Sarò italiano

Sarò Italiano
non per un giorno
con l’oro e con la merda
che l’appellativo comporta.
Lo sarò
per la Repubblica Romana,
schiacciata dalla tiara
e dai banchieri di Napoleone,
per tutti i trecento di Pisacane
e per i morti di fame
che a colpi di zappa li hanno fermati.
Per Calatafimi ed il Volturno
per Bronte e per Pontelandolfo.
Lo sarò per gli operai di Portici
in sette bersagli per Bersaglieri:
issarono la bandiera dello sciopero
nell’anno 1863.
Lo sarò per i morti di stesso piombo
(Bava Beccaris lo sa quale)
del Novantotto Milanese.
Lo sarò per tutti morti e non morti
mandati in trincee o dune
a fare Imperi di fango e di sabbia.
Lo sarò per tutte le fosse che faranno maledire
la mia bandiera con una croce di Re
(con due littori a corredo)
nelle steppe di Russia, nelle gole dei Balcani
nelle oasi di Fezzan, nelle crete di Etiopia.
Lo sarò ancora di più per tutti i Gramsci
nelle carceri murati
per le barricate di Parma e di Sarzana
per i bambini di Marzabotto
e di Sant’Anna di Stazzema.
Lo sarò per tutte le bombe di quindici anni
per tutte le teste che non si chinarono
per tutte le lacrime che scesero
ed i pugni che si alzarono.
La mia bandiera è là
Tricolore
ha la stella rossa dei GAP
pulsa ancora del sangue
dei diciannove anni
regalati alla sua Italia
da Dante di Nanni.

Pietro l'ardito Peli