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| Soglia di sbarramento, crisi delle sinistre, Europa... | |
| | Autore | Messaggio |
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Numero di messaggi : 438 Data d'iscrizione : 21.03.07
| Titolo: Soglia di sbarramento, crisi delle sinistre, Europa... Gio Feb 05 2009, 03:36 | |
| Soglia di sbarramento, crisi delle "sinistre", Europa. Costruire una realistica ed incisiva prospettiva strategica di liberazione
Il Parlamento, dominato dal bipartitismo PDL-PD stile 'americano', va verso la modifica della legge elettorale in vista delle Europee per introdurre una soglia di sbarramento al 4%. Lo fa in fretta e furia, con preparazione delle liste in corso, a significare come la democrazia rappresentativa sia ormai una sceneggiata, una finzione procedurale. Quest'ultima e più spinta manipolazione del voto tramite una legge elettorale truffa è emblematica del degenerarsi della situazione ed è la spia della consapevolezza da parte del ceto politico (sub)dominante (PDL-PD) di blindare il consenso già prima che questo sia espresso in una spirale d'alternanza senza alcuna vera alternativa. Non c'è opposizione reale. C'è solo il grigiore di un vuoto politico di strategia da parte di forze sedicenti "comuniste" e/o di "sinistra radicale" perse in giochini più o meno identitari senza sostanza. L'impressionante paralisi addirittura tattica è l'effetto più immediato, evidente. Proviamo a vederla da un'altra angolazione. Due premesse, quindi, e alcuni interrogativi: Prima premessa: andrebbe capita e discussa la ragion d'essere dell'Unione Europea ed il ruolo che riveste nella (ancora perdurante) fase di dominanza unipolare statunitense. Il processo di integrazione europea è stato pensato sul finire della seconda guerra mondiale, quindi avviato e alimentato dal Dipartimento di Stato USA e dalla CIA, affiancato al "Piano Marshall" (1948-1952) e alla NATO (dal 1949) per ancorare politicamente, economicamente, culturalmente e militarmente agli USA gli Stati europei. Nel 1948 viene creato il Comitato Americano per l’Europa Unita ( American Committee for United Europe, ACUE). Politici, giuristi, banchieri e persino sindacalisti siedono nel suo consiglio di direzione, ma il nerbo centrale dell’ACUE è costituito da uomini dei servizi segreti. L’ACUE è il maggior finanziatore del Movimento Europeo (nel 1958, ad esempio, fornì il 53.3% delle entrate), una piattaforma di coordinamento di organizzazioni europeiste creata formalmente alcuni mesi dopo il congresso di Hague del 7-11 maggio 1948, organizzato dal "Comitato internazionale dei movimenti per l’Europa unita". Un congresso che vide la partecipazione di un ampio spettro di alte personalità politiche del continente conclusosi con tre risoluzioni (politica, culturale ed economica) in cui, già allora, si auspicava la formazione di « un’Unione Europea politica ed economica»connotata da liberalizzazione dei movimenti dei capitali, coordinazione delle politiche di bilancio e del credito, unificazione valutaria. Per dirla in breve (per ragioni di spazio) l’Unione Europea serve perfettamente gli interessi di Washington. Come spazio economico privo di barriere commerciali e legislative, supervisionato dalla finanza USA ed ulteriormente aperto alla penetrazione capitalistica di Washington (dalle multinazionali del biotech financo alle società di professionisti). Quindi come strumento delle strategie militari USA, bisognose di maggiori uomini e mezzi per fronteggiare le sfide del XXI° secolo. Infine come strumento di controllo a tutto campo delle sempre scomode sovranità statali e nazionali, da smantellare e riposizionare, in scala gerarchica, in una "macro-aggregazione geopolitica" interconnessa economicamente, in cui ogni Paese si specializza in determinate produzioni e nel fornire un certo tipo di assistenza militare. Seconda premessa: il Parlamento di Strasburgo (parte del contesto sommariamente su indicato) è un organismo che non elegge alcun governo, essendo il meccanismo politico europeo strutturato in modo oligarchico, autoreferenziale e, per le ragioni di cui sopra, rispondente ad interessi 'altri'. Il Parlamento europeo può inoltrare "raccomandazioni" alla Commissione per proposte legislative, si limita ad approvare i testi finali, può istituire temporanee commissioni d'inchiesta e a fine anno stabilisce il bilancio dell'anno successivo. Il massimo della sua 'incisività' consiste nel votare la fiducia alla Commissione Europea nel suo insieme, dopo aver ascoltato le audizioni dei singoli commissari designati. Un'eventuale "mozione di censura" verso la Commissione (al momento della sua designazione) comporta che questa venga ridisegnata e sottoposta a nuova votazione. Questi, nell'essenziale, i poteri previsti sulla carta per il parlamento europeo, stante poi la pratica dell' "everything goes", e quindi della formalità d'esercizio di detti poteri. Il Parlamento ha sostanzialmente l'unica vera funzione di essere la foglia di fico di quell'aurea di democraticità che si vorrebbe attribuire all'entità "Unione Europea". Ora, è senz'altro importante interrogarsi sulla valenza e sulle ripercussioni di detto sbarramento. Ma non sarà che questo è uno dei prodotti di un processo politico che si chiama dipendenza e sudditanza nazionale? Non sarà, cioè, che questo provvedimento è solo un tassello che si inscrive nel processo di progressiva e sempre più completa integrazione al sistema politico colonizzatore anglo-sassone nella versione "americana"? Non sarà che, con la scusa della semplificazione del quadro politico, la "dipendenza" sarà ancora più 'efficiente' e lo scontro riguarderà lobby e frazioni del partito unico dominante che non dissente in nulla sulle compatibilità di fondo da rispettare in ossequio a chi esercita il dominio effettivo? Non sarà che, soglia o non soglia, senza capire la realtà, senza individuare i nodi essenziali del nostro tempo e dare risposta effettiva e non strumentale ai bisogni sociali, non c'è comunque futuro politico? Che tutto cioè si ridurrebbe ad un presenzialismo formale, ma nulla sposterebbe in vista della liberazione di una nazione e quindi, credibilmente, di un cambiamento di società? | |
| | | sandro gugliotta
Numero di messaggi : 2 Data d'iscrizione : 03.02.09
| Titolo: Re: Soglia di sbarramento, crisi delle sinistre, Europa... Lun Mar 02 2009, 17:45 | |
| Soglia di sbarramento al 4% e funzione delle istituzioni Europee. sul primo punto è inutile dier dell'attuale convergenza dei due maggiori partiti Pd e PDL su un sistema maggioritario che taglia fuori le piccole forze. Il tema va posto diversamente. Il sistema rappresentativo é, sia pure declinato in vari modi, un sitema di sintesi delle proposte politiche. Il maggioritario lo è per definizione. Occorre trovare il giusto bilanciamento tra rappresentatività e capacità di proposta e progetto governativi. Non possiamo dimenticarci della degenerazione del sistema rappresentativo tutto proporzionale che sfociò nella partitocrazia, un sistema puramente autoreferenziale che sviliva ancora di più il sacrosanto principio di giusta rappresentanza dei cittadini. Sul secondo punto, le ististuzuini europee, non ci dimentichiamo che grazie alla incapacità del sistema politico italiano di costruire progetti che siano in grado di incidere sulla vita dei cittadini, il nostro paese rinuncia a diversi milioni di euro che la comunità europea mette a disposizione degli stati membri. Pensiamo solo alla questione della integrazione culturale dei popoli dell'est. Sono disponibili ingenti sommme per la realizzazione di progetti che contemplinio idonei modelli di integrazione invece si preferisce costruire e gestire i campi nomadi con i soldi italiani e per di più realizzando modelli di ghettizzazione anzichè di integrazione possibile. Sandro Gugliotta | |
| | | alekos18
Numero di messaggi : 1117 Data d'iscrizione : 04.04.07
| Titolo: Re: Soglia di sbarramento, crisi delle sinistre, Europa... Mar Mar 03 2009, 03:36 | |
| - sandro gugliotta ha scritto:
- Soglia di sbarramento al 4% e funzione delle istituzioni Europee. sul primo punto è inutile dier dell'attuale convergenza dei due maggiori partiti Pd e PDL su un sistema maggioritario che taglia fuori le piccole forze. Il tema va posto diversamente. Il sistema rappresentativo é, sia pure declinato in vari modi, un sitema di sintesi delle proposte politiche. Il maggioritario lo è per definizione. Occorre trovare il giusto bilanciamento tra rappresentatività e capacità di proposta e progetto governativi. Non possiamo dimenticarci della degenerazione del sistema rappresentativo tutto proporzionale che sfociò nella partitocrazia, un sistema puramente autoreferenziale che sviliva ancora di più il sacrosanto principio di giusta rappresentanza dei cittadini.
Non trovo convincente la visuale che proponi. La mia critica, chiaramente, leggila alla luce della prospettiva di trasformazione sociale ed economica che auspichiamo e coltiviamo (anche per questo paese), previa l'indispensabile acquisizione dell'in-dipendenza e della sovranità politica. Premesso che, in linea di principio, tutto può essere passibile di degenerazione e che questa eventualità non può diventare un impedimento a priori, finendo semmai con l'avallare proprio ciò che di 'degenerato' già esiste, è il concetto stesso di "partitocrazia" che trovo equivoco, perché torcibile in un senso o nel suo opposto. Può essere infatti vettore di interessi di strutture "clanico"/clientelari o piuttosto una delle forme in cui il popolo, in tutto o in parte, organizza il suo agire nella collettività sociale. Il fatto che attraverso i partiti si dipanino dialettica e lotta politica non la trovo una cosa disprezzabile in linea di principio. Come dovrebbe essere altrimenti esercitata la partecipazione politica dei cittadini? Nell'ottica sedicentemente "liberale", ma individualista ed atomista, dello share o del voto di sondaggio? E poi, proprio per i risvolti degenerativi che segnalavi, forse che quella attuale non è una versione più degenerata di "partitocrazia" considerato che, nel sistema anglosassone dei due grandi partiti maggioritari formalmente antagonisti e sostanzialmente convergenti, intercambiabili ed indistinguibili nelle linee di fondo, a contare sono proprio le frazioni e le lobby (oligarchiche per definizione e sostanza) come e più che in passato? Non ti sembra tutto ciò molto più autoreferenziale e con esso lo stesso indotto politico del maggioritario, con annesso carrozzone farsesco e mediatico già sostanzialmente predeterminato delle cosiddette primarie? Non a caso i critici di ieri della "partitocrazia" sono partiti ed intellettuali organici di riferimento che una diversa forma di "partitocrazia" hanno concorso poi a determinare, in linea –e qui sta il significato dell'operazione in Italia, che andrebbe colta– con il mutamento di fase scaturito all'indomani del biennio 1989-1991. In linea di principio il sistema proporzionale esprime meglio la pluralità di posizioni politiche in senso al popolo. Dopodiché, prima ancora della forma politica della rappresentanza (e della partecipazione attiva in assenza di rappresentanza che con quella dovrebbe intrecciarsi in un sistema di funzionamento politico tutto da riscrivere), ritengo che contino la struttura materiale, gli assetti di potere, la direzione del vettore Stato, l'esistenza o meno dell'effettiva sovranità autodeterminante della nazione e del popolo. L'Italia da più di un sessantennio si trova in una condizione di paese a sovranità limitata. Ciò è di un'evidenza palmare osservando i livelli che contano, e questa condizione non è mutata con il cambio di sistema elettorale. Ciò detto, è di tutta evidenza che ogni tipo di cambiamento interno ad un sistema politico pur dipendente va compreso e letto nel significato che riveste. Chi mira ad una trasformazione dell'esistente non si può sottrarre alla necessità di analizzare i significati di certi mutamenti, gli interessi che sovrintendono a ovvii aggiustamenti (sovra)strutturali e le direzioni, gli scenari, che sono incorporati in detti cambiamenti. Il senso del testo che hai commentato è un'esplicita critica a quelle forze di sinistra e/o comuniste oggettivamente spiazzate dall'evidente tentativo di esclusione tecnica dai luoghi istituzionali. Dall'irrilevanza all'esclusione, si potrebbe dire leggendo la parabola politica discendente di certe forze che, al di là della reiterazione identitaria di nomi e simboli, si dibattono in una crisi evidente e concatenata che va dall'incapacità di lettura dei nodi di fondo del reale al disorientamento propositivo in assenza paurosa di prospettiva e di progetto. Quello scritto ha come principali destinatari soggetti di un versante politico senza dubbio variegato e plurale che sono secondo noi decisivi per un riorientamento politico, previa liberazione da partiti sclerotizzati da identitarismi che non sanno più declinarsi nella realtà e che mostrano di sentirsi autoreferenzialmente vivi solo se inclusi nella forma simbolica della concessione di quote marginali e non incidenti di rappresentanza. Quindi, se la soglia di sbarramento al 4% intanto per le Europee ha una sua valenza di principio e di significato negativa, non per questo è disperante ed è anzi possibilmente foriera di interessanti sviluppi, alla luce di quella eterogenesi dei fini di cui è ricca la Storia. | |
| | | etrusco
Numero di messaggi : 48 Data d'iscrizione : 06.02.09
| Titolo: Re: Soglia di sbarramento, crisi delle sinistre, Europa... Mar Mar 03 2009, 15:23 | |
| con tutto il rispetto, ma perchè dovremmo emozionarci all'idea di avere un vendola o un ferrero a strasburgo? queli riforme sociali e strutturali hanno portato avanti da quando-dal 96 all'ultimo prodi- hanno varcato i sacri scranni del palazzo. vendola, impregnato di zapaterismo è di fatto una corrente sterna del pd, ferrero, arma di un a bagaglio ideologico datato e di una costellazione di notalgici, un deserto dei tartari sempre più deserto. è bene che non prenda una lira di soldi chi dal 94 ad oggi, assieme alla vecchia classe dirigente ex pci, ex pds, ex ds, ha liquidato la sinistra italiana. pulizia, aria nuova. che fare allora? ripartire dal centro di potere più vicino ai cittadini, costruire legami di movimento su singoli temi-partecipazione democratica, diritti sociali, ambiente, lotta agli sprechi..-radicalmente all'opposizione. può essere una strada anche per la nostra area, essere visibili nei comuni per poi dire la nostra sul piano nazionale. | |
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