamenti che in poche ore hanno ucciso, stando a quel che gli stessi media "occidentali" hanno detto, 1.500 civili. Senza contare quelli dei giorni successivi. Bombardando pure il contingente di pace russo in Ossezia, le autorità georgiane hanno praticamente dichiarato guerra alla Russia. Non ho sentito levarsi proteste indignate contro la Georgia. Si sono levate dopo, nei confronti della Russia. Eppure, senza intervento russo (fatto, certo, per propri interessi regionali), il massacro sarebbe continuato.
Se non ci si fa scrupoli a ribaltare realtà tanto evidenti, se è così sfacciata la pratica dei due pesi e delle due misure, mi chiedo in che mani è l'informazione in questo paese. E cos'altro ci possono propinare !!! Siccome la Georgia, per volontà del suo ambizioso e -leggo- dittatoriale presidente Saakashvili, si candida ad entrare nella NATO e nella UE (in televisione è apparso avendo dietro la bandiera dell'Unione europea, organismo in cui la Georgia ancora non c'è...) e si mostra ossequioso verso gli USA, allora gli si consente tutto. Che bella libertà d'informazione che c'è in questo paese !!! Anche questo, cari compagni di "Indipendenza", mi sembra sia "questione nazionale", rifletta quella dipendenza di cui parlate. | |
| | | kamo
Numero di messaggi : 271 Data d'iscrizione : 10.05.07
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Mar Ago 12 2008, 13:26 | |
| Segnalo un articolo "Georgia, la libertà made in USA", a firma T. Di Francesco, M. Dinucci, uscito il 10 agosto su il Manifesto. Secondo me sono questi i passaggi significativi:
1) Emerge l'interesse statunitense per essere questo paese, la Georgia, «un avamposto della penetrazione USA nell'Asia centrale ex sovietica: area di enorme importanza sia per le riserve di petrolio e gas naturale del Caspio, sia per la posizione geostrategica tra Russia, Cina e India». Dalla Georgia passa l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, l'unico che evita il territorio russo e appunto per questo promosso dal presidente Clinton nel 1999 con l'evidente obiettivo geopolitico di indebolire i legami tra paesi caucasici e Russia e farvi subentrare presenza e progressiva dominanza degli Stati Uniti.
2) Significativo un altro punto, quello sul flusso crescente di aiuti militari. Viene citato il "Georgia Train and Equip Program", iniziato nel 2002, con cui «il Pentagono ha trasformato le forze armate georgiane in un esercito al proprio comando». In relazione all'esercitazione militare in Georgia dello scorso luglio cui hanno partecipato anche circa 1.000 soldati USA e «dislocati nella base di Vaziani, a meno di 100 km dal confine con la Russia», gli autori dell'articolo pongono un interrogativo a mio avviso pertinente: «Immaginiamo cosa accadrebbe se la Russia dislocasse proprie truppe in Messico a ridosso del territorio statunitense».
3) Viene ricordato come l'attuale sistema politico georgiano sia stato determinato attraverso la «rivoluzione delle rose» che, pianificata e coordinata da Washington, ha portato nel 2003 alla caduta del presidente Eduard Shevardnadze. Si cita il Wall Street Journal (24 novembre 2003), secondo il quale l'operazione fu condotta da fondazioni statunitensi formalmente non-governative, in realtà finanziate e dirette dal governo USA, che «allevarono una classe di giovani intellettuali, capaci di parlare inglese, affamati di riforme filo-occidentali». Sul piano militare, economico e politico, oggi la Georgia è controllata dal governo statunitense.
4) Pertinente la messa in evidenza dei «due pesi e due misure: mentre rivendica, riconosce e difende l'indipendenza del Kosovo dalla Serbia in spregio al rispetto dei confini internazionali - pensate se Belgrado avesse attaccato in armi Pristina a febbraio subito dopo la sua proclamazione unilaterale d'indipendenza -, Washington nega quella dell'Ossezia del sud, ribadendo "il sostegno della comunità internazionale alla sovranità e integrità territoriale della Georgia"».
Ho qualche perplessità sulla lettura finale che se ne dà e che vi riporto: «Ciò significa che l'attacco contro l'Ossezia del sud è stato programmato non a Tbilisi ma a Washington. Gli scopi? Mettere in difficoltà la Russia, vista a Washington con crescente ostilità anche per il suo riavvicinamento alla Cina. Rafforzare la presenza Usa nell'Asia centrale. Creare in Europa un altro focolaio di tensione che giustifichi l'ulteriore espansione della presenza militare statunitense, di cui lo Scudo antimissile è un elemento chiave, e l'allargamento della Nato verso est (tra poco dovrebbe entrare nell'Alleanza, sotto comando Usa, proprio la Georgia). Ciò Washington teme, e cerca di evitare, è un'Europa che, unendosi e acquistando ulteriore forza economica, possa un giorno rendersi indipendente dalla politica statunitense. Da qui la politica del divide et impera, che sta riportando l'Europa in un clima da guerra fredda». Le mie perplessità nascono dalle modalità troppo pasticciate ed avventuristiche dell'operazione. Per altri versi emerge evidente, anche nel centro Asia, la questione della sovranità e quindi dell'indipendenza nazionale. L'articolo ha il pregio di indicare, sinteticamente ma significativamente, gli intrecci politici, economici, finanziari, militari. Che ne pensate? | |
| | | AgrimensoreK
Numero di messaggi : 22 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Mar Ago 12 2008, 16:39 | |
| - kamo ha scritto:
- Ho qualche perplessità sulla lettura finale che se ne dà e che vi riporto: «Ciò significa che l'attacco contro l'Ossezia del sud è stato programmato non a Tbilisi ma a Washington. Gli scopi? Mettere in difficoltà la Russia, ...
In effetti la lettura del Manifesto sembra un po’ partigiana. È davvero improbabile che Saakashvili non abbia sentito il bisogno di alzare il telefono e informare Bush sulle proprie intenzioni. Anche se non l’avesse fatto credo sia letteralmente impossibile che i consulenti militari USA in Georgia non si siano resi conto per tempo di ciò che si stava preparando. Quindi è effettivamente difficile credere che Bush non abbia potuto stoppare la Georgia. Ma è altrettanto improbabile che l’intelligence russa non abbia annusato i preparativi georgiani e quindi, se li voleva fermare, non abbia fatto pressione sugli USA (la Russia ha coperto l’interventismo USA avendo in cambio mano libera sulla Cecenia, non è pensabile che si sorprendano a vicenda sull’Ossezia del Sud !). La domanda quindi è: perché l’improvvido Saakashvili non è stato messo nella condizione di non nuocere? Cerchiamo di vedere, per quanto ci è concesso, alcuni aspetti dello scenario: - la possibilità di attivare il passante petrolifero che bypassa la Russia si allontana; - l’ONU mostra ancora una volta la totale incapacità di regolare i conflitti; - l’Europa prende nuovamente coscienza della propria insufficienza a gestire fatti rilevanti anche sulla porta di casa. - l’Ossezia diventerà definitivamente una colonia Russa; - I georgiani sentiranno come più importante la necessità del tutoraggio USA (le bombe lasciano un segno difficile da cancellare), ma questo non farà che aumentare l’instabilità dell’area, dato che la Russia non lascerà certo campo a soluzioni atlantiste e gli USA non spingeranno verso soluzioni insostenibili per il contesto geopolitico, come una eccessiva militarizzazione della Georgia o lo sfruttamento in autonomia rispetto alla Russia del passante petrolifero. Tirando le somme: - l’Europa perde una potenziale opportunità energetica (il passante petrolifero); - sul piano politico il bipolarismo tra le due potenze (Russia/USA) è rafforzato a svantaggio sia dell’Europa sia dell’ONU; - si apre un altro fronte di instabilità che peserà sui mercati petroliferi e sull’economia europea, un fronte il cui grado di attività potrà essere pilotato a piacimento da Russia e America. Questa analisi è certamente semplicistica, ma forse Bush e Putin non stanno leticando tanto quanto sembra, o se lo stanno facendo sanno fino a dove possono spingere in maniera che la posta in gioco la paghi solo l’Europa. | |
| | | rifo88
Numero di messaggi : 10 Data d'iscrizione : 06.08.08
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Mer Ago 13 2008, 13:34 | |
| L'intervento russo permette di mostrare i muscoli agli USA.. insomma, la Russia è tornata.. Come l'URSS (peccato non è più manco nominalmente comunista).. I poli sono 3 USA Russia e Cina.. E tutti mostrano i muscoli contro popoli diciamo più deboli.. Ad esempio Pechino ha ordinato misure straordinarie e schierato la flotta militare davanti alla capitale proprio per le olimpiadi, gli USA aumentano le spese militari e bombardano gli arabi e la Russia dà una ripassata alla Georgia e schiera un totale di 20000 uomini e 800 unità corazzate al confine mentre l'aeronautica ha il completo controllo dei cieli georgiani.. Tutto per dire agli altri due "Occhio che sono forte"... | |
| | | alekos18
Numero di messaggi : 1117 Data d'iscrizione : 04.04.07
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Gio Ago 14 2008, 03:18 | |
| Provo a fare il punto della situazione e ad avanzare qualche considerazione. Dopo cinque giorni di combattimenti, Mosca ha sospeso le operazioni militari in Georgia. Lo ha fatto poco prima dell'arrivo a Mosca del presidente francese e capo di turno dell'Unione Europea, Nicolas Sarkozy, accorso a Mosca nel ruolo (filo-USA) di mediatore della crisi. L'annuncio del Cremlino ha così reso praticamente irrilevante, a livello d'immagine, la missione diplomatica francese. Il volto corrucciato di Sarkozy esprimeva il risentimento dello sgarbo politico ricevuto dal tenutario attuale del Cremlino. Un trattamento simbolicamente significativo rivolto ai servi di Washington. I sei punti di principio del documento politico mi pare segnino una vittoria politica di Mosca. Niente di sorprendente, a mio avviso. Il rovescio dell'aggressione georgiana era già scritto dal suo inizio. E ora bisognava fermare Mosca. Resta da vedere se l'accordo verrà rispettato o risulterà un escamotage di Washington (i veri committenti della missione-Sarkozy) per prendere tempo.
In questo capisco le perplessità di Kamo. Veramente pasticciata se si trattasse di un'operazione ispirata e incoraggiata da Washington. Non è in discussione il ruolo di manutengolo USA del presidente-fantoccio georgiano Saakashvili. Ma, o dovremmo pensare ad un atto di follia a Washington, ben più che un clamoroso errore di calcolo, oppure c'è da considerare la stupida forzatura del fantoccio georgiano che si è illuso di coinvolgere nel conflitto, per i propri interessi di potere, la Casa Bianca, il suo strumento, la NATO, e quindi l'Unione Europea. Era certamente interesse di Washington mantenere uno stato di tensione a bassa intensità tra Georgia e Russia, ma non scatenare un conflitto dall'esito scontato. Non adesso, perlomeno. Secondo me, la delicata posizione politica in cui versa Saakashvili nel suo paese, la crisi economica che attanaglia il paese, la sua smania di acquisire popolarità, dopo aver vinto in maniera molto dubbia le elezioni e aver promesso il ripristino dell'autorità georgiana su Ossezia e Abkhazia, hanno concorso a determinare la sua scriteriata decisione di aprire le ostilità. Si tratta del resto di una figura molto mediocre e corrotta. Ci sono ex suoi ministri che lo accusano di corruzione (quello alla Difesa, Irakli Okruashvili, oggi in esilio all'estero, lo accusa anche di assassinii politici). Nel paese il suo discredito ha superato da tempo i livelli di guardia e l'opposizione, che ne chiede le dimissioni, stava raccogliendo sempre più consenso sociale. E' noto nel paese l'arricchimento suo e del suo clan attraverso tutta una serie di tangenti lucrate da concessioni portuali, petrolifere e commerciali (principalmente in relazione all’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan), nonché grazie all'import di armi da USA e Israele (in breve tempo la spesa militare è passata da 30 milioni ad un miliardo di dollari, a fronte della crisi economica e di un tenore di vita medio della popolazione che è andato significativamente calando da livelli già critici). E' un personaggio anche patetico. Da Tbilisi, per mascherare l'evidenza della disfatta militare, richiamando la metafora di Davide e Golia, ha annunciato la futura «vittoria sulla Russia». Dal ministero dell'interno georgiano, non sono stati da meno. Riecheggiando il loro degno capo, hanno dichiarato che Golia (cioè Mosca) ha vinto per forfait, dato che le forze georgiane si erano ritirate. Ogni commento è superfluo. Restano le migliaia di civili osseti morti sotto i bombardamenti ordinati da Saakashvili.
Del resto c'è da chiedersi quale risultato poteva sperare di raggiungere Washington inducendo il proprio uomo georgiano ad attaccare. L'esito prevedibilissimo sarebbe stato di esporre Saakashvili ad una sconfitta, ad un'umiliazione, a dover rendere conto all'opposizione interna e al paese il senso della sua scriteriata avventura. Dovrà spiegare come pensava di riconquistare un pressoché impossibile consenso in Ossezia del sud, bombardando la capitale e massacrando tra le 1.500 e le 2.000 persone. Soltanto l'impunità derivantegli dai suoi legami con Washington gli evita sulla grancassa massmediatica dominante la qualifica di criminale politico e l'accusa di genocida. Oggi si ritrova un paese, il suo, colpito nelle sue infrastrutture strategiche, certamente più debole di cinque giorni fa, con il suo esercito umiliato sul campo, e la pressoché certa fine delle pretese di Tbilisi sulle filo-russe Ossezia ed Abkhazia. Tra i punti dell'accordo di principio c'è la possibilità che si arrivi ad una consultazione sulla volontà di autodeterminazione delle due provincie che già si sono espresse a favore di Mosca. In queste ore il presidente sudosseto Eduard Kokoity ha reiterato la richiesta di ricongiungimento con l'Ossezia del nord, repubblica della Federazione russa. Intanto Mosca è già stabilmente nelle due provincie.
La Russia esce da questa guerra-lampo accrescendo il suo prestigio e la sua capacità di incutere timore: il monito ai paesi filo-USA nella regione è arrivato forte e chiaro. Mosca è intervenuta a fermare un genocidio sul quale l'Occidente, nel mentre tuonava sulla questione tibetana, ha fatto finta di niente e per ragioni di cinica opportunità politica (la Georgia è un protettorato USA) ha chiuso gli occhi. Un bel risultato d'immagine per chi ha interesse a far dimenticare di aver spianato Grozny e la Cecenia. Ha raggiunto l'obiettivo di cacciare le forze georgiane dall'Ossezia del Sud mostrando di non farsi intimorire dalle arroganti ed ipocrite dichiarazioni minacciose della Casa Bianca. Ha fortemente concorso ad indebolire il futuro politico di Saakashvili, il che non è un buon segnale per Washington, e forse, a questo punto, i georgiani potrebbero cominciare a mettere in dubbio anche l'opportunità di tenere un atteggiamento smaccatamente filo-USA. Già prima dell'inizio della crisi, l'opposizione aveva criticato Saakashvili per l'atteggiamento di sfida adottato nei confronti della Russia. La sconfitta rimediata in Ossezia del Sud potrebbe ridare vigore all'opposizione. Mosca, del resto, ha già fatto sapere che non reputa più Saakashvili un interlocutore credibile. L'annuncio di Bush, in queste ore, dell'invio di un contingente militare "umanitario" statunitense punta a salvare il proprio uomo: più che da Mosca, dall'opposizione interna al suo paese.
Chiudo con due considerazioni che ci riguardano molto da vicino: 1) l'Italia si sarebbe trovata in guerra, se la Georgia fosse stata già nella NATO. Il paese si sarebbe trovato complice di un'aggressione e di una mattanza. Questo deve far riflettere sul significato della NATO, dell'Unione Europea e sugli effettivi interessi nazionali del nostro paese.
2) il grado di dipendenza dell'Italia lo si è visto ancora, stucchevolmente, in questi giorni, attraverso l'uniformità servile sia dell'intero apparato massmediatico che conta (la cui funzione è stata di alterare, rovesciare, falsificare lo stesso resoconto dei fatti), sia del ceto politico di governo e di presunta opposizione. L'aggressione e la mattanza ordinate dalle autorità filo-USA georgiane sono state rovesciate presentando la vicenda nei termini di un'aggressione russa alla Georgia. La logica è semplice: siccome la Georgia si sta avviando a diventare un protettorato USA, bisogna schierarsi con Saakashvili ed il suo entourage contro Mosca. Tradotto dall'anglo-americano in italiano: anche in questa vicenda, servilismo subalternità e dipendenza dei subdominanti d'Italia non sono mancati. | |
| | | garrulus
Numero di messaggi : 11 Data d'iscrizione : 09.08.08
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Gio Ago 14 2008, 13:50 | |
| Per quanto riguarda l'Italia, concordo con le ultime considerazioni fatte (anche se forse non è vero che l'Italia sarebbe rimasta per forza coinvolta, poiché un paese prima di attaccare deve riferire le sue intenzioni alla nato (salvo gli usa). Mi pare che AgrimensoreK abbia l'idea che Bush e Putin stiano facendo in qualche modo un gioco che favorisca entrambi a scapito dell'Europa. Che l'Europa paghi non c'è dubbio (ed è anche in un certo senso giusto, visto il suo comportamento). Ma non ci si deve dimenticare che la Russia rappresenta l'unico vero contraltare nei prossimi anni agli usa: forzando un po' la logica che proponi, i trattati di yalta furono un patto d'acciaio. Non ci si dovrebbe aspettare che due potenze in lotta si aggrediscano continuamente e lottino fino all'ultimo sangue: la perversa logica della guerra vuole che i capi di due eserciti che si fronteggino si parlino, si riconoscano (è che noi provenienti da una certa tradizione abbiamo l'idea di una lotta ideologica e dunque senza tregua). Un'altra osservazione riguarda quella che può essere un po' la "sorpresa" che la Georgia abbia attaccato, vista la sua posizione di svantaggio. I sistemi (di potere) non funzionano mai in maniera imperfetta e bisogna distinguere la logica di fondo dalle mosse degli attori in campo. In questo caso, la logica di fondo è l'aggressione (quella ideologica qui in occidente è funzionata benissimo, mi pare) alla Russia. Le mosse possono essere benissimo state le mosse avventate di un paese che si sentiva coperto dall'appoggio statunitense. In questo caso, però, a mio parere (come mi pare di alekos18) ne è venuta fuori una mezza vittoria russa (anche ideologica) nella sua area. Stiamo però a vedere cosa succederà con il contingente umanitario e che mosse farà l'unione europea (con l'ineffabile Kouchner in prima linea, da bravo socialista vera e propria quinta colonna). | |
| | | alekos18
Numero di messaggi : 1117 Data d'iscrizione : 04.04.07
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Gio Ago 14 2008, 19:38 | |
| - garrulus ha scritto:
- Per quanto riguarda l'Italia, concordo con le ultime considerazioni fatte (anche se forse non è vero che l'Italia sarebbe rimasta per forza coinvolta, poiché un paese prima di attaccare deve riferire le sue intenzioni alla nato (salvo gli usa). (...).
Sei un ottimista, Garrulus, e vorrei davvero poter condividere questo ottimismo con te. Temo però che le cose si configurino in tutt'altro modo. La natura della NATO, la sua ragion d'essere, costitutiva, è di essere uno strumento degli Stati Uniti. Uno strumento di controllo sui suoi alleati/subalterni ieri, anche in funzione delle proprie direttrice espansive oggi. Quando serve che truppe cammellate versino il sangue (proprio ed altrui) per i suoi obiettivi tattico-strategici, Washington chiama ed ottiene. Immagino che non sto dicendo niente che ti sorprenda... Lo statuto dell'Alleanza lascia il tempo che trova. Non è in cima alle preoccupazioni statunitensi, figurati. Con la guerra del Kosovo (marzo 1999) serviva procedere ad un ulteriore passaggio della dissoluzione di quel che restava della Jugoslavia. Ebbene, Washington spinse alla guerra. Organizzò (febbraio 1999) la farsa di Rambouillet (« Il testo di Rambouillet, che chiedeva alla Serbia di ammettere truppe NATO in tutta la Jugoslavia era una provocazione, una scusa per iniziare il bombardamento. Rambouillet non è un documento che un Serbo angelico avrebbe potuto accettare», Henry Kissinger, ex segretario di Stato USA, Daily Telegraph, 28 giugno 1999) e la NATO intervenne. Lo fece in violazione del suo stesso statuto allora in vigore (in seguito la forma fu adeguata con il "Nuovo concetto strategico dell'Alleanza Atlantica" ratificato a Washington il 24 aprile 1999) e senza nemmeno un'autorizzazione formale da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Un'intensa campagna di bombardamenti durata mesi (con almeno 600 raid al giorno) sulle città jugoslave. C'era anche l'Italia con allora (al governo) D'Alema, i Comunisti Italiani (PdCI), eccetera: nell'occasione, la carta straccia dello stesso Statuto NATO comportò il fare carta straccia della stessa Costituzione italiana (art. 11)... Se gli Stati Uniti decidono di scatenare una guerra, anche per il tramite di un loro paese subalterno (dentro o fuori la NATO che sia), il coinvolgimento di ogni paese della cosiddetta Alleanza Atlantica è sempre stato e continuerà ad essere automatico. Nelle forme e nei termini che le circostanze richiedano. La prassi formale che richiami del « riferire le [proprie] intenzioni» del paese che sia, al limite gli stessi Stati Uniti, potrebbe anche essere seguita per ragioni di opportunità politica, ma sarebbe una magra consolazione. Il risultato tanto non cambierebbe. Nella crisi osseta scatenata dai bombardamenti del presidente georgiano Saakashvili, gli USA non hanno avuto l'intenzione di scatenare guerra alla Russia. Altrimenti, anche con una Georgia fuori dalla NATO, non mi sarei affatto stupito di vedere (anche) il governo italiano compiacente di turno inviare militari a versare il sangue, nel Caucaso, per Sua Maestà. Ovviamente per ragioni « umanitarie». | |
| | | sankara
Numero di messaggi : 416 Data d'iscrizione : 14.04.07
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Gio Ago 14 2008, 21:38 | |
| Italia alle armi contro la Russia, in caso di presenza della Georgia nella NATO? Non è un'ipotesi peregrina a leggere i giornali di oggi.
Sul Corriere della Sera di oggi, Fabio Venturini ricorda che l'articolo 5 dello Statuto NATO ("assistenza militare obbligatoria a un socio attaccato) "potrebbe contrapporre direttamente l'Alleanza e la Russia". Su Il Giorno, il sinistro Luttwak ritiene che tra Washington e Mosca la partita cruciale si giocherà sull'Ucraina. Secondo Luttwak, in caso di ingresso di Kiev della NATO, i vassalli europei dovranno essere pronti a mandare le proprie truppe contro Mosca "in quanto la Russia vuole la Crimea". Così conclude l'articolo Luttwak: "il tempo delle vacanze è finito. Si torna alla grande politica". Interessante l'analisi di Lucio Caracciolo su La Repubblica, che accusa anche lui il presidente georgiano di avventatezza. A suo avviso, una scelta cruciale sulla Russia attende il prossimo presidente USA: riconoscere il peso di Mosca nell'area oppure "isolare e distruggere l'Impero russo". La seconda scelta "difficilmente potrebbe evitare una guerra o una serie di guerre nel cuore del nostro continente".
Concludo rilevando un'intervista di Fassino (Il Mattino), ministro degli Esteri del "governo ombra" del PD, favorevole a mandare militari italiani in Caucaso, così come avanzato dal ministro della Difesa di centrodestra La Russa. "I militari italiani sono nei Balcani, in Afghanistan, nel Libano (...) Non vedo ragione perché l'Italia, se richiesto, non debba partecipare ad una missione nel Caucaso". Ed intanto la spesa sociale piange... | |
| | | garrulus
Numero di messaggi : 11 Data d'iscrizione : 09.08.08
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Ven Ago 15 2008, 00:19 | |
| Sì, avete ragione, ne sono pienamente consapevole. So che lo statuto può essere piegato in tutti i modi. Era solo per dire che sarebbe stata una volontà politica italiana (quindi, a rigore di statuto, un "automatismo voluto" come nel 99 per la Serbia), ancora una volta, a muoversi sotto le direttive statunitensi. Tanto più che, in ogni caso, la realtà sarebbe stata distorta (com'è) mostrando la Georgia come paese attaccato e la Russia come aggressore. Tutto sommato, però, ritengo sconsiderate le dichiarazioni di chi (La Russa, Fassino) vorrebbe soldati italiani nel Caucaso: non penso che in questo momento la Russia lascerebbe fare. Stiamo a vedere, ma non mi sembra che in questo momento la Russia si senta debole e penso farebbe di tutto per avere una missione nato a due passi (uno staterello quisling vabbè, ma militari europei e americani direttamente non penso). Piuttosto, si potrebbe discutere della Russia e del suo ruolo. Penso non ci siano dubbio che la Russia si candidi come minimo a potenza regionale, con pretese di egemonia quasi mondiale: almeno in concorrenza egemonica con gli usa. Da una prospettiva di nazionalitarismo come deve essere giudicato questo atteggiamento? Dal mio pdv, ora siamo ancora in un sistema mondiale unipolare e dunque si deve vedere positivamente ogni movimento si muova in direzione opposta. | |
| | | alekos18
Numero di messaggi : 1117 Data d'iscrizione : 04.04.07
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Ven Ago 15 2008, 15:30 | |
| - garrulus ha scritto:
- (...) Piuttosto, si potrebbe discutere della Russia e del suo ruolo. Penso non ci siano dubbio che la Russia si candidi come minimo a potenza regionale, con pretese di egemonia quasi mondiale: almeno in concorrenza egemonica con gli usa. Da una prospettiva di nazionalitarismo come deve essere giudicato questo atteggiamento? Dal mio pdv, ora siamo ancora in un sistema mondiale unipolare e dunque si deve vedere positivamente ogni movimento si muova in direzione opposta.
Divido la risposta, qui, in due parti. La seconda è per me più importante (perché centrale) della prima, come emergerà per ciò che scrivo. - garrulus ha scritto:
- (...) Piuttosto, si potrebbe discutere della Russia e del suo ruolo. Penso non ci siano dubbio che la Russia si candidi come minimo a potenza regionale, con pretese di egemonia quasi mondiale: almeno in concorrenza egemonica con gli usa. (...)
Sicuramente la Russia intende riaffermare la sua autorità regionale. Penetrazione e invadenza statunitense, nella cinta di paesi a ridosso, non potevano durare, stante il passato e la potenza storica recente della Russia. Dopo l'implosione dell'Unione Sovietica e soprattutto con il compiacente Eltsin (molto più di Gorbaciov) per Washington è stato agevole acquisire vantaggi strategici anche per via bellica (prima guerra del Golfo e penetrazione statunitense nei Balcani) e finanziari/commerciali pure all'interno della Russia. Ulteriori posizioni Washington le ha acquisite manovrando con tutte le "rivoluzioni colorate" (in funzione anti-russa e ovviamente pro domo sua) che si sono avute nei paesi dell'ex Patto di Varsavia. Già prima della sua nomina alla presidenza russa (maggio 2000) Putin aveva fatto capire che il corso della politica al Cremlino sarebbe stato diverso. L'11 settembre (attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono) consente alla Casa Bianca di giustificare la sua politica di ulteriore penetrazione statunitense in Asia a partire dall'aggressione ed occupazione dell'Afghanistan. L'evidente obiettivo di Putin è stato sin da subito recuperare tempo e terreno persi dalla servile presidenza Eltsin e riportare il paese a contare innanzitutto nelle aree nevralgiche regionali. Le pretese di egemonia mondiale mi sembrano ancora molto lontane. L'URSS un tempo le concretava con il sostegno, interessato e non proprio (o comunque sempre) per nobili ideali, ai movimenti di liberazione nazionale ed ai sistemi politici che ne scaturivano anche in conseguenza dei processi di decolonizzazione. La Russia di oggi è un paese capitalista senza nemmeno quella patina ideologica (il comunismo) che poteva essere fattore di interlocuzione e collegamento con realtà nazionali nel mondo. Ciò non toglie che Putin miri a che la Russia abbia voce significativa nello scacchiere internazionale politico ed economico mondiale. Per arrivare alla Russia di oggi, Putin ha progressivamente riposizionato i rapporti di forza all'interno del paese, innanzitutto facendo i conti con la cerchia degli oligarchi russi filo-Eltsin, filo-occidentali e mafiosi, che profittavano dell’assenza di regole per acquisire potere e ricchezze, certi che il capitalismo liberista avesse preso il sopravvento in Russia. Chi si è piegato al suo volere, come un Abramovich, è stato anche ricompensato; gli altri sono stati messi in condizione di non nuocere, non andando troppo per il sottile. Ha fatto sì che lo Stato riprendesse saldamente il controllo dei comparti economici strategici e ha rilanciato l'ammodernamento militare del suo paese. E' evidente che ogni spinta di autonomia o di sganciamento da posizioni comunque subordinate alla dominanza statunitense, siano viste a Washington negativamente. Detto questo, l'essere in confliggenza (di interessi) con gli Stati Uniti, non fa risultare Putin un campione di democrazia e trasparenza, né un fautore di un modello sociale ed economico alternativo al capitalismo e quindi di una politica nazionalitaria. - garrulus ha scritto:
- (...) Da una prospettiva di nazionalitarismo come deve essere giudicato questo atteggiamento? Dal mio pdv, ora siamo ancora in un sistema mondiale unipolare e dunque si deve vedere positivamente ogni movimento si muova in direzione opposta.
Quanto può (arrivare a) mettere in crisi l’attuale sistema unipolare imperialistico statunitense è ovviamente importante. Che si delineino potenze o blocchi di potenze tra loro confliggenti, al di là della loro (dal nostro punto di vista politico) strutturale sgradevolezza, è sempre qualcosa che ogni nazionalitarismo sovranista deve seguire con attenzione, non solo quello eventualmente oppresso da uno o dai contendenti in causa. Tu parli di "positività" io direi attenzione, ma ritengo -da come scrivi- che ci si ritrovi su un'analoga sensibilità di fondo, e cioè l'apertura di opportunità di liberazione che confliggenze e conflitti possono, loro malgrado, determinare. Anche in scenari geograficamente distanti. Se il tuo oppressore drena forze ed energie altrove, può risultare favorevole che sia 'distratto' in casa tua. Ciò detto resta centrale, decisiva, la vitalità (o, dove occorra, la costruzione) di un movimento nazionalitario che parta dalla rilevazione dei nodi della dipendenza per il perseguimento di una indipendente strategia di liberazione (nazionale) e di emancipazione (sociale, anticapitalistica / a-capitalistica). Il punto che ritengo fondamentale è che un assetto mondiale multipolare, attualmente non ancora definibile tale, non deve comportare alcuna compromissione o simpatia con soggetti (Stati o blocchi di Stati) in emersione. Anche perché, se è vero che opportunità possono scaturire da uno scenario multipolare come si accennava sopra, anche in uno unipolare restano spazi di manovra. L'unicità del dominio ha infatti bisogno di appoggi, di ceti politici compiacenti e servili, di Stati "normalizzati". Aprire situazioni di crisi (per l'imperialismo e/o nell'Impero), proprio lungo il vettore strutturalmente (e sempre) più temibile, che è quello nazionalitario di liberazione, può portare lo stesso a sganciamenti e rivoluzionamenti interessanti. Il Venezuela bolivariano/chavista ne è un esempio. Il tema comunque (rapporto tra nazionalitarismo e multipolarismo/policentrismo geopolitico) è talmente interessante, Garrulus, che meriterebbe di essere proseguito in uno specifico argomento da aprire qui, sul forum, a "parliamo di Indi". Cari saluti ferragostani a tutte/i | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: sogni Lun Ago 18 2008, 08:07 | |
| La Russia, che non si puo' dire comunista, e' caduta in un tranello. Ha tutti contro. Quali sono i suoi alleati? Al di la' delle speranze degli antiamericani, che non necessariamente sono filorussi, come potrebbe sostenere una guerra convenzionale? (se fosse atomica avrebbe piu' possibilita' di successo) I Russi sono 150 milioni. E' vero che anche gli Americani sono pochi, circa 300 milioni, ma possono costringere gli alleati a combattere per loro. I Russi oggi sono soli. I capi dei paesi ex satelliti, che vedono opportunita' di arricchimento personale, sono passati alla NATO. In caso di guerra l'unica speranza sta nelle "brigate internazionali" come nella guerra civile spagnola; questa volta i volontari potrebbero essere gli extracomunitari. Si sta giocando una partita decisiva per il mondo: se la Russia cede diventera' una colonia ricca di materie prime da rapinare, guadagneranno le multinazionali e la plebe ritornera' definitivamente al suo posto. Forse le si concedera' ancora qualche megaconcerto a Woodstock o in piazza San Pietro, no di certo in piazza del Popolo. 2000snlp 18/8/2008 | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: strategie Lun Ago 18 2008, 09:55 | |
| - tadiottof ha scritto:
Al di la' delle speranze degli antiamericani, che non necessariamente sono filorussi, come potrebbe sostenere una guerra convenzionale? (se fosse atomica avrebbe piu' possibilita' di successo) I18/8/2008 Mi spiego: i Russi non hanno batterie di missili, per lanciare atomiche al di la' dell'Atlantico e del Pacifico, dove sta al sicuro il leader dell'Occidente, ma potrebbero minare con le atomiche i confini europei e asiatici, e ritirarsi poi all'interno che e' sterminato (20 milioni di kmq, 4 volte l'Europa senza la Russia europea). Per dare un'idea pensate che per arrivare a Capo Nord, che si trova nei 5 mila kmq di Europa "occidentale", bisogna viaggiare per 5 giorni di seguito e fare circa 900 km al giorno. Sapremo della loro determinazione in caso di intervento della NATO in Georgia. perche' la prima mina dovrebbe esplodere li', e, nel caso di intervento della NATO, sapremo anche della determinazione dell'Occidente. 2000snlp | |
| | | garrulus
Numero di messaggi : 11 Data d'iscrizione : 09.08.08
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Lun Ago 18 2008, 18:33 | |
| Caro alekos18, concordo con gran parte delle cose che dici. In effetti, neanch'io prendo certo la Russia come modello e vedo la sua espansione come positiva in sè. Come dice un mio amico venezuelano e chavista, per fortuna c'è qualcuno che distrae gli usa in oriente e porta via le forze, così che possiamo rafforzare la posizione di indipendenza...
La discussione su nazionalitarismo e policentrismo in effetti è da approfondire. Appena ho un po' più di tempo apro un topic (o se qualcuno vuole farlo prima di me).
Segnalo di passaggio la rubrica di limes intitolata "speciale esiste l'Italia?" http://temi.repubblica.it/limes?s=%22speciale+esiste+l%27Italia%3F%22
A presto | |
| | | sankara
Numero di messaggi : 416 Data d'iscrizione : 14.04.07
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Ven Ago 22 2008, 02:32 | |
| Anche se ora le armi tacciono, il conflitto nel Caucaso mi sembra destinato a riaccendersi sul destino delle province dell'Abkhazia e dell'Ossezia del sud. La stragrande maggioranza della popolazione, che lì abita, da tempo vuole l'integrazione con la Russia. Le autorità della Georgia hanno tentato, bombardandole, di convincerle a ritornare sui loro passi e a restare georgiane. La provocazione era di quelle che Mosca non poteva ignorare. Per ragioni di tenuta interna del mosaico di nazioni che compongono la Russia, di credibilità di protezione a chi ti chiede aiuto e si sente russo, ed anche per ragioni geopolitiche perché, se l'ultimo dei vassalli di Washington si comporta ai confini di casa come un prepotente ed un sanguinario da strapazzo, il minimo che possa ricevere è una lezione dissuasiva da ricordare per il futuro. E la risposta militare russa è venuta. Bush l'ha definita "sproporzionata" con sfrontatezza tutta imperiale, come se di gran lunga peggio gli USA non avessero già fatto, per non andare più indietro nel tempo, a fronte dell'invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein, del contenzioso Kosovo/Serbia, o pretestuosamente nelle ultime guerre d'aggressione all'Afghanistan (2001) e all'Iraq (2003).
Il ritiro delle forze militari russe dalla Georgia mi pare si stia configurando come un riposizionamento. Mosca pare intenzionata a lasciarne una parte nelle due province e a creare una zona cuscinetto in territorio georgiano. Così Mosca afferma sul terreno la propria vittoria militare. Si tratta di uno schiaffo all'aggressore georgiano che Washington non può incassare come se niente fosse, anche perché il messaggio politico che arriva, innanzitutto a Praga, Varsavia e Kiev, è che, entrando nella NATO aumenta il loro rischio, non la loro sicurezza. Le dichiarazioni al vetriolo delle autorità USA e degli Stati subalterni europei non hanno finora prodotto alcunché per il cinico e spregiudicato uomo forte di Tbilisi, Saakashvili, ed in generale hanno evidenziato la pochezza della capacità reattiva di Washington e sodali e l'indisponibilita della Casa Bianca a confrontarsi militarmente con Mosca. Gli USA sono troppo impegnati in Medioriente e in Asia per potersi permettere di intervenire anche contro Mosca. Però il tutto ha fatto apparire i russi perfino più forti di quanto siano in realtà.
Ma la guerra per l'Ossezia del sud pone sul tavolo, ad USA ed Unione Europea, gli strascichi prodotti dalla separazione del Kosovo dalla Serbia, un dossier che sembrava di imminente chiusura e che invece un vassallo di Washington riapre di fatto con la sua ambizione ed il suo avventurismo sanguinario. Certo, i Russi sono amici della Serbia. Se lo strappo di Tito era parte di un capitolo tutto interno al comunismo storico novecentesco, l'implosione dell'URSS e la riduzione ad uno (gli USA) dello schieramento imperialista aveva progressivamente riavvicinato Jugoslavia e Russia, per ragioni geopolitiche prima ancora che culturali e religiose. Il riconoscimento USA all'indipendenza del Kosovo (in realtà suo protettorato e base militare) aveva comportato uno strappo unilaterale di portata enorme: il principio dell’inviolabilità dei confini statali, stabilito a partire dalla seconda guerra mondiale per impedire conflitti, diveniva carta straccia. Se quel principio è violato in Kosovo, era il comprensibile pensiero di Mosca, altri mutamenti di confini –comprese le richieste indipendentisti presenti all’interno della stessa Russia– potrebbero essere altrettanto strumentalmente alimentati da Washington. I Russi, pubblicamente e privatamente, erano disponibili e d’accordo nel concedere a Pristina la separazione sostanziale da Belgrado, ma non quella formale. USA ed Unione Europea andarono avanti, ignorando le ragioni russe, confidando che Mosca non potesse fare altro che incassare. Attraverso Ossezia ed Abkhazia, ora sono i russi a battere i pugni sul tavolo, facendo capire che potrebbero sentirsi liberi di ridisegnare a loro volta le mappe geografiche. La Russia, tuttavia, finora non ha riconosciuto formalmente l’Abkhazia o l’Ossezia del sud, anche se ne appoggia l’indipendenza de facto e molti dei cittadini delle due regioni possiedono la cittadinanza russa.
Gli USA ora devono fare i conti con la propria strategia imperialista globale e l’impantanamento in Iraq ed Afghanistan. Questi due teatri di guerra non consentono agli Stati Uniti di rivolgere altrove forze e risorse. La notizia di queste ore di un possibile sganciamento (a partire dal giugno 2009) dall'Iraq (salvo le solite basi che Washington si assicurerà per esercitare il condizionamento sul paese) annunciato dalla Rice può essere un segnale gravido comunque di incognite sulla capacità effettiva di riuscire a trasformare sul piano politico l'occupazione militare. Tra Iraq, Iran ed Afghanistan, gli USA hanno molte gatte da pelare. Oltretutto, per il buon esito di questi dossier è fondamentale il contributo russo. La sospensione dei rapporti NATO (cioè USA) / Russia, annunciata da Mosca, non a caso si è accompagnata alle dichiarazioni provenienti dai vertici siriani del possibile impianto di una base navale russa. I rapporti con Teheran, poi, si potrebbero fare più stretti. Washington necessita ad esempio che i russi non vendano sofisticate armi agli iraniani e che si uniscano nell’irrogazione di ulteriori sanzioni. Prospettive poco allettanti per il principale alleato regionale, nel mondo arabo, che è Israele. Anche in Afghanistan Mosca potrebbe creare più che dei fastidi alla tutt'altro che facile occupazione USA/NATO. Insomma, in tutte queste aree di grande importanza geostrategica e geoeconomica gli Stati Uniti potrebbero veder i propri interessi divenire molto instabili e vacillare molto pericolosamente, in caso di un interventismo russo.
Gli effetti per l'Italia? Si prospettano allargamenti degli scenari in cui mandare soldati a morire per Washington, un incremento degli oneri finanziari per sostenere le sue guerre in corso e prossime venture, in presenza peraltro di una recessione che nessuno chiama tale, ma che esiste nei fatti e si preannuncia di lunga e pesante durata. Attenzione, l'Ossezia non è così poi lontana dall'Italia. | |
| | | sandiego65
Numero di messaggi : 2 Data d'iscrizione : 03.08.08
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Mar Ago 26 2008, 23:26 | |
| quello che sta accadendo era prevedibile per chi conosce la Russia politica di ieri e i suoi nipotini di oggi. Il crollo del muro di Berlino nel 1989 e la disgregazione dell'Impero Sovietico non e' mai stata digerita dalla classe politica comunista che dopo 70 anni di potere assoluto su mezzo mondo, ha dovuto impare a fare "i democratici" per sopravvivere. Appena superato il baratro economico in cui la Russia era caduta dopo la fine dell'Impero e con l'aiuto finanziario dell'Europa che aveva bisogno delle sue materie prime energetiche a basso prezzo per il proprio sviluppo, l'orgoglio sovietico ha rialzato la cresta e dopo la Cecenia in cui ha ricominciato a fare il mestiere militar-politico di opprimere e comandare che ha esercitato con grande successo e il grande disinteresse dell'occidente per 70 anni, oggi si sente di nuovo forte e pronta a riprendere un ruolo dominante nell'emisfero che controllava dentro la cortina di ferro. Si comincia alla periferia per tastare il terreno dell'occidente, che non rischiera' mai la guerra nucleare, come non l'ha rischiata per l'Ungheria e la Cecoslovacchia, e gia' si sentono posizione di resa, come quella di oggi del nostro Ministro degli Esteri che andra' in Georgia a dare la solidarieta' del Governo, ....ma senza alienare la Russia (intervista TG1 del 26/ . I Paesi Baltici, la Polonia che ha avuto l'ardire di firmare l'accordo per l'installazione di missili americani, e tutti gli altri stati e staterelli, nati dopo il 1992 in questo momento, scommetto che sono molto nervosi, come pure la Cina che ha beneficiato tantissimo (e tutti l'hanno visto alle Olimpiadi) dalla disgregazione dell'Impero Sovietico. Lo sbaglio enorme della politica occidentale e' stato quello di non annullare la capacita' militare nucleare della Russia, dopo il crollo sovietico, che invece e' rimasta intatta anche a costo di grossi sacrifici economici ed ora e' la garanzia per la nuova politica aggressiva per ricostruire il passato potere. E' significativo al riguardo l'intervista esclusiva che ha dato Gorbacev alla CNN (che non so' se e' stata vista in Europa) nella quale con l'orgoglio di Kruscev e lo sbigottimento dell'intervistatore, ha argomentato e giustificato l'invasione della Georgia ( e si era ai primi giorni del conflitto!). Da quel momento, non a caso, si e' cominciato a riparlare di "guerra fredda" su tutti i media del mondo. Il momento e' delicato e pericoloso e la diplomazia non serve a nulla, come mai e' servita nella storia dell'umanita' (basterebbe ricordarsi il Trattato di Monaco del 1938!). Occorre che l'Occidente compatto dichiari inammissibili questi fatti di aggressione militare, chiuda tutte le porte alla Russia se non fa marcia indietro, e non compri più un goccio di petrolio o un metro cubo di gas e senza spargere un goccio di sangue Putin e company si accorgeranno che non avranno i soldi per mettere in pratica la loro politica. Lo faranno i nostri eroi, rischiando di far salire i prezzi energetici, in un momento no dell'economia occidentale? Spero di si, ma sicuramente non accadra' e i russi cominceranno a riprendersi i pezzi dell'impero con i soldi nostri!!! Massimo Seracini San Diego, California seracini@paacbell.net | |
| | | kamo
Numero di messaggi : 271 Data d'iscrizione : 10.05.07
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Mer Ago 27 2008, 00:01 | |
| - sandiego65 ha scritto:
- ... Occorre che l'Occidente compatto dichiari inammissibili questi fatti di aggressione militare, chiuda tutte le porte alla Russia se non fa marcia indietro, e non compri più un goccio di petrolio o un metro cubo di gas e senza spargere un goccio di sangue Putin e company si accorgeranno che non avranno i soldi per mettere in pratica la loro politica...
Beh, Sandiego65, mi sembra che in questa vicenda a scatenare la reazione russa, siano stati i bombardamenti ordinati dal corrotto e sanguinario Saakashvili. E' il presidente georgiano che ha bombardato la capitale osseta per indurre quella popolazione a più miti consigli e ad accettare l'alternativa: o l'autorità di Tbilisi o andarsene (cioè "pulizia etnica"). Tutta questa parte non la consideri. In altri scenari proprio l'Occidente, che evochi, avrebbe gridato al nuovo Hitler. Ma visto che Saakashvili è un uomo di Washington, i suoi crimini sono consentiti. Hai notato, poi, le differenze che si fanno sulle vittime civili? Contano quelle georgiane, giusto da strumentalizzare in funzione anti-russa; quelle ossete sono invisibili. Del resto, hai mai sentito o visto servizi sui profughi iracheni o afghani? Ovviamente no, visto che a bombardare e massacrare sono USA e NATO. Sulla Cecenia ti dò ragione, nel senso che è inaccettabile massacrare una popolazione, radere Grozny, anche se -dico: se...- ci fossero delle "quinte colonne" USA da combattere. Per ordine del presidente georgiano, sulla capitale dell'Ossezia del sud si stava facendo quel che i russi avevano fatto a Grozny. Se Mosca, per i suoi interessi, certo, non fosse intervenuta, sarebbe stato un massacro ben coperto dalle Olimpiadi... Sentendo il tg sono rimasto colpito dalla sfacciataggine di politici (da Bush ai "nostrani") che dichiaravano inaccettabile la decisione ("unilaterale") di Mosca di riconoscere il diritto all'indipendenza di Abkhazia ed Ossezia del sud, il fatto che si violasse l'integrità territoriale della Georgia e con questa il diritto internazionale. C'è una sfacciataggine, un'ipocrisia incredibili. Indignava sentire la voce del "padrone" (simboleggiabile in Bush) e mi faceva ribrezzo il servilismo dei politici nostrani da destra a sinistra filo-USA. Ma come, quando si è trattato del Kosovo, andava tutto bene !! Ricordi? Mosca rimproverava l'inaccettabilità di riconoscimenti unilaterali (da Washington e a seguire gli Stati lacché, Italia inclusa...), lamentava insomma le stesse cose che il padrone e i suoi servi dicono oggi. Qualcuno lo scriveva sopra: anche in questo siamo una colonia. Perché per il Kosovo sì e per l'Ossezia no? | |
| | | altrestorie
Numero di messaggi : 24 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Mer Ago 27 2008, 00:08 | |
| - sandiego65 ha scritto:
- (...) Occorre che l'Occidente compatto dichiari inammissibili questi fatti di aggressione militare, chiuda tutte le porte alla Russia se non fa marcia indietro, e non compri più un goccio di petrolio o un metro cubo di gas e senza spargere un goccio di sangue Putin e company si accorgeranno che non avranno i soldi per mettere in pratica la loro politica. (...)
Mi pare un punto di vista un po' parziale. Perché alla Russia dovrebbe essere negato ciò che è concesso ai mericani?? Forse che Iraq ed Afghanistan non erano Stati sovrani come prima di loro Nicaragua, Panama, Cile, Salvador, etc etc etc.... tutti invasi dai democratici mericani? Perché i Russi dovevano sopportare le manovre mericane in Georgia, cioè ai suoi confini?? Che Putin sia un oligarca, dittatore non ci piove, ma non lo è più di Bush. Ed in fondo ha ingoiato più rospi di quello che ci si poteva legittimamente aspettare. pino | |
| | | altrestorie
Numero di messaggi : 24 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Mer Ago 27 2008, 00:15 | |
| Il problema principale credo sia nel raggiungimento del peak oil. Insomma la scarsità di petrolio. Perciò c'è una corsa al controllo di pozzi, oleodotti, gasdotti ed aree strategiche. Cosi si spiegano Iraq ed Afghanistan (ed a mio avviso anche l'11/9). Era necessario per gli Americani impossessarsi delle riserve iraqene, prima che la Cina ci provasse, approfittando della relativa debolezza dell'URSS. La Russia di suo non poteva continuare a guardare la manovra di accerchiamento compiuta dai mericani che hanno fomentato finte rivoluzioni democratiche nelle ex repubbliche confinanti. In Georgia poi passa un oleodotto. Per ora le forze in campo si stanno confrontando su terreni neutrali, come avveniva durante la guerra fredda. Solo che oggi bisogna fare i conti anche con la Cina e la sua richiesta sempre maggiore di energia. La vedo male. pino | |
| | | alekos18
Numero di messaggi : 1117 Data d'iscrizione : 04.04.07
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Mer Ago 27 2008, 02:11 | |
| - altrestorie ha scritto:
- Il problema principale credo sia nel raggiungimento del peak oil.
Insomma la scarsità di petrolio. Perciò c'è una corsa al controllo di pozzi, oleodotti, gasdotti ed aree strategiche. Cosi si spiegano Iraq ed Afghanistan (ed a mio avviso anche l'11/9). Era necessario per gli Americani impossessarsi delle riserve iraqene, prima che la Cina ci provasse, approfittando della relativa debolezza dell'URSS. La Russia di suo non poteva continuare a guardare la manovra di accerchiamento compiuta dai mericani che hanno fomentato finte rivoluzioni democratiche nelle ex repubbliche confinanti. In Georgia poi passa un oleodotto. Per ora le forze in campo si stanno confrontando su terreni neutrali, come avveniva durante la guerra fredda. Solo che oggi bisogna fare i conti anche con la Cina e la sua richiesta sempre maggiore di energia. La vedo male. pino Non è tanto la questione petrolifera che spiega, secondo me, questa crisi nel Caucaso. Il controllo energetico è senza dubbio una delle tante importanti ipoteche da esercitare su Stati e relativi sistemi produttivi per controllarli. La Casa Bianca (è irrilevante se ci sia un repubblicano o un democratico), per poterle esercitare a proprio tornaconto imperiale, da due decenni ha gettato sulla bilancia della competizione inter-capitalistica tutto il peso della sua macchina militare. Per gli USA si tratta di incapsulare la spinta sviluppista e da grande potenza propria di Russia e Cina. Se i russi avessero voluto, avrebbero potuto approfittare della situazione per bombardare l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, che evita il transito in territorio russo e che gli Stati Uniti hanno sponsorizzato e finanziano proprio per depotenziare l'arma energetica di cui Mosca da alcuni anni si sta servendo. Ma l'oleodotto, appunto, è solo una parte del problema... Mi sembra, Pino, che il tuo riferimento alla " manovra di accerchiamento" sia la chiave di lettura più pertinente nello spiegare una crisi che è più seria di quanto può già apparire ed è destinata ad avere conseguenze più corpose nel tempo e nello spazio. Saakashvili ha ritenuto di inserirsi in un'operazione più grande di lui, di fare lo yankee borioso e sanguinario nei confronti di Mosca sulla pelle degli osseti, confidando su una copertura-impunità che gli poteva derivare dall'aver posto il suo paese sotto l'autorità ed il controllo degli Stati Uniti. Confidava nella rilevanza degli interessi geopolitici statunitensi nell'area e che Washington non l'avrebbe lasciato da solo se Mosca avesse raccolto la sua sfida e la sua sanguinaria provocazione. In questo caso ha fatto i conti senza l'oste. Il Cremlino non poteva dare corda alle ambizioni del dittatorello caucasico (e non solo per dissuadere suoi emulatori...) e Washington non aveva intenzione di scendere sul terreno dello scontro militare diretto con la Russia, perché non può farlo. Non adesso, perlomeno. Ha necessità di consolidare le sue posizioni nell'est Europa, nei Balcani e nel Caucaso, di oleare meglio le capacità d'intervento militare dei suoi alleati/subalterni e deve venire a capo di conflitti in cui le resistenze irachene ed afghane hanno impantanto la sua macchina di morte. Ma Washington si sta preparando (l'" accerchiamento" di cui parlavi, appunto) e ci sta preparando, sta preparando i suoi Stati vassalli conniventi nella necessaria opera di manipolazione delle coscienze dei rispettivi cittadini/sudditi. Non è scontato che la spunti. E in questa prospettiva è importante che anche noi si faccia la nostra parte. L'affrancamento da questa avvilente servitù del nostro paese resta un passaggio di tappa da costruire. Necessariamente. Sai già come la penso, Pino... | |
| | | wallace
Numero di messaggi : 4 Localisation : Roma Data d'iscrizione : 02.08.08
| Titolo: Il riconoscimento e' fatto, siamo a un passo dall'annessione Mer Ago 27 2008, 04:35 | |
| Carissimi compagni e amici, vi chiedo questa volta di fare un grane enorme sforzo di autonomia culturale prima ancore che politica. Non parlerò in questa mia prima mail di Ossezia e Abkazia volutamente. Non esprimero' alcun parere al proposito. Chiedo a tutti di fare uno sforzo collettivo di conoscenza da condividere senza preconcetti, nè ideologie. Provo a enumerare i problemi in campo su cui vorrei avere il vostro parere. 1) Quali sono gli interessi veri e la reale volontà dei popoli dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia? Abbiamo notizie e informazioni precise al proposito? 2) Allo stesso modo quali sono quelli delle popolazioni della Georgia(non del suo presidente pseudo democratico..che volutamente ha internazionalizzato la crisi perchè all'interno non si reggeva più il suo piccolo regime..) 3) Quali sono gli interessi della Russia (legittimi e illeggittimi)? 4) Idem per USA e Europa. 5) Avete guardato bene la geografia dei luoghi? Che idea ve ne siete fatti? E la storia delle popolazioni locali? Corrisponde davvero alle vecchissime frontiere storiche del 900? 6) E' una guerra per il petrolio? 7) E' una guerra per l'acqua? E' una guerra per le vie del commercio? 9) E' una guerra per commerci altri e inconfessabili (droga e armi)? 10) E' una guerra per controllare l'Aghanistan e quindi alle spalle l'Iran? 11) Altre idee? 12) Ma alla fine quale è l'interesse (senza ideologie per cortesia) dell'Europa e dell'Italia?? Grazie Vi leggerò con attenzione e piacere Antonio *PS: compro anche io il Manifesto ma mi sembra che in questa vicenda (come ahime' in molte delle ultime di politica internazionale e sui beni comuni la redazione stia toppando mostruosamente...= o arriva tardi sulla notizia o non la sa nemmeno piu' riconoscere/ sigh) | |
| | | rifo88
Numero di messaggi : 10 Data d'iscrizione : 06.08.08
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Mer Ago 27 2008, 19:17 | |
| Rispondo con un mio intervento sul mio blog
Con un Decreto Presidenziale Dimitrij Mednedev, su richiesta UNANIME (anche il Partito Comunista) del Parlamento, ha riconosciuto le due repubbliche separatiste di Ossezia e Abkhazia e promesso il supporto militare delle forze armate russe contro ogni attacco di Tbilisi o della NATO. Mentre le navi americane arrivano cariche di alimenti ma soprattutto di armamenti, la Russia si prepara al ritorno della Guerra Fredda potenziando i contingenti al confine. Siria e Iran hanno acconsentito ad ospitare posizioni missilistiche russe contro lo scudo spaziale e la NATO in cambio di armi che Mosca venderà a Damasco e Teheran. Stavolta nessun ideale, nessun socialismo da difendere.. Solo petrolio e gas, quelle stesse risorse per cui l'Occidente difende la Georgia di Saakasvili.. Eh già, perché dalla Georgia passa il solo gasdotto non russo. Una sporca guerra imperialista travestita da "autodeterminazione dei popoli" da una parte e da "difesa dei confini di uno Stato sovrano" dall'altra. Certo che dopo aver riconosciuto il Kosovo, suona difficile negare l'indipendenza agli osseti.. Il motivo della richiesta è lo stesso: evitare la pulizia etnica.. Ma se la pulizia etnica la fanno i filo-occidentali, allora si chiude un occhio.. Perché? Saakasvili non è diverso da Kostunica, a meno delle alleanze internazionali.. Da tutto questo scaturirà la nuova guerra, una guerra che nessuno sembra in grado di fermare.. Una guerra di potenze, USA-Russia.. Ah, se invece di uccidere il compagno davanti si eliminassero gli uomini di potere... Urge internazionalismo... Chi ne ha un po'? | |
| | | marco l
Numero di messaggi : 2 Data d'iscrizione : 14.08.08
| Titolo: Re: Ossezia del Sud Lun Set 01 2008, 12:40 | |
| La situazione è complessa, derivando da un intrico di interessi e questioni storiche: potere, denaro, identità e appartenenze. Significativo che l'ennesima diatriba regionale stia egemonizzando lo spazio del dibattito pubblico internazionale (e l'Iraq, Al Qaeda, Bin Laden?) riproponendo una divisione in blocchi che sembrava superata. Sembrava, appunto. Dopo i saccheggi a ciò che di fruibile restava dell'Armata Rossa ma soprattutto con un esercito che non riscuote lo stipendio da anni, malgrado un arsenale nucleare pericolosissimo può la Russia competere militarmente con gli USA? Quali interessi per gli oligarchi dell'ex URSS precludersi - come ai tempi della cortina di ferro - gli allettanti mercati stranieri dove investire le copiose risorse dei petrol-Euri e ripulire denaro sporco? Non si può non evidenziare che questa escalation segue ed accompagna almeno due eventi notevoli nello scenario delle relazioni internazionali. Primo, il fallito vertice agricolo del WTO, dove nuove potenze come Cina, India, Sud America e Nord Africa sono riuscite a bloccare un processo decisionale in passato spartito fra i due blocchi. Secondo, le elezioni statunitensi, dove è necessario, democratici o repubblicani che siano, spostare il baricentro dei programmi sull'item dell'ingerenza geo-politica, finora lasciato in disparte dal buonismo internazionalista di Obama. Per Fukuyama con il 1989 la storia era finita. Per Huntington bene-male avrebbero avuto connotati religiosi. Qualcuno sta giocando carte vecchie con l'Europa che aspetta alla finestra. | |
| | | kamo
Numero di messaggi : 271 Data d'iscrizione : 10.05.07
| Titolo: La Russia del XXI secolo. A colloquio con Putin e Medvedev Sab Set 20 2008, 17:52 | |
| Ho appena letto, trovandolo piuttosto interessante, un articolo di Giulietto Chiesa intitolato "come e perché sta cambiando la Russia". Premetto che della Russia non mi fido, dato che a mio avviso tale Paese, come qualsiasi Stato capitalistico che si rispetti, esprime già fin d'ora pur caute velleità imperialiste (indicativi a mio avviso i rapporti con la Bielorussia). Mi sembra comunque che sia nell'essenziale corretta la ricostruzione storica degli ultimi vent'anni dei rapporti USA-Russia, curata dal bravo giornalista italiano in base alle esternazioni di Vladimir Putin, Dmitrij Medvedev e del ministro degli esteri Lavrov presenti al "Valdai Forum" (10 settembre, Sochi, Mar Nero).
L'aggressione georgiana a Tzkhinvali è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso. Per Dmitrij Medvedev, "l'8 agosto è stato per noi la fine delle illusioni a proposito dell'Occidente". Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, "la Russia fu debole", subendo in particolare dall'11 settembre la pressione esercitata, "su di noi e contro di noi", dai vincitori della Guerra Fredda. La Russia ha così incassato senza reagire "l'incomprensibile, per noi, continua estensione dei confini della NATO. Ce l'avete portata fin sotto il naso, fino all'interno dei confini che furono dell'URSS ma anche della Russia pre-rivoluzionaria". Medvedev ha ricordato a tal proposito come ci fu l'impegno, sebbene non scritto, a non allargare la NATO come contropartita dell'assenso di Gorbaciov alla riunificazione tedesca.
Poi ci fu l'11 settembre, ed i leader russi ricordano di "aver dato una mano per aiutarvi nella lotta contro il terrorismo internazionale" (dimenticando di dire che nel frattempo hanno avuto mani libere in Cecenia), fino però a dover constatare "che gli Stati Uniti piazzavano basi militari e contingenti in diversi paesi dell'Asia Centrale. Il tutto mentre procedeva l'estensione dell'area di influenza americana in Georgia, e in Ucraina, cioè molto lontano dai confini degli Stati Uniti e molto vicino ai nostri". I leader russi affermano pure di non essere intervenuti nelle due guerre in Afghanistan e Irak e di aver dato una mano in Iran. "Ma in Serbia l'occidente ha fatto quello che ha voluto, contro Belgrado ma anche contro di noi e le nostre rimostranze, fino alla violazione dei patti che la sovranità serba sul Kosovo non sarebbe stata messa in discussione". Così come per l'allargamento ad est, "anche dopo la guerra della NATO contro la Jugoslavia era rimasto l'impegno a non riconoscere unilateralmente l'uscita del Kosovo dalla Serbia". Un "riconoscimento" che i russi vedono come una minaccia in considerazione delle rivendicazioni nazionali all'interno dei propri confini statali (i ceceni, ma non solo). "Poi, insieme alle provocazioni della dirigenza ucraina e georgiana, ecco arrivare i nuovi missili in Polonia e il radar in Repubblica Ceca, che ficcherà il naso, del tutto indebitamente, in profondità nei confini russi. Fino all'offensiva di Saakashvili contro le nostre forze d'interposizione che si trovavano del tutto legalmente in Ossezia del Sud".
A questo punto, tuona Putin, "cosa si aspettava Washington, che non reagissimo? Che non difendessimo i nostri soldati, alcuni dei quali erano già caduti sotto i primi attacchi della notte tra il 7 e l'8 agosto? Ci dite che abbiamo esagerato nella risposta. Ma non ci si può difendere da un attacco di quelle dimensioni senza colpire i centri di comando, quelli di comunicazione, gli aeroporti da dove partivano gli aerei che bombardavano l'Ossezia e le nostre truppe". E cosa sarebbe successo se La Georgia fosse nella NATO? "Non avrei comunque esitato un secondo a prendere le decisioni che ho preso quella notte, ma le conseguenze sarebbero state di un ordine di grandezza superiore", sostiene con fermezza Medvedev. Insomma, per il presidente russo la crisi è stata un catalizzatore che "ha modificato tutto il quadro delle relazioni esterne della Russia". Adesso si cambia. Ad ogni azione seguirà una reazione. Il premier Putin proclama: "La nostra ritirata è finita". Sì al dialogo, ma "ci vuole una nuova architettura della sicurezza internazionale". L'idea unipolare è insomma morta e defunta. E se qualcuno coltivasse ancora idee ostili contro la Russia, Medvedev, in riferimento ad eventuali sanzioni economiche, afferma pacatamente: "non provateci".
Manifestando l'intento di intensificare i rapporti economico-politici verso oriente (il primo terminale di un nuovo gasdotto è stato inaugurato ai confini con la Cina), Medvedev e Putin lanciano infine un monito contro nuove azioni nell'area di influenza russa, in particolare in Ucraina. "Chi vuole l'Ucraina nella NATO si rende conto di cosa potrebbe accadere? Avete valutato l'eventualità di un paese che si spacca in due? Avete chiaro che la maggioranza degli ucraini non vuole entrare nella NATO? Avete ben chiaro che la flotta russa è dislocata a Sebastopoli, in Crimea, e che esiste un accordo con il governo di Kiev per mantenervela fino al 2017? E che navi russe e navi NATO si troverebbero a stretto contatto in un'area altamente sensibile per la sicurezza russa? È ovvio che faremo tutto ciò che è possibile per impedire una tale soluzione. Qualcuno s'indigna perchè lo diciamo? Qualcuno strilla che noi poniamo veti, che noi vogliamo limitare le scelte di un paese sovrano ai nostri confini? Allora noi vi chiediamo: perchè mai gli Stati Uniti possono premere su Kiev per farla entrare nella NATO, loro che stanno a migliaia di miglia di distanza, mentre noi non potremmo esercitare i nostri diritti di sicurezza?". Sarà dunque Kiev la prossima area di crisi? | |
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| Titolo: Re: Ossezia del Sud | |
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| | | | Ossezia del Sud | |
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