Ultimissime dalla Grecia, “il più grande successo dell’euro” (Mario Monti dixit nel 2011). È sbarcata oggi ad Atene, tra mobilitazioni ed occupazioni degli ingressi di diversi edifici ministeriali, la missione della “troika” euroatlantica UE-BCE-FMI per verificare andamento e risultati delle riforme strutturali vincolanti per la sesta tranche del prestito da 110 miliardi di euro erogato.
Le trattative con il governo greco erano state interrotte un mese fa perché, come dichiarato a suo tempo dal Commissario europeo per gli Affari Economici, Olli Rehn, il governo non aveva rispettato il programma deciso con la "troika". Questo consta di tre parti: la prima prevede licenziamenti nel settore pubblico, sospensione provvisoria dal lavoro e liquidazione di enti pubblici che la “troika” giudica inutili; la seconda colpisce gli enti di assistenza sociale e le pensioni; la terza riguarda gli introiti dello Stato (un fondo collegato alla “troika” che gestisca la vendita di beni pubblici).
Per adempiere alle direttive euroatlantiche il governo ha varato un piano di riduzione degli stipendi al 60% per un anno per 30mila impiegati, con relativa messa in mobilità, ed un nutrito pacchetto di liberalizzazioni e privatizzazioni. Ad esempio, nel nuovo disegno di legge, in discussione da oggi in parlamento, del ministro della Sanità, Makis Voridis, è prevista la creazione di una società per azioni (Esan) che gestirà i fondi degli ospedali pubblici già in forte sofferenza per i tagli decisi dall'esecutivo su prescrizione della “troika”. Anche i medici e il personale paramedico degli ospedali pubblici greci sono scesi in piazza per contestarla.
Ci si avvia, insomma, verso la sospensione delle attività di molti ospedali pubblici e la privatizzazione di una serie di servizi sanitari sinora pubblici con un accrescimento dei profitti per gruppi soprattutto stranieri, un’ulteriore ondata di licenziamenti e un’impennata dei costi per i cittadini con ripercussioni ancora più drammatiche per i malati, a partire da quelli con patologie gravi. Già adesso, infatti, un numero crescente di cittadini si vede interdetto l’accesso alle cure mediche o per l’impossibilità di sostenere il costo dei servizi o per l’assenza di attrezzature messe in vendita e di specialisti licenziati o per la chiusura di ospedali ed ambulatori pubblici. La legge, se dovesse passare come pare sia destinato ad accadere, concederà ancora un minimo di servizio pubblico a breve, in vista però del ritiro totale dello Stato dal finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale.
Intanto, da un rapporto dell’Ufficio bilancio del Parlamento greco (“Politiche sul reddito minimo nell’Unione Europea e in Grecia: uno studio comparativo”, http://www.keeptalkinggreece.com/2014/09/26/shocking-6-3million-greeks-live-in-poverty-or-are-at-risk-of-poverty/), significativo un dato: su una popolazione di 10 milioni di persone, 2,5 vivono al di sotto della soglia di povertà e altri 3,8 milioni di cittadini sono a rischio povertà.
È “il più grande successo dell’euro”! È l’Unione Europea!