Razu, mi ritrovo nella sostanza nelle parole di Losurdo, a parte l'espressione (secondo me impropria) "nazionalismo esclusivistico". Riprendo al riguardo ciò che dice Gorritxo e che "Indipendenza" ha, nella sostanza, molte volte affermato: "Il vero inter-nazionalismo ("inter" sta per "tra", non per "senza") passa per il riconoscimento della dignità e dell'indipendenza di tutte le nazioni. Inoltre qualsiasi nazione è dal punto di vista storico il frutto di continui miscugli sia etnici che culturali, ragion per cui l'identità nazionale non è né razziale, né escludente". Nelle parole di Losurdo, se il concetto di "patriottismo" è affermato (e chiaro) in sé, se quello di "sciovinismo" è affermato (e chiaro) in sé, quello di "nazionalismo" ha ben altra 'fortuna' necessitando di un'aggettivazione. Non so se Losurdo intenda negativizzarlo in toto. Dico questo ritenendo che la scelta del posizionamento di questo aggettivo qualificativo ("esclusivistico") sia stato per lui non casuale. Cambia, infatti, la funzione di un aggettivo qualificativo a seconda che sia posto prima o dopo il sostantivo cui si riferisce. Se posto prima esprime una qualità e la sua funzione è descrittiva; se posto dopo, la sua funzione diventa o restrittiva (nel senso di individuare un determinato elemento, aspetto) o distintiva (nel caso specifico rispetto ad un implicitamente assunto "nazionalismo inclusivistico").
Ora, non condivido il senso eventualmente restrittivo e nemmeno quello distintivo, per cui dedurne un nazionalismo buono (inclusivo) ed uno cattivo (esclusivistico).
Per certe categorie, ad esempio quelle politologiche, culturali, la morale la trovo assolutamente impropria. Come dire: un socialismo buono ed uno cattivo, un comunismo buono ed uno cattivo, un cristianesimo buono ed uno cattivo, un fascismo buono ed uno cattivo, e via dicendo. S'ingenerano confusionarismi e non solo. L'esclusivismo cui si riferisce Losurdo pare da intendersi nel senso di discriminazione. Ebbene, se per qualsivoglia finalità questa discriminazione la si fonda, in termini in sé manipolativi ed opportunistici, sull’idea di nazione, è necessario dire che si è in presenza di un’altra cosa che possiamo chiamare razzismo, sciovinismo, colonialismo, imperialismo, a seconda della particolare 'forma' che assume quel richiamo presuntivamente ed indebitamente "nazionale". L'idea di nazione presuppone reciprocità (nel riconoscimento paritario dei diritti e dei rispettivi connotati identitari, ad esempio, quindi, a seguire, nel rispetto tra identità) ed ha valenza universale, ponendosi quindi agli antipodi di quei quattro "cavalieri dell'apocalisse".
Questa cosa non vuol avere una valenza dotta. Pone una necessità di chiarificazione astratta, teorica, e ha presente ricadute pratiche, politiche. Esistono nel mondo movimenti rivoluzionari di liberazione nazionale, come il movimento repubblicano irlandese, presso il quale il concetto "nazionalismo/nazionalista" è identificativo ed assunto senza problemi nel suo significato proprio, senza avere nulla a che spartire con quelle forme di esclusivismo di cui sopra. C'è qui, in gioco, non solo il come porsi rispetto a realtà politiche che assumono certe caratterizzazioni ma anche il comprendere l'enorme valenza positiva della traduzione politica di una rivendicazione nazionale di liberazione. Del resto analogo destino ha il concetto di "patria" (da cui patriottismo) che Losurdo positivizza ma che troviamo assunto, ancora una volta indebitamente, ieri come oggi, da Stati imperialisti e anche da Stati servi dell'imperialismo, come quello italiano. Quindi, come prima notazione, è necessario portare avanti una permanente campagna culturale per focalizzare concetti chiave, come "nazione" e "patria", che hanno delle valenze politiche fondamentali, decisive, ed evidenziare, capire, se il richiamo che se ne fa è proprio od improprio. Il che, seconda notazione, comporta fare i conti, una volta per tutte, con i pregiudizi ed i condizionamenti derivanti dalla torsione ideologica che di questi concetti ha fatto il fascismo (e successori) in Italia con sempre meno resistenza 'a sinistra', diversamente che in altri paesi europei, per non parlare di molti extra-europei. Questo in relazione a nodi decisivi (ad es., dipendenza o liberazione?) persistenti anche nella presente epoca. Si tratta non solo di una battaglia delle idee, ma di una rivendicazione decisiva e preliminare nella lotta politica.
Grazie, Razu, per l'opportunità che hai dato di ragionare su queste cose.