La Fnsi (Federazione nazionale della stampa) rinvia la manifestazione così (in)detta "per la libertà di stampa" prevista per il 19 settembre. Lo fa in seguito alla notizia dell'attentato a Kabul contro i militari italiani, parte del contingente d'occupazione a direzione politico/militare USA.
Ci si ferma.
Non solo la Fnsi.
E' necessario porsi dei 'perché'. Di fronte alla morte, di chiunque, è umano avere rispetto: pietà per chi è morto e comprensione per il dolore dei familiari di chi è morto. Il lutto, invece, implica intimità, partecipazione, vicinanza, condivisione.
Quando si muore si è tutti uguali, ma prima di morire non lo si è.
Tra chi è invaso e chi è invasore, tra chi opprime e chi è oppresso, proprio in nome del rispetto dei diritti e della dignità dell’Uomo, non ci può essere equidistanza.
L'Afghanistan piange la morte di civili e resistenti afgani all'occupazione a guida USA dal 2001, dacché Washington ne ha deciso l'invasione: nel quadro della sua "guerra infinita" geopolitica sotto pretesto della "lotta al terrorismo", in realtà per prevenire l'emergere di potenze concorrenti come Russia e Cina. Perché non ci si ferma per le morti, le mattanze, di ieri e di oggi, di afghani, iracheni e via tristemente elencando? Sono morti invisibili. Non interessano. Sono Untermenschen (sottouomini), come avrebbero detto i nazisti?
E poi, perché ed in nome di quali interessi i governi italiani (ieri di centrosinistra, con i voti ed il sostegno di sinistre "radicali" e partiti "comunisti", oggi di centrodestra) mandano i "nostri ragazzi" a fare la guerra? Sono pure volontari, ma chi è responsabile della loro morte? Chi si difende da un’occupazione o chi ce l’ha mandati? "Ricostruiscono", ci vien detto. Già. Ma da quando in qua, anziché idraulici, elettricisti e muratori, si inviano paracadutisti, carabinieri e incursori? E del resto, chi è che ha distrutto? Chi ha portato morte e distruzione? Chi continua a farlo? Perché essere partecipi di un’operazione che vìola lo spirito e la lettera della Costituzione di questo stesso Stato?
Se nostri "concittadini", per le ragioni che siano, consapevolmente o meno, concorrono a pacificare lo stato di occupazione, a "stabilizzare la situazione", ad essere quindi funzionali di fatto alle strategie di dominio dell’imperialismo USA, ci spiace, ma noi non sentiamo di avere nulla a che spartire con il significato della loro azione e con quello dei loro mandanti. Di questo è necessario parlare.
E anche su tutto ciò ci piacerebbe che parlasse, che si esprimesse, chi dice di manifestare per la libertà di stampa. O si tratta di una libertà di stampa "embedded"?