Intendiamo promuovere nelle prossime settimane alcune iniziative: una relativa al 'nodo scorsoio' del debito estero, con attenzione all'esempio dell'Argentina, di cui a breve diremo alcune cose, e l'altra su quali forme concrete possibili per il nostro paese in vista di un'indipendenza energetica nazionale, con progressivo sganciamento dalla dipendenza ecocida e politico/economica petrolifera. Va da sé che, anche in relazione a queste due questioni, la riconquista della sovranità politica nazionale è la condizione per mutamenti d'indirizzo radicali anche in tali ambiti, dovendo liberarci dai ceti compradori che stanno sempre più asservendo l'Italia agli interessi economici e geopolitici di 'altri', e dai vincoli che via via sono stati e continuano ad essere imposti (anche) al nostro paese.
Resta quindi imprescindibile la necessità di riempire di contenuti la rivendicazione sovranista "nel corso" della lotta di liberazione nazionale che si deve costruire, e non solo "dopo". "Indipendenza" dalla sua nascita (1986) si muove in tal senso.
MAGARI FACESSIMO LA FINE DELL'ARGENTINA!
Circa due mesi fa, alla Camera di Commercio di Buenos Aires, il presidente argentino Cristina Fernandez de Kirchner tornava a criticare duramente le politiche antipopolari dei governi europei, ricordando che il suo scomparso consorte Nestor Kirchner aveva nel 2003 dichiarato all'ONU che "
i morti non possono pagare i debiti" e che l'austerità non avrebbe mai generato una ripresa in Argentina. In quell'occasione giurò di non anteporre gli interessi dei banchieri a quelli dei cittadini. Quale crescita, quale prospettiva realistica di vita sociale dignitosa ci può essere in un paese in cui aumenta il numero dei licenziati e di coloro che non riescono neanche a trovare un lavoro, in cui salari e stipendi vengono tagliati, in cui le case sono messe all'asta, in cui le spese sociali sono ridotte, in cui il patrimonio e le leve strategiche nazionali sono svendute e alienate?
Ebbene, la situazione che vive l'Italia ricorda moltissimo l'Argentina del 2001, quando la speculazione finanziaria in prevalenza anglosassone, profittando delle condizioni di dipendenza strutturale in cui il Washington Consensus (riproposto in Europa con l'euro, i Trattati dell'Unione Europea e le direttive della Banca Centrale Europea), aveva portato il paese in ginocchio e larghi strati sociali dal rovistare nei cassonetti dell'immondizia all'assalto dei supermercati. Innescate le dinamiche del debito estero, l'Argentina si era trovata a pagare e pagare, dissanguandosi finanziariamente, con il debito che ciononostante cresceva sempre più. Cacciato il governo ascaro filo-USA in carica, l'Argentina abbandonò la parità con il dollaro USA, uscendo da una situazione analoga a quella italiana, vincolata all'euro, e dichiarò "default". Le conseguenze positive non hanno tardato a manifestarsi.
Le ha ricordate due mesi fa la Kirchner anche sulla sua pagina facebook, pubblicando tabelle del governo che evidenziano il miglioramento di tutti i parametri finanziari, economici e sociali dal 2002 ad oggi.
1 - Il debito pubblico è sceso dal 166% al 41,8%
2 - Il PIL è raddoppiato.
3 - Gli interessi sul debito sono passati dal 21,9% al 6% del bilancio
4 - Il salario minimo è aumentato dell'800% (cioè di otto volte)
5 - La povertà è scesa dal 48% al 7%
6 - Il debito delle province verso lo Stato centrale è sceso dal 21,9%al 6,9%
Magari, quindi, facessimo la fine dell'Argentina! Il cambiamento non può, però, che essere innanzitutto politico. Senza partire da una condizione e direzione politica di piena sovranità e indipendenza non se ne esce. Tutto rimane astratto, nel mentre le condizioni materiali -tra loro strettamente connesse- della nazione e delle classi dominate peggiorano.
Intendiamo quindi promuovere un'iniziativa in cui, parlando di Argentina, a ben vedere si parli anche di Italia. Appena possibile daremo notizie più precise su luogo e data. Chiunque ritenga di poter rendere più 'ricca' l'iniziativa, sia segnalando persone in grado di portare informazioni e analisi in tema, sia diffondendo notizia della cosa, consentirà di costruirla al meglio.
Chi può ci segnali il suo interesse a partecipare.
Senza sovranità politica nazionale, nessuna liberazione sociale!