Siete tutti invitati a partecipare Domenica 4 ottobre, ore 10-14 presso Rialto occupato, Via S.Ambrogio 4 - Roma per lanciare un Forum costituente della sinistra italiana a partire dalle realtà territoriali della sinistra sociale italiana.
Invitiamo tutte/i, singoli, associazioni e realtà territoriali a partecipare all'assemblea di domenica 4 ottobre a Roma per discutere una carta d'intenti su cui rinoscerci tutti e tutte (già proposta in forma di bozza domenica 13 settembre a Perugia - vedi testo sottostante) e organizzare una due giorni nazionale per fine ottobre (date probabili 24 e 25) al fine di lanciare la costituzione di un Forum a rete delle associazioni che operano per la costruzione di una sinistra unita e plurale in Italia.
Cosa fare a sinistra… proposta di bozza/azione di documento per un forum a rete della sinistr@ (Perugia - 13 settembre 2009)
1. Ci pare che le proposte fin qui avanzate dalle varie formazioni della sinistra dopo il disastro delle elezioni europee non siano all'altezza della crisi, che è crisi sociale e di democrazia. Ripensare e rifondare la sinistra non è cosa diversa e separata dal rifondare la politica e avanzare una idea di società. La deriva populistico-autoritaria italiana mira a non lasciare spazio ad una sinistra. Non ha senso in una società desertificata. Il compito per noi tutti non è semplicemente offrire liste, ma ricostruire un soggetto collettivo e una prospettiva.
2. Dalle elezioni europee sono residuate a sinistra due sigle e due processi: una federazione di partiti tradizionali in cerca di allargamento intorno al proprio nucleo comunista; una federazione di sigle in cerca di processo costituente, nell’orizzonte a priori del centrosinistra. Rimane fuori un’altra parte della sinistra, in parte attiva nella società, nell'associazionismo, nella difesa dei territori, in parte convinta o rassegnata al non voto. In ogni modo la società cui si rivolgono le due formazioni ci appare lontana dall'essere attirata da quei due processi paralleli. Troppo forte è l'impressione che intendano congelare l’esistente, più che lanciare una radicale innovazione.
3. Occorre tornare alla società e cioè tornare alla politica non solo per dare rappresentanza alle istanze sociali, ma per aprire spazi, favorire reti, allargare relazioni. Per superare solitudini e paure. Per fare società.
A noi sembra che sia utile un soggetto nuovo della sinistra ma non possiamo più delegare la sua formazione agli attuali partiti. Non possiamo neppure continuare a lanciare appelli all'unità della sinistra. Quell'unità non potrà che nascere da una svolta nelle forme della politica. Questa svolta proponiamo di praticarla a partire da noi stessi: dalla costruzione di una rete delle esperienze diffuse di nuova sinistra. Intorno a tre assi essenziali:
4. Il rinnovamento e la riforma delle pratiche e dei modelli organizzativi della sinistra.
Occorre pensare ad un modello federale, orizzontale, fra territori - non federativo di organizzazioni chiuse, verticali o piramidali. Occorre sperimentare l'incompatibilità fra responsabilità politica e cariche elettive, il limite temporale e la rotazione degli incarichi, l'equilibrio di genere, lo sviluppo delle forme di democrazia diretta e partecipativa, modalità decisionali più adatte alle appartenenze fluide di oggi, ricerca ostinata dei punti di incontro e di mediazione, assunzione di responsabilità. Nessuna differenza fra forma e sostanza, fra mezzi e fini; dunque pratica radicale della non violenza. Unire rappresentanza, movimenti e società civile, con pari dignità, in modo da superare l'antica gerarchia per la quale il primato della politica spetta ai partiti, alla società il muto consenso. La società civile è luogo di relazioni, movimenti e tessuto politico, ma rischia di esserlo in forma angusta nel deserto della politica istituzionale.
5. Il punto fondamentale è ripensare la sinistra oggi, in questa società esplosa e frammentata, a partire da libertà e liberazione, eguaglianza, pace e solidarietà. Dunque a partire dall'autonomia del suo punto di vista: dalla riflessione sulla società, sul lavoro, sulle soggettività, facendo tesoro della critica elaborata dall'ecologia e dal femminismo. Ritrovare senso e funzione, comunità e relazioni, utilità sociale, richiede di riconoscere le trasformazioni e insieme dare voce e spazio ai bisogni e ai desideri che le nuove contraddizioni determinano.
6. A partire da questa autonomia e da nuove pratiche politiche, è possibile affrontare la questione delle alleanze e del governo, mal posta dalle due federazioni. Non si tratta di una pregiudiziale aprioristica sulla cui base definire amici e nemici. Ha a che vedere con quella emergenza democratica ed istituzionale per la quale è necessario costruire relazioni di resistenza e conflitto a tutti i livelli, prima che il degrado etico e politico cancelli gli spazi più elementari del confronto politico. Ha a che fare con quelle politiche che disarticolando la società e precarizzando il mondo del lavoro, determinano solitudine e sfiducia nell'agire collettivo, paura intrisa di razzismo e violenza - la crisi drammatica della democrazia costituzionale. Senza processi diffusi che contrastino quella deriva nessuna costituzione si può difendere.
La sinistra per la quale proponiamo di lavorare deve dare prova di saper elaborare collettivamente i suoi contenuti, di saper decidere democraticamente come gestirli – con quali alleanze e mediazioni – nel contesto in cui vive.
7. Se non è più tempo di appelli ai partiti, ciò non significa che ci si debba rassegnare all'esistente o ad aggiungere un'altra sigla a quelle che già agiscono. Pensiamo a un soggetto nuovo, capace di fare da sé, ma non autosufficiente. Un soggetto che miri a rimettere in movimento tutto lo scenario della sinistra. Dipenderà dalla profondità delle radici e dalla loro crescita. Ci sembra che convenga provare.
8. Si può partire da esperienze locali unitarie che si sono dimostrate capaci di spostare gli scenari politici e dare voce a realtà territoriali vive. Fare rete fra queste esperienze e sperimentare forme organizzative, di democrazia e di decisionalità, nuove. Livelli nazionali, livelli locali e regionali potrebbero intrecciarsi e contagiarsi a vicenda, anche nell'ottica delle prossime scadenze elettorali.
9. Nostro obiettivo è coinvolgere in questo processo l'area degli intellettuali italiani che in questi anni ha cercato di denunciare il disastro di democrazia che andava avanzando.
Un comitato di garanti a livello nazionale e un comitato di coordinamento (nazionale e non solo) delle reti regionali potrebbero dare respiro collettivo e spessore teorico al nuovo soggetto. Che dovrebbe sperimentare altre relazioni al proprio interno, uno stile di confronto che non è una questione di forma ma strumento e modalità dell'agire collettivo. Segno di una svolta rispetto alla tradizione rancorosa e aspra delle relazioni personali della sinistra. La gestione delle diversità, la ricerca paziente del consenso più largo e lo spazio offerto alle diverse storie e appartenenze, dovrebbero essere una delle connotazioni essenziali del nuovo modo di fare politica.
10. Questo processo costituente di una sinistra autonoma, ecologica e solidale, pacifista e antirazzista, espressione del mondo del lavoro, dell'associazionismo, dei valori di libertà della costituzione, proponiamo di lanciarlo a partire da un appuntamento nazionale di due giorni, sabato 24 e domenica 25 ottobre, nel quale sia già possibile praticare modalità nuove ed inclusive di partecipazione.
Con le stesse modalità aperte e partecipative potremo scegliere il nome con cui definire questo percorso. Nominarsi è già un riconoscimento reciproco, la descrizione di una realtà e un programma di lavoro.
Invitiamo tutte/i, singoli, associazioni e realtà territoriali a indire assemblee regionali in preparazione della due giorni nazionale, a partecipare ad un incontro operativo da fare il 4 ottobre a ROMA (ore 10-14 c/o Rialto occupato, Via S.Ambrogio 4) per decidere insieme l'organizzazione e il profilo dei lavori e a manifestare la propria disponibilità-interesse scrivendo a : retesinistra@gmail.com
Hanno lavorato alla redazione della bozza: Andrea Bagni, Marzia Biagiotti, Lorenzo Bicchi, Paolo Cacciari, Alessio Ciacci, Maria Grazia Campus, Giovanni Corazzi, Stefano Falcinelli, Chiara Giunti, Carlo Lucchesi, Gianni Morando, Giovanni Petriccioli, Anna Picciolini, Patrizio Santi, Francesca Terreni, Luciano Tiecco, Massimo Torelli, Loris Viari.