Kissinger mette in guardia sull'estensione in Arabia Saudita della rivoluzione sciita in Bahrein.
Henry Kissinger, un passato al Dipartimento di Stato USA e a tutt'oggi un "maitre a penser" delle strategie geopolitiche imperiali della Casa Bianca, teme «pericolose ripercussioni» di quel che sta avvenendo in Bahrein e lamenta un'assenza di attenzione in "Occidente”.
"Bahrainmirror.com" segnala la sua presenza, il 3 luglio, ad un seminario organizzato dalla Brookings Institution all'Università del Maryland, alla presenza di ex ambasciatori in Medio Oriente. La contestazione dura e di massa che si sta dispiegando da oltre un anno nel Bahrein (politicamente 'non corretta' per i parametri ideologici 'occidentali' e pertanto ignorata dal 'mainstream' della grancassa massmediatica) «si continua a sviluppare in forma pacifica e sorprendente nei 3/4 della popolazione ed utilizza slogan attraenti e logici».
Il pericolo –rileva Kissinger– «sta nel fatto che questa rivoluzione è cresciuta tanto che è lontano dall'essere sradicata ed il rischio che si estenda all'Arabia Saudita si è fatto molto pressante specialmente quando ci avviciniamo alla dipartita del re Abdullah. La vita di quest'ultimo è l'unica garanzia della sopravvivenza del potere nell'Arabia Saudita».
L'Arabia Saudita, bastione 'occidentale' nel mondo arabo, è un paese in cui il potere politico è concentrato nelle mani del sovrano e di una corte. Non esiste una struttura statuale. I complessi rapporti interni alla corte sono mediati da un consiglio, il Majlis as Shura, che ha funzioni esclusivamente consultive. Non esiste, quindi, nemmeno un sistema proceduralmente democratico alla 'occidentale' né vigono diritti civili (nel paese domina a livello di massa la schiavitù, specie nei confronti degli immigrati). La religione dominante è quella della setta wahabita-salafita, unica ammessa (la pratica di altre confessioni religiose è punita col carcere), matrice della galassia di al Qaeda e derivati.
Come ieri in Libia anche oggi, in Siria, l'Arabia Saudita sta svolgendo un ruolo molto importante nella particolare guerra d'aggressione imperialista, già rodata contro la Jamahiriyya libica, dispiegata dagli Stati Uniti nel quadro di un antico progetto di riscrittura degli assetti politici dal nord Africa all'area del Golfo all'Asia centrale.