Il fantoccio al-Sarraj e governo italiano in confusione
La vicenda libica è la spia –non la sola– del livello approssimativo e della pochezza della politica estera italiana di sudditanza all'euroatlantismo. Non parliamo dell'ignobile aggressione al seguito dell'asse USA-Francia-Gran Bretagna nel 2011 (un secolo dopo la precedente aggressione), ma di ciò che in queste ore si sta consumando.
È noto che il presidente libico, Fayez al-Sarraj, è la figura-fantoccio della cosiddetta “comunità internazionale”, cioè gradito a Washington, una figura estremamente debole, abbandonato dalle principali tribù della parte del Paese che dovrebbe sostenerlo, osteggiato dall'esercito libico guidato dal generale Khalifa Haftar, che gode di un effettivo sostegno popolare e che non si è prostrato a Washington o a un qualche altro governo più o meno vassallifero dell'area atlantica.
Per chi segue le vicende libiche, si tratta di aspetti noti, acclarati da tempo.
Ora, dopo l'intervento ostativo alla "missione italiana" da parte del generale Khalifa Haftar, il vice presidente del Consiglio presidenziale libico, Fathi Al-Mejbari, smentisce il suo presidente, al Sarraj, circa l'autorizzazione alla missione navale italiana, che bolla come "un'infrazione esplicita dell'accordo politico" e delle sue clausole, in particolare quelle relative alla "sovranità della Libia". Aggiunge che "non esprime la volontà del Consiglio presidenziale del governo di intesa". Addirittura fa appello alla comunità internazionale e al Consiglio di Sicurezza dell'ONU perché prendano una posizione sulla missione navale italiana.
Da rilevare che, come norma di funzionamento, il Consiglio presidenziale rilascia dichiarazioni all'unanimità. Emerge, quindi, che al Sarraj ha parlato ed agito a titolo personale. Poco importa se ora questi tornerà sui suoi passi, così come non è adesso importante entrare nel merito del 'nodo' emigrazione / immigrazione che è alla base dell'accordo in questione.
Resta la pochezza imbarazzante della politica estera di un governo, quello Gentiloni, e di un ministro degli esteri, Alfano, che non si sono posti nemmeno la questione della credibilità e dell'affidabilità di un interlocutore-fantoccio senza seguito nel suo Paese. Anzi, dalla Farnesina, non paghi dell'evidenza, le parole di Fathi Mejbari vengono fatte rientrare "nella dinamica di un dibattito interno libico –che l'Italia rispetta pienamente– e non inficiano in alcun modo il rapporto di cooperazione tra i due Paesi".