Ragion di Stato, in Italia, anche dopo, 2010. Il governo-Stato italiano fa il signore con la pelle degli altri. Succube della Germania d’oggi. Si fabbrica in casa un decreto per bloccare i risarcimenti ai familiari delle vittime delle stragi naziste ed ai cittadini italiani ex deportati civili od internati militari che a centinaia hanno intentato causa ed hanno processi in corso. Lo Stato tedesco non vuole saldare i conti del passato: nu glie ne può ffregà dde meno. Finora sbatteva contro sentenze giudiziarie. Della Cassazione per la strage nazi di Civitella, nell’aretino, giugno 1944 e 244 morti. E sulle sentenze del tribunale militare di Verona per la strage di Cervarolo e Monchio [e Susano, e Costrignano], sette forse otto [ex] SS del 3° reparto della gloriosa divisione Goering: 1944, marzo, appennino tosco emiliano. In 7-8, aiutati dai fascisti italiani, scannano 390 persone. Il magistrato militare veronese nel 2006 chiese alla Polizia tedesca di intercettare i sette felici pensionati scannatori. La Polizia tedesca fece un buon lavoro. In breve si ebbero conversazioni in cui un Gabriel Horst istruisce l’ex commilitone Alfred Luhman su come affrontare gli interrogatori della magistratura — cosa dire e cosa non dire. Luhman ride mentre Horst dice di essersi «rotto le scatole». E registrazioni in cui gli ex commilitoni Hilmar Lotz e Sigfried Bach si abbandonano ai ricordi «Noi lì sapevamo quel che succedeva» precisando fatti e luoghi, e chiedendosi l’un l’altro se le fucilazioni fossero state fatte secondo il “diritto marziale” o diversamente. «Ma anche quelle dei bambini?» chiede uno, «Si». «Non avete fatto alcuna differenza?». «No». «Nel caso dei bambini e neonati ti direi di fare una breve dichiarazione, del tipo “non ne so niente”»; poi Hilmar prepara Sigfried ed un Wolfgang per eventuali interrogatori e rassicurandolo «Ho parlato con quel procuratore generale importante, ci vuole un certificato medico per interrogare noi [...]». E di rincalzo: «Lì sul monte Falterona sono successe quelle cose. Uccidere un bambino, lo sai, è sempre un assassinio: Wolfgang, tu lì non ci sei stato!». Il governo italiano — Alfano, Frattini, Berlusconi — creerà un pastrocchio efficace anche se incostituzionale per non farsi prendere a calci dalla signora Angela Dorothea Merkel. Perché lo Stato non può fabbricarsi in confezione speciale una legge per sospendere un contenzioso civile in cui è parte in causa se non ha trovato un accordo col l’avversario — e non l’ha trovato. In più: così interviene sulla ‘divisione dei poteri’. Esistono, piccoli italiani, convenzioni internazionali precisissime: la prima è del 1907, sottoscritta a L’Aia — o Den Haag se vuoi. Una sua norma — recepita dallo statuto della Corte Penale Internazionale vieta di dichiarare estinti, sospesi o non ammissibili in giudizio i diritti e le azioni [...] della parte nemica. Ma voi cantate Viva Kappler viva Priebke! Maestri, ai vostri scolari parlate di loro, parlate del carcere nazista di via Tasso a Roma e di ciò che vi succedeva: il terrore di via Tasso fa tremare ancora anziane figlie e canuti nipoti di chi ci passò, di chi vi fu torturato e di chi non ne uscì mai. Di «carceri di via Tasso» ce n’era almeno uno in ogni città, in ogni frazione d’Italia. Ma — non credete — anche la Grecia poverina fa la signora con la pelle degli altri, succube della Germania d’oggi. E le dona, oggi 2010, i 218 morti più lo smacco dei familiari della strage di Distomio: 10 giugno’944, un reparto di SS ça va sans dir. rodolfo loffredo