Sabato scorso, di fronte ad una platea molto attenta, composta prevalentemente di lavoratori, di precari e di componenti alcune r.s.u della zona, si è svolto a PORTOGRUARO (VE) un dibattito con tema: "Crisi attuale del sistema, pagata essenzialmente dai lavoratori, delocalizzazioni e IMMOBILISMO SINDACALE CONFEDERALE. Cosa fare?".
L'invito era stato rivolto a 3 rappresentanti sindacali, il compagno Piero Antonini (vicesegr. nazionale CUB trasposti e segr. Veneto) il dottor Zaccaria (cobas scuola) e il signor Furlan (fiom CGIL Veneto).
Purtroppo il rappresentante della CGIL ha declinato all'ultimo istante l'intervento e quindi la manifestazione è partita zoppa dal punto di vista sindacale.
Il Segr. Antonini è partito snocciolando innanzitutto le cifre della crisi in quel famigerato Nord est, dove il lavoro non c'è più e, quando c'è, si trasforma in precariato, in logiche di ribasso dei diritti dei lavoratori, e in assoluta mancanza di alternative politiche credibili, in quanto le maggiori leggi che hanno minato il campo del lavoro partono sotto i governi di centro sinistra (Prodi e Dini in particolare), CON LE VARIE RIFORME DELLE PENSIONI, le Leggi Treu (embrione della legge Biagi del centrodestra), ecc.
Con calma ma precisione Antonini ha spiegato alla numerosa platea presente che i mali attuali del sindacalismo e della originaria sinistra (che non c'è più nel paese) arrivano da lontano, dai tempi della concertazione a tutti i costi con il padronato e confinustria, con la perdita della scala mobile, del fiscal drag e con il compromesso col potere che la Cgil e gli altri 2 sindacati hanno sancito con l'accordo di luglio 1993, dove di fatto la democrazia sindacale sui posti di lavoro è stata "tagliata", sacrificata sull'altare di accordi a monte (a loro -i firmatari col potere- potere, permessi, deleghe, a chi è contro il bavaglio vero dell'informazione e dei diritti, e NON ci risulta che Repubblica o altri denuncino questo!!).
I sindacati confederali, accettando il metodo concertativo (e di fatto riducendo quasi del tutto la conflittualità) hanno accettato e dato accelerazione alla natura del sistema (capitalista), dove iL LAVORATORE non è più uomo, MA SEMPLICE FORZA LAVORO, merce da usare e gettare via una volta consumato, attraverso delocalizzazioni o precariato diffuso e/o disoccupazione. Il signor Zaccaria (cobas) ha poi messo in luce l'opera disgregante fatta dal potere, soprattutto in Triveneto, con il famoso sogno del popolo delle partite Iva.
Praticamente si è lavorato sulla psiche dei lavoratori, inculcando a piene mani che ognuno può diventare l'imprenditore di se stesso, e così una stragrande maggioranza di queste partite iva di ditte non sono altro che individui singoli cui è stato venduto il miraggio del mettersi in proprio(liberando l'azienda madre per cui operano di problematiche fiscali, normative e di tutela) in cambio appunto della LIBERTà, del farsi imprenditore e schiavo automaticamente della folle accelerazione al profitto, anzi al ribasso, considerato che a valle arrivano solo le briciole, in cambio di orari snervanti, di mancanza di regole, di zero diritti, in quanto imprenditore libero, autonomo......ma sempre con magari cazzuola, martello, o ocio in mano, strano tipo di IMPRENDITORIA STRACCIONA, citiamo Gramsci se possiamo.
Il segretario Cub, Antonini, ha poi evidenziato come il fare attuale deve essere richiesto innanzitutto dentro noi stessi, rompendo con i soliti indugi e con le giustificazioni verso i referenti politici, siano che essi siano della sinistra radicale che del centrosinistra (ancor di più?).
Allo stato attuale, con i vari cambi di governi, purtroppo si è dimostrato che sinistra e destra non esistono più, stesse logiche, come anche i sindacati CGIL-CISL UIL che si differenziano solo sulle piccole cose, ad esempio sugli scaloni di uscita delle pensioni, ma NESSUNO di loro mette in discussione la deriva neoliberista, le logiche del profitto, la macelleria sociale in atto, da 20 anni a questa parte.
Dal punto di vista sindacale, sia il Cub che i Cobas che altre realtà come SDL stanno portando avanti un discorso unitario, di visione comune sulla situazione attuale, di prospettive di lotta, sofferte e necessarie che urgono, partendo appunto da tutti noi, che in ogni luogo di lavoro si deve impegnare perché si possa avere voce (e non solo subire supinamente!) e contare per le leggi della civiltà e della democrazia.
Il dibattito poi è continuato con una serie di questioni che riguardano il mondo del lavoro, gli infortuni e le morti "bianche" crescenti a causa dello stress.
Particolare spessore si sono rilevati gli interventi che mettevano in luce come l'antiberlusconismo (il polpettone ripropostoci in tutte le salse da rifondazione a Di Pietro-idv) abbia portato al nulla, a zero progettualità (se non quella di rafforzare il capitalismo) anzi alla fine alla tomba di quelle speranze di alternativa sociale, culturale ed economica al sistema attuale(intervento del rappresentante del Collettivo Bertold Brecht veneto orientale, organizzatore della serata).
Un bel passo avanti in una platea matura, attenta e non più disponibile a farsi abbindolare dai soliti richiami tribali di una sinistra "affarista" (molto salotto-chic, tanto vicina a certi imprenditori come De Benedetti, Scalfari, Benetton, ecc., che non sono diversi, per natura, classe ed estrazione, dal famigerato Cavaliere) che non interessa più al popolo lavoratore, quotidianamente vessato, umiliato e sfruttato.
Una considerazione finale ,venuta dal palco dell'assemblea: la Fiom Cgil non ha partecipato a questo incontro, così come da alcuni mesi con la rete "28 aprile", ha abbandonato il tavolo con i sindacati di base in vista di una vicina riunificazione: evidentemente a parole si passa necessariamente ai fatti, quando si critica ma poi non si ha il coraggio di cambiare allora significa che il proprio orticello (clientelare, di potere, ecc.)va bene così e nulla cambia. Si prenda atto che la CGIL è così ,in TUTTE LE SUE COMPONENTI (FIOM compresa) e si sgombri il campo con scuse e attenuanti: o si è favore di questo sistema, o si è coerentemente contro, cercando, nel proprio piccolo, nel nostro quotidiano, di cambiarlo.
A noi la palla.