Nove mesi dopo la caduta della Libia di Gheddafi ad opera degli Stati Uniti e della NATO, il paese e' sempre preda della violenza e del disordine e le violazioni dei diritti umani sono all'ordine del giorno. Secondo Nasser al'Hawary dell'Osservatorio Libico dei diritti dell'uomo: "La situazione dei diritti umani e' ben peggiore oggi che sotto il governo del colonnello Gheddafi" (Inter Press Service, 14 luglio). Questa dichiarazione e tanto piu' significativa poiche' proviene da un oppositore politico del precedente governo.
Il Consiglio Nazionale di Transizione, l'organismo pro-imperialista che governa la Libia, si e' rivelato incapace di far rispettare la sua autorita' nel paese. Milizie armate, prima impiegate dal CNT per combattere i sostenitori di Gheddafi, continuano a percorrere il paese, saccheggiando i villaggi, torturando, uccidendo e sequestrando chiunque si trovi sulla propria strada. I libici con la pelle nera e gli immigrati africani sono le prime vittime del terrore imposto dalle milizie. Le violenze razziste sono state un elemento centrale della "rivoluzione" libica avviata il 17 febbraio 2011. Prima della rivolta, indotta e sostenuta dagli Stati Uniti, la Libia accoglieva circa un milione di lavoratori immigrati. La propaganda, che i ribelli hanno saputo utilizzare con grande abilita', ha diabolicamente colpito gli immigrati neri fatti passare come "mercenari" del governo di Gheddafi, e cosi' gli africani neri sono stati linciati, torturati ed imprigionati, appunto perche' neri. Questo razzismo dura tutt'ora. Lo scorso marzo e' stato diffuso un video che mostra alcuni africani neri detenuti in uno zoo di Bengasi, torturati dai ribelli e da questi costretti a mangiare la bandiera simbolo del governo sconfitto.
Il CNT ha ancora nelle carceri piu' di 6000 persone. Nel deserto intorno a Sabha, a sud ovest della Libia, piu' di 1300 immigrati, la maggior parte dell'Africa sub-sahariana, sono detenuti nelle prigioni a cielo aperto. I detenuti dormono sulla terra senza riparo e senza materiale per coprirsi, con preoccupante scarsita' d'acqua e di cibo. La situazione dei diritti umani in Libia, oggi, non e' solamente peggiore rispetto a quella sotto Gheddafi, come dice al-Hawary; la differenza e' come quella che c'e' tra il giorno e la notte. Da notare, a questo proposito, che un rapporto del 4 gennaio del 2011 del Consiglio dei diritti umani dell'ONU dell'Assemblea Generale diede una valutazione globalmente positiva sulla situazione dei diritti umani sotto il governo della Jamahiriya di Gheddafi. Si puo' leggere nella conclusione: "Diverse delegazioni hanno anche notato, con soddisfazione, la determinazione del paese a far rispettare i diritti umani ed i progressi manifestati in questo campo".
I media imperialisti hanno salutato le elezioni del 7 luglio come il segno della nascita di un nuovo stato democratico. Non hanno pressoche' segnalato, tuttavia, che, come ha riconosciuto lo stesso CNT, quasi il 40% degli elettori ha boicottato le elezioni. Inoltre, i membri del precedente governo, che non si erano riallineati con il campo imperialista, non sono stati autorizzati a presentarsi alle elezioni ed un numero imprecisato di libici e' stato escluso dalle liste elettorali per il sostegno dato al governo della Jamahiriya. Senza sorpresa, quindi, Mahmoud Elwarfally Jibril, il vecchio primo ministro del CNT, e' stato dichiarato vincitore. Sempre a proposito di 'democrazia', nel corso dell'anno il CNT aveva promulgato una legge detta "legge di glorificazione" che consentiva che venisse imprigionato chiunque parlasse bene del governo di Gheddafi o criticasse la rivolta contro Gheddafi. Benche' la legge sia stata abrogata a giugno, e' tuttavia ancora operante. Gli insegnanti in Libia esitano a parlare della storia degli ultimi 42 anni del loro paese per timore di rappresaglie e sembrerebbe che i libri di storia siano stati censurati a causa di questa legge.
Quello che accade oggi in Libia e' un altro esempio della "liberta'" e della "democrazia" portate dalle bombe degli Stati Uniti e della NATO.