La Casa Bianca parla chiaro: che il prossimo Governo “
possa continuare sulla via virtuosa di riforme strutturali delineata dal presidente Monti, che hanno consentito di mettere il Paese al riparo da possibili contagi della crisi finanziaria”. Così il vice presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, incontrando oggi il presidente del Consiglio, Mario Monti. Un misto di diplomatica direttiva (la prima parte) e di minaccia (la seconda parte), stante che con il governo Monti tutti i principali indicatori economici (debito compreso) e sociali sono drasticamente peggiorati. Della serie: se le "
riforme strutturali" non proseguiranno, sarete colpiti per via finanziaria (Biden dixit: "
crisi finanziaria").
Una presa di posizione in sintonia con quanto viene dalla Germania, pur se con finalità strategiche ben differenti e potenzialmente confliggenti: a Washington stanno riaffermando la propria egemonia 'in campo occidentale' tramite l'Unione Europea ed il meccanismo vassallifero innanzitutto monetario, a Berlino intendono continuare a godere della rendita di posizione commerciale e concorrenziale nel Continente che gli deriva dal sistema unionistico finanziario e dai suoi effetti economici, grazie ai 'trattamenti di favore' e privilegi che furono oggetto delle trattative con la Casa Bianca negli anni precedenti il varo del Trattato di Maastricht (1992). Un 'godimento', però, che anche lì deve fare i conti con gli effetti di una "
crisi" che già da un po' di tempo 'si sente' e va acuendosi. Se a Washington mostrano di perseguire una spregiudicata linea strategica di lungo respiro e a tutto campo, a Berlino sembrano navigare a vista e con un "
utile per scopo", in termini commercial-finanziari, di breve più che medio periodo.
E così, ultima in ordine di tempo è arrivata la dichiarazione-avvertimento del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che al settimanale "Focus" ha nei giorni scorsi dichiarato che, se l'Italia smetterà di proseguire sulla via delle riforme, dovrà trarne le conseguenze sul piano economico, senza sperare in aiuti della Banca Centrale Europea. Nel mirino della Banca Centrale tedesca i "
protagonisti importanti della politica" italiana che "
discutono di una marcia indietro sulle riforme o addirittura dell'uscita dell'Italia dall'euro".
Insomma, con questi 'nodi' (innanzitutto politici, quindi economici e finanziari) è necessario misurarsi. Nodi talmente condizionanti e penalizzanti al cui confronto impallidiscono le corruttele ed i pur odiosi privilegi della "
casta" sub/dominante italofona. Di questo intreccio tra padroni esterni e lobby e frazioni di sub/dominanti e clientele, di questo groviglio di rapporti di subordinazione e di dipendenza euroatlantica, ci dobbiamo liberare. Il cuore della lotta di liberazione nazionale italiana in questo XXI secolo sta tutta qui. Non perdere di vista questo punto essenziale, decisivo, è –dovrebbe essere...– l'imperativo categorico di chi non accetta questo stato di cose dominante.