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| Una soluzione "montonera"? | |
| | Autore | Messaggio |
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etrusco
Numero di messaggi : 48 Data d'iscrizione : 06.02.09
| Titolo: Una soluzione "montonera"? Mer Mag 04 2011, 17:47 | |
| è possibile la convergenza delle migliori forze morali, civili e popolari del Paese contro questo governo e per un avanzamento progressivo e in senso socialista delle condizioni di vita dei lavoratori e cittadini? è possibile una vasta gamma di forze popolari socialiste e patriottiche? il sogno è appunto una soluzione montonera, che ne pensate compagni? | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: possibilissima Mer Mag 04 2011, 18:54 | |
| certo che e' possibile. La guerra fredda e' finita con il fallimento dell'URSS. E' finita l'epoca del mondo diviso in due blocchi. Allora ognuno era geloso dei suoi satelliti e non si faceva scrupolo di invasioni: Ungheria, Cecoslovacchia da una parte, Danto Domingo, Haiti, Vietnam, Cile, ecc. dall'altra. Oggi che ci sia in Italia Berlusconi o Bersani agli USA non gliene frega niente. Sta a noi subire o rimuovere governanti onesti o corrotti, capaci o incapaci. Domanda: quali sarebbero le forze su cui possiamo fare affidamento? I compagni di Indipendenza e... 2000snlp | |
| | | etrusco
Numero di messaggi : 48 Data d'iscrizione : 06.02.09
| Titolo: Re: Una soluzione "montonera"? Ven Mag 06 2011, 19:08 | |
| Un blocco imperialista si è evidentemente sgretolato nel 1989, un altro è in crisi (usa), blocchi nuovi sono in potente ascesa (cina) o in fase stagnante (ue). Credo che si possa essere tutti in accordo sull'ostilità a qualsiasi imperialismo e a qualsiasi blocco, vecchio e nuovo. Questo apre nuove prospettive, è vero, ma chi sono i compagni di viaggio? Io dico che non possono esserlo i liberisti, i fautori della globalizzazione, ma neanche possono esserlo gruppi più o meno settari della sinistra radicale. Questi ultimi odiano ogni forma di appartenenza, sono stupidamente antiitaliani e camminano in ordine sparso senza strategia a breve, medio e lungo termine che non sia la riproposizione di modelli ora settantasettardi ora stalinisti. Meglio cominciare da zero a seminare con chi è lontano o è sempre stato avulso dalla poltica, insomma dove l'ideologia deformata ha fatto meno danni. Come? Proponendo la difesa dello stato sociale e dei diritti sociali, la conquista di un nuovo orizzonte di progresso, la difesa dal mondialismo spersonalizzante delle culture nazionali. | |
| | | kamo
Numero di messaggi : 271 Data d'iscrizione : 10.05.07
| Titolo: Re: Una soluzione "montonera"? Sab Mag 07 2011, 18:31 | |
| - etrusco ha scritto:
- è possibile la convergenza delle migliori forze morali, civili e popolari del Paese contro questo governo e per un avanzamento progressivo e in senso socialista delle condizioni di vita dei lavoratori e cittadini? è possibile una vasta gamma di forze popolari socialiste e patriottiche? il sogno è appunto una soluzione montonera, che ne pensate compagni?
Tu cosa proporresti concretamente? In che potrebbe consistere questa soluzione "montonera" per l'Italia? | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Re: Una soluzione "montonera"? Mer Mag 11 2011, 14:23 | |
| - etrusco ha scritto:
- . Meglio cominciare da zero ..... Come? Proponendo la difesa dello stato sociale e dei diritti sociali, la conquista di un nuovo orizzonte di progresso, la difesa dal mondialismo spersonalizzante delle culture nazionali.
la frase successiva contraddice la premessa. 2000snlp | |
| | | etrusco
Numero di messaggi : 48 Data d'iscrizione : 06.02.09
| Titolo: Re: Una soluzione "montonera"? Mer Mag 11 2011, 19:25 | |
| a tadioff: non capisco, dove sarebbe la contraddizione?
da dove cominciare? penso che sia importante riuscire a mobilitare uomini e donne che oggi sono delusi dalla politica o del tutto a/politicizzati. Con loro potremo esplorare un terreno vergine, che parta dalle rivendicazioni sociali immediate e quindi più sentite, per arrivare alla condanna della politica politicante falsa e parassitaria. Si tratta di temi che sono di stretta popolarità e che andrebbero portati avanti di pari passo ad una nuova consapevolezza socialista e patriottica, viste nel quadro esaltante di una società e un'Italia nuova tutta da fare e conquistare. come farlo? per ora la risposta può essere intanto quella culturale e quella del convincimento individuale nella società (dalle scuole, alle università, ai luoghi di lavoro, ai circoli anziani); si deve vedere che esiste una forza veramente socialista in italia e che questa forza non è antiitaliana ma che è il cuore migliore dell'italia stessa. | |
| | | tadiottof
Numero di messaggi : 621 Data d'iscrizione : 04.08.08
| Titolo: Re: Una soluzione "montonera"? Mer Mag 11 2011, 23:08 | |
| lo stato sociale c'era, il socialismo c'era, c'era il diritto al lavoro, c'era la pensione con ilmetodo retributivo, c'era il rispetto della Costituzione. Cosa vuol dire cominciare da zero? Se intendi che bisogna rieducare le masse.., ma e' una fatica di Sisifo. Adesso sono tutti preoccupati e si lamentano del precariato, ma come pensavano quando hanno votato per Berlusconi e cioe' per le privatizzazioni, per la riforma del sistema pensionistico ecc. 2000snlp | |
| | | gorritxo
Numero di messaggi : 148 Data d'iscrizione : 15.10.09
| Titolo: Re: Una soluzione "montonera"? Gio Mag 12 2011, 14:35 | |
| Mi sembra una discussione potenzialmente interessante, Etrusco. Purtroppo però, come quasi sempre accade, i discutibili interventi di tadiottof rischiano di farla deragliare, per cui prima di provare a entrare nel merito degli interrogativi che poni, è necessario chiarire un paio di punti. - tadiottof ha scritto:
Oggi che ci sia in Italia Berlusconi o Bersani agli USA non gliene frega niente. Sta a noi subire o rimuovere governanti onesti o corrotti, capaci o incapaci. 2000snlp In quale favola vivi? La realtà è esattamente opposta. Durante la Guerra Fredda, la posizione strategica dell'Italia e degli altri paesi dell'Europa Occidentale, suggerirono agli USA di concedere una certa limitata autonomia agli alleati servi, sia sul piano dei rapporti internazionali (vedi politica di amicizia nei confronti del mondo arabo tipica dei governi della Prima Repubblica), sia in ambito economico (stato sociale ecc. ecc., dato che l'Europa Occidentale doveva essere la vetrina del capitalismo per i paesi del blocco sovietico). Il tutto per scongiurare che si potessero determinare pericolosi passaggi al campo avverso. Ma comunque quello, caro tadiottof, non era socialismo. Ad ogni modo, sia pure per ragioni di mero opportunismo, negli anni della Guerra Fredda la politica degli USA nei confronti dell'Europa fu diametralmente opposta a quella nei confronti dell'America Latina, il cortile di casa. Tutto cambia invece dopo il crollo dell'URSS, quando gli USA si presentano come unica potenza mondiale in uno scenario unipolare, e hanno bisogno per questo di stringere il guinzaglio sugli alleati/servi. Il venir meno del pericolo comunista produce il libero dispiegamento del sistema economico capitalista (percepito erroneamente come una "involuzione" neo-liberista: il neo-liberismo è il capitalismo, il keynesismo del dopoguerra fu solo un compromesso dettato dalla necessità contingente), principalmente attraverso l'UE (strumento del dominio geo-politico statunitense e del liberismo economico, alla faccia delle idiozie europeiste propagandate anche da sinistra... dalla sinistra capitalista filo-americana). Svolta liberista che si determina in tutti i paesi europei ed è portata avanti, tassello su tassello, da tutti i governi che si avvicendano al potere, siano essi di centro-destra o di centro-sinistra. Altro che le favolette per cui la colpa sarebbe esclusivamente di chi ha votato Berlusconi. Altro che le favolette per cui sarebbe colpa dei governanti disonesti. E ora veniamo a noi, etrusco. Prima di tutto però vorrei sottolineare un aspetto della tua analisi che personalmente non condivido. L'UE non costituisce un blocco (sia pure stagnante), l'UE nasce e si sviluppa come mera appendice del blocco statunitense, sia sul piano militare (NATO), sia su quello economico (neo-liberismo). I timidi segnali di autonomia -quando sono arrivati- sono arrivati semmai dai singoli stati nazionali. E la costruzione di uno scenario diverso non potrebbe che far leva sull'indipendenza dei popoli, avendo quindi come presupposto fondamentale la riacquisizione della sovranità da parte degli stessi stati nazionali. Certamente poi questi potrebbero, una volta liberatisi dal giogo imperialista, dar vita a forme di cooperazione su altre basi (incompatibili con la creazione di un centro politico continentale), né avere come orizzonte necessariamente l'Europa. L'Italia ad esempio guarda più naturalmente all'altra sponda del Mediterraneo che non alla Scandinavia, tanto per fare un esempio. E inoltre le alleanze e le cooperazioni possono nascere anche per motivi non strettamente geografici, con paesi che stanno dall'altra parte del globo ma che magari hanno posizioni comuni in senso anti-imperialista. Detto questo, ragioniamo sul presente: purtroppo la realtà culturale della sinistra odierna è sconfortante. Le due posizioni che vanno per la maggiore (semplificando) sono l'adesione al dogma liberista e filo-americano (vedi PD) oppure un radicalismo di stampo morale e non politico (vedi SEL e sinistra radicale in genere), che finisce col non mettere mai in discussione il sistema nelle sue basi politiche ed economiche, ma al massimo a portare avanti istanze particolari (individuali o di gruppo) all'interno del sistema stesso. Nell'ambito di queste categorie secondo me non ci sono interlocutori validi. Ci sono poi i pochi marxisti rimasti: tra questi, gli interlocutori possibili sono coloro i quali tengono nella dovuta considerazione il concetto di patria e il rapporto tra liberazione nazionale e liberazione sociale, nonché (qualora abbiano appreso il meglio della lezione di Lenin) coloro che non vivono solo di dogmatismo, ma che hanno un approccio realistico alla realtà. Tra quelle realtà con cui Indipendenza collabora non a caso ci sono Patria Socialista a Roma, e i Giovani Comunisti 2.0 a Torino. Poi c'è quella larga fetta di persone non politicizzate, che sicuramente può costituire un terreno fertile per certi versi, ma può anche essere una grande trappola. Basta prendere in considerazione l'involuzione di certi movimenti di protesta, come ad esempio i grillini (questo articolo è molto esplicativo e riassume perfettamente ciò che ho percepito quando mi è capitato di entrare in contatto con queste persone http://temi.repubblica.it/micromega-online/5-stelle-soltanto-a-parole-il-jaccuse-di-una-grillina-delusa/ ). Ora, io credo che in questa fase sia giusto sì parlare e interloquire con tutti, ma che sia soprattutto cruciale farlo con quei soggetti (individuali o collettivi) già in parte formati politicamente e che condividono determinati punti fondamentali (indipendentemente dal fatto che abbiano o meno alle spalle una militanza politica). Questo in modo da accrescere i futuri "quadri" di un movimento patriottico e socialista, visto che per ora (non considerando solo Indipendenza, ma anche altre realtà amiche) restiamo quattro gatti. E per farlo, a mio parere bisogna: - mettere al centro i contenuti, che non possono essere solo un paio di slogan su patriottismo e socialismo; - pensare ai canali comunicativi più idonei per farli arrivare dove devono; Solo una volta accresciuto la quantità e la qualità (come formazione politica) di questi futuri "quadri", sarà possibile secondo me pensare a strategie e a forme di organizzazione per alzare il livello, rivolgendosi a fette più consistenti di popolazione. Ma servono persone, etrusco, per cui se te la senti ti invito a provarci insieme. Ogni contributo qui è benvenuto | |
| | | stoertebeker
Numero di messaggi : 9 Data d'iscrizione : 20.05.10
| Titolo: analisi ottma, conclusioni troppo ideologiche, ma quale quad Ven Mag 13 2011, 15:48 | |
| ciao gorritxo, tu dici bisogna interloquire con gente - Citazione :
- Ora, io credo che in questa fase sia giusto sì parlare e interloquire con tutti, ma che sia soprattutto cruciale farlo con quei soggetti (individuali o collettivi) già in parte formati politicamente e che condividono determinati punti fondamentali (indipendentemente dal fatto che abbiano o meno alle spalle una militanza politica).
Ma io credo che dobbiamo liberarci delle ideologie, preconcetti. Parla innanzitutto dei problemi che abbiamo ogni giorni e vedrai che la gente ti ascolterà, parla del fatto che le tasse sono alte, proponi dei modelli alternativi in questo caso di fiscalità. Avviciniamoci ai problemi reali della gente con delle proposte concrete. Immigrazione, anche qui proposte concrete. Economia, come mai chiudono le aziende italiane, come mai i pastori sardi e in generale tutti quelli che lavorano nel settore primario e secondario sono costretti a svendere la loro produzione? Proponiamo soluzioni a questi problemi. Poi continui, secondo me, con un errore madornale, tu vuoi una sorta di di vecchio PCI, con i suoi quadri politici professionisti; sappiamo come è andata a finire. - Citazione :
- Questo in modo da accrescere i futuri "quadri" di un movimento patriottico e socialista, visto che per ora (non considerando solo Indipendenza, ma anche altre realtà amiche) restiamo quattro gatti. E per farlo, a mio parere bisogna:
- mettere al centro i contenuti, che non possono essere solo un paio di slogan su patriottismo e socialismo; - pensare ai canali comunicativi più idonei per farli arrivare dove devono; Solo una volta accresciuto la quantità e la qualità (come formazione politica) di questi futuri "quadri", sarà possibile secondo me pensare a strategie e a forme di organizzazione per alzare il livello, rivolgendosi a fette più consistenti di popolazione. Sulla comunicazione sono d'accordo ma non sulla creazione di una elite di politici professionisti. Dopo 60 anni di esperienze di democrazia pilotata dovremmo aver imparato una cosa: il politico di professione è un problema -> concentrazione di potere, per i poteri forti è molto semplice controllare strutture in cui vi si sviluppano punti focali di potere. Tra l'altro l'elite con l'UE, l'FMI, ecc. che cosa crea? Concentrazione di potere. Detto questo, ecco, bisogna osare più democrazia dal basso. Spero che il concetto di fondo sia chiaro: parliamo di problemi reali, proponiamo modelli nuovi, poi parliamo delle sovrastrutture. Altrimenti non vi capirà nessuno. Da quanto tempo fate politica? Che cosa avete mosso? ci sentiamo | |
| | | stoertebeker
Numero di messaggi : 9 Data d'iscrizione : 20.05.10
| Titolo: cambiare strategia altrimenti finirete dimenticati da tutti Dom Mag 22 2011, 15:24 | |
| Ciao Gorrixto,
aspettando una tua risposta volevo puntualizzare il mio pensiero. Ho avuto modo di leggere qualcosa di Indipendenza, secondo me avete un potenziale incredibile, indubbiamente leggendovi si rileva profondità d'analisi e soprattutto una prospettiva, ma lo giocate malissimo.
Avete previsto tante cose, ma come mai non siete riusciti a raggiungere sostanzialmente nessuno? Secondo me dovreste fare un po' di autocritica. Affermate che siete 4 gatti, ma da quanti anni è che esistete? Com'è possibile che non siete riusciti a raggiungere nessuno? A mio avviso una ragione sta nella scadente capacità di trasmettere e divulgare le vostre informazioni ed analisi. Oggi non si vive negli anni Settanta, con la gente che si recava nelle sezioni di partito, che si informava, leggeva. Bisogna capire che la gente non ha le capacità, il tempo, anche la voglia per immergersi in analisi faticose ed impegnative come quelle da voi affrontate, che alla fine rimangono per un pubblico molto elitario. Bisogna capire come si comunica oggi. Sarebbe da imparare da altri gruppi che senza avere la vostra profondità e prospettiva aggregano molti più consensi semplicemente per la loro capacità di divulgare informazioni, giuste o sbagliate che siano. E soprattutto bisogna andare dalla gente a spiegare non la propria ideologia, ma affrontandone i problemi, provando ad offrire soluzioni. Altrimenti farete la fine del PCI
Iniziate ad utilizzare facebook, non solo per postare manifestazioni ma per le discussioni.
ciao | |
| | | etrusco
Numero di messaggi : 48 Data d'iscrizione : 06.02.09
| Titolo: Re: Una soluzione "montonera"? Lun Mag 23 2011, 17:39 | |
| Se consentite, torno al tema. Chi erano i montoneros? Detto male e in tre parole, era un movimento di sinistra e peronista, che univa un fortissimo attaccamento alla PATRIA e alle sue radici, alla volontà di marciare verso il socialismo. Io credo che Indipendenza, per le sue ottime idee, possa farsi portatore di una tendenza SOCIALISTA E PATRIOTTICA che sarebbe una novità assolutamente necessaria nella società prima che nella politica italiana. Per farlo deve puntare necessariamente sui contenuti, sulla vita vera e vissuta degli italiani, sull'insofferenza di una intera generazione ad una casta di inutili parassiti partitici. Allora ecco chiaro chi possono essere gli interlocutori: la generazione di noi incazzati ed esclusi, il popolo minuto e semplice che vive sempre peggio, i gruppi di idealisti che vorranno combattere sempre più contro le disuglianze e contro la divisione del Paese. Come?Certo l'uso massiccio dei nuovi strumenti tecnologici, ma anche la penetrazione di "CONCETTI CHIAVE E PAROLE D'ORDINE" a scuola, università, luoghi di lavoro, assemblee. Faccio un esempio, una novità di questo periodo è stato l'uso strumentale del tricolore a fini antiberlusconiani da parte della cosiddetta sinistra, approfittiamone e usiamolo noi questo sdoganamento, ma usiamolo in funzione dirompente e antisistema per le nostre rivendicazioni... La gente è stufa dei minuetti infantili e ripetitivi tra pd e pdl, la novità sarà domani un'idea forte capace di aggregare, mobilitare, costruire un nuovo modello di civiltà e di patria. Un'idea per cui lottare, appunto! | |
| | | gorritxo
Numero di messaggi : 148 Data d'iscrizione : 15.10.09
| Titolo: Re: Una soluzione "montonera"? Mar Mag 24 2011, 12:53 | |
| Ciao stoertebeker… Da dove partire? Innanzitutto dal fatto che le mie considerazioni prendono le mosse proprio da una presa di coscienza riguardo quella che tu definisci “scadente capacità di trasmettere e divulgare le vostre informazioni ed analisi”. Che poi tra l’altro non sarei così drastico: ti posso assicurare che negli ultimi tempi la capacità di comunicazione di Indipendenza è cresciuta notevolmente, anche se c’è ancora moltissimo da fare per migliorare. Va poi sgombrato il campo da un equivoco di fondo: quando parlo di “quadri” non ho di certo in mente una struttura verticistica, ma semplicemente altre persone che condividano quel patrimonio di informazioni, formazione e analisi, e siano poi in grado di divulgarlo. L’obiettivo è sempre e comunque quello di arrivare al maggior numero possibile di persone, ed è ovvio che per poterlo fare occorra comunicare attraverso messaggi semplici. Questi però non possono essere certo essere in contrasto con le nostre analisi e le nostre posizioni politiche e culturali, bensì esserne in qualche modo una emanazione, una derivazione, altrimenti che senso ha? Il punto è che per fare questa operazione (ovvero partire dalla teoria, dall’analisi, per poi arrivare a formulare messaggi semplici in grado di essere compresi da tutti) c’è bisogno di persone che siano in grado di operare in questo senso. Ovvero di persone che abbiano un minimo di preparazione, e che siano allo stesso tempo motivate ad agire in senso militante. Io li ho chiamati “quadri”. Tu chiamali come ti pare. Detto questo, rimango perplesso leggendo quanto scrivi nel tuo primo intervento circa il fatto di “liberarsi dalle ideologie”. Prima di tutto, partirei col dire che quella che è stata definita come “fine delle ideologie” è stata soltanto il trionfo di una di queste, quella liberal-capitalista. Un trionfo talmente netto da far sì che ormai è percepita come “naturalità delle cose”, mentre chi la mette in discussione è “ideologico”. Chi prospetta “soluzioni non ideologiche” in realtà accetta l’ideologia dominante e nell’ambito di essa si sforza di trovare le soluzioni più efficienti o più convenienti per i propri interessi particolari, personali o di gruppo. Inoltre, se c’è una cosa che la storia ci insegna, questa è proprio il fatto che la conflittualità sociale (o anche la semplice l'indignazione) generata da problemi materiali (i bisogni della gente) è sì un presupposto necessario per i processi di cambiamento anti-sistemici, ma da sola non basta: occorre che ad essa si affianchi un progetto politico chiaro, occorrono i contenuti. Altrimenti il tutto si sgonfia abbastanza rapidamente, come mi sembra sia recentemente avvenuto in Tunisia ed Egitto, o come è avvenuto da noi negli anni ’70. A tale proposito faccio una digressione: tempo fa lessi un libro sulla storia di Lotta Continua (un gruppo nei confronti del quale la mia stima politica è pari a zero), in cui si diceva che al tempo il desiderio di andare incontro agli operai era talmente forte che i militanti erano arrivati al punto che non vedevano più i film d’autore ma quelli di Alvaro Vitali ed Edvige Fenech (perché era ciò che guardavano "i proletari"), tifavano per la juve anche se era la squadra del padrone (perché l’operaio immigrato di mirafiori era tendenzialmente juventino) ecc. ecc. Esempi questi forse futili, ma che rendono bene il lato ridicolo della faccenda, e dimostrano che senza un progetto politico realmente alternativo al sistema, l’andare incontro alla “gente comune” rischia di diventare un modo per rafforzare il sistema stesso e fornirgli una nuova legittimazione proprio da parte di chi potrebbe invece metterlo in discussione. Il sistema capitalista tra l’altro ha un suo punto di forza proprio nella sua capacità di dare risposte alle varie rivendicazioni particolari. Risposte non sempre chiaramente adeguate (soprattutto quando riguardano le classi subalterne), ma comunque capaci di disinnescare la protesta e di integrarla nell’alveo del sistema. Mi chiedevi poi da quanto tempo si fa politica… Indipendenza esiste da molto tempo, e per tutta una serie di ragioni (che ti potrebbero spiegare meglio i veterani) per tanti anni l’attività principale è stata circoscritta soprattutto al lavoro culturale della rivista cartacea. Ad ogni modo, avendo io presente i numeri e le risorse economiche, a me stupisce molto di più in positivo la capacità di dar vita regolarmente a una rivista qualitativamente elevata, anziché i deficit di diffusione. Da un paio d’anni comunque, grazie anche a fb (che quindi non è stato usato poi così male), sono aumentati i contatti e soprattutto le iniziative. Io stesso sono entrato a far parte di Indi in questo modo, da circa un anno e mezzo. A tal proposito ti posso assicurare che spesso mi è capitato di confrontarmi con svariate persone riguardo problemi concreti, e la dinamica è stata più o meno sempre la stessa: le posizioni di Indipendenza colpiscono, ma poi non se ne trae nessuna conseguenza, e si seguita a dar retta ai finti paladini dell’anti-sistema. E la spiegazione che mi viene data è significativa: noi (Indipendenza) non siamo nessuno, non siamo un partito, non abbiamo accesso ai media. “Il giorno che esisterà un partito con le vostre posizioni lo voto” mi sono sentito dire varie volte. Oppure “Sì, quello che dite è giusto, però non vi conosce nessuno, e allora mi accontento di ciò che c’è tra i conosciuti”. In altre parole: bravi, bravi, ma di certo non muovo un dito per voi, al massimo se e quando diventerete un partito forse metterò una X sulla vostra casella. Questo per dire che non ha senso mitizzare “la gente”, l’azione che scaturisce dal basso sulla base dei “bisogni della gente”, ecc. ecc. Tutt’altre risposte (decisamente più incoraggianti) ho invece ottenuto confrontandomi con persone già formate politicamente, magari già avvezze alla militanza (ovviamente tra quelli le cui posizioni sono compatibili con quelle di Indi). E dato che nella mia città sono l’unico esponente di Indipendenza, direi che tarare il mio impegno diventa una necessità, dal momento che poi come tutti ho una vita privata. In conclusione: - è ovvio che per arrivare alla gente occorra parlare semplice e dare risposte su temi concreti, ma è altrettanto ovvio che ciò deve avvenire sulla base di un progetto politico consapevole, il che può scaturire solo dallo studio e dall’analisi - per poter passare dall’analisi al messaggio comprensibile da tutti, e alla sua divulgazione, occorrono persone che ci credano e che siano sufficientemente preparate da fare questa operazione - per poter svolgere un’azione politica capillare, occorre essere sui luoghi fisici del disagio, non basta internet, non basta la virtualità, per cui le persone di cui si diceva al punto sopra devono essere un numero sufficiente; in altre parole occorrono militanti, occorre organizzazione - d’accordo sulla necessità di ragionare in merito alla strategia comunicativa, ma tenendo presente che ad esempio per fare un bel sito ci vogliono soldi, e noi non abbiamo la Casaleggio Associati dietro. Ragion per cui mi sembra evidente che se si parte da un numero esiguo si renda necessario procedere per gradi, e il primo passo sia quello di rivolgersi a quella fascia di persone che abbiano già una certa sensibilità e una certa formazione politica. Non ci sono scorciatoie secondo me. Un’ultima cosa: a quanto leggo nel tuo secondo intervento, sembra che i contenuti di Indipendenza tu li condivida. Bene, la mia proposta è questa: perché non ci dai una mano allora a divulgarli nella tua città? @ etrusco D’accordo su tutto ciò dici nel tuo ultimo intervento, ma anche qui il problema è sempre lo stesso: per poter portare avanti tutto ciò nel concreto, occorrono persone | |
| | | stoertebeker
Numero di messaggi : 9 Data d'iscrizione : 20.05.10
| Titolo: Analisi, Strategie, Tattica, Programma Sab Giu 25 2011, 04:13 | |
| Ciao Gorrixto,
ho letto quanto scrivi, e devo purtroppo constatare che ci sono passaggi che continuano a lasciarmi basito. Ripropongo la mia domanda: da quant'è che fate politica? Mi sembra tanto tempo, e non avete smosso proprio niente. Com'è che ancora siete 4 gatti? Com'è che persone o gruppi, magari con meno profondità d'analisi della vostra, riescono a mettere insieme più persone? Può essere che sia solo colpa della fatalità? Non è che forse dovreste un po' rivedere un poco della vostra strategia? O forse vi piace rimanere confinati ad una sorta di circolo intellettualoide?
Tu dici sostanzialmente, spero di non sbagliarmi: bisogna interloquire con coloro che condividono una certa sensibilità ed impostazione politica per poi un domani arrivare alla gente comune. Ma non è quello che da anni state provando a fare? Quali riscontri avete ottenuto? Parli dei giovani comunisti (chi sia questa Patria socialista non ne ho propria idea, qualche altro gruppo catacombale?), come se fossimo ancora ai tempi del PCI. Ma ti sembra di vivere negli anni Settanta? Non si può paragonare la cultura dell'uomo medio di oggi con quella di allora. Io ad esempio ho provato nella mia cerchia di amici a far vedere qualche scritto di Indipendenza (premetto che parlo di gente con laurea ed anche qualcosa in più in tasca), ma ogni volta le risposte che ho ricevuto sono a dir poco sconfortanti. Spesso si capisce ben poco. Dovreste riprendere un poco dell'impostazione di Machiavelli, analizzare bene il terreno politico dove ci si trova ad operare. Oggi la maggior parte delle persone ha una scarsa educazione politica (non c'è più un grande partito come il PCI che comunque una funzione di educazione politica l'ha svolta tra consistenti strati popolari), eppure cresce il malcontento, vedo anche nel mio circondario diffondersi la voglia di capire quello che sta succedendo, queste, e sono tante, sono le persone a cui bisognerebbe rivolgersi. Provando a sintonizzarsi con il loro linguaggio, le loro conoscenze, le loro problematiche.
Poi non è vero che per lavorare bene sulla rete ci voglia necessariamente la Casaleggio associati. Guarda Benetazzo. Guarda ad esempio il lavoro svolto su internet con video stimolanti e comprensibili. Lui ad esempio prova a partire dai problemi della gente reale; parte ad esempio domandandoti perché c'è la delocalizzazione, e ti arriva dunque al WTO ed agli effetti sulla gente comune. Mostrando immagini e presentandole in un linguaggio comprensibile. A voi di Indipendenza piace invece partire dai grandi slogan, dall'abbasso la dipendenza dagli Stati Uniti, ma quali riscontri pensi di ottenere dalla gente normale? La gente perde il lavoro e non riesce a sbarcare il lunario, è indaffarata tra mille preoccupazioni, e tu gli dici che la colpa è degli Stati Uniti. Ammettendo che sia tutto giusto, come pensi che ti debba capire? Dovreste invece partire dai problemi reali, e provare a dargli una risposta. Che soluzioni proponete nel concreto? Vorrei leggere e sentire qualcosa di semplice, di comprensibile a riguardo.
Oggi sulla rete, cercando e spulciando, se ne trovano di centinaia di video comprensibili, vedi quelli che ti spiegano l'influenza di Bilderberg e delle società segrete, del potere bancario. Per quanto condivida alcune vostre analisi, ad esempio sull'influenza nefasta dell'euro, noto comunque una mancanza di una seria analisi del Potere, del ruolo ad esempio dei Rockefeller o dei Rotschild. Io partirei dall'avidità di potere dell'uomo; la nostra stessa religione ci parla di un Dio a nostra immagine e somiglianza, irascibile che si scatena quando non gli quadra. Nel Medioevo il potere si otteneva con certi rituali, e soprattutto si ereditava. Al potere di sangue della stirpe poi è subentrato un potere legato alla ricchezza prodotta valutata in soldi. Il potere = denaro. Sì, rispetto al Medioevo abbiamo una nuova classe, quella borghese, che ha spodestato un'altra classe, ma il processo sottostante è lo stesso: avidità di potere. Oggi la classe dominante per dominare ha fatto legge questa equazione potere = denaro, anche se poi dicono che il potere è del popolo sovrano che vota: ovviamente balle. Abbiamo per centinaia di anni pensato che democratizzare la politica sia l'obiettivo; oggi ci rendiamo conto che abbiamo dimenticato di democratizzare l'economia. È inconfutanile il fatto che questo tipo di economia capitalistica crei grosse imprese, grossi centri di potere, che Allende nel suo ultimo discorso alle nazioni unite puntualizzò con estrema lucidità. Ma d'altro canto il PCUS non era meglio, anche lì accentramento di potere, o la Cina attuale, accentramento di potere. Il potere va controllato altrimenti si espande il Leviatano. Voi, noi tutti dobbiamo confrontarci con l'indole dell'uomo, avidità, e con lo stato delle cose: il potere si sta fortemente concentrando in pochissime mani. Quali proposte mettiamo, mette Indipendenza sul tavolo?
Io ritengo quello bancario, ma anche quello delle multinazionali il vero Potere di cui i politici sono delle pure marionette, e ritengo che gli USA siano in ultima istanza un loro braccio armato, pronto anche ad essere gettato via se ce ne sarà bisogno, altrimenti non mi spiego ad esempio l'incredibile ridimensionamento industriale negli USA e l'ascesa della Cina. A ben vedere, non sono gli Stati Uniti stessi, con le loro delocalizzazioni, ad aver consentito la crescita economica e tecnologica della Cina? Ci si preoccuperebbe dell'ascesa geopolitica della Cina, ma non sono stati in primis gli USA ad averla permessa con delocalizzazioni ed ingresso nel WTO? Discutere le basi e le funzioni delle scienze economiche, così come della moneta. L'ontologia della moneta! L'economia studia i processi con i quali l'uomo cerca di soddisafre i propri bisogni ecc... la moneta è una unità di misura ecc... Bisogna ridiscutere e ripensare modelli economici creati su misura dalle elite per vendere meglio una idea di società ingiusta, ma che se avallata dalla 'scienza' può essere e deve essere accettata come un dogma, e quindi diventa giusta! Ci sono economisti che nessuno conosce come Silvio Gesell che apre nuovi orizzonti, ma che dalle università in voga è stato boicottato... Keynes lo ha studiato!
Ma lasciando stare queste considerazioni, vorrei esortarvi ad uscire dalla vostra torre d'avorio, ed a guardare machiavellicamente la realtà per quello che è. Oggi quali sono le strutture dove si fa politica? C'è il PD, ci sono certe associazioni di piccole imprese ed artigiani, ecc. Bene, allo stesso modo di come il Potere ha infiltrato questi spazi, si provi ad inserirsi in questi luoghi portando delle risposte concrete. Senza subito dire che si è per l'uscita dalla NATO, ad esempio, che potrebbe suscitare istintive reazioni di rifiuto, ma presentando ad esempio delle proposte concrete in settori quali, chessò io, il vampirismo fiscale sulle piccole imprese, insomma farsi portatori di proposte concrete da far discutere all'interno di questi luoghi, spingendo alla formazione di correnti diciamo indipendentiste. Mi sembrerebbe un modo plausibile per scendere concretamente sul terreno politico. Perchè attivarsi, semplice per vivere meglio, io credo che noi possiamo vivere meglio, tutti vivere meglio e non solo una elite ristretta. La destra elitaria pensa anche al vivere meglio, ma sostiene che il vivere meglio è una prerogativa per pochi!
Evitiamo di far la fine delle comari di paese... sanno tutto, ma non fanno niente, parlano, parlano, parlano!
È arrivato il tempo di agire, di issare le vele verso nuovi orizzonti!
ciao | |
| | | Hoffa
Numero di messaggi : 181 Età : 51 Localisation : Italia Data d'iscrizione : 01.10.10
| Titolo: Re: Una soluzione "montonera"? Sab Giu 25 2011, 13:31 | |
| Dobbiamo ragionare in maniera più terra terra. Chi è il nostro nemico? Il capitalismo e la globalizzazione e da dove prendere gli esempi? Io direi di guardare non tanto alla Cina o all'India e tantomeno al Brasile che dopo la vittoria di Lula il capitalismo selvaggio e senza regole sta continuando. Io vedo volentieri il Venezuela di Chavez e la Bolivia di Morales. | |
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| Titolo: Re: Una soluzione "montonera"? | |
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| | | | Una soluzione "montonera"? | |
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