Riflessioni che meritano di essere socializzate...
Francesco Fragnito
Rivista Indipendenza, a volte vi ho ammirato per le vostre posizioni, ma in altre occasioni non riesco davvero a capirvi. Ogni popolo ha diritto alla propria autodeterminazione, alle proprie leggi, al proprio mercato. Ogni popolo ha le sue necessità, il suo retaggio, la sua visione di futuro. Ma ogni popolo ha anche le proprie aspirazioni. E a volte sono aspirazioni comuni. Essere popoli uniti sotto non solo una bandiera, ma una moneta rafforza la percezione di esistere come Unione. Un'Unione che va cambiata secondo leggi democratiche. Il resto è solo un pretesto per resettare il tutto e cancellare persino la Storia.
Rivista Indipendenza In linea astratta nulla osta a quanto dici sulle aspirazioni dei popoli. C'è da dire che non sempre le scelte dei popoli o di maggioranze di essi sono condivisibili, ma in linea di principio è un buon indicatore democratico. Poi però è necessario passare all'analisi concreta di ogni situazione concreta. Nel caso dell'Unione Europea questo afflato popolare che dici, se c'è, è appannaggio di larghissime minoranze. E sta scemando con il tempo, alla prova dei fatti. Quando decisero di consultare con referendum dei popoli (Francia, Olanda) sulla carta costituzionale europea ci furono dei sonori no. In Irlanda dopo il primo no lo riconvocarono con promesse di deroghe ed ottennero il “sì”. Le nostre fonti locali ci dicono di un'ostilità alle istituzioni europee in forte crescita nel Paese. Lo Sinn Féin sta capitalizzando questa ostilità, che su questioni specifiche ha assunto la forma di manifestazioni popolari di protesta, e se dovesse vincere le elezioni (al più tardi nei primi mesi del 1916, se la legislatura arriva alla fine) ha già detto che porterà il Paese fuori dalla UE e dall'euro. Lo Sinn Féin è più radicale di Syriza, al netto degli ottimi rapporti che li legano.
Visti i miserrimi risultati ottenuti, la cupola della UE ha a suo tempo optato per la cessazione delle consultazioni e tutto è via via calato e continua a calare dall'alto senza nemmeno un formalismo procedurale di assenso popolare. I Trattati che hanno sfornato negli anni sono un qualcosa di incredibile, dei cui contenuti poco si parla e pochissimi sono informati. Farlo è uno dei filoni dell'impegno politico di Indipendenza (come rivista e come associazione), con iniziative oltre che con i nostri scritti.
L'Unione Europea –lo dimostrano le politiche sociali ed economiche in tutti i Paesi della UE ed il caso greco in modo ancora più palese– ha un volto predatorio e distruttivo. Poco tempo fa, commentando –dopo l'esito delle elezioni in Grecia (25 gennaio 2015)– l'atteggiamento assunto dalla Troika da subito (fino ad oggi, peraltro) nei confronti di un governo eletto democraticamente, scrivevamo: “Gli ultimatum, i ricatti, le minacce che esponenti delle istituzioni europee e di talune cancellerie 'europee' stanno riversando sul governo greco, chiudendo la porta ad ogni sua proposta negoziale, denotano almeno tre cose: 1) la miserabilità e la vuotezza morale e politica del progetto atlantico europeo; 2) il disprezzo verso il responso delle urne; 3) l'impossibilità di cambiare l'Unione Europea dall'interno”.
La UE sta fungendo da fattore di scardinamento di diritti e di conquiste sociali. Non solo in Italia. Sta cancellando Storie di popoli, la loro dignità sociale, culturale, politica. L'Unione Europea non è riformabile dall'interno. Il Parlamento europeo ha poteri poco più che consultivi. La BCE è un organo indipendente, la Commissione Europea è espressione di lobby e di interessi esterni ed estranei ai popoli d'Europa ed è spesso il terminale di interessi transatlantici. Il vergognoso e devastante TTIP, secretato, ne è lo sbocco non casuale (a Washington c'è chi ha esplicitamente e a ragion veduta indicato il TTIP come l'estrinsecazione dell'art. 2 della NATO).
L'Unione Europea non è trasformabile. Non esistono le vie per farlo. La sua ragion d'essere non ha nulla a che fare con alcun sogno europeo. È stato ed è un progetto atlantico le cui basi furono ufficialmente gettate con l'ACUE (Comitato Americano per l'Europa Unita) nel maggio del 1948. A chi ci obietta ciò, che si possa cambiare dall'interno, noi siamo soliti chiedere 'come'. Non riceviamo mai risposte soddisfacenti, risposte che, di volta in volta, in dialettica, si sgretolano da sole.
Del resto, l'indifferenza se non l'ostilità verso l'Unione Europea la si può riscontrare in occasione del rinnovo del parlamento europeo. Più passano gli anni, più l'astensionismo cresce e crescono le forze antieuropee di destra e di sinistra. Il che la dice lunga. Noi siamo convinti della necessità di interazioni tra Stati sovrani. Ancor meglio quando i sistemi sociali ed economici di questi Stati hanno caratteristiche socialmente avanzate comuni, condivise. In nome di questa prospettiva nazionale ed internazionalista dall'Unione Europea e dalla sua moneta coloniale ci dobbiamo liberare. Il malessere e la rabbia sociale stanno montando, in pressoché tutti i Paesi della UE. Tutto è abbastanza evidente.
Di questi temi parliamo in iniziative pubbliche in tanti e sempre più numerosi luoghi. Come associazione appena costituita alzeremo la qualità della nostra azione politica. Ci vogliamo attrezzare per avere voce in capitolo negli scenari che muteranno. Ne parleremo anche alla 1^ assemblea dell'associazione a Roma, il 6 settembre (domenica, mattina e pomeriggio). Partecipa anche tu con chi conosci e ritieni sensibile a queste questioni. Sarà un'occasione importante. Per il lungo cammino di Indipendenza (dal 1986), una data storica e l'inizio di una nuova fase politica. A presto e buona vita.