Tra le 'perle' contenute nella lettera di risposta del governo Berlusconi all'ultimatum dell'Unione Europea, oltre all'ennesimo intervento sulle pensioni (età del ritiro almeno a 67 anni dal 2026) e a licenziamenti ancora più facili nel privato (normativa ad hoc entro maggio 2012), si arriva anche agli statali, alla Pubblica amministrazione. Si parla tra l'altro di interventi "con meccanismi cogenti/sanzionatori: mobilità obbligatoria; messa a disposizione (Cassa integrazione) con conseguente riduzione salariale e del personale".
Italia sempre più in scia della Grecia, insomma.
Mentre la UE prosegue nel salassare (anche) l'Italia con tecniche che rimandano alle prescrizioni fondomonetariste coloniali "made in Africa", il presidente Napolitano non dismette i suoi panni atlantici e avverte che "l'Italia non può più tergiversare di fronte all'imperativo categorico" di UE-BCE-FMI.
Ieri Bersani, sulla stessa falsariga, non aveva perso occasione per esternare per l'ennesima volta il servilismo dei servi dei servi, suo e del suo partito, il PD: ''Berlusconi sta limando la lettera da inviare all'Europa. Ma limando limando la lettera si assottiglia e poi bisogna vedere se all'Europa va bene".