tadiottof
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| Titolo: Afeltra, padre Zucca, educazione familiare, Milano da bere Sab Gen 17 2009, 09:07 | |
| Padre Zucca, il frate che custodì la salma di Mussolini
Rinasce l' Angelicum, il complesso con auditorium per concerti e cinema, creato dal religioso Padre Zucca, il frate che custodì la salma di Mussolini di GAETANO AFELTRA Ieri si è data notizia del rinato «Angelicum» un complesso con auditorio per concerti, cinema, teatro, biblioteca e sale per esposizione, creato nel 1947, subito dopo la guerra, da Padre Zucca, superiore generale dell' attiguo convento dei francescani e adiacente alla chiesa di Sant' Angelo in via Moscova. Imprenditore audace, sprovveduto di mezzi ma ricco di idee, aveva iniziato a costruire mobilitando architetti e ingegneri. E i soldi? «Provvederà il Signore», rispondeva. Si cominciò a temere un crac. Intervenne il prefetto. Padre Zucca, serafico, rispose: «Come garante c' è San Francesco». L' opera fu completata. I soldi arrivarono e tutti furono pagati. Ma la popolarità di Padre Zucca giunse, alle prime pagine dei giornali, quando fu indicato quale custode della salma di Mussolini. Dopo piazzale Loreto, le spoglie dell' ex duce trovarono sepoltura nel campo numero 16 del Cimitero di Musocco, senza nessun segno di riconoscimento, accanto ai cadaveri dei gerarchi fascisti fucilati a Dongo. Un anno dopo, la notte del 23 aprile 1946, la salma fu trafugata. La notizia sorprese tutta Italia. Il ministro dell' Interno, Romita, mobilitò carabinieri e polizia. Dov' era nascosta? Mistero. Chi erano i trafugatori? Un solo indizio, un foglio lasciato nella bara vuota, recante un' intestazione a stampa: Partito fascista democratico. Quattordici anni dopo, alla mezzanotte del 7 maggio una macchina si fermò nella piazzetta di Sant' Angelo. Squillò il campanello del convento. Padre Zucca aprì il cancello e si trovò di fronte due giovani. A terra c' era un grosso involto. Il colloquio fu concitato e imbarazzante. Padre Zucca chiamò in aiuto padre Parini, suo braccio destro. I due giovani erano inquieti, temevano di avere la polizia alle calcagna. I frati, colti di sorpresa, si consultarono e, come ebbero più tardi a dichiarare, decisero di comportarsi secondo i principi della fede. «La carità cristiana non conosce limiti. Abbiamo dato rifugio nel convento ad ebrei e antifascisti durante la guerra, ora diamo soccorso anche ai fascisti». L' opinione pubblica si divise; come religiosi potevano accettare di prendere in custodia la salma di Mussolini, a patto però a consegnarla al mattino dopo alla polizia. Perché questo non fu fatto? In una deposizione padre Parini sostenne: «Non fu fatto perché i due neofascisti vollero l' impegno del segreto, altrimenti avrebbero portato il cadavere chissà dove per distruggerlo. Ai sacerdoti compete l' obbligo di dare sepoltura cristiana ai morti. Avremmo provveduto noi stessi, in un secondo momento, a riportare tutto nella legalità». Ma quando? Certo è che il giorno dopo il corpo di Mussolini fu murato nella terza navata della chiesa. Passarono quattro mesi, e nulla rientrò nella legalità. Finché la polizia riuscì ad arrestare i trafugatori i quali confessarono. Padre Zucca e padre Parini furono subito arrestati e portati prima in questura e poi a San Vittore. Vi rimasero più di un mese. All' uscita trovarono una folla di simpatizzanti e di amici che li aspettavano.
Afeltra Gaetano
Pagina 45 (18 marzo 2001) - Corriere della Sera
Archivio storico CORRIERE ESTATE. AUTORITRATTO Gaetano Afeltra, da Amalfi al grande giornalismo
Sono nato ad Amalfi, ultimo di nove figli. La mia era una famiglia della media borghesia: mio padre avvocato, era segretario comunale. La mamma era alta, bionda, occhi azzurri, molto dolce e bella, cosi' come mio padre, di una ventina d' anni maggiore di lei, era un uomo buono e allegro. Papa' mori' che io avevo 10 anni, la mamma 41. Rimasta vedova con sette figli, viveva di apprensioni. Ogni giorno che si chiudeva le sembrava guadagnato alla sorte: lei immaginava che tutti i mali del mondo potessero piovere addosso a noi figli, e cosi' sono cresciuto fra mille paure. Non so nuotare, perche' quando ero ragazzino nel porto di Amalfi annego' uno della mia eta' , non so andare in bicicletta, non so guidare l' auto. Dopo la licenza liceale, arrivai a Milano: e lo "strappo" avvenne. L' ebbrezza di una cosa tanto desiderata era di colpo svanita. La nostalgia cresceva: la mamma, la mamma! Nella testa mi giravano le raccomandazioni che mi aveva fatto la sera prima: "Scrivi, telegrafa". I santini nel portafogli, l' immagine del Cuore di Gesu' ("Portala con te"), l' abbraccio finale: piu' che una partenza, sembrava un olocausto (ma a quel tempo non se ne sapeva ancora niente!), un sacrificio offerto alla causa del mio avvenire. Sbucato nel buio e dal fragore delle gallerie, mi sembro' subito di trovarmi in un posto sicuro, ben radicato, senza insidie. Dal finestrino Milano mi sembrava sterminata ed eccitante, con le sue luci e le strade lunghe e animate. La prima notte, nella camera di via San Marco, il sonno tardava a venire. Dalla strada giungeva il rumore dei tram: finalmente ero arrivato in un posto in cui la vita non si fermava. g. a. * Giornali e libri. Chiamato al "Corriere" nel 1942, Afeltra e' stato redattore, redattore capo e vicedirettore del quotidiano, di cui e' collaboratore. Dal 1972 al 1980 ha diretto "Il Giorno" (fondato a Amintore Fanfani) . Ha scritto numerosi libri storici e autobiografici.
Pagina 29 (14 agosto 1999) - Corriere della Sera[i] | |
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