Mi spiego.
Questa mattina, domenica, sono stato a Villa Giuseppina, un parco del Municipio Centro Ovest, a fare un po' di pulizia.
Ho trovato una quantita' di lattine, bottiglie, involucri di ogni genere, cartacce ecc.
Me l'aspettavo.
Giocoforza viene da pensare al genere di lavoro cui mi stavo dedicando: lavoro volontario.
Cosi' ho classificato il volontariato in epico e umile, in straordinario e ordinario, di massa e individuale.
Mi spiego.
Nel 1970 a Genova ci fu un nubifragio distruttivo che scolvolse la citta' da est a ovest, da un estremo all'altro.
Per spalare il fango intervenne un esercito di volontari: cittadini che spendevano il loro tempo libero e operatori stipendiati, che pero' lavoravano di buona lena; sembrava che non aspettassero altro per darci dentro.
Mi sono detto: ma perche' aspettare che ci sia una catastrofe per ripulire le strade o il letto dei torrenti? per mettere in sicurezza caseggiati fatiscenti, anche se del vicino, senza aspettare la scossa sismica?
Non sara' possibile sensibilizzare la gente affinche' quotidianamente raccolga la pagina di giornale lasciata, o volata con il vento, nel giardino pubblico? sistemi un muro pericolante? ecc.
E' un aspetto del volontariato che andrebbe approfondito, la cui responsabilita' ricade sui mezzi di informazione e ai politici del governo e dell'opposizione, .
Mi rendo conto che si tratta di cambiare una mentalita', una cultura, che permette a chi ci governa, a tutti i livelli, di perpetuare il loro potere.
La popolazione tarda a prendere coscienza del suo stato: sopporta, mugugna, ma non prende iniziative fino allo stremo, allora alza le barricate e si illude di risolvere con una "rivoluzione".
Buon lavoro.
2000snlp
Inviata al Secolo XIX