23 settembre. Sono iniziati alle prime luci dell’alba i bombardamenti USA in Siria, con il pretesto di colpire l'IS(IS). Missili Tomahawk dalle navi che incrociano nella regione e aerei stanno martellando nel nord del Paese. Dopo aver sostenuto (anche con finanziamenti e armi) in Libia ed in Siria milizie tutte riconducibili al jihadismo wahabbita per rovesciare i legittimi governi (successo in Libia, sconfitta in Siria), Washington scopre la ‘Spectre’ di turno del terrore, trasformando un gruppo dal modesto peso specifico, l’IS(IS), nella quintessenza del male moderno, nella minaccia n. 1 contro gli Stati Uniti ed il mondo. La stessa C.I.A. –una notizia rilanciata dalla stampa internazionale– ha dichiarato di stimare i miliziani arruolati nelle «bande jihadiste» che spadroneggiano in Iraq e in Siria tra i 20-30 mila, di cui 10-15 mila stranieri, provenienti da decine di paesi diversi, Europa e Stati Uniti compresi.
Non sono peraltro così lontani i tempi in cui ad incontrare dirigenti “ribelli” di queste formazioni, della futura IS(IS) inclusi, c’erano emissari USA del calibro, ad esempio, del senatore repubblicano McCain nel maggio 2013 (http://www.thedailybeast.com/articles/2013/05/27/exclusive-john-mccain-slips-across-border-into-syria-meets-with-rebels.html), lo stesso –non il solo– che arringava i manifestanti ed i neonazisti di EuroMaidan a Kiev e che ‘spinge’ per il conflitto aperto con la Russia.
Ora vi è una coalizione anti-IS(IS) messa in piedi dalla Casa Bianca, con ‘smarcamenti’ significativi, come ad esempio la Turchia, membro della NATO, che continua a sostenere l’IS(IS), contrariamente al sostegno a corrente alternata fornito dagli USA.
L’attacco militare in Siria di poche ore fa, che sta vedendo gli Stati Uniti in prima fila, segue quello in Iraq (dallo scorso 8 agosto) con le forze USA intervenute a protezione del personale diplomatico/militare e degli interessi petroliferi americani nel Nord dell'Iraq. Ora, questo attacco non appare diretto tanto ai danni dell’IS(IS) ma della Siria stessa. Del resto, come si può pensare, ammessa che sia questa l’intenzione, di sconfiggere un gruppo armato bombardando villaggi e città, e dichiarando (per adesso!) che non si intende affatto «scendere a terra»? Non è piuttosto pensabile che in questo modo si stia supplendo al mancato successo dei “ribelli” (ieri sostenuti, oggi scoperti come «terribili terroristi») di rovesciare le autorità di Damasco? L’11 settembre, a poche ore dalla dichiarazione di Obama (curiosa –si fa per dire– la coincidenza temporale della Casa Bianca...), Damasco aveva bollato come «attacco diretto» i preannunciati –da Obama– raid aerei USA in Siria senza un proprio consenso. Non a caso, all’annuncio di Obama, diversi governi non allineati geopoliticamente con l’Impero avevano reagito. Duramente il governo russo, subito e più volte nei giorni successivi, dichiarando di ritenere un attacco USA alla Siria, senza il via libera del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, «un'aggressione» ed «una flagrante violazione» del diritto internazionale.
A parole, infatti, il “target” è l’IS(IS) ma è di una evidenza indubbia che a Washington si voglia approfittare della situazione per tentare di rovesciare il governo di Assad.
È del resto passato in sordina, tra altre questioni non meno significative, un punto importante (il n. 37) della “Dichiarazione finale” dell’ultimo vertice NATO tenutosi il 4-5 settembre scorso a Newport (nel Galles), in cui si afferma, con sprezzo del ridicolo, capovolgendo la realtà delle cose, facendo strame del semplice buon senso, che «responsabile» della «minaccia transnazionale» dell’IS(IS) è «il regime di Assad che ha contribuito all’emergere dell’ISIS in Siria e alla sua espansione al di là di questo paese». Assad avrebbe cioè sostenuto una formazione che, insieme ad altre, ha fatto di tutto (anche con il sostegno USA) per rovesciarlo in Patria.
Così, ora, intanto si bombardano le posizioni dell’IS(IS) e non dovrebbe poi stupire se le operazioni verranno estese per rovesciare le autorità legittime di Damasco, visto che è «il regime di Assad che ha contribuito all’emergere dell’ISIS in Siria e alla sua espansione al di là di questo paese», un punto della “Dichiarazione finale” sottoscritta anche dall’Italia.
L’opinione pubblica mondiale è stata preparata con un battage massmediatico che ha rilanciato le esecuzioni sommarie e i deliranti messaggi dei miliziani dell’IS(IS). Quando le diverse sigle di questa galassia ‘jihadista’ a vasi comunicanti compiva altrettanto in Libia ed in Siria, nessun problema.
Gli ultimi messaggi, poche ore fa («attaccate i civili», «uccidete i miscredenti in qualunque modo possibile e immaginabile», «conquisteremo la vostra Roma, spezzeremo le croci e faremo schiave le vostre donne», eccetera), replicano i precedenti e si accompagnano, per rendere credibile il tutto, ad esecuzioni sommarie di prigionieri, ad atti raccapriccianti, a sgozzamenti, il tutto finalizzato a suscitare orrore. Insomma, a questo punto, come non intervenire contro queste belve assetate di sangue che minacciano il mondo? Come non sostenere la Grande Coalizione a guida USA, con Barack Obama Grande Condottiero?
Da Tripoli a Kiev a Baghdad a Damasco la «guerra infinita» preconizzata, annunciata nel 2001 da George W. Bush ha raggiunto in questi ultimi anni, mesi, livelli di una gravità, intensità, estensione nello spazio tali che è davvero difficile, se non impossibile, trovare analogie nemmeno nei momenti più critici della cosiddetta Guerra Fredda.
La lotta per l’indipendenza, per l’affrancamento dalla servitù euroatlantica, per la liberazione anche del nostro Paese, dell’Italia, è questione sempre più impellente, sempre più imprescindibile, non riducibile solo al sistema vincolistico e pauperistico in divenire indotto dal combinato atlantico euro-Unione Europea. Macro-economia e geopolitica sono tra loro intrecciati. O si assume la portata generale dei termini dell’attuale dominio e della relativa posta in gioco, e ci si muove di conseguenza sul terreno dell’azione culturale e politica, o si è condannati prima ancora che a degli ‘agire’ senza prospettiva al nulla capire.