Ci risiamo. Alla Federazione della Sinistra è bastato fare qualche passettino in avanti alle elezioni per ritornare a vecchi discorsi fallimentari, a spendersi in profferte d'intesa con il centrosinistra che preannunciano politiche che faranno rimpiangere le destre. Una spirale d'alternanza quasi ventennale tra l'incudine ed il martello da cui non se ne esce. La sensazione è che alla sinistra del PD, prima ancora del 'che fare', non si riesca ad uscire da un orizzonte argomentativo da antiberlusconismo, da tempo assolutamente arretrato e fuorviante, che non si abbia chiara una minima ed essenziale lettura nemmeno di fase, un'analisi generale delle cause internazionali ed interne che stanno portando progressivamente questo paese colonizzato e la società italiana tutta verso una prospettiva di tipo greca.
Leggetevi questa intervista di Umberto Rosso a Paolo Ferrero: "La sinistra è tornata in campo, adesso un patto con il Pd" (da "La Repubblica" di venerdì 20 maggio 2011).
Ferrero, leader di Rifondazione: D'Alema non insegua Casini, il caso Pisapia insegna.
«Il Pd sbaglia se adesso si mette a inseguire Casini. E' un'illusione. Un errore. Perché, come dimostrano Pisapia e De Magistris, vincono i candidati con un profilo di sinistra, non schiacciato al centro. E noi, in questo processo, ci stiamo dentro».
In che modo, segretario Paolo Ferrero?
«La Federazione della sinistra ha sostenuto da subito quei due candidati. Il Pd invece a Milano alle primarie aveva un altro nome. E a Napoli ha lanciato in pista alle elezioni Morcone, appoggiato anche da Sel, mentre Rifondazione, Pdci e Socialismo 2000 hanno puntato tutto e subito su De Magistris. E ci abbiamo azzeccato politicamente».
Soddisfatto anche per i risultati delle vostre liste?
«Alle provinciali, dove il confronto è più omogeneo, siamo al 4,1 per cento, incassiamo mezzo punto in più. Niente di clamoroso, d'accordo, ma Sel è appena un filo sopra di noi, e Di Pietro poco di più. Insomma, ci siamo anche noi. Nonostante l'oscuramento mediatico completo».
La battaglia però continua al ballottaggio.
«Certo. E noi appoggeremo i candidati del centrosinistra ovunque, anche lì dove non abbiamo stretto accordi di coalizione. Per battere la destra. Ma, e lo dico a D'Alema che torna a correre dietro le chimere del Terzo Polo, a Milano come altrove non è così che si vince».
Come si vince?
«La lezione viene appunto dal risultato di Pisapia. Non ci sono stati grossi travasi di voto da uno schieramento all'altro, ma il centrosinistra vince perché tornano a votare i propri elettori delusi. Ritornano, rimotivati e mobilitati da una candidatura con un profilo chiaro, non piegata al centro, alla Montezemolo. Perciò aprire a Casini avrebbe solo un effetto deprimente sugli elettori».
Propone al Pd alleati con noi e non col Terzo Polo?
«Esattamente. Propongo la costruzione di un Fronte democratico fra il Pd e un Polo della sinistra alternativa».
Formato da chi?
«La nostra Federazione, Sel, i verdi, Di Pietro e altre forze della sinistra».
Avete "arruolato" a sinistra anche Di Pietro?
«Sto ai fatti. Di Pietro si è schierato con la Cgil, con la Fiom. E' contro la guerra. Abbiamo firmato insieme i referendum contro il nucleare, il legittimo impedimento, l'acqua pubblica. Ha messo in campo De Magistris. Io rispetto la storia di Di Pietro, ma sta facendo cose di sinistra. E io non faccio il buttafuori...».
Lo fa però con Grillo: non lo ha citato fra i potenziali soci del Polo di sinistra.
«E' Grillo stesso che si chiama fuori. Sostiene che destra e sinistra sono la stessa cosa, che a Milano votare Pisapia o la Moratti non fa differenza, e non darà alcuna indicazione di voto al ballotaggio. Un discorso da matti. Vuol far vincere Berlusconi? Io mi alleo solo con chi vuol cacciare il premier».