Cari compagni, rigiro questo documento, forse lo conoscerete già, che ho trovato in rete. Ho grassettato la parte che mi ha fatto sobbalzare sulla sedia, perché sembra scritta di pugno da "Indipendenza". Questi della giovanile comunista sembrano decisamente in gamba. Ho subito collegato la cosa anche ad iniziative che avete organizzato con i Giovani Comunisti a partire da Torino. State facendo un bel lavoro, compagni, prezioso, discreto ed efficace. La validità di certi argomenti si sta facendo strada tra i compagni e questo per me è molto positivo!!
L'ossigeno serve per camminare. Alcuni spunti post-elettorali
pubblicata da Francesco Delledonne il giorno mercoledì 18 maggio 2011 alle ore 16.26
Nonostante il totale oscuramento mediatico che subiamo dal 2008-9, le elezioni ci consegnano uno scenario di tenuta della Federazione della Sinistra (PRC + PdCI), sebbene ci fosse molta gente con le dita incrociate che sperava di celebrare il funerale dell'unica forza anti-capitalista presente in Italia.
Questa benemerita boccata d'ossigeno, cui do calorosamente il benvenuto, deve però servire per rialzarsi e camminare, non solo per sopravvivere (magari con il deretano ancorato saldamente ad una poltrona).
Se ci danno fiato permettendoci di incrementare in quantità e qualità il lavoro sul territorio, queste elezioni mettono però all'ordine del giorno la questione dell'unità dei comunisti in un unico partito, anche per evitare situazioni anacronistiche come a Reggio Calabria. Unità che non va più rinviata con scuse puerili (da entrambe le parti) che hanno ormai perso ogni credibilità.
E' ora di fare chiarezza (e i due congressi devono servire a questo, non a fare improbabili alleanze tattiche e travasi per fortificare le recinzioni dei propri rispettivi ovili): chi è comunista si unisca in un unico partito, che sia capace, da una posizione di autonomia politica, organizzativa e culturale, di essere la forza propulsiva della FdS e di dialogare con la sinistra italiana, senza settarismo o opportunismo; chi non lo è vada dove più gli aggrada. Ma ci vada, e in fretta.
Le elezioni che dovevano consacrare l'esplosione di Sionista e Libertà verso l'infinito e oltre e l'Offerta Pubblica di Acquisto dell'esportatore parlante di libertà al PD, ne sanciscono invece un ridimensionamento (tranne Bologna e poco altro), che non può che fare piacere. La sconfitta più pesante l'esportatore parlante di libertà la subisce a Napoli, dove, anche se "il circo mediatico unificato" ha fatto di tutto per nasconderlo, appoggiava il prefetto del PD contro De Magistris.
Registro che il sondaggista alla vaselina Pagnoncelli, il giorno stesso in cui i voti reali danno alla FdS il 4,1% di media e a SeL il 4,4%, ha avuto il coraggio di attribuire trionfalmente a Sionista e Libertà l'8,2% e alla FdS l'1,9%. Ogni commento è superfluo (altri esempi: Repubblica che riportando i risultati di Milano mette i Radicali che hanno preso l'1,7% e mette nella categoria "Altri" la FdS che ha preso il 3,1%; il democratico Mentana che fa commentare i risultati a tutti tranne che ai comunisti; eccetera eccetera).
Già, ogni commento è superfluo. Ci si aspetterebbe però dai propri dirigenti non un piagnisteo continuo implorante visibilità, ma una linea ed un piano chiaro per rompere questo oscuramento e questa disinformazione vergognosi, e soprattuto per contrastarli con un reale (e non solo proclamato) radicamento sul territorio. Ma ognuno ha i dirigenti che si merita: questa quindi è prima di tutto un'autocritica. Converrete però che qualcuno ha più responsabilità di chi si è iscritto nel 2009-10.
Il risultato dell'American Chamber of Commerce a 5 stelle, in linea con le aspettative, mi pare frutto dell'incapacità degli altri partiti, e soprattutto nostra, di rappresentare la rabbia dilagante (che Grillo serve appunto ad indirizzare contro "la casta" invece che contro il sistema capitalista) e ad una sovraesposizione mediatica abnorme (la Tv a mio parere incide ancora molto più di Internet). Non gli riserverei quindi particolare attenzione, se non nell'autocritica di aver permesso che in Italia un merdaio simile potesse prendere piede.
Registro con soddisfazione la sostanziale sconfitta degli esportatori di Big Mac, comunemente chiamati 'Terzo Polo', che, dove non hanno Tony Ciccione che li porta a braccetto per le vie della città, non riescono ad incidere come avrebbero voluto. Prevedo ulteriori e consistenti trasferimenti di dollari Washington/Tel Aviv - Montecitorio.
Dai risultati appare chiaro che, dove non si ha un buon radicamento e si va da soli contro il PD, si prendono sonore batoste. Non è però automatico: a Torino, a causa di un immobilismo e di errori politici che i Giovani Comunisti della città denunciano inascoltati da tempo, si prende meno del 2%; identico è però il risultato di Bologna, dove invece si va con il centro-sinistra. Il problema quindi è politico, non elettoralistico. Chi ha sbagliato si faccia da parte. E' però certo che se si fosse ascoltato chi proponeva di andare da soli ovunque oggi staremmo commentando la scomparsa dei comunisti dalla scena politica italiana.
Lavoro sul territorio che, quando è reale e continuo nel tempo, paga, come dimostra il 6,23% ottenuto nelle elezioni del Consiglio di Zona 9 a Milano (rispetto al 3,8% preso in zona per il Consiglio Comunale). Il voto dev'essere una misura del lavoro fatto e un'occasione per portare le lotte dei cittadini nelle istituzioni, non il fine ultimo come spesso è stato considerato. Radicamento, va sottolineato, ottenuto nonostante la Segreteria provinciale abbia fatto di tutto per sabotare e contrastare il lavoro dei compagni in Consiglio di Zona e nei circoli.
Riguardo alle alleanze credo che la linea debba essere: flessibili con le gambe ma con la schiena sempre dritta. A Torino andare con il cagnolino di Marchionne Fassino, anche se forse avrebbe portato ad un risultato migliore, sarebbe stato politicamente inaccettabile.
Queste elezioni potrebbero aprire la strada alla fine di Berlusconi, e di ciò non si può che essere contenti. Bisogna però escludere sin da ora ogni alleanza nazionale con il centro-sinitra, per non ripetere gli errori del passato, oggi che è ancora più evidente la strada presa dal Partito Democratico.
C'è una questione che non è stata trattata sufficientemente, che invece a mio parere è centrale: l'astensione. Viste le percentuali, i sindaci eletti rappresentano massimo 1/3 dei cittadini, simbolo di un sistema marcio e anti-democratico. Di questo bisogna riflettere con serietà: ogni lavoratore che non vota è una sconfitta dei comunisti.
Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco. La vittoria al primo turno di Pisapia è un risultato importante non certo perché risolverà magicamente i problemi di Milano (con il palazzinaro Boeri assessore all'urbanistica e la torta dell'Expo da dividere ci sarà da lottare fin dal primo giorno), ma per il potenziale colpo decisivo al governo Berlusconi. Certo, chi lo sostituirà in alcuni aspetti è persino peggio, ma mandare a casa questa massa di puttanieri, mafiosi, affaristi, eccetera sarebbe un grande risultato in sé. Oggi si può dire che sia stata giusta la scelta, mia e di altri GC di Milano, di appoggiare Pisapia alle primarie, nonostante le critiche che abbiamo fatto e continuiamo a fare su questo sistema di importazione per scegliere i candidati. Se avessimo ascoltato altri a quest'ora staremmo commentando risultati ben diversi. Massimo impegno dunque per la vittoria al ballottaggio e per la vittoria del SI' il 12 giugno nel referendum sull'acqua pubblica.
Per rinascere serve un vero e proprio riorientamento gestaltico nell'analisi, nella prospettiva politica e nell'organizzazione. Un partito comunista non deve limitarsi a dire ciò che non va bene, deve incarnare l'alternativa reale a questo sitema marcio di puttane, affaristi, spacciatori, politicanti, finanzieri, servi, eccetera. In questo siamo in alto mare e la guerra in Libia ha messo in evidenza tutti i nostri limiti: incapaci di una analisi anti-imperialista e di comprendere quanto stava accadendo, mentre compagni che lo avevano capito da febbraio venivano denigrati come fascisti; con un dirigente nazionale che fa da manovalanza alla Cia (almeno ci pagassero!) sventolando le bandiere dei golpisti libici, e l'altro che, salvo poi ritrattare, chiedeva a gran voce l'intervento dell'Unione Europea. Incapaci inoltre, con un PD più guerrafondaio di Berlusconi e con Vendola che chiede una "no fly-zone vigilata", di organizzare un movimento di massa contro la guerra.
L'incapacità di capire che è Gheddafi, e non un popolo libico idealizzato e immaginario, a guidare la resistenza della Libia contro il neo-colonialismo imperialista è a mio parere dovuto ad un errore politico di fondo: non comprendere che in questa fase ancora unipolare, in cui gli Usa vogliono eliminare ogni parvenza di indipendenza e sovranità nazionale per modellare il mondo a propria immagine e somiglianza, è la sovranità nazionale la prima forma di resistenza contro l'imperialismo. Resistenza contro la prepotenza statuintense, che a quasi 70 anni dalla fine della Seconda G.M. si permette di mantenere centinaia di basi militari in suolo europeo nell'omertà generale.
Appare superfluo ricordare, ma so bene che non lo è, che i comunisti hanno vinto quando hanno unito la lotta per la liberazione sociale a quella per la liberazione nazionale e hanno guidato tutto il popolo alla conquista della libertà, dell'indipendenza e della dignità nazionale. « La storia insegna, ma non ha scolari. »
Questo riorientamento gestaltico, che è prima di tutto una rivoluzione culturale radicale (che significa anche che, invece di occuparsi delle carnevalate di omosessuali e trans, i comunisti dovrebbero occuparsi di lavoro, eccetera), può arrivare, per ovvi motivi, solo dai Giovani Comunisti, a cui va data più autonomia organizzativa e politica. Se non credessi nella forza dei GC e nella possibilità concreta di ribaltare il Partito partendo dai giovani, molto semplicemente non mi sarei neanche iscritto.
Ci credo perché in alcune realtà locali (da Torino alla Toscana, eccetera) questo cambiamento nei GC è già iniziato. Occorre aumentare il coordinamento tra queste realtà (senza frazionismi e prescindendo dalle aree di riferimento, beninteso), anche dove al momento sono in minoranza, per arrivare ad un cambiamento in tutto il territorio nazionale.
Il lavoro è duro e il cambiamento difficile, ma la gioia per la vittoria in questa impresa ripagherà ogni sforzo. Faccio le mie congratulazioni ai compagni in tutta Italia per l'ottimo lavoro in questa campagna elettorale.
« Nel nome della libertà, dell'Italia e di Roma, al lavoro e alla lotta, affinché la vittoria sia nostra il più presto possibile! »