«Gattopardismo» a Tunisi? «Cambiare tutto per non cambiare niente»? C'è chi dice no...
Dopo aver costretto alla fuga il «dittatore» Ben Alì, scaricato da quegli interessi geopolitici ed economici –USA in testa, a ruota Francia e Italia– che (ben remuneratamente) aveva servito, il popolo tunisino prosegue nella lotta non accettando l'inganno del «governo di unità nazionale». Si tratta di un "Benalismo senza Ben Alì", con i vecchi esponenti del regime sempre a capo dei ministeri strategici, a rassicurare sulla continuità, al di là di qualche provvedimento di facciata, i «poteri forti occidentali». Che lo hanno appoggiato per aver attuato la micidiale ricetta economica del FMI made in Washington, che ha portato al collasso l'economia nazionale ed impoverito la popolazione, e per aver sostenuto le «coalizioni anti terrorismo» promosse dagli USA.
Dal Marocco all'Egitto, dall'Algeria alla Giordania, le masse arabe sono in fermento e mobilitazione. E proprio in Tunisia c'è chi intende creare un partito politico simile ad Hezbollah per difendere i diritti del popolo. «L’esempio progressista degli Hezbollah in Libano può portare luce e speranza per il popolo tunisino», ha detto Jamil Ben Alavi, importante leader degli studenti, all’agenzia stampa Fars.