Secondo uno studio della Fao entro il 2050 la popolazione mondiale sarà in crescita per cui bisognerà aumentare del 70% la produzione agricola. Per correre ai ripari i paesi industrializzati dovranno garantirsi la sicurezza alimentare. I paesi del Golfo Persico, la Corea e soprattutto la Cina stanno speculando da tempo in Africa comprando milioni di ettari di territorio. Da un rapporto della Banca Mondiale è stato reso noto che c'è una continua domanda di terra e che 20.000.000 di ettari di terreno sono stati venduti a soggetti stranieri. Si tratta di neocolonialismo iniziato con la crisi del 2008 quando sono aumentati i prezzi del grano, del riso e del mais. I paesi prediletti da questi soggetti sfruttatori sono spesso quelli dell'Africa con una legislazione debole o inesistente in materia agraria ottenuti con contratti sotto banco a cui fanno poi le spese i contadini i quali vengono espulsi dalle loro terre con la violenza. Il precedente è quello del 2009 quando in Madagascar il presidente Marc Ravalomana diede in affito a una multinazionale coreana metà dei terreni coltivabili. La risposta dei contadini non si fece attendere, si sollevarono e Ravalomana fu costretto all'esilio.
Per evitare abusi e disordini la Banca Mondiale ha cercato di correre ai ripari elaborando un "codice di condotta" sugli investimenti, chiedendo trasparenza, partecipazione, rispetto del diritto alla terra ed alle risorse e garanzia della sicurezza alimentare. Ma fatta la legge trovato l'inganno perchè il rispetto non è vincolante. Risultato viene alimentata la speculazione che aumenta il prezzo dei beni alimentari che per esempio in Mozambico ha portato a una rivolta. Nonostante le relazioni dell'Onu e della Banca Mondiale le acquisizioni continuano facendo si che l'accaparramento delle terre sia socialmente accettabile.