ORIENTAMENTI PER LA LIBERAZIONE
– documento politico dell’ass. “Indipendenza” –
Con l'aggravarsi della crisi dell’Unione Europea e della zona euro, il tema della sovranità e l’ipotesi di una uscita dell’Italia –solo dalla moneta unica per alcuni, necessariamente anche dai Trattati europei ad avviso non solo nostro– si stanno facendo strada, pur con percorsi e contenuti molto diversificati. Tuttavia ancora si veicolano affermazioni catastrofiste per seminare paure ed incassare un consenso emotivo sull'irreversibilità dell'euro e le relative politiche d'accompagno. La paura indotta tra la popolazione sta servendo anche per indurla ad accettare alterazioni profonde (in senso ancor più autoritario ed oligarchico) dei preesistenti assetti economici, sociali, giuridici, politici, che di fatto stanno acuendo la subalternità dell'Italia ad una gerarchia di
decisori, dalla potenza sub-dominante tedesca fino a salire in cima ai centri strategici situati negli
States, attuali regolatori d’ultima istanza del
polo capitalistico “occidentale”.
Senza sovranità e indipendenza, senza mettere in discussione lo status di sudditanza del nostro Paese, come sarà possibile costruire una società ‘altra’ rispetto ai rapporti economici, sociali e culturali vigenti che la regolano? Come liberarsi dal dominio geo-politico statunitense esercitato tramite l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea ed il Fondo Monetario Internazionale? Come scrollarsi di dosso i ceti sub-dominanti di casa nostra che di quei poteri sono interessata referenza? Come attrezzarsi a fronte di quel Mercato Unico Transatlantico USA-UE (TTIP) i cui negoziati, in corso e secretati, Washington vuole chiudere a fine 2015 o del “Trade in Services Agreement” (TISA) che completa il TTIP intervenendo nel settore dei servizi e che prefigurano sul continente europeo uno scenario peggiore dell’attuale?
La conquista della sovranità deve pertanto essere considerata come la madre di tutte le battaglie, di tutte le lotte. Non si tratta solo di sovranità monetaria, di riconquistarla. Si tratta di recedere dai Trattati europei che vincolano le politiche di bilancio ed economiche. Dobbiamo riprenderci la piena sovranità economica, monetaria, doganale e produttiva. Ma questa presuppone una sovranità politica, un'indipendenza dai vincoli euroatlantici ed un riorientamento radicale della politica estera.
La conquista della sovranità formale –o anche della sola sovranità monetaria– è dunque un obiettivo necessario ma in sé non sufficiente, se non è inscritta nel conseguimento di una effettiva indipendenza sul piano politico, economico, culturale e geo-strategico.
Occorre insomma perseguire una lotta di liberazione nazionale e raccordarsi internazionalmente ad analoghe esperienze (movimenti, partiti, anche governi) connotate in tal senso, assumendo come obiettivo la conquista della sovranità e dell'indipendenza dai vincoli imperialisti per riscrivere rapporti sociali e modo di produzione.
È necessario quindi operare con intelligenza nella società italiana perché non qualunque rivendicazione e versione della sovranità e nemmeno qualsiasi alternativa all’europeismo è detto che vadano bene.
Sarà necessario non lasciarsi irretire o suggestionare da pulsioni antieuropeiste di realtà politiche liberal-liberiste che –saldandosi anche a spezzoni di classi dominanti– potrebbero puntare a contrattare uno status di dipendenza a condizioni più vantaggiose direttamente con il padrone americano e senza essere inquadrati nell’UE.
Sarà necessario attrezzarsi per fronteggiare la reviviscenza, già in atto in alcuni Paesi europei, di populismi regressivi, neo-fascismi et similia. Puntando sulla rivendicazione della sovranità, questi movimenti potrebbero far leva sul malcontento popolare per deviarlo verso obiettivi sbagliati (demonizzazione degli stranieri, razzismo, tentazioni autoritarie, ecc.), guardandosi bene peraltro dal mettere in discussione gli assetti sociali esistenti e le relative ingiustizie.
Occorre pertanto essere consapevoli che la rivendicazione della sovranità è un obiettivo irrinunciabile ma al tempo stesso di per sé non garantisce nulla, potendo essere posta al servizio di progettualità politiche e prospettive di società assai differenti, non tutte desiderabili. Si rende dunque assolutamente fondamentale definire
quale sovranismo perseguire, avendo di vista gli interessi reali e generali della nostra società, ed essere attrezzati anche sul piano dell'organizzazione politica. Non si tratta solo di rivendicare una centralità propulsiva dello Stato e nemmeno di limitarsi all’indicazione di una spesa pubblica che sappia rinvigorire la domanda privata in caduta, fungendo da volàno per una ripresa dell'economia. Si tratta di intervenire anche nella qualità e nella natura delle scelte, nell'organizzazione produttiva, mercantile e delle relazioni sociali, nella definizione di una direzione politica e di un progetto strategico di società, nella necessaria costituzione di blocchi sociali orientati al conseguimento di mutamenti radicali dei rapporti economici.
Indipendenza è pertanto l’idea-forza fondamentale, la
conditio sine qua non per costruire un futuro diverso. In ragione di questo l’abbiamo assunta ieri come nome della rivista, oggi come quello della nascente associazione.
Sovranità economica e indipendenza politica da poteri esterni sono due facce della stessa medaglia su cui devono essere impressi e riempiti di contenuti due concetti: democrazia (sostanziale) e liberazione (sociale), basi indispensabili su cui costruire una reale alternativa di società.
Una società in cui l’attività economica sia posta al servizio del bene comune, non delle direttive dei cosiddetti mercati o degli interessi delle oligarchie imprenditorial/finanziarie, interne o estere che siano.
Una società improntata al perseguimento concreto di ideali di giustizia, uguaglianza ed emancipazione sociale, che sappia vedere e contrastare i germi dello sfruttamento, del razzismo e della persecuzione dell’altro ovunque si manifestino.
Una società autenticamente democratica, pluralista, non più in balìa del paradigma culturale oggi dominante, il quale –mercificando e banalizzando ogni aspetto della vita umana– sottopone ad attacchi sistematici la dignità della persona. Il tutto con la finalità –nemmeno troppo nascosta– di poter disporre di una massa di individui deboli, sradicati, de-culturati e manipolabili, ridotti al rango di semplici consumatori.
Una società che assuma come indispensabile la difesa del territorio e della natura dal carattere distruttivo dell’attuale modello di sviluppo.
In un mondo in cui la dominazione politica è incorporata nelle merci di massa, la libertaria espressione delle identità culturali dei popoli, delle loro economie, dell’essere liberi in terre libere –condizione imprescindibile per un senso di autentica fratellanza tra le nazioni e di un sistema di rapporti internazionali giusto ed equo– è già di per sé qualcosa che strutturalmente contrasta con gli interessi sovranazionali delle oligarchie economiche e finanziarie, e dei loro referenti (geo)politici.
La rivendicazione 'nazionale' è dunque oggi la più efficace a contrastare le tendenze 'globaliste' del capitalismo, potendo fungere da premessa e da collante generale per tutta una serie di rivendicazioni sociali. Dall’incontro delle due diverse prospettive può scaturire il massimo dell’efficienza politica. Sintetizzando: la rivendicazione nazionale (innanzitutto nei termini della conquista della sovranità e dell’indipendenza) è la questione principale, la prospettiva della giustizia e della liberazione sociale è la questione fondamentale.
L'associazione "Indipendenza" intende diffondere le idee sopra indicate, entrare nel merito, estenderne le ricadute d'interesse collettivo, raccogliere la più ampia massa critica di cittadini e acquisire più forza d'analisi, di progetto e d'intervento.
È questa la grande sfida che ci aspetta, per affrontare la quale non da oggi operiamo.
SOVRANITÀ, INDIPENDENZA, DEMOCRAZIA, LIBERAZIONE!
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Gli otto punti che seguono ed il documento “Orientamenti per la liberazione” che li precede, vanno considerati unitariamente una sorta di piattaforma e di indirizzo politico della neonata associazione “Indipendenza”.
La rivista e l’associazione, pur giuridicamente e organizzativamente distinte, condividono nome, intenti e prospettiva politica. La seconda ha l’obiettivo di imprimere più forza aggregativa e d’azione rispetto a quanto possa per sua natura svolgere una rivista che pure ha promosso e co-promosso, in tutti questi anni, una mole davvero notevole di iniziative in diversi luoghi d’Italia. Parallelamente l’associazione intende stimolare analisi ed attivare dibattiti, finalizzati all’elaborazione di un progetto da discutere anche esternamente. Nel complesso, alzando il livello qualitativo, dare maggiore concretezza a quel progetto di liberazione nazionale e di emancipazione sociale che caratterizza dalla sua nascita “Indipendenza”.
Nata ufficialmente nel settembre 1986, la rivista si è caratterizzata con una prima serie dal 1986 alla fine del 1996 e con una seconda, perdurante, iniziata nel 1997. Il cuore politico della rivista è da sempre la rivendicazione dell’indipendenza nazionale esterna e della liberazione sociale interna in vista di un autentico cambiamento emancipativo di società.
Tale ottica, suffragata da una lettura ampia e complessiva delle dinamiche dei rapporti internazionali e della situazione interna dell’Italia in svariati ambiti –politico, economico, sociale, culturale–, ha portato “Indipendenza” a rivendicare istanze e ad anticipare ‘nodi’ e scenari al tempo nemmeno ipotizzati pressoché da alcuno.
Quel punto di vista per decenni ha sì creato una rete di contatti (interni ed internazionali) fatta di estimatori, sostenitori, collaboratori, apportatori di conoscenze e competenze, ma ha anche –per moltissimi altri– fatto percepire “Indipendenza” una realtà anomala e bizzarra (se non peggio…).
Da pochissimi anni a questa parte si può dire, senza tema di smentita, che le tesi “sovraniste” abbiano trovato visibili riscontri e siano divenute d’attualità e percepite, oltre “Indipendenza” stessa, come una chiave di volta decisiva per una soluzione della “crisi” economica e sociale in atto. Si può dire che la funzione della rivista, ieri ed oggi, sia di ‘levatrice’ di individualità, di idee, di progetto.
Chi vuol essere parte e partecipe della costruzione dell’associazione, si attivi.
VERSO L’INDIPENDENZA. OTTO PUNTI
1. Uscita da euro, Unione Europea e annessi vincoli e trattati, nonché cancellazione dalla Costituzione delle modifiche di matrice liberista introdotte negli ultimi anni, quali la riforma del titolo V ed il pareggio di bilancio.
2. Riappropriazione da parte dello Stato delle leve di politica monetaria, fiscale, industriale, commerciale e doganale, e contestuale recupero di una piena capacità d’indirizzo del sistema bancario e dell’economia, nonché adozione di vincoli alla circolazione dei capitali in entrata e in uscita. Indispensabile dotarsi di una Banca Centrale pubblica (non autonoma, quindi), al servizio dello Stato e della collettività; reintrodurre la separazione tra banche commerciali e banche d'investimento, sottoposte a meccanismi regolativi della loro attività; promuovere misure finalizzate al protezionismo finanziario e commerciale, incluso il governo delle dogane e misure protezionistiche in senso stretto (barriere tariffarie e non tariffarie, contingentamenti, sussidi).
3. Introduzione di meccanismi di protezione dei redditi (indicizzazione di salari e pensioni; amministrazione di alcuni prezzi base per governare gli sbalzi nella distribuzione degli stessi, ecc.), diritto sociale al lavoro e alla casa (equo canone sulla casa d'abitazione, acquisizione pubblica delle proprietà abbandonate, incentivazione del recupero del patrimonio edilizio privato e pubblico senza nuovo consumo di suolo), rilancio delle politiche sociali e riscrittura dei rapporti di lavoro, mediante il recupero dei contratti collettivi, la protezione del lavoro e dei salari estesa anche ai lavoratori a tempo parziale, la riqualificazione del settore lavorativo pubblico e l’introduzione di forme di controllo dei lavoratori sulla vita e gestione delle imprese.
4. Ridefinizione di un nuovo modello economico che ripristini la centralità del ruolo dello Stato, da concretarsi tramite il riassetto pubblico della ricerca, della sanità, dell’istruzione (con definizione, al riguardo, di un asse culturale nazionale della scuola) e della previdenza; nazionalizzazione di tutti i comparti strategici (reti energetiche e idriche, ricerca, industria, farmaceutica, comunicazioni, trasporti, viabilità, rifiuti); tutela e sostegno ad agricoltura (anche mediante l’uscita dalla nociva Politica Agricola Comune), commercio, artigianato, libere professioni, piccola impresa e cooperazione. Inalienabilità dei beni comuni quali acqua, territorio, patrimonio artistico e culturale, la cui gestione –in nome e per conto del popolo– demandare allo Stato, con attivazione di forme di partecipazione sociale e controllo da parte del popolo stesso.
5. Riassetto e messa in sicurezza del territorio, tramite opere di bonifica, controllo e tutela dello stesso dai fattori inquinanti e dal rischio idrogeologico; rifiuto di quelle “grandi opere” che, lungi dall’essere di utilità reale per il benessere della popolazione, si rivelino funzionali a soddisfare appetiti speculativi e a devastare il territorio nazionale; pubblicizzazione del servizio di smaltimento e trasporto dei rifiuti (industriali e non), con obiettivo tendenziale rifiuti zero attraverso il risparmio, il riuso e il riciclo delle risorse.
6. Perseguimento dell’indipendenza energetica, anche attraverso lo sganciamento dalla dipendenza dal petrolio e la valorizzazione delle fonti rinnovabili.
7. Edificazione di una società autenticamente democratica, pluralista, rispettosa delle minoranze linguistiche, culturali e nazionali, con al centro la dignità della persona. In tal senso, oltre a conseguenti interventi in ambito politico, istituzionale ed economico, occorre intervenire anche in ambito culturale (decisivo al riguardo il ruolo della scuola) e comunicativo, ridando ruolo al servizio pubblico radio-televisivo, sia in ambito informativo (garantendo la massima pluralità) sia per quanto concerne la valenza culturale ed educativa.
8. Riorientamento della politica e delle relazioni estere sulla base dei princìpi di non ingerenza, reciprocità, rispetto delle sovranità nazionali, perseguimento della pace e della cooperazione tra i popoli. Necessaria, in tal senso, una ridefinizione della collocazione geopolitica dell’Italia, a partire dalla fuoriuscita dalla NATO.