PROCEDURA D’INFRAZIONE CONTRO L’ITALIA:
UN’OPERAZIONE PUNITIVA DELLA U.E.
La procedura per disavanzo (in realtà debito, come vedremo) eccessivo che la Commissione Europea (CE) ha aperto contro l’Italia ha una valenza intimidatoria e in prospettiva, in assenza di sottomissione ai suoi desiderata, punitiva per le conseguenze che innescherebbe.
È questo il significato politico che emerge dalle percentuali e tabelle snocciolate dalla CE nella sua relazione del 21 novembre sull’Italia (https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/economy-finance/1263_commission_report_211118_-_italy_it.pdf).
La critica della Commissione al Documento di economia e finanza (Def) è radicalmente diversa da critiche di ben altra natura e per ben altri orizzonti che, ad esempio, Indipendenza potrebbe muovere.
La CE, infatti, percepisce il Def (e l’azione governativa in generale) non in linea con l’indirizzo austeritario, pauperistico e depressivo che connota l’impianto neoliberista dell’Unione Europea. Percepisce, cioè, un segnale di insubordinazione da stroncare solo per questo.
Quindi, non potendo lanciare i suoi strali sul disavanzo al 2,4% del Def, poiché, rispetto ai suoi stessi indicatori (arbitrari, oltre che essenzialmente anti-nazionali ed anti-sociali), non ci sarebbero margini di contestazione, la Commissione fa come il prestigiatore e tira fuori dal cilindro il suo coniglio: il rapporto debito-PIL. La motivazione di fondo dell’apertura della procedura d’infrazione sta infatti, secondo la relazione della CE, in ciò: “l'Italia non ha rispettato il parametro per la riduzione del debito né nel 2016 (scostamento del 5,2 % del PIL) né nel 2017 (scostamento del 6,6 % del PIL)” [p. 2 della relazione allegata], ergo noi Commissione prevediamo che, con il disavanzo della manovra, l'Italia non riuscirà a rispettare il parametro di riferimento per la riduzione del debito né nel 2018, né nel 2019.
Con il che Bruxelles eleva ad arbitrio la sua possibilità di ricatto che gli deriva dall’utilizzo politico degli insensati parametri di Maastricht: con i governi compiacenti e proni alla UE (negli anni su indicati dalla CE, a guida Renzi il primo e a guida Gentiloni il secondo) pur potendolo fare non si è aperta ovviamente alcuna procedura d’infrazione, mentre la si apre per ragioni politiche contro il primo governo sgradito che, come nel caso di quello Conte, senza aver fatto niente di che, purtuttavia dà la sensazione e mostra qualche timido segno di minore acquiescenza alle “raccomandazioni” prescrittive eurounioniste. Una spada di Damocle permanente sull’Italia che, come altri Paesi dell’Unione peraltro, non è mai stata in regola nel rapporto del debito non superiore al 60% del Pil e che quindi può vedersi contestare in qualsiasi momento una procedura per debito eccessivo.
E tutto questo senza che la CE apra una procedura d’infrazione contro se stessa che, nonostante i suoi parametri, le sue direttive e i suoi vincoli, non risponde dello sfacelo economico e sociale che le sue “ricette” neoliberiste da tanti, troppi anni stanno determinando.
Indipendenza
25 novembre 2018