Risultato straordinario dal referendum sull'Alitalia: alta affluenza alle urne (90% circa) ed una valanga di NO dei lavoratori all'accordo bidone tra azienda, banche azioniste e creditrici, governo e sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Ugl). Questo nonostante l'indifferenza e le minacce di liquidazione di Alitalia, espresse anche da ministri come Calenda e Del Rio, se i lavoratori non si fossero piegati all'accordo bidone.
Un risultato straordinario per diverse ragioni: 1. si tratta di un segnale di dignità, in controtendenza per i tempi, che proviene da una categoria di lavoratori la cui determinazione nella lotta potrà fungere da precedente esemplare per altre lotte. 2. È una patata bollente che inchioda il governo ed il suo 'azionista' di maggioranza, il PD, alle sue responsabilità su un ormai ineludibile intervento di nazionalizzazione in un settore strategico: come giustificarne l'impossibilità, come parlare di carenza o indisponibilità di fondi a fronte, ad esempio, dell'intervento salva-banche varato poco tempo fa dal governo, che peraltro ha garantito gli affaristi e lasciato sul lastrico i risparmiatori? 3. La possibile e fattibile nazionalizzazione confliggerebbe con l'intreccio normativo e vincolistico dell'Unione Europea.
La lotta su Alitalia non si ferma ovviamente al pur importantissimo voto di poche ore fa. Certo è che questo straordinario risultato segue di pochi mesi la grande vittoria referendaria del 4 dicembre: segnali significativi dalla società italiana in cerca, in larga parte, di una rappresentanza politica conseguente.
Sovranità, indipendenza, liberazione!
“Indipendenza”
25 aprile 2017