Sommario esteso n. 27 (novembre/dicembre 2009)
Editoriale/
Ascarismo italiota e patriottismo di liberazione (sul sito www.rivistaindipendenza.org)
Assi culturali, per un progetto-scuola nazionale. Per poter pensare al cambiamento non di questa o quella cosa particolare, ma di un cosmo sociale, occorre che esso non sia naturalizzato dalla nostra mente, ma sia relativizzato sulla scala del tempo e con altri cosmi sociali di altri luoghi. Chi conosce la storia delle
poleis greche può comparare il dominio dell'economia sulla politica del nostro tempo con il dominio della politica sull'economia nel tempo greco, e quindi relativizzarlo e pensarlo di conseguenza modificabile (...). Chi conosce l'alternarsi, nel Medioevo, di periodi di presenza territoriale di un potere imperiale –prima carolingio, poi sassone, poi francone, poi svevo– e di periodi di frammentazione feudale del territorio, può comparare l'attuale ideologia privatistica ed antistatalistica (nel senso di uno Stato negato come attivo tutore del bene comune, ma richiesto come apparato da mungere per nutrire l'affarismo privato) con una realtà di secoli in cui l'affermazione di istituti statali garantiva migliori livelli di vita, maggiore libertà di pensiero e più rispetto delle leggi, e l'affermazione di poteri locali privati, in assenza di Stato, generava peggiori condizioni di vita, più forti repressioni ecclesiastiche, più facili sopraffazioni dei potenti sui deboli. E gli esempi potrebbero continuare. Dai passaggi storici dello sfacello del sistema-scuola, passando per i falsi luoghi comuni sulla necessità della scuola azienda, lo scritto entra nel merito di quale progetto-scuola possibile.
Pubblica amministrazione: apologia dell’anti-italiano. La campagna politica della “lotta antifannulloni” e della “valutazione del merito” è solo mera propaganda volta a coprire un virulento attacco ai diritti ed al salario dei lavoratori pubblici, al fine di ridurre drasticamente la spesa pubblica, come preteso dall’Unione Europea e dalla finanza statunitense. “Meritocrazia” ed efficienza della Pubblica Amministrazione (P.A.) in Italia sono temi indubbiamente rilevanti, ma costituiscono obiettivi realizzabili nell’attuale contesto socio-politico? Quale tipo di “merito” dovrebbe poi essere premiato? Si può ridurlo a soli parametri quantitativi di economicità, slegandoli da una prospettiva di miglioramento dei servizi sociali e di giustizia sociale, dunque di miglioramento della vita dei cittadini? Sono quesiti stimolati dalla lettura dello scritto di Sandro Gugliotta, corroborati dai contenuti della riforma Brunetta. Per criticare anche questa riforma del centrodestra, connettersi a componenti di critica politica e sociale presenti nella P.A. e per interrogarsi su quale Pubblica Amministrazione al servizio degli interessi nazionali, questo scritto contribuisce a un dibattito di merito da avviare.
Gli USA contro la sovranità energetica e scientifica italiana (prima parte). Energia, ricerca e sovranità nazionale. Un Paese che voglia dare sostanza alle proprie aspirazioni all’indipendenza non può non porsi il problema di una politica energetica e di ricerca scientifica che soddisfi i bisogni della propria collettività e che sia svincolata dagli interessi capitalistici e di dominio di oligarchie interne ed estere. Dopo aver criticato i progetti nucleari del centrodestra e lanciato proposte per l’indipendenza energetica nazionale (cfr. “Dal petrolio al nucleare: diversa la fonte, analoga la dipendenza”, Indipendenza n. 24), Roberto Renzetti ripercorre alcune vicende di storia patria nel campo energetico e della ricerca scientifica per dimostrare due tesi: 1) come affidare la produzione di energia a gruppi privati si riveli penalizzante per la collettività nazionale; 2) i pesanti condizionamenti di Washington nella politica energetica e nella ricerca scientifica nazionale. In particolare si ripercorrono le vicissitudini di figure “borghesi” come Enrico Mattei e Felice Ippolito, accomunate dal perseguire progetti che, a prescindere dal merito, sono abortiti perché osteggiati dalle strategie di dominio USA.
Piazza Fontana: segreti svelati e lezione non ancora tratta (prima parte). Il 12 dicembre 1969, nella Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana, a Milano, una devastante esplosione causa la morte di 17 persone ed il ferimento di 88. Altri 3 ordigni scoppiano contemporaneamente a Roma (due all’Altare della Patria ed uno alla Banca Commerciale) senza provocare vittime. Un’altra bomba viene trovata inesplosa, a Milano, alla Banca Commerciale. Quali le ragioni della strage? Chi gli esecutori ed i mandanti degli attentati? Sono quesiti a cui prova a rispondere il libro-inchiesta di Paolo Cucchiarelli, giornalista dell’ANSA, recensito redazionalmente, che propone una soluzione non solo al mistero della strage di Piazza Fontana, ma anche ad una serie di episodi chiave collegati alla strage. Dietro la strategia dell’infiltrazione e della provocazione che la destra radicale di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale effettuò nei confronti degli anarchici e della sinistra marxista-leninista, assolutamente importante la disanima che l’autore fa del quadro internazionale e delle preoccupazioni geopolitiche statunitensi. Emerge così una verità politica dalla storia e dal presente politico di questo paese, ed anche dalle carte giudiziarie, un segreto svelato che sta nelle centrali estere (gli Stati Uniti, tramite la CIA e la sua “Operazione Chaos”, con relative diramazioni) che hanno promosso le stragi italiane, negli scopi per cui le hanno promosse, e nelle relative catene di comando. Il segreto di piazza Fontana ci dice, prima di tutto, che abbiamo bisogno di porci l’obiettivo dell’indipendenza nazionale se vogliamo affrontare davvero tutti gli altri nostri problemi.
Messina. Una tragedia preparata? Questo emerge dal documento della Rete No Ponte che pubblichiamo. Denaro gettato per devastare il territorio (aggravandone la precarietà idrogeologica) con nuove strade, viadotti, una nuova stazione ferroviaria, ulteriori sbancamenti di colline, chilometri e chilometri di gallerie in pieno centro cittadino, enormi quantità di materiali di scavo da collocare in discariche. Strade e ferrovie inutili incluso quel Ponte sullo stretto che molti giudicano anche inattuabile tecnicamente e sconveniente finanziariamente. Uno scritto che colloca così il caso dell'alluvione a Messina del 2 ottobre scorso in una logica speculativa anti-nazionale più ampia.
Politica dei disastri, economia delle catastrofi. Nessuna strategia della prevenzione del rischio (semmai il contrario); presa di possesso del territorio dopo il disastro; esautoramento di ogni controllo democratico; gestione emergenziale delle risorse a beneficio di determinate oligarchie imprenditorial-finanziarie per la “ricostruzione”: è la politica della “shock economy”, cioè della capitalistica speculazione sui disastri (naturali e non) tratteggiata nell'articolo.
Un Ponte di guerra (seconda parte). Opporsi alla realizzazione del Ponte sullo Stretto risponde non solo a obiettivi di difesa del territorio e dell’ambiente o di lotta ai modelli socioeconomici di stampo neoliberista. Attorno al progetto ruotano pure gli interessi dei Signori delle guerre aventi fulcro a Washington. L’eventuale costruzione del Ponte sarà funzionale alle strategie belliche USA e darà impulso ai processi di militarizzazione del Sud Italia. Su questi punti e su intrecci ed interessi del Ponte con il capitalismo statunitense tratta anche questa seconda parte dello scritto di Antonio Mazzeo.
Sulla genesi di una nazione. Due i punti fermi nell'approccio alle tematiche nazionali. In primo luogo procedere caso per caso, con ampia cognizione storica e di causa. In secondo luogo, quantunque sia storica e particolare la genesi di ogni nazione, il permanere in generale di un portato di validità storicamente universale nel tempo/spazio (concorre in modo decisivo al formarsi delle mentalità e non se ne può prescindere). Una valenza di assoluta, decisiva importanza, per l'intrinseca rilevanza culturale e politica che potenzialmente la connota e che fondamentalmente la rende sempre attuale, innanzitutto in termini di naturale resistenza all'ingerenza esterna e, quando si mette in moto, di predisposizione formidabile ad una lotta ampia, intensa e durevole di liberazione da vincoli e sudditanze.
Origine e significato dello Stato-nazione. Il caso dell’Italia (prima parte). Nel rintracciare le origini storiche del sentimento nazionale italiano, l'autore si sofferma sullo scenario che si apre in Italia nel 1796, un periodo culturalmente rimosso, al punto che generalmente si ignora persino che c’è stato un Regno d’Italia, ed addirittura una Repubblica Italiana, prima del 1861. Anche l’insegnamento scolastico tratta Napoleone e le sue guerre, ma non ciò che avviene in Italia all’epoca di Napoleone. Dallo studio approfondito di questo periodo si può quindi capire quali siano stati i punti di riferimento della nascente coscienza nazionale. Essa è nata sulla base ed in funzione di uno spazio di istituzioni pubbliche sostitutivo dei poteri feudali e separato dagli spazi esterni da barriere di filtraggio selettivo di cose e persone detti confini. La coscienza nazionale, insomma, ha cominciato a costituirsi con la formazione del sistema giudiziario pubblico al posto delle corti feudali o regie, della scuola pubblica al posto delle corti private, della medicina pubblica al posto di quella privata, e dell’esercito nazionale al posto delle milizie mercenarie. Questo spazio pubblico crea la coscienza nazionale creando la cittadinanza, cioè l’eguale titolarità di diritti degli individui sulla base del loro insediamento territoriale, al posto della precedente concezione dei diritti come privilegi variabili inerenti al corpo di appartenenza, ed un minimo di coesione sociale connesso alla garanzia di solidarietà minima collettiva offerta dall’esistenza di una sfera pubblica. Non a caso il declino della sfera pubblica, connesso nel tardo Novecento all’affermazione di un privatismo selvaggio, ha dissolto la coscienza nazionale, e, circolarmente, la dissoluzione della coscienza nazionale ha dato sempre più spazio ad un privatismo sempre più selvaggio.
Dall’imperialismo finanziario al “credito sovrano". Conquistare la sovranità monetaria per porla al servizio della prosperità economica nazionale: è l’indicazione che traiamo dalla lettura di questo articolo, dagli stimolanti spunti, dell’avvocatessa e scrittrice statunitense Ellen Brown (“The Weimar Hyperinflation: Could it Happen Again?”, www.globalresearch.ca, 19 maggio 2009). Riproposto in traduzione, con chiose redazionali, si relaziona ai rischi di “iperinflazione” che gli Stati Uniti correrebbero a causa delle attuali sciagurate scelte di politica economica. La crisi finanziaria –a ben vedere la crisi dell’ordine economico e finanziario globale made in USA, avviato negli anni Settanta e conosciuto con il nome di “Washington Consensus”– sta trascinando gli Stati Uniti (e con essi gli altri Stati del pianeta assoggettati a diverso grado e modo all’‘ordine’ stabilito da Washington) in una nuova “Grande Depressione”, che alcuni prevedono ancor più dura di quella verificatasi negli anni '30. Apertasi nell’agosto 2007 con le insolvenze dei “mutui subprime” (il segmento a più alto rischio del mercato creditizio immobiliare statunitense), nel 2008 la crisi finanziaria accelera e, dopo Bear Stearns, travolge pezzi fondamentali dell’architettura finanziaria statunitense. La liquidità fornita al sistema bancario genererà un’ondata inflazionistica globale? L’autrice si interroga su tale scenario.
Sul soggetto rivoluzionario. Gianfranco La Grassa evidenzia le previsioni teoriche errate di Marx, che rendono irrealizzabile il comunismo da questi prefigurato, e ritorna sulle intuizioni teoriche che consentirono a Lenin di condurre con successo la Rivoluzione d’Ottobre, modificando profondamente il pensiero di Marx (la «
rivoluzione contro il Capitale», intelligentemente intuita da Gramsci, che era in realtà una revisione di quel pensiero con l’introduzione di geniali innovazioni). Certamente –e non poteva non essere così in quella fase storica– non arrivò a capire fino in fondo la non rivoluzionarietà della “classe operaia”; si limitò solo a pensare che quella inglese, grazie alle briciole legate allo sfruttamento imperialistico (cioè al plusvalore estratto a lavoratori non inglesi), si fosse «imborghesita». Gli “operai” di cui parlava Lenin –per nulla affatto il lavoratore collettivo cooperativo di Marx, ma la “classe operaia” così come definita da Engels e soprattutto Kautsky, i veri fondatori del marxismo storico, dottrina che riprendeva solo la superficie dell’analisi di Marx– potevano semplicemente eseguire i processi lavorativi, senza essere in grado di dirigerne le diverse fasi ed il coordinamento d’insieme, con conseguente disorganizzazione e paralisi della produzione.
Euskal Herria/ La proposta politica della sinistra patriottica basca. In un quadro di criminalizzazione della sinistra abertzale (patriottica, ndr) portata avanti dallo Stato spagnolo che dura dichiaratamente da oltre un decennio, la sinistra indipendentista continua coraggiosamente ad affermare l’esigenza di una soluzione politica e democratica alla rivendicazione di autodeterminazione del popolo basco, adoperandosi attivamente per un avanzamento in tal senso. Una sua nuova iniziativa politica, basata sul coinvolgimento di tutti i soggetti politici, sociali e culturali dell’indipendentismo, ha visto la luce in queste settimane...
Recensione. Un libro di vignette, quello di Massimo Bucchi. I suoi messaggi satirici, racchiusi in riquadri contenenti solo un disegno ed una frase, somigliano alle concise sentenze della Pizia di Apollo, che aprono il significato del futuro. Scrive Bucchi nella prefazione: «
Quando sfoglierete queste pagine, puntate l’occhio soprattutto all’anno di riferimento, quello in cui la vignetta è stata fatta. Il suo personaggio potrà essere Robespierre, potrà essere Occhetto, potrà essere un anonimo, ma quello che dice o fa prefigura un futuro». Nella recensione si ripercorre qualche vignetta del libro in relazione all’anno e al relativo evento.
Lettere su: agricoltura, lingua e dialetti, federalismo 'etnico' e Stato di polizia, scuola, neoliberismo e questione nazionale, internazionalismo e indipendenza / sovranità nazionale italiana.
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