La Grande Recessione in corso nell’Unione Europea non è il frutto di un errore tecnico e politico dell’euro. Sostenere questo ‘assolve’ il “Grande Progetto europeo” (un vero e proprio incubo sociale e politico previsto e programmato...) e finisce con il risultare funzionale al variegato filone di un ‘riformismo europeo’ (un “errore” si può correggere...). Da qui anche gli annessi vagheggiamenti di fantomatiche democratizzazioni degli organismi europei, di una BCE prestatrice d’ultima istanza e/o di una sorta di nuova CEE che includa chi dice una parte, chi tutti gli Stati del continente europeo. In questo modo si falsifica la ragion d'essere e il divenire stesso del processo di integrazione europea, inclusa la fase di questo rappresentata della CEE. Più in generale, non si coglie o non si vuole far cogliere la portata generale, complessiva, della posta in gioco e quindi il senso, la razionalità strategica di dominio incorporata nelle dinamiche in atto. Dinamiche che sono geopolitiche e macro economiche insieme, a produrre effetti devastanti negli assetti e nei rapporti sociali interni dei differenti Stati (quel che resta...) europei.
La durezza crescente delle condizioni di vita e lo smantellamento progressivamente radicale dei sistemi e dei rapporti sociali capitalistici di tipo keynesiano vigenti per buona parte del Novecento sono effetto di un nuovo indirizzo geopolitico post Guerra Fredda nel ‘campo occidentale’ che si sta affermando tramite invasività monetaria e finanziaria ed un correlato orientamento suicida delle economie e delle società di pressoché tutti gli Stati –chi prima chi dopo– del continente europeo.
Sul terreno politico, movimenti per l’indipendenza nazionale e la liberazione sociale nei diversi Stati continentali che vogliano essere consapevoli e conseguenti dovranno misurarsi con diverse aree (inclusive di varianti interne) più o meno atlantiste da considerare politicamente avverse: i sostenitori del combinato UE-euro, i riformisti europei, formazioni “sovraniste” scioviniste o neoeuropeiste.
Il tutto condizionato, sullo sfondo, dalla confliggenza in atto USA/Germania e dalla pervasità in ognuna delle suddette aree del decisore d’ultima istanza quantomeno nel campo ‘occidentale’, gli Stati Uniti.
La Grande Recessione in corso nell’Unione Europea è l’esito di una razionalità strategica neo-atlantista con obiettivi ancora non pienamente realizzati, è effetto di una crisi programmata e determinata con le riforme strutturali neoliberiste avviate in modo deciso alla fine degli anni Settanta del secolo scorso in nome di una Grande Narrazione (l’“unione europea”) senza fondamenti e senza futuro. La Grande Recessione in corso nell’Unione Europea è il vettore per un gigantesco processo redistributivo basato sull'impoverimento di fasce sempre più ampie della popolazione a beneficio di élite sempre più ristrette, in particolar modo nei Paesi periferici. Una vera e propria lotta di classe rovesciata, in altre parole. Sul piano geopolitico poi la Grande Recessione si rivela funzionale a una riscrittura dei rapporti di forza all’interno del campo cosiddetto ‘occidentale’
Le cosiddette “politiche di austerity” e di precarizzazione producono indubbiamente interessi speculativi –anche interni alle parvenze dei singoli Stati membri della UE– immediati e contingenti (acquisizioni/svendite e allargamento delle quote di profitto nella competizione globale anche per la compressione di reddito della forza-lavoro e l’utilizzo al ribasso di un esercito di riserva di precari e disoccupati) ma sono fondamentalmente funzionali ad una riaffermazione egemonica in Europa che Washington vuole indiscussa o quantomeno protratta secolarmente, da realizzare con lo svuotamento (per alcuni Stati) ed il ridimensionamento (per altri) delle sovranità statuali. Il TTIP è lo sviluppo di tappa di un processo imperialista USA interno e specifico sul continente europeo (altro versante, con analoghi scopi, è il TPP per il Pacifico) che mira a renderlo una grande area di ‘smercio’ dei prodotti delle proprie multinazionali oltre che retrovia sicura ed acquiescente nello scontro prossimo venturo con Stati quali Russia e Cina. La genesi della “crisi” (indotta) in Ucraina ed i suoi sviluppi non sono estranei a questo quadro e stanno marcando una chiara linea aggressiva d’indirizzo della politica estera di Washington.
Di tutto questo, con l’azione politica, è bene determinare conoscenze e consapevolezze.